Dopo i primi mesi di progetto in cui sono stati distribuiti cereali, fagioli e olio a 4.000 famiglie, circa 20.000 persone, adesso i beneficiari stanno portando avanti i lavori previsti per il rilancio delle attività produttive.
In particolare, ci si sta concentrando sul distretto di Chinde, alla foce del fiume Zambezi, dove il ciclone Idai è stato estremamente violento provocando forti piogge e numerosi allagamenti, oltre a distruggere abitazioni, coltivazioni e infrastrutture.
Nell’ultimo mese sono state realizzate diverse attività da parte dei beneficiari, fra queste la ricostruzione di un ponte, l’edificazione di due strutture destinate al mercato del pesce e allo svolgimento di incontri e riunioni e la costruzione di semplici tippy taps per il lavaggio delle mani nelle comunità.
Inoltre è stata effettuata un’opera di bonifica e manutenzione delle strade inagibili da tempo a causa del fango portato dalle piogge.
Qui di seguito alcune immagini dal progetto
L’edificazione delle strutture destinate al mercato del pesce
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L’opera di bonifica e manutenzione delle strade
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La costruzione di tippy taps per il lavaggio delle mani nelle comunità
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BURKINA FASO: I MIGRANTI BURKINABÉ PARTECIPANO ALLO SVILUPPO DELL’IMPRENDITORIA LOCALE
I rappresentanti della diaspora burkinabé in Italia si sono recati in missione nel loro Paese d’origine per sostenere la nascita e lo sviluppo di imprese locali agroalimentari
Il progetto, cofinanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS), mira infatti a favorire lo sviluppo dell’imprenditoria locale in Burkina Faso attraverso il coinvolgimento dei migranti per sostenere, insieme a Mani Tese, la nascita e lo sviluppo di imprese locali di produzione e trasformazione di prodotti agroalimentari.
Alcuni rappresentanti della diaspora, grazie al progetto e a seguito di un percorso formativo in Italia tenuto dal partner CeSPI (Centro studi di politica internazionale), si sono recati in missione qui in Burkina Faso, nel loro Paese d’origine, per sostenere queste imprese. Delle venti organizzazioni collettive sostenute dal progetto, quattro in particolare hanno un forte legame con la diaspora burkinabé in Italia, che le sta aiutando attraverso consigli tecnici, supporto economico e, durante il soggiorno, anche manovalanza all’occorrenza!
Questa missione ha rappresentato un’occasione molto importante per i rappresentanti della diaspora per rendersi realmente conto di quanto si stia realizzando nel loro Paese e per rafforzare i legami con le quattro associazioni sopracitate che lavorano nel territorio del Boulgou, regione centro-orientale del Burkina Faso.
I rappresentanti che hanno incontrato le imprese, hanno svolto insieme a loro un’analisi FFOM (forze, debolezze, opportunità e minacce) della propria organizzazione e del progetto che stanno realizzando, hanno valutato gli investimenti necessari, hanno elaborato strategie di comunicazione e discusso di come le associazioni della diaspora in Italia possano continuare a fornire il proprio appoggio. Ma hanno anche lavorato insieme a questi imprenditori, con impegno e soddisfazione.
Non possiamo che augurarci che questa collaborazione continui a dare i suoi frutti!
Qui di seguito alcune foto dei rappresentanti della diaspora insieme all’impresa che stanno sostenendo. In ordine da sinistra a destra: l’impresa Sabtenga col sostenitore More, l’impresa Zubawanki col sostenitore Bambara, Idriss sostenitore dell’impresa Koumare e Lucien sostenitore dell’Union des jeunes leaders du Boulgou (UJLB).
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Abbandono scolastico: in Italia a rischio un bambino su sette
I risultati dell’indagine sul benessere scolastico realizzata nell’ambito del progetto “Piccoli che Valgono!” promosso da Mani Tese con il contributo di Con i Bambini.
Ogni sette bambini che frequentano la scuola dell’obbligo ce n’è uno che porta i sintomi della disaffezione scolastica. È quanto confermano i primi dati dell’Indagine sul Benessere Scolastico condotta da Mani Tese e Giunti Psycometrics in cinque regioni italiane.
L’indagine è stata realizzata nell’ambito di “Piccoli che Valgono!”, un progetto selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, promosso da Mani Tese insieme ad altri partner.
L’indagine ha riguardato 1.277 bambini tra i 9 e i 13 anni, che hanno risposto individualmente (senza mediazioni da parte dei genitori e dei docenti) a 31 domande studiate dagli esperti di Giunti Psychometrics assieme a Stefano Taddei e Bastianina Contena, docenti presso l’Università degli studi di Firenze per valutare la percezione degli studenti rispetto ai fattori del disagio scolastico: lo stile genitoriale, l’atteggiamento e la fiducia degli adulti nello studio, le emozioni che emergono dalle relazioni all’interno della scuola, l’engagement scolastico, la discriminazione, il benessere fisico, i tentativi di evitamento, il contesto extrascolastico e l’appropriazione degli spazi.
L’abbandono scolastico in Italia
Gli ultimi dati Eurostat (2019) mostrano come, nonostante i progressi, l’Italia continui a collocarsi negli ultimi posti in Europa quando si considera il tasso di abbandono scolastico con un preoccupante incremento verificatosi nel 2018 in controtendenza rispetto ai dati degli ultimi anni (dal 14% al 14.5%).
A questo si aggiungono i preoccupanti dati relativi all’abbandono scolastico implicito, ovvero a quella non trascurabile percentuale di persone (circa il 7%) che pur andando a scuola e conseguendo i titoli di studio non acquisisce le competenze richieste (Ricci, 2019) come evidenziabile dai risultati delle recenti prove Invalsi (2019).
I risultati dell’indagine
Il risultato che emerge con più evidenza è una sorta di costante fissa del disagio, che riguarda una fascia di minori in una percentuale che si attesta sempre intorno al 15%.
“È la regola del settimo nano – dichiara Giacomo Petitti, Responsabile Educazione e Formazione di Mani Tese – circa un bambino su sette manifesta un malessere fin dagli ultimi anni della scuola elementare che, se non intercettato per tempo, può facilmente trasformarsi in dispersione e contribuire alle ragioni dell’abbandono, su cui l’Italia continua a mostrare valori preoccupanti rispetto alla media europea”.
Il 13% degli intervistati dell’indagine percepisce i genitori come nonsupportivi perché rimproverano sempre (4,9%), lasciano fare ai bambini tutto ciò che vogliono (5,3%) o più semplicemente si fanno gli affari loro (2,9%). Una percentuale analoga si ritrova nelle emozioni provate a scuola. A fronte di una maggioranza che prova stati emotivi positivi o neutri, il 15% degli studenti dichiara sentimenti negativi come rabbia, paura, tristezza e disperazione nel rapporto con gli insegnanti. La scuola in generale suscita emozioni negative nel 20% dei partecipanti, con un significativo aumento nel passaggio tra la primaria e la secondaria di primo grado. Il malessere si evidenzia anche attraverso le strategie di evitamento (al 15% capita di chiedere ai genitori di essere tenuto a casa da scuola) e le relazioni tra pari (il 9% non ha o ha pochissimi amici nel contesto scolastico). Se guardiamo al contesto extrascolastico le cose non migliorano. La percentuale di minori che fuori dalla scuola dichiarano di non provare stimoli piacevoli è, manco a dirlo, del 15%.
Questi dati sembrano essere in correlazione con la motivazione allo studio, da cui emerge che circa la metà degli intervistati dice di avere poco o nessun interesse per lo studio e, cosa ancor più allarmante trattandosi di una fascia di età tra i 9 e i 13 anni, dichiara di non essere particolarmente interessata ad imparare cose nuove.
Un dato positivo riguarda la fiducia negli adulti.Il 95% degli intervistati dichiara di fidarsi molto o moltissimo degli insegnanti e dei genitori, un numero quasi assoluto che indica una strada chiara per ridurre il disagio.
“Quanto è ricambiata questa fiducia? – prosegue Giacomo Petitti– Come è possibile valorizzarne il potenziale positivo e trasformarla, con il passaggio all’adolescenza, in fiducia in sé stessi? Gli insegnanti, i genitori e le figure che svolgono un ruolo educativo devono farsi corresponsabili di un patto educativo per restituire il più possibile ai bambini quella fiducia che è stata loro accordata, e farla diventare una risorsa. La scommessa, non solo della scuola ma dell’intera comunità educante, è tenerli tutti saldamente nel percorso scolastico. Anche quei ‘settimi nani’ che meritano di poter sfruttare fino in fondo l’occasione di apprendere, utilizzando il massimo delle loro capacità”.
Il progetto Piccoli che Valgono!
Piccoli che Valgono! intende promuovere azioni efficaci per contrastare il disagio minorile scolastico e per prevenire le cause di dispersione e abbandono agendo, in particolare, nella fase di passaggio tra il ciclo della scuola primaria e quello della secondaria (fascia di età 9-14 anni) attraverso il coinvolgimento di tutti i soggetti della comunità educante, in primis le scuole.
Quattro gli ambiti di intervento: la vulnerabilità dei minori, la fluidità nel passaggio tra il ciclo della primaria e quello della secondaria, l’impreparazione della comunità educante e l’anonimato degli spazi educativi.
Le sperimentazioni previste dal progetto contribuiranno all’elaborazione di una metodologia replicabile sul piano nazionale per contrastare l’aumento della povertà educativa in Italia.
Il progetto, della durata di tre anni, è promosso da Mani Tese in collaborazione con CIAI, Il Timone, Coop. Sociale Cellarius, Faber City, Centro Studi Villa Montesca, Giunti Psychometrics, Guardavanti, Lama Development And Cooperation Agency, Università Bicocca, Università Ca’ Foscari, le scuole e i comuni di 5 regioni italiane.
Il progetto Piccoli che Valgono! è stato selezionato da Con i Bambininell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Il Fondo nasce da un’intesa tra le Fondazioni di origine bancaria rappresentate da Acri, il Forum Nazionale del Terzo Settore e il Governo. Sostiene interventi finalizzati a rimuovere gli ostacoli di natura economica, sociale e culturale che impediscono la piena fruizione dei processi educativi da parte dei minori. Per attuare i programmi del Fondo, a giugno 2016 è nata l’impresa sociale Con i Bambini, organizzazione senza scopo di lucro interamente partecipata dalla Fondazione CON IL SUD.
Imarisha! Un convegno pubblico su cooperazione e lotta ai cambiamenti climatici
Martedì 18 febbraio 2020 si terrà un convegno pubblico sull’impatto dei cambiamenti climatici nella cooperazione internazionale con un approfondimento sui risultati del progetto IMARISHA! di Mani Tese in Kenya.
Mani tese è lieta di invitarvi, martedì 18 febbraio 2020 alle ore 9.00 presso la Sala Malliani dell’Università degli Studi di Milano, al convegno pubblico sull’impatto dei cambiamenti climatici nella cooperazione internazionale e sulle risposte possibili, con un’attenzione particolare alla gestione delle risorse forestali e alla promozione di energie rinnovabili.
9.00 – 11.00 PRIMA PARTE: L’IMPATTO DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI NELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE E LE RISPOSTE POSSIBILI
Saluti iniziali a cura di Flavio Lucchesi, Presidente del Corso di Laurea in Scienze Umane dell’Ambiente, del Territorio e del Paesaggio dell’Università degli Studi di Milano, rappresentanti di Mani Tese e dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS)
Foreste e cambiamenti climatici – Luca Bonardi, Docente di Geografia dell’ambiente dell’Università degli Studi di Milano
La relazione tra giustizia ambientale, giustizia sociale e Agenda 2030 – Giosuè De Salvo, Responsabile advocacy, educazione e campagne di Mani Tese
Le energie rinnovabili in Africa: una sfida per la cooperazione internazionale – Matteo Leonardi, Curatore per WWF della pubblicazione “Energie rinnovabili in Africa: il caso del Kenya spunti per la cooperazione internazionale”
Moderazione e conclusioni a cura di Valerio Bini, Geografo dell’Università degli Studi di Milano e co-autore della pubblicazione “Combattere la deforestazione in Africa: la foresta Mau (Kenya)”
11.00 – 11.30 COFFEE BREAK
11.30 – 13.30 SECONDA PARTE: LE ATTIVITÀ REALIZZATE DAL PROGETTO IMARISHA! IN KENYA
Proiezione del video: IMARISHA! Lotta all’emergenza climatica in Kenya
L’idea di IMARISHA e i risultati ottenuti – Samuele Tini, Capo progetto in Kenya, Mani Tese
La foresta di Mau e il fenomeno della deforestazione – Stefania Albertazzi, Geografa dell’Università degli Studi di Padova e co-autrice della pubblicazione “Combattere la deforestazione in Africa: la foresta Mau (Kenya)”
La mappatura della biodiversità nella foresta di Mau – Guido Trivellini, Biologo e coautore della pubblicazione “Combattere la deforestazione in Africa: la foresta Mau (Kenya)”
Il fotovoltaico quale risposta ai bisogni di accesso all’energia elettrica della popolazione della foresta di Mau e come opportunità di reddito: il “Chiosco solare” di Mariashoni e i Solar home systems – Luca Zingale, Presidente di Climate and Development Foundation (CDF)
Moderazione e conclusioni a cura di Giovanni Sartor, Responsabile cooperazione internazionale di Mani Tese
Tratta e schiavitù: il grande business delle mafie
Il convegno annuale sulla tratta quest’anno parlerà di come i gruppi criminali si arricchiscono con il traffico di persone. L’evento è promosso dal Centro Pime di Milano, Mani Tese e Caritas Ambrosiana con la collaborazione di Ucsi Lombardia.
Armi, droga, merce contraffatta, tabacco… ma soprattutto esseri umani. Gruppi criminali internazionali, ma anche mafie italiane, si stanno arricchendo sulla pelle di milioni di persone spesso in condizioni di grande vulnerabilità. Uomini, donne e, sempre più spesso bambini e bambine, vengono trafficati e ridotti in condizioni di vera e propria schiavitù per lo sfruttamento lavorativo e sessuale, ma anche per accattonaggio forzato, servitù domestica, matrimoni precoci, espianto d’organi, adozioni illegali e molto altro ancora. Quello della tratta è uno dei business illegali più redditizi al mondo. Anche in Europa. Ma è ancora molto difficile da contrastare. E da raccontare…
«La tratta è diventata un business internazionale estremamente redditizio – conferma Maria Grazia Giammarinaro, Special Rapporteur dell’Onu, che interverrà al convegno dell’8 febbraio -. Da intercettazioni telefoniche di boss della ‘ndrangheta emerge addirittura che alcuni di loro considerano lo sfruttamento sia sessuale che lavorativo ancora più redditizio del traffico di droga. Eppure nel contrasto siamo ancora agli albori».
Anche quest’anno, in occasione della Giornata mondiale contro la tratta (8 febbraio 2020), il Centro Pime di Milano, Mani Tese e Caritas Ambrosiana organizzano, con la collaborazione di Ucsi Lombardia, un convegno pubblico sul tema.
“TRATTA E SCHIAVITÙ: IL GRANDE BUSINESS DELLE MAFIE” è il titolo dell’evento che parlerà di come i gruppi criminali, sia italiani che internazionali, stiano diventando sempre di più dei mercanti di schiavi. Ma anche di come i media possono e devono raccontare questo complesso e drammatico fenomeno (anche alla luce delle Carta di Roma).
Il convegno, a ingresso libero, si terrà l’8 febbraio 2020 presso il centro PIME di Milano in via Mosè Bianchi 94 alle ore 9.30.
I dati
Nel mondo sono 40 milioni le vittime di tratta. Tra queste, il 72% sono donne, mentre il 23% sono minori. Fra le principali finalità della tratta vi sono lo sfruttamento sessuale (quasi 60%) e il lavoro forzato (34%).
In questi ultimi anni il fenomeno della tratta è cresciuto soprattutto nei contesti di guerra e di migrazioni forzate e ha visto un aumento significativo dei minori – sia maschi che femmine – coinvolti (circa un terzo delle vittime). (Fonte: Unodc)
Il programma
Il convegno sarà aperto da Maria Grazia Giammarinaro, relatrice speciale Onu sul traffico di persone, che illustrerà il quadro internazionale del fenomeno della tratta.
La seconda parte del convegno sarà dedicata alle mafie e al loro contrasto con gli interventi di Leonardo Palmisano, sociologo e autore del libro “Ascia Nera”, sulla mafia nigeriana, e David Mancini, magistrato della Dda dell’Aquila, che collabora con l’Organizzazione per la sicurezza e cooperazione in Europa (Osce) nell’ambito del contrasto alla criminalità organizzata e alla tratta di persone, nonché sulla tutela dei diritti umani delle vittime.
La terza parte del convegno sarà dedicata ad alcuni casi che toccano anche il nostro Paese molto da vicino: Agromafie e caporalato con Federica Cattaneo, Flai-Cigl Milano; Rotta balcanica e racconto mediatico con Valerio Cataldi,giornalista RAI3 e presidente Associazione Carta di Roma; i “Corridoi Umanitari” attivati come possibili vie legali di accesso al nostro Paese nelle situazioni di emergenza con Luciana Forlino di Caritas Italiana.
L’impegno di Pime, Mani Tese e Caritas Ambrosiana
Pime, Mani Tese e Caritas Ambrosiana operano in contesti diversi per la prevenzione del traffico di esseri umani e la protezione delle vittime.
«Il Pime è presente in diversi Paesi di origine e transito delle vittime di tratta – spiega padre Mario Ghezzi, direttore del Centro Pime di Milano, rientrato in Italia dopo 18 anni in Cambogia -. Il nostro principale impegno è nell’ambito dell’educazione e della sensibilizzazione per cercare di prevenire la partenza di giovani senza prospettive e senza progetti migratori mirati, che li spingono quasi inevitabilmente nelle mani di trafficanti e sfruttatori. Grazie alla nostra rete di missionari e volontari, in diversi Paesi d’Africa, Asia e America Latina, e grazie al sostegno di molti amici e benefattori qui in Italia, cerchiamo di promuove istruzione e sviluppo, specialmente nei luoghi più poveri e abbandonati, e di offrire così ai giovani opportunità di vita dignitosa e prospettive di futuro».
Mani Tese ha lanciato, nel 2016, il programma di sensibilizzazione “I EXIST – say no to modern slavery” per prevenire e contrastare le cause delle schiavitù moderne, nell’ambito del quale ha promosso iniziative di sensibilizzazione e avviato progetti in India, Bangladesh, Cambogia e Nicaragua a sostegno delle vittime di lavoro minorile, trafficking e sfruttamento lungo le filiere produttive. Dal 2017 ha inoltre avviato in Guinea-Bissau una collaborazione con l’organizzazione locale AMIC per strutturare e rafforzare il sistema di protezione per donne e minori vittime di violenza, in particolare di matrimonio forzato e/o precoce, e per i minori trafficati talibè rimpatriati dal Senegal.
L’impegno di Caritas Ambrosiana sul tema della tratta è a tutto tondo. Promuove attività di ricerca e di sensibilizzazione attraverso studi, convegni e campagne sul tema. Inoltre l’organismo diocesano è attivo sul campo con l’offerta di diversi servizi alle vittime: dal primo incontro realizzato dall’unità di strada all’inserimento in percorsi di integrazione reso possibile da una rete di alloggi protetti presenti nel territorio. Inoltre Caritas Ambrosiana, con altre Caritas diocesane, assicura accoglienza ai richiedenti asilo che giungono nel nostro Paese attraverso “Corridoi Umanitari” attivati in alcuni contesti di particolare emergenza.
Il convegno è aperto a tutti. Ingresso libero.
Il convegno è accreditato per la formazione permanente di giornalisti e assistenti sociali. Esonero per gli insegnanti.
Tratta e schiavitù: il grande business delle mafie
Armi, droga, merce contraffatta, tabacco… ma soprattutto esseri umani. Gruppi criminali internazionali, ma anche mafie italiane, si stanno arricchendo sulla pelle di milioni di persone spesso in condizioni di grande vulnerabilità. Uomini, donne e, sempre più spesso bambini e bambine, vengono trafficati e ridotti in condizioni di vera e propria schiavitù per lo sfruttamento lavorativo […]
Armi, droga, merce contraffatta, tabacco… ma soprattutto esseri umani. Gruppi criminali internazionali, ma anche mafie italiane, si stanno arricchendo sulla pelle di milioni di persone spesso in condizioni di grande vulnerabilità. Uomini, donne e, sempre più spesso bambini e bambine, vengono trafficati e ridotti in condizioni di vera e propria schiavitù per lo sfruttamento lavorativo e sessuale, ma anche per accattonaggio forzato, servitù domestica, matrimoni precoci, espianto d’organi, adozioni illegali e molto altro ancora. Quello della tratta è uno dei business illegali più redditizi al mondo. Anche in Europa. Ma è ancora molto difficile da contrastare. E da raccontare…
CONVEGNO APERTO A TUTTI – INGRESSO LIBERO
CENTRO PIME MILANO – VIA MOSÈ BIANCHI 94 – 9.30/13.30
Il convegno è accreditato per la formazione permanente di giornalisti e assistenti sociali. Esonero per insegnanti
9.00 / 9.30: REGISTRAZIONE
PRIMA PARTE: IL QUADRO INTERNAZIONALE
9.30 / 10.15: UN MONDO DI SCHIAVI
Maria Grazia Giammarinaro, relatrice speciale Onu sul traffico di persone
SECONDA PARTE: MAFIE E CONTRASTO
10.15 / 10.45: MAFIA NIGERIANA E MAFIE ITALIANE
Leonardo Palmisano, etnologo e scrittore, insegna Sociologia Urbana al Politecnico di Bari autore di: “Ascia Nera, la brutale intelligenza della mafia nigeriana”
10.45 / 11.15: TUTELA
DEI DIRITTI UMANI E CONTRASTO ALLA CRIMINALITÀ
David Mancini, magistrato della Dda dell’Aquila, collabora con l’Organizzazione per la sicurezza e cooperazione in Europa (Osce) nell’ambito del contrasto alla criminalità organizzata e alla tratta di persone, nonché sulla tutela dei diritti umani delle vittime
11.15 / 11.30: PAUSA
TERZA PARTE: I CASI
11.30 / 12.00: AGROMAFIE E CAPORALATO
Federica Cattaneo, Flai-Cigl Milano
12.00 / 12.30: ROTTA BALCANICA E RACCONTO MEDIATICO
Valerio Cataldi, giornalista RAI3 e presidente Associazione Carta
di Roma
Un estratto dell’inchiesta è andato in ondata ieri, 20 gennaio 2019, su RaiTre nella puntata di PresaDiretta dedicata all’e-commerce.
Il tema dell’inchiesta
Secondo le testimonianze raccolte dagli autori, in Italia il gigante del commercio on-line Amazon distrugge mensilmente fino a 100 mila prodotti nuovi nei poli logistici del territorio. Si tratta di resi danneggiati e beni invenduti: solo una minima parte di questi trova una seconda vita sugli scaffali o diventa un dono. Secondo il tariffario in vigore tra il 2017 e il 2018 le tariffe dello smaltimento rendevano immensamente più conveniente distruggere invece che restituire. Dal 3 settembre 2019 in Italia Amazon ha equiparato i costi di rimozione e smaltimento per i piccoli oggetti. Ma la distruzione dei prodotti inutilizzati non è ancora stata vietata.
Secondo alcuni lavori scientifici, l’e-commerce potrebbe lasciare un’impronta meno dannosa di un esercito di consumatori che si dirige al centro commerciale ciascuno con la propria automobile. Ma la promessa di consegna in giornata non permette una piena razionalizzazione dei processi.
Il Premio Mani Tese
Il Premio Mani Tese per il Giornalismo Investigativo e Sociale, lanciato nel 2019 e promosso da Mani Tese con il contributo dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS), aveva come obiettivo quello di portare alla luce storie e inchieste relative all’impatto dell’attività d’impresa sui diritti e sull’ambiente.
A vincerlo era stato il team composto da Roberto Pisano, Elisabetta Muratori e Rosario Daniele Guzzo con il progetto d’inchiesta “Amazon: indagine su uno smaltimento al di sopra di ogni sospetto”, che si proponeva di identificare i meccanismi di smaltimento della merce invenduta da parte di Amazon, uno degli attori protagonisti dell’e-commerce a livello globale.
I tre autori erano stati scelti durante la cerimonia di premiazione, tenutasi il 2 maggio 2019 presso la Fondazione Feltrinelli, fra una rosa di sei finalisti da una giuria composta dai giornalisti Gad Lerner, Tiziana Ferrario, Gianluigi Nuzzi, Francesco Loiacono e dal Direttore Comunicazione di AICS Emilio Ciarlo.
Alla selezione dei finalisti del premio avevano contribuito, inoltre, le giornaliste Eva Giovannini e Stefania Prandi e il direttore di Fanpage.it Francesco Piccinini.
A breve la seconda edizione del premio
Il Premio Mani Tese per il Giornalismo Investigativo e Sociale è stato realizzato nell’ambito del progetto “New Business for Good” con il contributo dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo all’interno del programma MADE IN JUSTICE di Mani Tese. Dopo il successo della prima edizione, è previsto a breve il lancio di una seconda edizione.
Il giovane presidente della cooperativa Zaak Songo di Ramongo nel Boulkiemdé, che produce e vende confettura di papaya biologica.
Rigoroso, puntuale e amante del lavoro fatto come si deve. Così si descrive Didier, giovane presidente della cooperativa Zaak Songo di Ramongo nel Boulkiemdé, che produce e vende confettura di papaya certificata biologica dall’ente nazionale di riferimento.
E in effetti Didier è così: una persona precisa, che va dritta al punto. Non perde tempo, quando chiacchieriamo, a chiederci se, nel caso finisse anticipatamente i lavori per la recinzione del suo perimetro agricolo prevista da progetto, possa iniziare subito con l’impianto irriguo, perché ha già calcolato i tempi per la messa in funzione dello stesso in relazione al periodo del raccolto.
Didier è un vero professionista del settore ed è stato anche consultato come esperto agro-ecologico per il programma “Ouagadougou 2050”, un piano di sviluppo della cintura verde di Ouagadougou.
Ha messo in piedi una cooperativa seguendo tutti gli step necessari dal punto di vista burocratico, ma aggiungendo anche tante idee creative. La confettura di Zaak Songo (che in mooré significa “la casa buona”), infatti, non solo è certificata biologica, ma contiene anche l’artemisia, una pianta locale utilizzata per la prevenzione dalla malaria.
In questo modo, Didier potrà avere anche più tempo da dedicare alla più grande gioia della sua vita: sua figlia Ilesdor (tradotto dal francese “lei è d’oro”), una bambina di 6 anni.
Gli chiediamo come mai si sia lanciato proprio in questo settore. La domanda lo fa sorridere perché il ricordo più bello di quando era piccolo è legato alle ore di gioco con i suoi fratelli nei campi di mais, sorgo e miglio della famiglia, dove andavano a lavorare ma approfittavano anche per scatenarsi come pazzi nel gioco.
Il legame di Didier con la terra è infatti molto forte e dura da quando era bambino.
Qui sotto le foto di Didier con le sue piante di papaya e durante un incontro organizzato da Mani Tese.