Storie di donne: Graciela è finalmente libera di scegliere

Fuggita da un matrimonio forzato da ragazzina, oggi Graciela è una giovane donna indipendente. “Finché ci sarà un centro di accoglienza, ci sarà sempre una possibilità di scelta”.

Mi chiamo Graciela*, ho 21 anni e sono vittima di un tentativo di matrimonio forzato da parte di mia zia, che quando avevo diciott’anni voleva darmi in sposa a suo marito.

All’epoca, sapute le sue intenzioni, scappai di casa e mi rifugiai presso una donna che mi aveva sempre trattata come una figlia. Questa signora però iniziò a sfruttarmi facendomi lavorare duramente e costringendomi ad abbandonare gli studi.

Fu allora che venni accolta presso il centro di accoglienza per le donne vittime di violenza.

Al centro ho trovato la pace e il sostegno per superare la paura, la tristezza e la delusione della mia famiglia. Ho anche stretto amicizia con altre ragazze. Ho avuto l’opportunità di studiare per due anni scolastici frequentando anche un corso di sartoria, di imprenditorialità e di gestione alberghiera e domestica.

Da tre anni lavoro in una clinica di Ostetricia e Ginecologia, dove svolgo le pulizie. Grazie a questo lavoro, posso pagarmi gli studi. Ho infatti l’ambizione di imparare e di esplorare nuove opportunità per me perché voglio diventare una donna indipendente, onesta e istruita…Una grande donna.

Alle ragazze che si trovano nella mia situazione vorrei offrire conforto attraverso la mia esperienza. Io ho provato una disperazione, una paura e un dolore tali da non credere quasi più in me stessa. Mi sono sentita sola al mondo perché non potevo contare sulla mia famiglia, che mi considerava una traditrice.

Grazie al centro di accoglienza, però, pian piano sono riuscita a stare meglio.

Oggi vivo con un altro parente, il mio zio materno, e sono trattata con dignità e rispetto.

Non dobbiamo mai permettere agli altri di compiere delle scelte al nostro posto approfittandosi della nostra ingenuità o della nostra insicurezza perché, finché ci sarà un centro di accoglienza, ci sarà sempre una possibilità di scelta.

Aiutaci a salvare la vita di una donna in Guinea-Bissau garantendole un futuro libero dalla violenza. Sostieni un centro di accoglienza.

 

> La situazione delle donne in Guinea-Bissau

> Approfondisci il nostro progetto in corso “NO TENE DIRITU A UM VIDA SEM VIOLÊNCIA” – Rafforzamento dei meccanismi di protezione delle vittime di gbv e promozione dei diritti delle donne in Guinea-Bissau” finanziato dall’Unione Europea e promosso da Mani Tese in partenariato con FEC – Fé e Cooperação, ENGIM – Fondazione Ente Nazionale Giuseppini Murialdo, AMIC – Associação dos Amigos da Criança.

*Nome di fantasia per tutelare la privacy della ragazza.

Storie di donne: Pola, sfuggita a un matrimonio forzato

Mi chiamo Pola*, ho 23 anni e sono scappata da un matrimonio forzato. Mia zia, che mi ha cresciuta da quando avevo due anni, tre anni fa voleva darmi in sposa a suo marito. Mi diceva che ormai ero vecchia e che dovevo prendere il suo posto. Per questo mi aveva cresciuta dopo la morte […]

Mi chiamo Pola*, ho 23 anni e sono scappata da un matrimonio forzato.

Mia zia, che mi ha cresciuta da quando avevo due anni, tre anni fa voleva darmi in sposa a suo marito. Mi diceva che ormai ero vecchia e che dovevo prendere il suo posto. Per questo mi aveva cresciuta dopo la morte dei miei genitori.

Io mi sono rifiutata di sposarmi perché mio zio, per me, era come un padre.

Dopo il mio rifiuto, fortunatamente sono stata accolta al centro di accoglienza di AMIC, che mi ha ospitata per quattro mesi.

Al centro ho trovato sostegno e mi sono sentita finalmente rispettata. Le operatrici mi hanno insegnato che tutte le persone hanno il diritto di scegliere la propria vita e che non sono obbligata a sposarmi se non voglio.

Al centro ho anche ricominciato a studiare: ho frequentato un corso di gestione alberghiera e domestica, un corso di imprenditorialità e un corso di sartoria.

Nonostante le minacce di mia zia, alla fine sono riuscita a non sposare mio zio.

Ora che ho lasciato il centro, il mio obiettivo è quello di continuare a studiare perché voglio diventare una donna istruita e indipendente.

Oggi mi sono separata dal mio compagno, con cui ho una figlia di due anni e che lui non mi aiuta a mantenere e, grazie ai corsi che ho seguito mentre ero al centro, sto cercando un lavoro con cui essere indipendente.

Se un giorno vorrò sposarmi, sarò io a scegliere quando e con chi.

Alle altre ragazze nella mia situazione vorrei dire che ogni persona ha il diritto di fare le proprie scelte di vita e di non avere paura di denunciare la propria famiglia o chiunque intenda violare i loro diritti, perché ci sono organizzazioni e persone disposte ad aiutarle e a sostenerle.

Con il tempo il dolore passa e ci si rialza da terra più forti e più mature.

Aiutaci a salvare la vita di una donna in Guinea-Bissau garantendole un futuro libero dalla violenza. Sostieni un centro di accoglienza.

> La situazione delle donne in Guinea-Bissau

> Approfondisci il nostro progetto in corso “NO TENE DIRITU A UM VIDA SEM VIOLÊNCIA” – Rafforzamento dei meccanismi di protezione delle vittime di gbv e promozione dei diritti delle donne in Guinea-Bissau” finanziato dall’Unione Europea e promosso da Mani Tese in partenariato con FEC – Fé e Cooperação, ENGIM – Fondazione Ente Nazionale Giuseppini Murialdo, AMIC – Associação dos Amigos da Criança.

 

*Nome di fantasia per tutelare la privacy della ragazza.

Storie di donne: Aisha non vuole più morire

La nostra cooperante in Guinea-Bissau ci racconta l’esperienza di una ragazza madre abbandonata dal compagno, che ha ricominciato a vivere grazie al centro di accog

Di Marika Sottile, coordinatrice del progetto “No tene diritu a um vida sem violência” di Mani Tese

Mi chiamo Marika Sottile e lavoro in Guinea-Bissau come coordinatrice del progetto No tene diritu a um vida sem violência finanziato dall’Unione Europea e promosso da Mani Tese in partenariato con FEC – Fé e Cooperação, ENGIM – Fondazione Ente Nazionale Giuseppini Murialdo, AMIC – Associação dos Amigos da Criança.

Per farvi capire l’importanza di questo progetto, voglio raccontarvi un episodio che mi è accaduto.

Una domenica pomeriggio del mese di ottobre scorso stavo facendo una passeggiata nel centro della città di Bissau con la mia coinquilina, quando abbiamo incontrato Aisha*.

Nascosta dietro un camion, accovacciata su stessa, Aisha, non appena ci ha viste, si è avvicinata a noi e ci ha chiesto aiuto perché stava molto male. Subito dopo, infatti, ha iniziato a vomitare.

Aisha stava soffrendo di depressione post-parto. Era scappata dalla casa di sua zia, aveva comprato dell’acido e l’aveva bevuto con l’idea di voler morire e di doverlo meritare perché non provava nessun amore per il figlio nato nove mesi prima e avuto da un uomo che l’aveva abbandonata.

Non aveva con sé né soldi, né documenti, né telefono.

Aisha aveva assolutamente bisogno di un servizio di primo soccorso urgente. Non abbiamo trovato un’ambulanza così abbiamo chiamato un taxi e l’abbiamo portata noi stesse all’ospedale centrale di Bissau, dove abbiamo atteso a lungo prima che potesse effettuare tutti gli esami necessari. L’ospedale, per altro, era sprovvisto sia di flebo che di siringhe, che abbiamo dovuto comprare noi in farmacia.

Aisha, a causa delle sue condizioni precarie di salute, sarebbe dovuta rimanere sotto sorveglianza quella notte ma all’ospedale non c’era posto. L’unico luogo che poteva ospitarla per qualche tempo era il Centro di Accoglienza per le vittime di violenza di genere di Bissau, gestito da AMIC e sostenuto da Mani Tese, la ONG per cui lavoro.

Così ho chiamato Laudolino, responsabile del Centro, che, nonostante le tante difficoltà della struttura, ha subito accettato di prendersi cura di Aisha. Presso il centro, la ragazza ha ricevuto dei pasti adeguati, è stata accompagnata a svolgere una radiografia e ha ricevuto le medicine per la sua ripresa psico-fisica.

Aisha è rimasta al centro una settimana. Nel frattempo, lo staff del centro si è attivato per ritrovare la sua famiglia, che ha infine deciso di sostenerla incoraggiandola a intraprendere un percorso psico-fisico di recupero. Con le dovute precauzioni, Aisha è stata reinserita dal personale del centro che ne ha verificato la sua effettiva ripresa e il suo benessere.

Qui in Guinea-Bissau l’assistenza sanitaria e sociale è pressoché assente e le persone si sentono abbandonate a sé stesse. Soprattutto le donne, spesso purtroppo vittime di violenza. Per fortuna ci sono organizzazioni locali che tentano di sopperire alla mancanza dei servizi ma che hanno bisogno di tutto il sostegno possibile.

Per questo, Mani Tese sta lavorando per supportare gli unici due centri di accoglienza per le donne nel Paese, da un lato, potenziando la protezione delle vittime di violenza di genere e, dall’altro, aiutandoli a raggiungere l’autosufficienza economica.

Si tratta però di un processo che richiede tempo e risorse. Nel frattempo, le ragazze e le donne vittime di violenza di genere continuano ad arrivare ai centri e non possono aspettare. Hanno bisogno di aiuto e ne hanno bisogno subito.

Aisha al centro di Bissau ha sentito il supporto di tutti coloro che l’hanno sostenuta e questo l’ha convinta che non meritasse di morire ma che poteva trovare altrove il sostegno che non ha ricevuto dal padre di suo figlio.

Vorrei fare un appello a chiunque possa darci una mano a supportare i due centri di accoglienza per le donne vittime di violenza di genere del Paese: bastano davvero pochi euro per aiutarci a comprare, per esempio, una medicina o un pasto caldo per queste ragazze

Grazie per tutto ciò che potrete fare per le donne di questo Paese, che meritano, come tutte, di vivere una vita libera dalla violenza.

> La situazione delle donne in Guinea-Bissau

> Approfondisci il nostro progetto in corso “NO TENE DIRITU A UM VIDA SEM VIOLÊNCIA” – Rafforzamento dei meccanismi di protezione delle vittime di gbv e promozione dei diritti delle donne in Guinea-Bissau” finanziato dall’Unione Europea e promosso da Mani Tese in partenariato con FEC – Fé e Cooperação, ENGIM – Fondazione Ente Nazionale Giuseppini Murialdo, AMIC – Associação dos Amigos da Criança.

*Nome di fantasia per tutelare la privacy della ragazza.

8 Marzo: libere dalla violenza

In Guinea-Bissau la disuguaglianza e la violenza di genere sono allarmanti. Aiutaci a sostenere gli unici due centri di accoglienza per le donne presenti nel Paese!

La Guinea-Bissau è un piccolo Paese dell’Africa Occidentale con un altissimo indice di povertà, una forte instabilità politica e una grave carenza di lavoro e risorse. È un Paese di cui si parla poco, dove Mani Tese è presente da più di 40 anni per sostenere, in particolare, le donne.

In Guinea-Bissau la disuguaglianza e la violenza di genere sono a livelli allarmanti.

Più della metà delle donne (il 52%) ha subito mutilazione genitale femminile. Si tratta, soprattutto, di bambine tra gli 0 e i 14 anni (30%). In uno studio realizzato nel 2021 nel quadro del progetto NO NA CUIDA DE NO VIDA, MINDJER!, in particolare, ben il 60% delle donne intervistate ha confessato di aver subito questa pratica.

Moltissime donne hanno subito o subiscono violenza. Il 67% delle donne intervistate ha dichiarato di essere stata vittima di almeno un tipo di violenza. In particolare, delle 978 donne intervistate che hanno o hanno avuto un partner, ben 613 hanno affermato di aver subito violenza da quest’ultimo.

Pochissime sono le donne che denunciano gli atti di violenza. Il 68% non ha raccontato a nessuno l’accaduto e solo lo 0,5% lo ha riferito a un medico.

Tantissime ragazze sono costrette a matrimoni forzati e precoci. Su 871 donne che hanno risposto alla domanda sulla decisione del loro matrimonio, solo 22 donne (2,5%) hanno dichiarato di avere deciso da sole di sposarsi e 73 (8,4%) hanno preso questa decisione come coppia. Nella stragrande maggioranza dei casi, (81,1% delle donne), il matrimonio è stato deciso dalla famiglia del marito.

Lontane dai riflettori e da ogni forma di assistenza, molte donne in Guinea-Bissau non hanno nessuno su cui contare, se non il personale degli unici due centri di accoglienza per vittime di violenza di genere presenti in tutto il Paese e sostenuti da Mani Tese: il centro di Bissau e quello, più recente, di São Domingos.

Bambine che hanno subìto mutilazioni genitali, ragazzine costrette a sposarsi con uomini molto più grandi di loro, donne abusate dai propri compagni o famigliari…Questi centri di accoglienza rappresentano, a oggi, l’unica speranza di sopravvivenza per tantissime di loro.

Mani Tese sta facendo tutto il possibile per mantenerli attivi ma le necessità sono tante e sono urgenti.

Serve cibo con cui assicurare pasti caldi e completi a tutte le ospiti.

Serve un forno con cui preparare gli alimenti non solo per nutrire le donne accolte ma anche per essere venduti e poter generare così un reddito sicuro per il centro.

Servono medicine con cui curare le donne vittime di violenza.

Serve il carburante per i mezzi di trasporto con cui poterle accompagnare in ospedale in caso di emergenza o per visite di controllo.

Servono più mamme sociali, così come qui vengono chiamate le operatrici dei centri, che forniscono una prima assistenza, preziosissima, anche e soprattutto emotiva alle donne accolte.

Servono mura di recinzione più alte per tenere al sicuro le donne da chi vorrebbe far loro di nuovo del male o riportarle a casa con la forza.

Per l’8 marzo, aiutaci a mantenere attivi i centri di accoglienza con un dono solidale che aiuti tante donne in Guinea-Bissau ad avere un futuro libero dalla violenza

Libere dalla violenza

> Leggi le testimonianze di alcune donne accolte presso il centro di Bissau:

 

> Approfondisci il nostro progetto in corso “NO TENE DIRITU A UM VIDA SEM VIOLÊNCIA” – Rafforzamento dei meccanismi di protezione delle vittime di gbv e promozione dei diritti delle donne in Guinea-Bissau” finanziato dall’Unione Europea e promosso da Mani Tese in partenariato con FEC – Fé e Cooperação, ENGIM – Fondazione Ente Nazionale Giuseppini Murialdo, AMIC – Associação dos Amigos da Criança.

Appello di Mani Tese per la pace

A un anno di distanza dallo scoppio del conflitto in Ucraina, Mani Tese invoca la diplomazia e lo stop alla fornitura di armi per scongiurare il pericolo di una terza guerra mondiale e aderisce alla marcia Perugia-Assisi del 24 febbraio 2023

Il 20 febbraio 2022 l’Europa si è svegliata e si è resa conto di essere finita in un brutto incubo: un conflitto stava esplodendo all’interno del suo territorio, per la prima volta dai tempi della seconda guerra mondiale.

Tutto ciò che è successo in precedenza, dagli anni Cinquanta del Novecento in avanti, era sempre stato giustificato in qualche modo, oppure era rimasto sfocato all’orizzonte. Il conflitto nelle regioni ucraine orientali, che in quasi otto anni di scontri aveva già provocato migliaia di morti, non interessava quasi a nessuno. Si continuava senza troppi rimorsi a produrre armi da gettare nella mischia di conflitti lontani. I migranti disperati, che fuggivano da quelle stesse guerre oppure da fame, dittature e mancanza di prospettive, venivano catalogati come invasori clandestini e lasciati, con ogni mezzo possibile, al di fuori della “fortezza Europa”.

Senza addentrarci sull’andamento altalenante del conflitto, un aspetto è stato chiaro sin dal primo minuto: in terra d’Ucraina si stava combattendo una battaglia internazionale, con l’esercito russo da un lato e gli strumenti a disposizione della Nato dall’altro.

In quest’anno i confini e le frontiere si sono modificati di poco, in alcune zone gli eserciti sono rimasti pressochè immobili, ma a un prezzo enorme di vite umane. Un numero che, in questi casi, spesso si sottostima e che ben difficilmente si può accertare con sicurezza. Questo conflitto, pur con tutte le ovvie differenze del caso, ci fa facilmente tornare alla memoria gli scenari sanguinosi e terribili delle due guerre mondiali, nei quali milioni di persone morivano con gli eserciti che, per mesi o per anni, rimanevano fermi praticamente nelle stesse posizioni.

Sin da subito Mani Tese ha affermato a gran voce, così come gran parte del mondo associazionistico e del Terzo Settore, che le armi non hanno mai portato all’ottenimento della pace e che – la storia ce lo insegna – questo conflitto non è e non può essere differente dai precedenti.

Purtroppo, nonostante le manifestazioni pacifiste e gli appelli che si sono susseguiti senza sosta, la scelta dell’Unione Europea è stata diametralmente opposta, deliberando solamente di fornire sempre maggiori armamenti al governo del presidente Zelensky.

Mani Tese continua a richiedere una decisione più lungimirante che metta la diplomazia al centro del dibattito, ma al momento ogni nostra volontà sembra risultare vana.

Al contempo, il tetro spettro dell’ipotesi di una terza guerra mondiale non sembra spaventare in alcun modo i governanti europei. Per scongiurare tale terribile pericolo, noi di Mani Tese siamo per una risoluzione pacifica, siamo per un istantaneo stop alle forniture di armi in cambio di un’immediata cessazione dei bombardamenti russi, siamo favorevoli all’istituzione di una “zona cuscinetto” tra i due contendenti per salvare quante più vite umane possibili. Di conseguenza invochiamo un reale tavolo di confronto che porti a degli accordi condivisi, magari con l’Unione Europea e la Cina a svolgere il ruolo di reali e imparziali interlocutori.

Da sempre Mani Tese porta avanti progetti e azioni fondamentali in favore della pace, dall’Italia all’America Latina, dall’Asia all’Africa, continente in cui lo stesso Papa Francesco si è recentemente espresso contro ogni conflitto, in maniera perentoria, durante il suo viaggio. A livello territoriale, inoltre, Mani Tese testimonia il suo impegno aderendo alle molteplici manifestazioni che si stanno susseguendo di fronte al grave rischio di escalation delle violenze e al tragico immobilismo da parte del resto del mondo.

Tutto pare procedere in senso inverso a ciò che invochiamo, ma ora più che mai tutti noi dobbiamo continuare a far sentire la nostra voce e dobbiamo insistere nel richiedere la pace al più presto. Da ciò che accadrà nei prossimi mesi dipenderà la sorte di tantissimi altri esseri umani e, forse, il futuro di tutti noi.

Per questo motivo Mani Tese aderisce alla marcia della Pace Perugia-Assisi del 24 febbraio 2023.

Prorogato il bando del servizio civile

C’è tempo fino al 20 febbraio 2023 alle 14.00 per presentare le candidature al Servizio Civile Universale a Mani Tese!

Con Decreto del Capo del Dipartimento n. 116/2023 è prorogato al 20 febbraio 2023, ore 14.00, il termine di presentazione delle domande di servizio civile universale previsto dall’art. 5 del Bando per la selezione di 71.550 operatori volontari da impiegare in progetti afferenti a programmi di intervento di Servizio civile universale da realizzarsi in Italia e all’estero, pubblicato sul sito del Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale in data 15 dicembre 2022.

Conseguentemente, il termine ultimo per la trasmissione e la consegna, da parte degli enti, delle graduatorie dei giovani selezionati, di cui all’art. 7 del sopra citato Bando, è prorogato al 25 maggio 2023.

Vi ricordiamo che è possibile candidarsi a uno dei progetti di Mani Tese: “LA VIA GIUSTA È CAMBIARE STRADA!” e “FACCIAMO LA PACE, SEMINIAMO GIUSTIZIA”.

È attivo un nostro sportello telefonico e WhatsApp per informazioni su questi progetti:

Infoline 373 746 3996

(Lunedì, mercoledì e venerdì dalle 10.00 alle 12.00).

Un polmone verde nella città di Ouagadougou

Nell’ambito del progetto “Nutrire la città” riabiliteremo il Parco Bengr Weogo nella capitale del Burkina Faso. Ecco il video della nostra prima ispezione!

Il progetto “NUTRIRE LA CITTÀ – Agricoltura urbana e produzione del cibo sano e locale per lo sviluppo di un sistema agroalimentare sostenibile e inclusivo ” in Burkina Faso è iniziato da alcuni mesi. Si tratta di un progetto cofinanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, a cui Mani Tese sta lavorando insieme a Fondazione ACRA, capofila, e i partner Gnucoop, Etifor, ITAL WATINOMA e ASSOCIATION WATINOMA, Ke Du Burkinabé e Mairie Di Ouagadougou.

Nel quadro di questo progetto triennale, ci siamo prefissati un obiettivo ambizioso: la creazione di 15 ettari di orti urbani e la riabilitazione di alcune aree del Parco urbano Bengr Weogo, nel cuore della città di Ouagadougou.

I 15 ettari di orti sono distribuiti all’interno della zona denominata “cintura verde”. Si tratta di siti di produzione di ortaggi molto importanti per la sostenibilità alimentare della città. Il proposito di Mani Tese è quello di convertirli in perimetri agroecologici per migliorare la qualità e la sostenibilità della produzione garantendo una filiera corta quanto più prossima ai mercati di distribuzione e ai consumatori della città.

Il Parco Beng Weogo è invece un vero e proprio polmone verde per la città. Al suo interno si possono trovare numerosi alberi con frutti e foglie interessanti per l’alimentazione (i PFNL – prodotti forestali non legnosi). Il parco è inoltre popolato da animali quali coccodrilli, varani, gazzelle di varie specie, alcune scimmie e una gran moltitudine di uccelli. Rappresenta quindi un ambiente estremamente variegato che va protetto e salvaguardato. Mani Tese nei prossimi mesi sarà impegnata nella riabilitazione di alcune zone e di alcune strutture del parco, nella formazione del personale e anche nella creazione di un percorso tematico. Ma intanto diamo un’occhiata a questo bellissimo parco, nel video realizzato da Eugenio Attard, Responsabile Paese di Mani Tese in Burkina Faso, durante l’ispezione della zona:

Marino Langiu è il nuovo direttore di Mani Tese

Cresciuto nell’ambito della cooperazione internazionale, Langiu ha iniziato il suo percorso in Mani Tese come giovane volontario e vi collabora professionalmente dal 2006.

È Marino Langiu il nuovo Direttore Generale di Mani Tese, l’Ong che dal 1964 si occupa di promuovere la giustizia nel mondo.

Marino Langiu, nato e cresciuto in provincia di Varese, è laureato in Economia con master in finanza e controllo, e specializzato in gestione degli enti no profit e organizzazione amministrativa e finanziaria per la cooperazione internazionale allo sviluppo.

Ha iniziato il suo percorso con Mani Tese fin dai tempi dell’università come volontario e tramite i campi di studio e lavoro di Mani Tese Faenza, con cui ha condiviso la sua prima esperienza di viaggio in Africa, in Burkina Faso.

Cresciuto dentro l’ambito della cooperazione e delle organizzazioni no profit, dal 2006 collabora con Mani tese, di cui ora è attualmente il Direttore Generale.

“Per me la cooperazione internazionale e il Terzo Settore sono innanzitutto una scelta di vita e riuscire a farne diventare la mia professione ad alti livelli penso sia un rilievo di forte passione e di determinazione” dichiara LangiuL’approccio che voglio sempre portare è quello di un impegno al massimo delle capacità e competenze possibili per contribuire a rendere questo nostro mondo un luogo migliore per tutte le persone, in particolare per quelle più fragili e vulnerabili, dimenticate e discriminate”.

“Penso che le sfide odierne ci portino a dover crescere come organizzazione in un Terzo Settore sempre più protagonista” continua LangiuQuella attuale è di avere in Italia e in ogni altro Paese dove Mani Tese opera, equipe e persone competenti e dinamiche, che condividano i valori storici di Mani Tese ma allo stesso tempo che dimostrino uno spirito innovativo che guiderà lo sviluppo per le sfide dei prossimi anni.”

A proposito di Mani Tese

Mani Tese è un’Organizzazione Non Governativa che da oltre cinquant’anni si batte per la giustizia sociale, economica e ambientale nel mondo. Opera in Africa, Asia e America Latina con progetti di cooperazione internazionale. In Italia promuove progetti, campi di volontariato e stili di vita improntati alla solidarietà e alla sostenibilità attraverso migliaia di volontari attivi sul territorio. Realizza inoltre percorsi e laboratori di Educazione alla Cittadinanza Globale.