Storie di donne: Aisha non vuole più morire
La nostra cooperante in Guinea-Bissau ci racconta l’esperienza di una ragazza madre abbandonata dal compagno, che ha ricominciato a vivere grazie al centro di accog
Di Marika Sottile, coordinatrice del progetto “No tene diritu a um vida sem violência” di Mani Tese
Mi chiamo Marika Sottile e lavoro in Guinea-Bissau come coordinatrice del progetto No tene diritu a um vida sem violência finanziato dall’Unione Europea e promosso da Mani Tese in partenariato con FEC – Fé e Cooperação, ENGIM – Fondazione Ente Nazionale Giuseppini Murialdo, AMIC – Associação dos Amigos da Criança.
Per farvi capire l’importanza di questo progetto, voglio raccontarvi un episodio che mi è accaduto.
Una domenica pomeriggio del mese di ottobre scorso stavo facendo una passeggiata nel centro della città di Bissau con la mia coinquilina, quando abbiamo incontrato Aisha*.
Nascosta dietro un camion, accovacciata su stessa, Aisha, non appena ci ha viste, si è avvicinata a noi e ci ha chiesto aiuto perché stava molto male. Subito dopo, infatti, ha iniziato a vomitare.
Aisha stava soffrendo di depressione post-parto. Era scappata dalla casa di sua zia, aveva comprato dell’acido e l’aveva bevuto con l’idea di voler morire e di doverlo meritare perché non provava nessun amore per il figlio nato nove mesi prima e avuto da un uomo che l’aveva abbandonata.
Non aveva con sé né soldi, né documenti, né telefono.
Aisha aveva assolutamente bisogno di un servizio di primo soccorso urgente. Non abbiamo trovato un’ambulanza così abbiamo chiamato un taxi e l’abbiamo portata noi stesse all’ospedale centrale di Bissau, dove abbiamo atteso a lungo prima che potesse effettuare tutti gli esami necessari. L’ospedale, per altro, era sprovvisto sia di flebo che di siringhe, che abbiamo dovuto comprare noi in farmacia.
Aisha, a causa delle sue condizioni precarie di salute, sarebbe dovuta rimanere sotto sorveglianza quella notte ma all’ospedale non c’era posto. L’unico luogo che poteva ospitarla per qualche tempo era il Centro di Accoglienza per le vittime di violenza di genere di Bissau, gestito da AMIC e sostenuto da Mani Tese, la ONG per cui lavoro.
Così ho chiamato Laudolino, responsabile del Centro, che, nonostante le tante difficoltà della struttura, ha subito accettato di prendersi cura di Aisha. Presso il centro, la ragazza ha ricevuto dei pasti adeguati, è stata accompagnata a svolgere una radiografia e ha ricevuto le medicine per la sua ripresa psico-fisica.
Aisha è rimasta al centro una settimana. Nel frattempo, lo staff del centro si è attivato per ritrovare la sua famiglia, che ha infine deciso di sostenerla incoraggiandola a intraprendere un percorso psico-fisico di recupero. Con le dovute precauzioni, Aisha è stata reinserita dal personale del centro che ne ha verificato la sua effettiva ripresa e il suo benessere.
Qui in Guinea-Bissau l’assistenza sanitaria e sociale è pressoché assente e le persone si sentono abbandonate a sé stesse. Soprattutto le donne, spesso purtroppo vittime di violenza. Per fortuna ci sono organizzazioni locali che tentano di sopperire alla mancanza dei servizi ma che hanno bisogno di tutto il sostegno possibile.
Per questo, Mani Tese sta lavorando per supportare gli unici due centri di accoglienza per le donne nel Paese, da un lato, potenziando la protezione delle vittime di violenza di genere e, dall’altro, aiutandoli a raggiungere l’autosufficienza economica.
Si tratta però di un processo che richiede tempo e risorse. Nel frattempo, le ragazze e le donne vittime di violenza di genere continuano ad arrivare ai centri e non possono aspettare. Hanno bisogno di aiuto e ne hanno bisogno subito.
Aisha al centro di Bissau ha sentito il supporto di tutti coloro che l’hanno sostenuta e questo l’ha convinta che non meritasse di morire ma che poteva trovare altrove il sostegno che non ha ricevuto dal padre di suo figlio.
Vorrei fare un appello a chiunque possa darci una mano a supportare i due centri di accoglienza per le donne vittime di violenza di genere del Paese: bastano davvero pochi euro per aiutarci a comprare, per esempio, una medicina o un pasto caldo per queste ragazze
Grazie per tutto ciò che potrete fare per le donne di questo Paese, che meritano, come tutte, di vivere una vita libera dalla violenza.
> La situazione delle donne in Guinea-Bissau
> Approfondisci il nostro progetto in corso “NO TENE DIRITU A UM VIDA SEM VIOLÊNCIA” – Rafforzamento dei meccanismi di protezione delle vittime di gbv e promozione dei diritti delle donne in Guinea-Bissau” finanziato dall’Unione Europea e promosso da Mani Tese in partenariato con FEC – Fé e Cooperação, ENGIM – Fondazione Ente Nazionale Giuseppini Murialdo, AMIC – Associação dos Amigos da Criança.
*Nome di fantasia per tutelare la privacy della ragazza.