Storie di donne: Aisha non vuole più morire

La nostra cooperante in Guinea-Bissau ci racconta l’esperienza di una ragazza madre abbandonata dal compagno, che ha ricominciato a vivere grazie al centro di accog

Di Marika Sottile, coordinatrice del progetto “No tene diritu a um vida sem violência” di Mani Tese

Mi chiamo Marika Sottile e lavoro in Guinea-Bissau come coordinatrice del progetto No tene diritu a um vida sem violência finanziato dall’Unione Europea e promosso da Mani Tese in partenariato con FEC – Fé e Cooperação, ENGIM – Fondazione Ente Nazionale Giuseppini Murialdo, AMIC – Associação dos Amigos da Criança.

Per farvi capire l’importanza di questo progetto, voglio raccontarvi un episodio che mi è accaduto.

Una domenica pomeriggio del mese di ottobre scorso stavo facendo una passeggiata nel centro della città di Bissau con la mia coinquilina, quando abbiamo incontrato Aisha*.

Nascosta dietro un camion, accovacciata su stessa, Aisha, non appena ci ha viste, si è avvicinata a noi e ci ha chiesto aiuto perché stava molto male. Subito dopo, infatti, ha iniziato a vomitare.

Aisha stava soffrendo di depressione post-parto. Era scappata dalla casa di sua zia, aveva comprato dell’acido e l’aveva bevuto con l’idea di voler morire e di doverlo meritare perché non provava nessun amore per il figlio nato nove mesi prima e avuto da un uomo che l’aveva abbandonata.

Non aveva con sé né soldi, né documenti, né telefono.

Aisha aveva assolutamente bisogno di un servizio di primo soccorso urgente. Non abbiamo trovato un’ambulanza così abbiamo chiamato un taxi e l’abbiamo portata noi stesse all’ospedale centrale di Bissau, dove abbiamo atteso a lungo prima che potesse effettuare tutti gli esami necessari. L’ospedale, per altro, era sprovvisto sia di flebo che di siringhe, che abbiamo dovuto comprare noi in farmacia.

Aisha, a causa delle sue condizioni precarie di salute, sarebbe dovuta rimanere sotto sorveglianza quella notte ma all’ospedale non c’era posto. L’unico luogo che poteva ospitarla per qualche tempo era il Centro di Accoglienza per le vittime di violenza di genere di Bissau, gestito da AMIC e sostenuto da Mani Tese, la ONG per cui lavoro.

Così ho chiamato Laudolino, responsabile del Centro, che, nonostante le tante difficoltà della struttura, ha subito accettato di prendersi cura di Aisha. Presso il centro, la ragazza ha ricevuto dei pasti adeguati, è stata accompagnata a svolgere una radiografia e ha ricevuto le medicine per la sua ripresa psico-fisica.

Aisha è rimasta al centro una settimana. Nel frattempo, lo staff del centro si è attivato per ritrovare la sua famiglia, che ha infine deciso di sostenerla incoraggiandola a intraprendere un percorso psico-fisico di recupero. Con le dovute precauzioni, Aisha è stata reinserita dal personale del centro che ne ha verificato la sua effettiva ripresa e il suo benessere.

Qui in Guinea-Bissau l’assistenza sanitaria e sociale è pressoché assente e le persone si sentono abbandonate a sé stesse. Soprattutto le donne, spesso purtroppo vittime di violenza. Per fortuna ci sono organizzazioni locali che tentano di sopperire alla mancanza dei servizi ma che hanno bisogno di tutto il sostegno possibile.

Per questo, Mani Tese sta lavorando per supportare gli unici due centri di accoglienza per le donne nel Paese, da un lato, potenziando la protezione delle vittime di violenza di genere e, dall’altro, aiutandoli a raggiungere l’autosufficienza economica.

Si tratta però di un processo che richiede tempo e risorse. Nel frattempo, le ragazze e le donne vittime di violenza di genere continuano ad arrivare ai centri e non possono aspettare. Hanno bisogno di aiuto e ne hanno bisogno subito.

Aisha al centro di Bissau ha sentito il supporto di tutti coloro che l’hanno sostenuta e questo l’ha convinta che non meritasse di morire ma che poteva trovare altrove il sostegno che non ha ricevuto dal padre di suo figlio.

Vorrei fare un appello a chiunque possa darci una mano a supportare i due centri di accoglienza per le donne vittime di violenza di genere del Paese: bastano davvero pochi euro per aiutarci a comprare, per esempio, una medicina o un pasto caldo per queste ragazze

Grazie per tutto ciò che potrete fare per le donne di questo Paese, che meritano, come tutte, di vivere una vita libera dalla violenza.

> La situazione delle donne in Guinea-Bissau

> Approfondisci il nostro progetto in corso “NO TENE DIRITU A UM VIDA SEM VIOLÊNCIA” – Rafforzamento dei meccanismi di protezione delle vittime di gbv e promozione dei diritti delle donne in Guinea-Bissau” finanziato dall’Unione Europea e promosso da Mani Tese in partenariato con FEC – Fé e Cooperação, ENGIM – Fondazione Ente Nazionale Giuseppini Murialdo, AMIC – Associação dos Amigos da Criança.

*Nome di fantasia per tutelare la privacy della ragazza.

8 Marzo: libere dalla violenza

In Guinea-Bissau la disuguaglianza e la violenza di genere sono allarmanti. Aiutaci a sostenere gli unici due centri di accoglienza per le donne presenti nel Paese!

La Guinea-Bissau è un piccolo Paese dell’Africa Occidentale con un altissimo indice di povertà, una forte instabilità politica e una grave carenza di lavoro e risorse. È un Paese di cui si parla poco, dove Mani Tese è presente da più di 40 anni per sostenere, in particolare, le donne.

In Guinea-Bissau la disuguaglianza e la violenza di genere sono a livelli allarmanti.

Più della metà delle donne (il 52%) ha subito mutilazione genitale femminile. Si tratta, soprattutto, di bambine tra gli 0 e i 14 anni (30%). In uno studio realizzato nel 2021 nel quadro del progetto NO NA CUIDA DE NO VIDA, MINDJER!, in particolare, ben il 60% delle donne intervistate ha confessato di aver subito questa pratica.

Moltissime donne hanno subito o subiscono violenza. Il 67% delle donne intervistate ha dichiarato di essere stata vittima di almeno un tipo di violenza. In particolare, delle 978 donne intervistate che hanno o hanno avuto un partner, ben 613 hanno affermato di aver subito violenza da quest’ultimo.

Pochissime sono le donne che denunciano gli atti di violenza. Il 68% non ha raccontato a nessuno l’accaduto e solo lo 0,5% lo ha riferito a un medico.

Tantissime ragazze sono costrette a matrimoni forzati e precoci. Su 871 donne che hanno risposto alla domanda sulla decisione del loro matrimonio, solo 22 donne (2,5%) hanno dichiarato di avere deciso da sole di sposarsi e 73 (8,4%) hanno preso questa decisione come coppia. Nella stragrande maggioranza dei casi, (81,1% delle donne), il matrimonio è stato deciso dalla famiglia del marito.

Lontane dai riflettori e da ogni forma di assistenza, molte donne in Guinea-Bissau non hanno nessuno su cui contare, se non il personale degli unici due centri di accoglienza per vittime di violenza di genere presenti in tutto il Paese e sostenuti da Mani Tese: il centro di Bissau e quello, più recente, di São Domingos.

Bambine che hanno subìto mutilazioni genitali, ragazzine costrette a sposarsi con uomini molto più grandi di loro, donne abusate dai propri compagni o famigliari…Questi centri di accoglienza rappresentano, a oggi, l’unica speranza di sopravvivenza per tantissime di loro.

Mani Tese sta facendo tutto il possibile per mantenerli attivi ma le necessità sono tante e sono urgenti.

Serve cibo con cui assicurare pasti caldi e completi a tutte le ospiti.

Serve un forno con cui preparare gli alimenti non solo per nutrire le donne accolte ma anche per essere venduti e poter generare così un reddito sicuro per il centro.

Servono medicine con cui curare le donne vittime di violenza.

Serve il carburante per i mezzi di trasporto con cui poterle accompagnare in ospedale in caso di emergenza o per visite di controllo.

Servono più mamme sociali, così come qui vengono chiamate le operatrici dei centri, che forniscono una prima assistenza, preziosissima, anche e soprattutto emotiva alle donne accolte.

Servono mura di recinzione più alte per tenere al sicuro le donne da chi vorrebbe far loro di nuovo del male o riportarle a casa con la forza.

Per l’8 marzo, aiutaci a mantenere attivi i centri di accoglienza con un dono solidale che aiuti tante donne in Guinea-Bissau ad avere un futuro libero dalla violenza

Libere dalla violenza

> Leggi le testimonianze di alcune donne accolte presso il centro di Bissau:

 

> Approfondisci il nostro progetto in corso “NO TENE DIRITU A UM VIDA SEM VIOLÊNCIA” – Rafforzamento dei meccanismi di protezione delle vittime di gbv e promozione dei diritti delle donne in Guinea-Bissau” finanziato dall’Unione Europea e promosso da Mani Tese in partenariato con FEC – Fé e Cooperação, ENGIM – Fondazione Ente Nazionale Giuseppini Murialdo, AMIC – Associação dos Amigos da Criança.

Appello di Mani Tese per la pace

A un anno di distanza dallo scoppio del conflitto in Ucraina, Mani Tese invoca la diplomazia e lo stop alla fornitura di armi per scongiurare il pericolo di una terza guerra mondiale e aderisce alla marcia Perugia-Assisi del 24 febbraio 2023

Il 20 febbraio 2022 l’Europa si è svegliata e si è resa conto di essere finita in un brutto incubo: un conflitto stava esplodendo all’interno del suo territorio, per la prima volta dai tempi della seconda guerra mondiale.

Tutto ciò che è successo in precedenza, dagli anni Cinquanta del Novecento in avanti, era sempre stato giustificato in qualche modo, oppure era rimasto sfocato all’orizzonte. Il conflitto nelle regioni ucraine orientali, che in quasi otto anni di scontri aveva già provocato migliaia di morti, non interessava quasi a nessuno. Si continuava senza troppi rimorsi a produrre armi da gettare nella mischia di conflitti lontani. I migranti disperati, che fuggivano da quelle stesse guerre oppure da fame, dittature e mancanza di prospettive, venivano catalogati come invasori clandestini e lasciati, con ogni mezzo possibile, al di fuori della “fortezza Europa”.

Senza addentrarci sull’andamento altalenante del conflitto, un aspetto è stato chiaro sin dal primo minuto: in terra d’Ucraina si stava combattendo una battaglia internazionale, con l’esercito russo da un lato e gli strumenti a disposizione della Nato dall’altro.

In quest’anno i confini e le frontiere si sono modificati di poco, in alcune zone gli eserciti sono rimasti pressochè immobili, ma a un prezzo enorme di vite umane. Un numero che, in questi casi, spesso si sottostima e che ben difficilmente si può accertare con sicurezza. Questo conflitto, pur con tutte le ovvie differenze del caso, ci fa facilmente tornare alla memoria gli scenari sanguinosi e terribili delle due guerre mondiali, nei quali milioni di persone morivano con gli eserciti che, per mesi o per anni, rimanevano fermi praticamente nelle stesse posizioni.

Sin da subito Mani Tese ha affermato a gran voce, così come gran parte del mondo associazionistico e del Terzo Settore, che le armi non hanno mai portato all’ottenimento della pace e che – la storia ce lo insegna – questo conflitto non è e non può essere differente dai precedenti.

Purtroppo, nonostante le manifestazioni pacifiste e gli appelli che si sono susseguiti senza sosta, la scelta dell’Unione Europea è stata diametralmente opposta, deliberando solamente di fornire sempre maggiori armamenti al governo del presidente Zelensky.

Mani Tese continua a richiedere una decisione più lungimirante che metta la diplomazia al centro del dibattito, ma al momento ogni nostra volontà sembra risultare vana.

Al contempo, il tetro spettro dell’ipotesi di una terza guerra mondiale non sembra spaventare in alcun modo i governanti europei. Per scongiurare tale terribile pericolo, noi di Mani Tese siamo per una risoluzione pacifica, siamo per un istantaneo stop alle forniture di armi in cambio di un’immediata cessazione dei bombardamenti russi, siamo favorevoli all’istituzione di una “zona cuscinetto” tra i due contendenti per salvare quante più vite umane possibili. Di conseguenza invochiamo un reale tavolo di confronto che porti a degli accordi condivisi, magari con l’Unione Europea e la Cina a svolgere il ruolo di reali e imparziali interlocutori.

Da sempre Mani Tese porta avanti progetti e azioni fondamentali in favore della pace, dall’Italia all’America Latina, dall’Asia all’Africa, continente in cui lo stesso Papa Francesco si è recentemente espresso contro ogni conflitto, in maniera perentoria, durante il suo viaggio. A livello territoriale, inoltre, Mani Tese testimonia il suo impegno aderendo alle molteplici manifestazioni che si stanno susseguendo di fronte al grave rischio di escalation delle violenze e al tragico immobilismo da parte del resto del mondo.

Tutto pare procedere in senso inverso a ciò che invochiamo, ma ora più che mai tutti noi dobbiamo continuare a far sentire la nostra voce e dobbiamo insistere nel richiedere la pace al più presto. Da ciò che accadrà nei prossimi mesi dipenderà la sorte di tantissimi altri esseri umani e, forse, il futuro di tutti noi.

Per questo motivo Mani Tese aderisce alla marcia della Pace Perugia-Assisi del 24 febbraio 2023.

Prorogato il bando del servizio civile

C’è tempo fino al 20 febbraio 2023 alle 14.00 per presentare le candidature al Servizio Civile Universale a Mani Tese!

Con Decreto del Capo del Dipartimento n. 116/2023 è prorogato al 20 febbraio 2023, ore 14.00, il termine di presentazione delle domande di servizio civile universale previsto dall’art. 5 del Bando per la selezione di 71.550 operatori volontari da impiegare in progetti afferenti a programmi di intervento di Servizio civile universale da realizzarsi in Italia e all’estero, pubblicato sul sito del Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale in data 15 dicembre 2022.

Conseguentemente, il termine ultimo per la trasmissione e la consegna, da parte degli enti, delle graduatorie dei giovani selezionati, di cui all’art. 7 del sopra citato Bando, è prorogato al 25 maggio 2023.

Vi ricordiamo che è possibile candidarsi a uno dei progetti di Mani Tese: “LA VIA GIUSTA È CAMBIARE STRADA!” e “FACCIAMO LA PACE, SEMINIAMO GIUSTIZIA”.

È attivo un nostro sportello telefonico e WhatsApp per informazioni su questi progetti:

Infoline 373 746 3996

(Lunedì, mercoledì e venerdì dalle 10.00 alle 12.00).

Un polmone verde nella città di Ouagadougou

Nell’ambito del progetto “Nutrire la città” riabiliteremo il Parco Bengr Weogo nella capitale del Burkina Faso. Ecco il video della nostra prima ispezione!

Il progetto “NUTRIRE LA CITTÀ – Agricoltura urbana e produzione del cibo sano e locale per lo sviluppo di un sistema agroalimentare sostenibile e inclusivo ” in Burkina Faso è iniziato da alcuni mesi. Si tratta di un progetto cofinanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, a cui Mani Tese sta lavorando insieme a Fondazione ACRA, capofila, e i partner Gnucoop, Etifor, ITAL WATINOMA e ASSOCIATION WATINOMA, Ke Du Burkinabé e Mairie Di Ouagadougou.

Nel quadro di questo progetto triennale, ci siamo prefissati un obiettivo ambizioso: la creazione di 15 ettari di orti urbani e la riabilitazione di alcune aree del Parco urbano Bengr Weogo, nel cuore della città di Ouagadougou.

I 15 ettari di orti sono distribuiti all’interno della zona denominata “cintura verde”. Si tratta di siti di produzione di ortaggi molto importanti per la sostenibilità alimentare della città. Il proposito di Mani Tese è quello di convertirli in perimetri agroecologici per migliorare la qualità e la sostenibilità della produzione garantendo una filiera corta quanto più prossima ai mercati di distribuzione e ai consumatori della città.

Il Parco Beng Weogo è invece un vero e proprio polmone verde per la città. Al suo interno si possono trovare numerosi alberi con frutti e foglie interessanti per l’alimentazione (i PFNL – prodotti forestali non legnosi). Il parco è inoltre popolato da animali quali coccodrilli, varani, gazzelle di varie specie, alcune scimmie e una gran moltitudine di uccelli. Rappresenta quindi un ambiente estremamente variegato che va protetto e salvaguardato. Mani Tese nei prossimi mesi sarà impegnata nella riabilitazione di alcune zone e di alcune strutture del parco, nella formazione del personale e anche nella creazione di un percorso tematico. Ma intanto diamo un’occhiata a questo bellissimo parco, nel video realizzato da Eugenio Attard, Responsabile Paese di Mani Tese in Burkina Faso, durante l’ispezione della zona:

Marino Langiu è il nuovo direttore di Mani Tese

Cresciuto nell’ambito della cooperazione internazionale, Langiu ha iniziato il suo percorso in Mani Tese come giovane volontario e vi collabora professionalmente dal 2006.

È Marino Langiu il nuovo Direttore Generale di Mani Tese, l’Ong che dal 1964 si occupa di promuovere la giustizia nel mondo.

Marino Langiu, nato e cresciuto in provincia di Varese, è laureato in Economia con master in finanza e controllo, e specializzato in gestione degli enti no profit e organizzazione amministrativa e finanziaria per la cooperazione internazionale allo sviluppo.

Ha iniziato il suo percorso con Mani Tese fin dai tempi dell’università come volontario e tramite i campi di studio e lavoro di Mani Tese Faenza, con cui ha condiviso la sua prima esperienza di viaggio in Africa, in Burkina Faso.

Cresciuto dentro l’ambito della cooperazione e delle organizzazioni no profit, dal 2006 collabora con Mani tese, di cui ora è attualmente il Direttore Generale.

“Per me la cooperazione internazionale e il Terzo Settore sono innanzitutto una scelta di vita e riuscire a farne diventare la mia professione ad alti livelli penso sia un rilievo di forte passione e di determinazione” dichiara LangiuL’approccio che voglio sempre portare è quello di un impegno al massimo delle capacità e competenze possibili per contribuire a rendere questo nostro mondo un luogo migliore per tutte le persone, in particolare per quelle più fragili e vulnerabili, dimenticate e discriminate”.

“Penso che le sfide odierne ci portino a dover crescere come organizzazione in un Terzo Settore sempre più protagonista” continua LangiuQuella attuale è di avere in Italia e in ogni altro Paese dove Mani Tese opera, equipe e persone competenti e dinamiche, che condividano i valori storici di Mani Tese ma allo stesso tempo che dimostrino uno spirito innovativo che guiderà lo sviluppo per le sfide dei prossimi anni.”

A proposito di Mani Tese

Mani Tese è un’Organizzazione Non Governativa che da oltre cinquant’anni si batte per la giustizia sociale, economica e ambientale nel mondo. Opera in Africa, Asia e America Latina con progetti di cooperazione internazionale. In Italia promuove progetti, campi di volontariato e stili di vita improntati alla solidarietà e alla sostenibilità attraverso migliaia di volontari attivi sul territorio. Realizza inoltre percorsi e laboratori di Educazione alla Cittadinanza Globale.

Burkina Faso: una cintura verde per nutrire la città

Al via il progetto “Nutrire la città” che potenzierà il polmone verde di Ouagadougou garantendo un’alimentazione sana e sostenibile ai suoi cittadini e contribuendo alla riduzione delle emissioni di CO2.

Il 15 ottobre 2015 a Milano viene siglato il Milan Urban Food Policy Pact da più di 100 città nel mondo e, in occasione del World Food Day, viene presentato dal Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon. Dal 2016, nell’ambito di questo patto, è stato avviato un forum regionale sulle politiche alimentari cittadine per l’Africa francofona e nel 2021 il forum si è svolto proprio a Ouagadougou, in Burkina Faso.

La capitale del Paese già negli anni ‘60 aveva cominciato a parlare di politiche alimentari e nel 1976 aveva iniziato i lavori per sviluppare una cintura che avrebbe circondato la città come un vero e proprio polmone verde. L’obiettivo era ristorare 2.100 ettari per conservare la biodiversità, fornire prodotti forestali a scopo alimentare, proteggere la città dal vento, dalla polvere e dall’erosione del suolo.

Purtroppo, però, i lavori si sono interrotti nel 1990 e, da allora, la cintura verde di Ouagadougou è rimasta un’opera pubblica realizzata a metà, con solo 1032 ettari coltivati. La sottoscrizione del Milan Urban Food Policy Pact da parte del Comune di Ouagadougou ha però segnato l’inizio di un nuovo periodo di lavori per la riabilitazione della cintura con l’obiettivo di garantire la sostenibilità alimentare a una città nel pieno di un’esplosione demografica.

“Ad oggi la capitale conta circa 2,5 milioni di abitanti e si prevede che con la crisi securitaria e l’urbanizzazione questa cifra crescerà nei prossimi anni – afferma Abdoul Wahab Kiendrébeogo, rappresentante del Comune di Ouagadougou – Per questo è importante allargare la cintura verde: per riuscire a sviluppare un sistema agroalimentare inclusivo e sostenibile che possa fornire cibo sano alla città, soprattutto alle persone più vulnerabili”.  

Il progettoNUTRIRE LA CITTÀ – Agricoltura urbana e produzione del cibo sano e locale per lo sviluppo di un sistema agroalimentare sostenibile e inclusivo”, cofinanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) a cui Mani Tese sta lavorando con Fondazione ACRA (capofila) e altri partner (Gnucoop, Etifor, ITAL WATINOMA e ASSOCIATION WATINOMA, Ke Du Burkinabé, Mairie Di Ouagadougou), prevede l’allargamento della cintura verde di altri 15 ettari e lo sviluppo di un sistema di rifornimento delle mense scolastiche della città con le eccedenze dei prodotti freschi. Questo sistema permetterà, a livello ambientale, di rigenerare il terreno intorno alla capitale tramite tecniche agroecologiche; a livello economico, consentirà di generare lavoro e reddito per le famiglie e i gruppi di agricoltori che vi lavoreranno; infine, a livello sociale, permetterà a 6000 bambini e alle persone più vulnerabili, come gli sfollati interni, di consumare cibo sano e locale.

Durante le visite sul terreno, il coordinatore del progetto per Mani Tese, ha affermato che la cintura verde è vitale per la città di Ouagadougou. “Viviamo in un momento storico di profonda crisi ambientale – dichiara il coordinatore – la cintura verde gioca un ruolo fondamentale nella riduzione delle emissioni di anidride carbonica e delle temperature che sono sempre più alte. Dobbiamo lavorare per garantire ai nostri figli di poter vivere in luogo migliore rispetto a come lo abbiamo trovato noi”.

Anche Dialla Tiusgnimi, direttore tecnico del parco Bangr-Weogo di Ouagadougou, è d’accordo con il coordinatore del progetto: “Sensibilizzare i cittadini sull’importanza del prendersi cura degli spazi verdi della città è prioritario, per questo il parco è uno dei protagonisti del progetto come tassello insostituibile della cintura verde”. Con il direttore del parco e il partner italiano ETIFOR, Mani Tese sta infatti lavorando a una mappatura delle specie forestali non legnose così che nei prossimi mesi si possa dare il via alla riforestazione di alcune zone del parco e all’inserimento di piante utili anche a scopo alimentare.

“Uno dei principali obiettivi – conclude il direttore – è riuscire a lavorare insieme per salvaguardare la biodiversità della cintura verde, coinvolgere i cittadini nella manutenzione del verde pubblico e permettere alla popolazione di vivere in un luogo sano, in grado di nutrire tutta la città.”

Prevenire il traffico di minori e la dispersione scolastica in Benin

La nostra attività di sensibilizzazione in quattro comuni dell’Atacora per garantire ai bambini e alle bambine il diritto allo studio.

In Benin siamo impegnati con il progetto ‘‘Promozione dei diritti dei bambini nell’Atacora”, che ha come obiettivo quello di promuovere la protezione e il diritto all’educazione per le bambine e i bambini nel dipartimento dell’Atacora.

Il progetto.sostenuto con i fondi Otto per Mille della Chiesa Valdese, coinvolge 20 scuole primarie pubbliche distribuite in quattro diversi comuni (Boukombé, Kouandé, Natitingou e Toucountouna).

In questi mesi lo staff locale ha lavorato alacremente al progetto in tutte le località beneficiarie e in particolare quelle più colpite dal fenomeno del traffico di bambini, organizzando alcune sessioni di sensibilizzazione dedicate ai genitori degli alunni sulle conseguenze del traffico di bambini a scopo di sfruttamento nei campi di cotone della regione dell’Aliborì in Benin o in Nigeria.

Sotto l’arbre à palabre (letteralmente l’albero della parola, quel luogo sotto un albero, dove si discutono le cose importanti della vita del villaggio) è avvenuto un utile confronto sulle conseguenze di questo fenomeno approfondendo in particolare due argomenti: la non scolarizzazione dei bambini e la dispersione scolastica. Nel corso di queste riunioni si è inoltre parlato delle sanzioni previste dal codice dell’infanzia contro gli autori e i complici del traffico dei bambini e delle disposizioni costituzionali che fanno del diritto all’istruzione un obbligo per tutti i bambini e le bambine del Benin.

Dopo l’inizio dell’anno scolastico 2022/23, la responsabile del progetto di Mani Tese Judith N’BORA ha condotto una serie di visite presso tutte le località coinvolte dal progetto incontrando i capi villaggio, i direttori delle scuole e i membri delle associazioni dei genitori degli studenti, allo scopo di pianificare con una modalità partecipativa degli incontri sull’importanza del diritto all’istruzione e sui fattori e le conseguenze della dispersione scolastica, soprattutto femminile.

Sempre nell’ambito del progetto è stata inoltre organizzata una sessione di advocacy rivolta alle autorità locali e comunali per il rafforzamento della protezione dell’infanzia organizzata in ciascuno dei quattro comuni target dell’intervento. Questa attività ha rappresentato un’importante occasione di incontro che ha riunito rappresentanti degli studenti, presidenti di associazioni dei genitori degli alunni, direttori delle scuole, capi villaggio, rappresentanti dei giovani, delle donne e chef d’arrondissement (quartieri) in rappresentanza dei loro rispettivi sindaci.

Le sessioni hanno visto diversi interventi fra cui il discorso di apertura del Rappresentante Paese di Mani Tese Achille Yotto Tepa, che ha ricordato il contesto nel quale il progetto interviene denunciando il silenzio colpevole della maggior parte delle autorità locali nei confronti di pratiche ignobili che calpestano i più elementari diritti dei bambini, i quali restano senza protezione.