15. I biscotti di damata

La cooperativa Wousso Goutta produce biscotti di fagioli molto buoni e nutrienti che vorrebbero esportare anche fuori dal villaggio.

Damata ha 47 anni e fa parte della cooperativa Wousso Goutta (in lingua bissa “Dio è grande”), una delle cooperative selezionate dal progetto “Imprese sociali innovative e partecipazione dei migranti per l’inclusione sociale in Burkina Faso” cofinanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo e da Fondazione Maria Enrica.

Grazie alla loro attività, Damata e le altre donne del villaggio stanno migliorando le proprie condizioni di vita e si tolgono anche qualche soddisfazione…come il successo dei biscotti di fagioli che producono!

Alla base della ricetta c’è il niébé, fagiolo bianco dall’occhio, una leguminosa molto versatile e utilizzata nella cucina burkinabé, che si può mangiare semplicemente bollito o con il riso, ma anche ricavarne farina per fare crepes, frittelle, couscous e biscotti molto buoni e nutrienti.

Damata e le sue colleghe hanno cominciato dapprima a coltivare il niébé e poi, grazie al progetto, hanno potuto crescere e realizzare il proprio laboratorio di produzione di biscotti, con tanto di magazzino e sala riunioni.

“Finalmente – ci racconta Damata – abbiamo una struttura dove poter lavorare, ma anche riunirci per fare incontri di lavoro E con la formazione sul marketing che abbiamo ricevuto, abbiamo capito le potenzialità reali del nostro prodotto sul mercato e ora sappiamo gestire a livello contabile la nostra cooperativa”.

Wousso Goutta lavora quindi su tutta la filiera, dalla coltivazione del niébé alla vendita del prodotto trasformato, e i suoi biscotti sono in corso di analisi in un laboratorio della capitale per valutarne le qualità nutritive e organolettiche, da cui speriamo derivino presto possibilità di commercializzazione su altri mercati oltre a quelli locali, dove la cooperativa è già conosciuta.

Damata, infine, augura a tutti tanta salute (perché ce n’è bisogno!) e alla sua cooperativa augura ovviamente di crescere e avere successo in tutte le sue attività.

Qui di seguito alcune foto di Damata accanto al forno e a sacchi di niébé.

 

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I FUNGHI DI PETER

Grazie al progetto AGRI-CHANGE, che Mani Tese sta realizzando in Kenya, Peter Kibe ha avviato un’attività di produzione di funghi.

Peter Kibe è un agricoltore della contea di Nakuru, situata nell’alto bacino del fiume Molo in Kenya. Nel 2014 aveva partecipato a un corso di formazione sulla produzione di funghi, grazie al quale sperava di poter avviare un’impresa, ma la mancanza di risorse economiche lo aveva costretto a rinunciare al progetto.

All’inizio dello scorso anno, però, Peter è stato coinvolto nel progetto “Agri-change: piccole imprese grandi opportunità. Sviluppo di filiere agro-alimentari nel bacino del fiume Molo”, cofinanziato dall’Agenzia Italiana per la cooperazione allo sviluppo, e ha accettato con entusiasmo e con l’intenzione di avviare finalmente una produzione di funghi.

Peter, questa volta, non era disposto ad arrendersi e ha lavorato con grande motivazione per costruire una struttura per la produzione dei funghi. La struttura è stata resa operativa a fine 2020 e Mani Tese, grazie al già citato progetto, ha fornito a Peter quattro chilogrammi di micelio (elemento base per la produzione dei funghi), strumenti di lavoro e un corso di aggiornamento sia pratico che teorico.

A fine dicembre, Peter ha iniziato la raccolta, ha venduto un po’ di funghi ai vicini e ne ha conservati altri per il consumo in famiglia. Al momento della visita da parte dell’équipe di progetto, Peter aveva raccolto un totale di 15 kg di funghi e stimava che sarebbe stato in grado di produrne fino a 45 kg per il primo lotto di coltivazione. Grazie alle vendite, Peter è stato in grado di aumentare il suo reddito e quest’anno ha potuto pagare le tasse scolastiche dei suoi figli.

“La produzione di funghi è il tipo di agricoltura più comodo che ho mai realizzato – racconta Peter – Per prendermene cura, infatti, non devo allontanarmi da casa perché basta una piccola porzione di terreno nel mio cortile e posso risparmiare tempo da dedicare ad altre attività”.

“Questa nuova produzione ha migliorato il livello nutrizionale di tutta la famiglia – continua Peter – Ora infatti, grazie alla vendita dei funghi, possiamo permetterci di diversificare gli alimenti che consumiamo, e gli stessi funghi ci forniscono una buona fonte di proteine​​”. 

I funghi di Peter sono molto richiesti nella zona e, non appena sono pronti, i clienti arrivano per comprarli o addirittura li prenotano in anticipo. Ci sono tuttavia diverse sfide per la loro produzione: serve infatti molta attenzione per prendersi cura di loro in tutte le stagioni, bisogna regolare la temperatura e mantenere standard igienici molto elevati nella struttura di produzione, perché i funghi sono molto sensibili e delicati.

Qui di seguito alcune foto di Peter e dei suoi funghi:

Funghi ostrica quasi pronti per il raccolto
Giovani funghi che spuntano
Peter nella sua unità di produzione di funghi

IL NOSTRO IMPEGNO PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE DI OUAGADOUGOU

La capitale del Burkina Faso si sta espandendo velocemente e per questo stiamo lavorando allo sviluppo sostenibile della città.

La popolazione di Ouagadougou, secondo stime ufficiali, nel 2050 salirà a 10 milioni di persone. Se pensiamo che oggi la città ospita circa 2,5 milioni di abitanti, questo significa che nel giro di 30 anni scarsi la popolazione quadruplicherà. 7,5 milioni di persone in più che necessiteranno di cibo, acqua, cure essenziali, lavoro. Come rispondere a queste sfide?

Noi di Mani Tese qui in Burkina Faso ce lo siamo chiesti e, insieme alla municipalità della città, abbiamo provato a dare il nostro contributo. Come? Con una serie di interventi realizzati nell’ambito del progetto Imprese sociali innovative e partecipazione dei migranti per l’inclusione sociale in Burkina Faso” cofinanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppoe da Fondazione Maria Enrica.

Prima di tutto, abbiamo lavorato alla riabilitazione di una prima parcella della “cintura verde di Ouaga”, un insieme di aree verdi promosse ai tempi della presidenza di Thomas Sankara e poi abbandonate all’incuria. Il progetto del municipio, che Mani Tese ha sposato, è quello di rigenerare queste zone, adibendole al loro scopo originario, ovvero l’orticoltura combinata all’arboricoltura da frutto. Per questo, su una prima parcella esemplare di 5 ettari, abbiamo installato un sistema irriguo solare e piantato un buon numero di specie di alberi (papaie, néré e karité), che crescendo diventeranno una piccola foresta che potrà fornire cibo alla città. Le donne beneficiarie di quest’area già oggi vivono degli ortaggi che coltivano sul terreno e garantiscono la cura e la tutela dell’area. 

La seconda azione che abbiamo intrapreso, è stata quella di recensire tutti gli orticoltori della città e individuare tra loro 201 donne vulnerabili a cui donare un kit per l’agricoltura o una motopompa per l’irrigazione dei campi. Un’iniziativa importante per facilitare il lavoro di queste donne che producono anche per il sostentamento della città.

L’ultimo contributo che abbiamo voluto dare è promuovere l’engagement dei/delle giovani, che saranno i/le leader del domani, coloro che effettivamente si ritroveranno a dover far fronte alle sfide del futuro. Per far questo, sempre in collaborazione con la municipalità di Ouagadougou ma anche con la Fondazione ACRA, abbiamo lanciato un concorso, dal titolo “Nourrir Ouaga”, aperto ai giovani della città che hanno avuto la possibilità di proporre soluzioni innovative e tecnologiche per rispondere ai problemi del sistema agro-alimentare di Ouagadougou.

Il concorso ha premiato 5 ragazzi di meno di 18 anni e 5 giovani tra i 18 e i 35 anni. La prima categoria ha raccolto progetti interessanti dagli studenti dei licei della città, accompagnati dalla Fondazione ACRA in un percorso di alfabetizzazione informatica, che hanno vinto un computer portatile con cui sperimentare quanto appreso in classe. La seconda categoria, invece, ha visto premiati 5 giovani che sono stai aiutanti a sviluppare il proprio progetto.

In particolare, Nassirou Maiga, vincitore del primo premio, ha realizzato il video demo della sua app “Smart Doctor” nata per aiutare gli agricoltori a riconoscere e curare le malattie delle piante; Poupla Annick Somé ha ricevuto un computer molto performante per sviluppare la sua app “Ouaga Sans Faim” che metterà in contatto produttori, trasformatori, trasportatori e clienti della città, oltre ad avere al suo interno dei tutorial su come prendersi cura delle piante. Arsène Gambo, terzo classificato, ha potuto sperimentare in 8 famiglie della città il suo progetto “Family Vegetables Grower”, con il quale è possibile produrre le proprie verdure tramite tecniche idroponiche direttamente a casa propria, con un monitoraggio via cellulare, un progetto che sta avendo grande successo e per cui c’è già domanda in altre città del Burkina Faso. Angeline Diarra, invece, sta realizzando una sperimentazione di piscicoltura combinata alla coltura di cipolla, in un sistema di produzione agroecologica. Infine, Innocent Combari ha potuto aprire in città una sua boutique di prodotti provenienti da campi dove vengono utilizzate tecniche agroecologiche.

Tutti e 10 i vincitori sono stati premiati durante il Forum regionale delle città africane firmatarie del Milan Urban Food Policy Pact (MUFPP), che si è tenuto a Ouagadougou dal 15 al 19 febbraio scorsi, e hanno avuto così la possibilità di presentare i propri progetti di fronte alla comunità internazionale che si è dimostrata molto interessata e colpita dalle loro idee, dal loro dinamismo e dal loro impegno per la città.

Abbiamo iniziato quindi iniziato a piantare i primi semi per raccogliere le sfide che la città di Ouagadogou dovrà affrontare (e in parte affronta già). Speriamo che in tanti contribuiscano a loro volta e che insieme si arrivi lontano. Precisamente a 10.000.000.

Qui di seguito alcune foto della premiazione del concorso “Nourrir Ouaga”:

I vincitori del concorso insieme al sindaco di Ouagadougou Armand Béouindé e alle rappresentanti di Mani Tese e ACRA
I giovani under 18 vincitori del concorso con il sindaco di Ouagadougou Armand Béouindé
I vincitori del concorso per adulti insieme a Giulia Polato (Mani Tese) e Elena De Giosa (ACRA)
Angeline Diarra premiata da Katelyn Buisman, Rappresentante Paese di ACRA
Innocent Combari e Arsène Gambo premiati dalla nostra Rappresentante Paese Giulia Polato
Poupla Annick Somé premiata dal sindaco di Ouagadougou Armand Béouindé
Nassirou Maiga premiato dal sindaco di Ouagadougou Armand Béouindé
Virginie Seihon, vincitrice categoria giovani, con Giulia (Mani Tese) ed Elena De Giosa (ACRA)
La locandina del concorso “Nourrir Ouaga”

LA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA DONNA A GABU IN GUINEA-BISSAU

Insieme ai partner del progetto JUNTAS, abbiamo organizzato un evento per sensibilizzare sul tema della violenza sulle donne e sulle donne con disabilità.

Il 5 marzo, nella città di Gabu (Guinea-Bissau), si è tenuto un evento di celebrazione della Giornata Internazionale della Donna nell’ambito del progetto “JUNTAS: empowerment femminile nella regione di Gabu”, cofinanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo.

L’evento è stato organizzato da Mani Tese con i due principali partner di progetto, AIFO e FADPD-GB (Federazione per la difesa e promozione dei diritti delle persone con disabilità in Guinea-Bissau), nel centro AMAE (Associazione di donne per attività economiche), con l’obiettivo di sensibilizzare le istituzioni pubbliche e i rappresentanti della società civile sul tema della violenza sulle donne e sulle donne con disabilità.

L’evento ha visto in fase di apertura l’intervento introduttivo dei capi missione di Mani Tese e AIFO, Paola Toncich e Arniel Silot. Dopodiché i capi progetto, Marco Cazzolla per Mani Tese e Elisabetta Quattrocchi per AIFO, hanno illustrato obiettivi e iniziative del progetto stesso e, a seguire, Saco Embalo, animatore sociale del progetto, ha spiegato la storia e il significato della Giornata Internazionale della Donna, sottolineandone l’importanza in un’ottica di sensibilizzazione sui diritti delle donne.

Interessante è stato poi l’intervento di Iris Babilonia Will a testimoniare la sinergia tra il progetto JUNTAS e il progetto “Emancipazione e diritti per bambini e donne in Guinea-Bissau”, finanziato dall’Unione Europea, di cui Iris è responsabile locale delle attività di genere. Iris ha parlato di violenza sulle donne raccontando storie conosciute durante la sua esperienza professionale e ha tenuto a sottolineare l’importanza del sostegno psico-sociale alle vittime di violenza.

La celebrazione si è conclusa infine con la presentazione di Saido Embalo, rappresentante della Federazione per la difesa e promozione dei diritti delle persone con disabilità in Guinea-Bissau, che ha parlato più specificamente dei problemi che colpiscono le donne con disabilità (che subiscono una doppia discriminazione essendo sia donne che disabili) e ha dato delle raccomandazioni alle varie istituzioni e organizzazioni pubbliche e private per l’inclusione delle persone con disabilità nella società guineense.

Qui di seguito alcune foto dell’evento:

RICUCIRE IL FUTURO: IL FILO CHE UNISCE ITALIA E GUINEA-BISSAU

Sarte italiane e sarte guineensi insieme per favorire l’autonomia socio-economica di donne vulnerabili e scambiarsi competenze sartoriali.

A fine 2020, insieme all’Associazione di Promozione Sociale Mani Tese Finale Emilia e alla sartoria sociale Manigolde, abbiamo lanciato il progetto “Ricucire il futuro”, finanziato da Fondazione di Modena e dall’Unione Europea.

Si tratta di un progetto “ponte” fra Italia e Guinea-Bissau che intende favorire l’autonomia socio-economica di ragazze e donne vulnerabili in Guinea-Bissau e fare sensibilizzazione in Italia, in particolare sul tema della moda etica e sostenibile e sulla violenza contro le donne.

Le attività si svolgeranno appunto tra Italia e Guinea-Bissau e coinvolgeranno, da una parte le donne della sartoria sociale Manigolde, dall’altra le donne e le ragazze vittime di violenza accolte nel Centro di Accoglienza di Bissau.

Le Manigolde, in particolare, organizzeranno tre workshop online per lavorare, insieme alle sarte guineensi, alla realizzazione di capi con modelli e stoffe tradizionali africane.

Le ragazze e le donne del Centro di Accoglienza di Bissau, invece, riceveranno una formazione sartoriale tenuta dal responsabile della sartoria RENASCER ALFAIATARIA di Antula, partner di progetto.

La stessa sartoria RENASCER ALFAIATARIA vedrà un aumento del personale con l’arrivo di nuove lavoratrici che si dedicheranno principalmente alla produzione di mascherine e vestiti.

“Il progetto vuole generare opportunità di formazione e di reinserimento lavorativo per donne vittime di violenza – ci dicono le Manigolde – ma al tempo stesso vuole essere l’occasione per uno scambio reciproco di competenze sartoriali”.

Cooperazione, solidarietà e confronto sono quindi alla base di questo progetto che, oltre che sul sito di Mani Tese, verrà anche raccontato tramite i profili Facebook e Instagram delle Manigolde. Visitateli per gli ultimi aggiornamenti e cliccate qui per ulteriori info sul progetto: https://manitese.it/progetto/ricucire-il-futuro

Qui di seguito le foto di una sarta delle Manigolde e di una sarta guineense.

© Andrea Scacchetti
© Mirko Cecchi

 

LA CELEBRAZIONE DELL’8 MARZO A KOUBA IN BENIN

L’8 marzo è stata l’occasione per celebrare i risultati raggiunti dalle donne sostenute dai nostri progetti di sviluppo.

L’8 marzo, come in tutti i Paesi del mondo, anche in Benin si celebra la Giornata Internazionale dei Diritti delle Donne. Qui, per il terzo anno consecutivo, la manifestazione ha un carattere speciale per Mani Tese, perché viene organizzata dalle donne che negli anni sono state coinvolte nei nostri progetti di sviluppo.

Quest’anno è stato il villaggio di Kouba, nel Comune di Toucountouna, a ospitare l’evento e il motto scelto dalle donne è stato “La nostra leadership è il risultato di una conquista giornaliera e la nostra resilienza alla pandemia Covid-19 ne è il frutto”.

Le celebrazioni sono cominciate, presso la sede dell’Unione delle cooperative di donne di Kouba, con canzoni e danze. In seguito, sono state accolte le delegazioni delle donne e delle associazioni dei comuni di Kouandé, Natitingou e Toucountouna e più precisamente delle località di Tigninti, Koussocongou, Didapombor, Tampègré, Maka e Kabaré.

Il gruppo, costituito da un gran numero di donne e di invitati, ha poi attraversato con gioia il villaggio cantando canzoni che sottolineavano il percorso realizzato dalle cooperative e i risultati ottenuti grazie al sostegno di Mani Tese. Infine, il gruppo è arrivato alla casa dei giovani del villaggio che era stata preparata con cura per l’occasione.

Qui, il capo del villaggio Sèbi Sika Séraphin e il capo della terra di Kouba Simbokou Tchawera hanno ringraziato i partecipanti alla manifestazione e si sono congratulati con le donne per l’impegno nelle attività in cui sono state coinvolte da Mani Tese. Alla fine del discorso, entrambi hanno ringraziato lo staff di Mani Tese per il lavoro svolto nel villaggio.

Subito dopo, ha preso la parola la Presidente dell’Unione delle cooperative delle donne trasformatrici di manioca di Kouba, Katoumi Adamou, che ha spiegato i progressi fatti dai gruppi di Kouba dopo il loro incontro con Mani Tese e ha ricordato i numerosi e importanti aiuti ricevuti. In particolare: un laboratorio di trasformazione della manioca, un magazzino di stoccaggio dei prodotti, materiale e strumenti per il trasporto e la trasformazione, l’agevolazione nell’accesso al microcredito, il supporto alla riscoperta e all’introduzione nelle pratiche agricole e nelle abitudini culinarie di alcuni ortaggi che erano praticamente scomparsi. La Presidente ha concluso il suo discorso ringraziando nuovamente Mani Tese per tutto il sostegno ricevuto, questo ha infatti permesso alle donne beneficiarie di emanciparsi ancora di più, accrescendo il loro senso di responsabilità, e consente loro di essere trattate con maggior rispetto e dignità in ambito famigliare e nel villaggio.

Il Direttore della Scuola Primaria Pubblica di Kouba, Antoine Biaou, ha invece ricordato l’importante ruolo che Mani Tese ha giocato a livello scolastico per la promozione del diritto all’educazione e il mantenimento scolastico degli studenti e in particolare delle studentesse.

È poi stato chiamato a parlare il Rappresentante di Mani Tese in Benin, Achille Tepa, che ha dichiarato: “Sono molto contento del livello di maturità raggiunto dalle donne delle cooperative sostenute dall’organizzazione perché, anche se è ormai da tre anni che non beneficiano più di alcun sostegno finanziario, queste donne hanno preso in mano la loro vita e, per questo, sono sempre orgoglioso di citarle come esempio ovunque io vada”. Secondo Achille, tutti i progetti di sviluppo devono portare a questo momento nel quale i/le beneficiari/e diventano autonomi/e e possono realmente prendere in mano le redini della situazione.

In conclusione, il capo del distretto di Kouarfa – il Sig. Boni Kpagre – in rappresentanza del sindaco del Comune di Toucountouna, ha anche lui ricordato le molteplici azioni di Mani Tese nel comune di Toucountouna. Le attività realizzate con Mani Tese, ha detto, hanno considerevolmente migliorato lo status e il reddito delle donne permettendo loro di sottoscrivere persino un’assicurazione sanitaria a beneficio delle loro famiglie. Kpagre si augura che la dinamica messa in moto continui al fine di permettere ad altre donne di far parte delle cooperative per beneficiare dei vantaggi che offrono.

Qui di seguito altre foto della celebrazione:

STORIA DI UN BAMBINO TALIBÈ: AMADOU

Costretto per anni a mendicare da un presunto maestro coranico, è stato trovato dalla RAO (Rete dell’Africa dell’Ovest) e ora vive in una comunità a Bafatà.

Una testimonianza di Junior João Malaca, assistente sociale del progetto “Investire sul futuro: protezione, formazione e occupazione per i migranti di ritorno, i migranti potenziali ed i migranti minori non accompagnati in Senegal, Gambia e Guinea-Bissau”, cofinanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. Amadou è un nome di fantasia per proteggere la privacy del minore.

Amadou, un ragazzo di 13 anni, è orfano ed è il più piccolo di quattro fratelli. Si trova insieme a uno dei fratelli nella comunità di São Domingos Badoora, nella regione di Bafatà (Guinea-Bissau), dove è arrivato nel novembre scorso in seguito a una delicata operazione di advocacy (le frontiere erano infatti chiuse a causa della pandemia di Covid-19).

La storia di Amadou è una storia di sofferenza e sfruttamento, come quella di tanti bambini della Guinea-Bissau che non hanno avuto la fortuna di nascere in una famiglia agiata. Qualche anno prima, infatti, la sorella più grande di Amadou, che dopo la morte dei genitori si prendeva cura della famiglia, aveva deciso di mandarlo a studiare in Senegal, presso un presunto maestro coranico (Tcherno in lingua locale) che assicurava di potersi prendere cura del ragazzo.

Amadou non voleva andare e provò addirittura a fuggire, ma non ci fu nulla da fare, anche perché il maestro era venuto a prelevarlo di persona. Arrivato in Senegal, però, il ragazzo capì immediatamente che la realtà che lo attendeva era ben peggiore di quanto avesse potuto immaginare.

Amadou, infatti, non studiò il Corano, né migliorò la sua educazione, ma trascorse il suo tempo per strada a mendicare, nella speranza di racimolare denaro da consegnare al proprio aguzzino e conservando possibilmente qualcosa per comprare del cibo per sé. Trascorse così 3 anni, vivendo a Dakar in una piccola casa con altri 10 bambini nella sua stessa situazione.

A giugno 2020, però, il governo senegalese, preoccupato per la pandemia, impose il coprifuoco e ordinò che tutte le persone che vivevano per strada, bambini compresi, venissero portati al sicuro. Così, un giorno, approfittando della distrazione delle persone che lo controllavano, Amadou scappò e venne trovato da alcuni membri della RAO (Rete dell’Africa dell’Ovest) che si occupa di protezione dei minori nell’area.

Amadou ci ha poi raccontato che se fosse stato preso dai suoi aguzzini sarebbe stato picchiato, ma quello era un trattamento a cui era abituato se non raccoglieva abbastanza soldi a fine giornata e quindi valeva la pena tentare la fuga.

Il ragazzo, dopo questa terribile esperienza, si è reintegrato bene nella comunità, gioca con gli altri bambini e partecipa alle attività che vengono organizzate. Ha anche ripreso a frequentare la piccola moschea del villaggio perché anche da casa è possibile apprendere gli insegnamenti coranici.

Mani Tese ha consegnato ad Amadou materiale scolastico e ha pagato un anno di iscrizione presso la scuola del vicino villaggio, dove potrà recarsi ogni giorno con la bicicletta che gli è stata messa a disposizione dall’associazione AMIC (Amici dei bambini). Nei prossimi mesi monitoreremo la situazione grazie al telefono cellulare che abbiamo consegnato al fratello, parlando col maestro della scuola e realizzando altre missioni di campo.

Da quando è iniziato il progetto “Investire sul futuro”, sono più di 150 i bambini talibè guineensi individuati in Senegal. Il nostro impegno è quello di occuparci di tutti loro e quindi il lavoro da fare è ancora molto.

Alcune foto di João, assistente sociale del progetto, insieme ad Amadou e al fratello maggiore di Amadou all’interno della comunità.

Alcune foto della comunità di São Domingos Badoora.

L’agroecologia sia la risposta della cooperazione internazionale alle crisi in atto in Africa occidentale

L’appello della nuova coalizione AZIONE TerrÆ,
che sarà presentato on line il 9 marzo.

Il Covid aggrava gli effetti del cambiamento climatico che stanno mettendo a dura prova la sopravvivenza delle popolazioni saheliane: le loro condizioni di vita dipendono dal potenziamento dell’agroecologia, per lo sviluppo di sistemi alimentari equi e sostenibili. Per questo nasce Azione TerrÆ – Coalizione per la transizione agroecologica in Africa Occidentale, la nuova alleanza composta da numerose ONG e associazioni italiane impegnate da decenni nella regione: ACRA, CISV, COSPE, DEAFAL, LVIA, Mani Tese, Terra Nuova, Rete Semi Rurali, Agroecology Europe in collaborazione con AOI e FOCSIV.

In Africa Occidentale la maggioranza delle persone vive ancora nelle zone rurali e per tutte loro la terra è fonte di vita. Ma la terra è anche una risorsa sempre più scarsa e di difficile accesso per le fasce sociali più vulnerabili: i giovani, le donne, i migranti e le minoranze. Lo è per motivi ambientali dovuti aicambiamenti climatici e a pratiche produttive insostenibili che causano desertificazione, erosione e salinizzazione dei suoli, e per motivi sociali ovvero per l’effetto combinato della frammentazione delle imprese a seguito della pressione demografica, e della loro concentrazione causata dal land grabbing, dalla produzione di biomassa a fini energetici e da altri fenomeni speculativi.

Obiettivo di Azione TerrÆ è quello di sostenere la transizione agroecologica in Africa Occidentale nelle politiche e nei programmi di cooperazione internazionale, a partire dalla Cooperazione italiana. La risposta alle situazioni di crisi della regione richiede infatti un approccio sistemico e multi-attoriale, che metta al centro i temi della terra e dell’agricoltura contadina, il ruolo delle donne e dei giovani.

L’appello di Azione TerrÆ

Azione TerrÆ, che indica già nel suo nome (Æ come Agro – Ecologia) il proprio intento, illustra approfonditamente la sua proposta di intervento nel documento “Transizione agroecologica e cooperazione internazionale in Africa Occidentale: Appello per un’azione urgente”.

L’Agroecologia, con il suo approccio sistemico, e la sua capacità di mobilitare attori diversi – si legge dal documento è in condizione di promuovere anche in Africa Occidentale e nel Sahel economie del cibo e della gestione delle risorse naturali inclusive, sostenibili e resilienti. Privilegiando le imprese familiari e contadine, valorizzando il ruolo delle donne e dei giovani, rafforzando forme associative che garantiscano la partecipazione e la rappresentanza di tutti gli attori, e che siano in grado di dialogare con le istituzioni, a partire da quelle territoriali”.

Si tratta, secondo il documento, di un processo di trasformazione da avviare senza perdere tempo, su cui le organizzazioni di Azioni TerrÆ auspicano la convergenza di tutti gli attori della cooperazione internazionale, a partire dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo con cui è già stato aperto un dialogo volto alla condivisione di politiche e programmi.

Un processo che Azione TerrÆ è già impegnata a sostenere con i partners locali, in primo luogo il ROPPA (Reseaux des Organisations de Producteurs et Paysannes de l’Afrique de l’Ouest), rete di organizzazioni contadine e di produttori che coordina l’iniziativa di 15 piattaforme nazionali dell’Africa dell’Ovest.

Il webinar del 9 marzo

Il documento “Transizione agroecologica e cooperazione internazionale in Africa Occidentale: Appello per un’azione urgente” sarà presentato on line durante il webinar “Quale posto per la transizione agroecologica nella cooperazione internazionale sui sistemi alimentari?”, promosso da Azione TerrÆ insieme ad AOI, Associazione delle ONG Italiane, che si terrà martedì 9 marzo 2021, dalle ore 10.00 alle 13.00 su Zoom.

Qui il programma dell’evento.

Per partecipare è necessario registrarsi a questo link: https://forms.gle/a8D7d9z7KWB4DfMt5

Sarà comunque possibile seguire l’evento anche via streaming sulla pagina Facebook FOCSIV.