Un aggiornamento dal progetto agricoltura circolare in Zambezia

Proseguono le attività di Mani Tese e UPC-Z finalizzate soprattutto alla formazione di contadini e allevatori di 6 comunità rurali.

di Andrea Sandrini

La Zambézia è una delle province più povere del Mozambico e un’area con un alto tasso di malnutrizione. Qui Mani Tese, da oltre 25 anni, porta avanti i suoi progetti di cooperazione e sviluppo con un focus su Quelimane, capitale amministrativa della Zambézia, che ha visto crescere la sua popolazione in maniera esponenziale negli ultimi anni.

In questo contesto, garantire la disponibilità di cibo e una dieta completa e nutriente, oltre alla promozione di un’agricoltura sostenibile, è la sfida principale che ci proponiamo di affrontare nell’ambito del progetto “Agricoltura circolare” cofinanziato dall’8×1000 a gestione statale.

Nelle 6 comunità beneficiarie (Barrone, Eduba, Safure, Navilembo, Mudenga, Mazuere) del posto administrativo di Maquival, all’interno del distretto di Quelimane, il progetto sta dando i suoi frutti. Sono già state avviate tutta una serie di attività iniziali (che potete leggere qui) e, per ogni comunità, è stato creato un campo dimostrativo dove lo staff di Mani Tese e del partner locale UPC-Z (Unione Provinciale dei Contadini della Zambézia) sta mostrando le tecniche e i benefici dell’agricoltura di conservazione. Inoltre sono stati costruiti pollai e porcilaie e sono stati istituiti 6 comitati per la gestione dell’allevamento.

Il progetto è ora entrato in una fase importante per una serie di fattori, uno su tutti l’inizio della campagna agricola, inaugurata ufficialmente il 13 novembre. L’appoggio dei tecnici di Mani Tese e UPC-Z alle comunità beneficiarie è più che mai importante in questa fase perché è il momento dell’acquisto e distribuzione di sementi cerealicole e leguminose e della distribuzione di materiale di protezione per i contadini.

Un altro fattore di rilievo è l’approssimarsi della stagione delle piogge, che detta ritmi serrati per lo svolgimento di alcune attività che devono essere concluse prima del termine della stagione secca. In particolare, dovranno essere realizzati in tempi brevi la costruzione di sei pozzi, in ognuna delle comunità beneficiarie, insieme ai sistemi di irrigazione che aiutino la campagna agricola.

Una componente molto rilevante del progetto riguarda poi il rinforzo dell’apporto proteico nella dieta delle comunità beneficiarie. Proprio per questo il progetto prevede l’introduzione di animali (suini, galline e anatre), dei cicli di formazione e la costituzione di due allevamenti dimostrativi per la riproduzione degli animali. La distribuzione degli animali è stata fissata per il mese di febbraio, quando le piogge saranno ormai diminuite, in quanto l’umidità permette al virus del Newcastle, che colpisce sia le galline che le anatre,di proliferare e circolare maggiormente.

Per promuovere l’importanza di una dieta completa e salutare, infine, oltre alle sessioni di formazione più classiche, si prevede di ingaggiare una compagnia teatrale affinché riesca a coinvolgere e sensibilizzare in forma partecipativa i membri dell’intera comunità. Verrà pertanto proposta, tra dicembre e gennaio, una pièce formativa in tema di agricoltura e nutrizione e successivamente, dopo che sarà stata fatta la distribuzione di animali, una rappresentazione sull’importanza di una nutrizione con un buon apporto proteico e sul tema dell’allevamento.

Qui di seguito alcune foto relative alle formazioni sull’agricoltura circolare:

Cibo, clima e città

II progetto Food Wave e le scuole di attivismo di Mani Tese. L’onda dei giovani europei per partecipare alla governance delle politiche pubbliche sul cibo e della transizione agroecologica delle proprie città.

di FRANCESCA GIACOMETTI, Area Advocacy di Mani Tese

Da sempre per Mani Tese il diritto al cibo è legato indissolubilmente a questioni di giustizia ambientale, sociale ed economica. Il modo con cui coltiviamo, ci nutriamo e produciamo scarti alimentari comporta effetti rilevanti sulla nostra salute e su quella dell’ambiente.

In questa direzione la nostra associazione ha realizzato diverse iniziative negli ultimi anni. Tra queste ricordiamo l’Expo dei Popoli del 2015, che con i suoi delegati ha chiesto a gran voce più sovranità alimentare e più agroecologia, il progetto “Agrecologia in Martesana” e l’installazione “La Terra mi sta stretta”.

Dal 2020 partecipiamo al progetto Food Wave, finanziato dalla Commissione Europea, coordinato dal Comune di Milano e realizzato in partnership con sedici enti locali e tredici organizzazioni della società civile, dislocate in sedici Paesi europei e in Brasile.

L’onda del cibo

Dati recenti hanno dimostrato che l’agricoltura industriale, da sola, è responsabile di circa un terzo delle emissioni di CO2 a livello globale. Allo stesso tempo è il settore che viene più penalizzato dagli stessi cambiamenti climatici che ha contribuito a causare. È come un’onda anomala che deve essere fermata.

Food Wave (letteralmente “l’onda del cibo”) vuole provare a infrangere l’attuale situazione paradossale dell’agricoltura industriale proponendo sistemi alternativi del cibo e generando una spinta al cambiamento a partire dai e dalle giovani europee. Il progetto ha infatti creato una rete europea con l’obiettivo di coinvolgere i giovani di 20 città sul tema del cibo e dei sistemi agroalimentari urbani sostenibili. Argomenti come la transizione agroecologica o i sistemi alternativi del cibo si inseriscono quindi nel contesto di Food Wave abbinandosi al problema del cambiamento climatico e alla dimensione urbana dell’agricoltura, andando a creare un nesso tra cibo, clima e città con molteplici sfide e altrettante opportunità.

I giovani che vivono nelle città europee sono chiamati all’azione in qualità di generatori di cambiamento. A partire dalle proprie abitudini alimentari e di consumo fino ad arrivare alle politiche pubbliche, servono nuovi paradigmi per far fronte a una transizione tanto urgente quanto necessaria.

Gli strumenti del cambiamento

Per generare cambiamento, però, servono degli strumenti adeguati, fondati su dati scientifici aggiornati e che sfocino in competenze utili nella pratica.

Uno dei pilastri di Food Wave affidati al coordinamento di Mani Tese è proprio quello legato alla formazione di giovani attivisti che possano interagire sia con la comunità locale, sia con le amministrazioni per portare avanti dei progetti di rigenerazione agricola e forestale e, in ultimo, contribuire allo sforzo comunitario di mitigazione e adattamento al cambiamento climatico.

A questo scopo, sono state organizzate in tutta Europa diverse scuole di formazione per attivisti e nello specifico, a Milano, due edizioni si sono susseguite tra l’inverno del 2020 e l’estate del 2021.

Organizzate in collaborazione con Fondazione Acra, il Comune di Milano e il comune di Torino, le due edizioni della scuola di attivismo “Cibo, Clima e Città” hanno dato l’opportunità a circa 60 ragazze e ragazzi di confrontarsi con esperti, rappresentanti della Milano Food Policy (che a ottobre scorso ha inoltre ricevuto l’Earthshot Price per gli Hub Antispreco) e realtà attive sul territorio cittadino (CasciNet per la rigenerazione agricola, Recup per la lotta allo spreco alimentare e Pane Quotidiano per il tema del diritto al cibo). In questo modo, i partecipanti – provenienti principalmente da Milano e Torino – hanno potuto conoscere meglio il panorama associazionistico e istituzionale milanese legato ai sistemi alimentari alternativi, agroecologici e inclusivi.

In parallelo alle scuole di attivismo, un bando del Comune di Milano per la realizzazione di “street actions”, attività aperte alla popolazione di diversi quartieri delle città di Milano e Torino, ha consentito di portare i temi di Food Wave al di fuori del cerchio degli addetti ai lavori, proponendo eventi pubblici ad alto contenuto creativo e partecipativo per le comunità coinvolte. Tutte queste attività contribuiscono a perseguire quello che è il vero obiettivo del progetto: costruire e rafforzare una rete di reti giovanili che nelle città target possa diventare un soggetto politico riconoscibile, capace di partecipare alla governance delle politiche pubbliche sul cibo, avanzare proposte concrete, in collaborazione con le associazioni e le Ong locali che da tempo di occupano del tema, monitorare la transizione agroecologica delle nostre città, in linea con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile che le Nazioni Unite intendono raggiungere da qui al 2030.

Foto di Alberto Martin

Vesti il futuro, il nuovo game on line di Mani Tese

In occasione del Black Friday, Mani Tese lancia il gioco online “Vesti il futuro” per sensibilizzare sugli impatti ambientali della Fast Fashion.

Mani Tese, ONG che da oltre cinquant’anni si batte per la giustizia ambientale, economica e sociale, in occasione della settimana del Black Friday lancia il game on line Vesti il futuro.

Il gioco si propone di sensibilizzare sugli impatti ambientali della fast fashion, l’industria della moda usa e getta, in modo semplice e coinvolgente.

Il game

Vesti il futuro è ambientato in un futuro possibile, dove la corsa spasmodica delle industrie di abbigliamento all’ultimo trend e la produzione di massa di capi a basso costo hanno inquinato aria, acqua e terra. La superficie terrestre appare come una grande distesa di vestiti sparpagliati, ormai invivibile.

Attraverso tre semplici “missioni” il game permette di salvare il mondo cambiando il futuro che ci aspetta. Completando i vari livelli, infatti, è possibile acquisire informazioni sugli impatti della fast fashion e buone pratiche di comportamento sostenibile per fare in modo che il futuro che ci aspetta sia diverso.

Al termine del gioco, è possibile iscriversi alla community di Mani Tese per restare aggiornati sul tema ed essere coinvolti in iniziative e attività di sensibilizzazione.

Il costo della fast fashion

L’industria dell’abbigliamento è il secondo settore produttivo più inquinante. Ogni anno, mezzo milione di tonnellate di microfibre di plastica vengono versate negli oceani solo attraverso il lavaggio di nylon e poliestere. L’emissione di CO2 per la produzione del tessile corrisponde a 1,2 miliardi di tonnellate l’anno, quantitativo che supera il totale degli scarichi prodotti dai voli aerei e dalle navi. (Fonte: “A new textiles economy” 2017 –  Ellen MacArthur Foundation)

Questi sono alcuni dei dati presenti nel game Vesti il futuro che, oltre a condividere informazioni, offre anche spunti di comportamento attraverso un decalogo di buone pratiche.

“Vesti il futuro” è un’iniziativa di Mani Tese realizzata nell’ambito del Bando ”AmbiEnte Digitale” di Fondazione Cariplo.

VAI AL GAME

Le nostre attività di empowerment femminile a Gabu

Il nostro cooperante Andrea dalla Guinea-Bissau si presenta e ci aggiorna sugli sviluppi del nostro progetto dedicato all’empowerment femminile.

Ciao a tutti e tutte, mi chiamo Andrea Santopaolo e da maggio 2021 lavoro in Guinea-Bissau come responsabile del progetto “JUNTAS: empowerment femminile nella regione di Gabu”, cofinanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo.

La Guinea-Bissau, per me, è il Paese di uno dei più grandi rivoluzionari d’Africa, Amilcar Cabral (1924-1973), che ha lottato per la liberazione dalla colonizzazione portoghese. Il sogno di Cabral era quello di una Guinea-Bissau libera dalle egemonie straniere, in cui avvenisse una “riafricanizzazione degli spiriti” e una riappropriazione della terra come prima passo per l’autonomia alimentare.

Come spesso è accaduto nei Paesi lusofoni africani, tuttavia, il progetto non ha avuto i risultati sperati e Cabral, tradito probabilmente dai suoi compagni di partito, è stato assassinato il 20 gennaio 1973.

Oggi la Guinea Bissau è uno dei Paesi più poveri al mondo con un elevato indice di insicurezza alimentare. Il Paese, che precedentemente era in grado di produrre in autonomia gran parte degli alimenti consumati, principalmente il riso alla base della dieta della popolazione, vede ora la sua economia formale ed informale basata principalmente sulla raccolta della castagna di anacardo, che viene poi esportata in India per essere trasformata.

Il progetto “JUNTAS”, che ha come capofila l’ONG Aifo, nello specifico lavora nella regione di Gabu, zona ad alto potenziale produttivo per la ricchezza delle risorse naturali, ma in realtà una tra le più povere del Paese, con un indice di povertà è intorno al 69,3% e l’indice di insicurezza alimentare al 89,9% (Fonte WFP/SISAN 2018). In questo contesto la condizione femminile è estremamente penalizzata e, nonostante le donne rappresentino il fulcro della vita agricola e familiare, il potere decisionale è appannaggio degli uomini.

Mani Tese sta lavorando attivamente per fronteggiare queste dinamiche. In otto villaggi della regione di Gabu, infatti, stiamo realizzando incontri comunitari di sensibilizzazione sulla parità di genere e supportiamo le donne nella creazione e consolidamento di orti comunitari, sia per fortificare la loro autonomia alimentare sia per aumentare il loro reddito personale.

La terra, come Cabral menzionava, dev’essere il fulcro per una rivoluzione sociale e seguendo questo concetto crediamo che fortificando il benessere delle comunità, e generando reddito per le donne dei villaggi, possiamo supportare la loro emancipazione in un percorso di autonomia e di presa di coscienza del loro ruolo.

Negli otto villaggi, nello specifico, sono stati creati quattro nuovi orti e altri quattro sono stati fortificati. Sono stati realizzati quattro nuovi pozzi e sono stati installati due sistemi fotovoltaici di pompaggio dell’acqua. Precedentemente al nostro intervento, la produzione di orticole era scarsa e avveniva solamente durante il periodo delle piogge. Attualmente, tramite il supporto degli animatori agricoli di Mani Tese, si stanno appoggiando le donne delle comunità sia nell’organizzazione degli orti, attraverso l’introduzione di pratiche agroecologiche, sia a livello di commercializzazione dei prodotti.

I risultati sono visibili, soprattutto quando le donne degli orti ti mostrano con fierezza le melanzane pronte per essere mangiate o quando si siedono a cerchio per confrontarsi su cosa piantare o come organizzare la prossima semina di orticole.

Qui di seguito alcune foto:

empowerment femminile guinea bissau mani tese 2021

Video: come stanno I bambini e le bambine?

Attraverso i loro sguardi e le loro parole, bambini e bambine ci hanno raccontato l’esperienza del rientro a scuola dopo il lungo periodo di DAD.

L’abbandono scolastico è il risultato di un disagio che spesso comincia in famiglia e nella scuola primaria. Dopo il Covid, questo fenomeno sembra essere peggiorato. Prima della pandemia, infatti, circa un/una bambino/a su sette era a rischio dispersione scolastica, ora ben uno/a su quattro potrebbe abbandonare la scuola precocemente.

Come stanno i bambini e le bambine oggi? Come hanno vissuto il periodo della DAD? Cosa desiderano per loro? Lo abbiamo chiesto ad alcuni di loro e ne è nato un video davvero toccante.

“Tutto l’anno scorso stare davanti al computer non mi dava sollievo. È una bella sensazione stare a scuola. Prima quasi non contava, invece adesso sì” ci racconta uno di loro.

“La cosa più importante è stare vicini” ci dice un’altra.

I bambini e le bambine, se li osservi, si mostrano. E, se li ascolti, ti parlano. I loro sguardi, i loro gesti e le loro parole arrivano dritti al cuore. Tutti in qualche modo ci raccontano del loro diritto all’infanzia e all’adolescenza.

E proprio nella Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza vogliamo condividere i loro sogni e le loro sensazioni pubblicando questo video che abbiamo realizzato nell’ambito nell’ambito di “Piccoli che Valgono!”, un progetto selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, promosso da Mani Tese insieme ad altri partner.

 

Il lavoro di Damnok toek coi bambini di strada in Cambogia

Damnok Toek, organizzazione con la quale collaboriamo in Cambogia, accoglie bambini e bambine di strada e offre percorsi di riabilitazione finalizzati al reinserimento nella società.

Seng* è un ragazzo cambogiano di 17 anni con un vissuto famigliare molto difficile. Figlio più grande di una famiglia con cinque figli, tutte le sere veniva preso di mira dal padre alcolista che lo picchiava.

Stanco di questa situazione, Seng cominciò a vivere per strada. La sera trovava un giaciglio nell’area del mercato e si addormentava; la mattina si alzava, faceva l’elemosina per riuscire a mangiare qualcosa e col tempo, a causa del trauma famigliare e della solitudine, cominciò a drogarsi e a incontrarsi con altri ragazzi dal passato difficile con i quali commetteva piccoli furti.

Alla fine del 2019, però, Seng scopre l’esistenza del centro di Damnok Toek ed entra a far parte del progetto “Mobile Rehabilitation” che mira a migliorare le condizioni di vita dei bambini di strada, fornendo supporto materiale e psicologico e opportunità di apprendimento.

Molte ragazze accolte nel centro, per esempio, sono scappate di casa dopo aver subito abusi; altri giovani hanno lasciato la loro città per cercare lavoro ma, non avendolo trovato, si sono trovati a vivere per strada; altri ancora sono stati costretti a mendicare. Lo staff del centro individua questi/e ragazzi/e e li/le invita a seguire un percorso di riabilitazione fornendo loro tre pasti al giorno, un luogo dove dormire, la possibilità di frequentare la scuola, di fare sport, meditazione, ma anche corsi di giardinaggio e laboratori creativi.

Nel centro, ragazzi e ragazze possono anche seguire dei percorsi di sensibilizzazione sull’abuso di droghe e, nell’ultimo periodo, è stato avviato un corso sull’importanza dell’igiene e del distanziamento per riuscire a prevenire il diffondersi della pandemia. Infine, in gruppi e individualmente, i minori vengono seguiti da psicologi che li aiutano a superare i traumi subiti e a favorire il processo di riabilitazione e reinserimento nella società.

Da luglio a settembre sono stati reintegrati nelle famiglie tre ragazzi e due ragazze e altre due sono in attesa valutazione finale da parte dello staff che comunque continuerà a monitorare la situazione anche dopo che i giovani ospiti sono usciti dal centro.

Con la chiusura dei confini a causa della pandemia, è stato molto complesso riuscire a rintracciare le famiglie d’origine dei ragazzi provenienti dalla Thailandia, anche perché i bambini più piccoli non ricordano da dove sono arrivati. Con l’apertura delle frontiere prospettata per l’inizio del 2022, però, l’attività di ricerca delle famiglie potrà continuare anche grazie alla collaborazione con altre ONG ed enti locali.

Seng ha vissuto un’infanzia e un’adolescenza difficile, ma adesso è diventato un educatore di Damnok Toek e ci dice: “Lavoro con bambini che affrontano problemi come quelli che avevo io affinché possano ricevere supporto e lasciare la vita di strada. In futuro voglio studiare formazione professionale, per avere delle nuove opportunità lavorative. Sarò per sempre grato a Damnok Toek per avermi reso quello che sono oggi”.

Mani Tese sostiene Damnok Toek tramite il progetto “Bambini al sicuro in Cambogia”. Fai una donazione per garantire cure mediche, pasti caldi o materiale scolastico.

Clicca qui per donare: https://donazioni.manitese.it/

*Seng è un nome di fantasia per proteggere la privacy del minore.

UNA START UP IN BURKINA FASO: LA STORIA DI ARSÈNE

Grazie al concorso “Nourrir Ouaga” nell’ambito del progetto Imprese in Burkina Faso, Arsène Gambo ha avviato un’impresa che sta avendo molto successo. Leggi la sua testimonianza.

Son passati circa 8 mesi da quando, a febbraio 2021, abbiamo premiato 5 giovani talenti di Ouagadougou per le loro idee innovatrici nella filiera agroalimentare nel quadro del progetto Imprese sociali innovative e partecipazione dei migranti per l’inclusione sociale in Burkina Faso” cofinanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo e da Fondazione Maria Enrica. 8 mesi in cui i vincitori del concorso “Nourrir Ouaga” hanno potuto sviluppare le proprie idee grazie al contributo ottenuto dal progetto.

Ed è con grande gioia che alcuni giorni fa abbiamo ricevuto questo messaggio da uno dei vincitori: “Buonasera, sono Arsène Gambo, vincitore del concorso Nourrir Ouaga. Con questo messaggio vorrei testimoniare tutta la mia riconoscenza a voi, al Comune di Ouagadougou e a tutti coloro che hanno organizzato il concorso. Tra poco sarà trascorso un anno da quando abbiamo beneficiato del premio e oggi ho una buona notizia, poiché grazie a questo concorso mi avete permesso di oltrepassare i miei limiti e aprire un’impresa. Se oggi ho potuto fare tutto questo è grazie all’esito del concorso, che tra le altre cose ha rinforzato la fiducia in me stesso, ha portato visibilità, mi ha permesso di creare una rete di conoscenze e molte altre cose. Per tutto questo desidero dirvi grazie per il vostro accompagnamento. Grazie per tutto quello che fate per i giovani e lo sviluppo del Paese. Tutto questo resterà impresso nella storia dell’impresa e sarà una testimonianza per gli altri giovani”.

Arsène (anzi, ormai dobbiamo dire l’ingegner Arsène Gambo, visto che si è da poco laureato!), è l’esempio perfetto di quello che un giovane, con un piccolo aiuto iniziale e tanta buona volontà, può realizzare: la sua idea innovatrice, ora diventata idea imprenditoriale, si basa sulla distribuzione di kit di produzione orticola per uso domestico. Con dei materiali semplicissimi, economici e di facile reperibilità, Arsène accompagna le famiglie ad autoprodurre gli ortaggi di cui hanno bisogno per il consumo domestico (dalla cipolla, al pomodoro, dalle melanzane alle erbe aromatiche) tramite un sistema di irrigazione goccia a goccia.

Arsène fornisce inoltre assistenza 24 ore su 24 tramite Whatsapp ed esiste infatti un gruppo (Family Vegetables Growers-FVG) nel quale vengono condivise semplici schede tecniche e video esplicativi su come migliorare la produzione o risolvere eventuali problemi. L’iniziativa di Arsène ha avuto talmente successo che dalle 8 famiglie sperimentali a Ouagadougou, da cui ha potuto iniziare grazie al finanziamento del concorso, adesso i clienti si moltiplicano in tante altre città e villaggi, ragione per cui la sua idea si è trasformata in impresa vera e propria e noi non potremmo essere più orgogliosi! Auguriamo quindi tanto successo ad Arsène e alla sua impresa e speriamo che il suo entusiasmo e il suo spirito d’iniziativa siano da esempio per tanti altri ragazzi e ragazze.

 

Una foto di Arsène (a sinistra) durante la premiazione del concorso “Nourrir Ouaga”:

 

Alcune foto dei kit di produzione orticola:

GUATEMALA, UN’ALTERNATIVA SOSTENIBILE PER L’AGRICOLTURA

Abbiamo consegnato oltre 2.500 sacchi di fertilizzante naturale per migliorare l’agricoltura e renderla sostenibile.

Nel dipartimento di Chiquimula, dove siamo presenti col progetto “Lotta alla denutrizione”, le comunità rurali di Jocotán e Camotán fino ad oggi hanno lavorato la terra utilizzando prevalentemente fertilizzanti chimici e pesticidi.

Queste pratiche agricole, nel corso del tempo, hanno impoverito il suolo causando il fenomeno dell’erosione, mentre i parassiti hanno sviluppato una resistenza alle sostanze chimiche e si sono diffusi fino a danneggiare i raccolti.

A causa di ciò, e della forte siccità che caratterizza la regione, la produzione di alimenti essenziali per le comunità, come mais e fagioli, è diminuita e Mani Tese ha deciso di sostenere le famiglie fornendo del fertilizzante naturale per nutrire il terreno ed aumentare la produzione agricola.

A 24 famiglie di queste comunità sono stati quindi consegnati 108 sacchi di fertilizzante ciascuna ed è stato chiesto loro di utilizzarlo in appezzamenti di terra destinati a una coltura agroecologica.

Il fertilizzante naturale porta diversi benefici: migliora la struttura, la composizione e la porosità del terreno, permettendo una maggiore infiltrazione d’acqua, rilascia gradualmente le proprietà nutritive e aumenta l’aerazione e la ritenzione idrica del suolo. Le famiglie, in questo modo, possono aumentare la propria produzione agricola e coltivare in maniera sempre più sostenibile.

Qui di seguito alcune foto della consegna di fertilizzante.