Kenya: il Biogas contro gli effetti del riscaldamento globale

In Kenya Mani Tese promuove il biogas come modo intelligente di gestire i rifiuti organici degli animali perché consente di produrre energia rinnovabile riducendo le emissioni di gas serra: la testimonianza di Tracy Kiplagat, una sua soddisfatta utilizzatrice.

Per noi di Mani Tese è molto importante che i nostri progetti di sviluppo in Kenya, così come negli altri Paesi, siano rispettosi dell’ambiente e possano aiutare a ridurre gli attuali effetti dei cambiamenti climatici.

L’agricoltura è la seconda maggior fonte di emissione di gas serra. Circa il 20% di queste emissioni deriva dal letame e continua a crescere dell’1% l’anno. I sistemi di gestione del letame come l’industria del biogas sono quindi particolarmente adatti per ridurre le emissioni di gas serra e per mitigare gli effetti del cambiamento climatico. Grazie al biogas si può infatti produrre energia rinnovabile dai rifiuti organici restituendo nutrienti e sostanza organica al suolo.

Per questo motivo, in Kenya attraverso il progetto AGRI-CHANGE: PICCOLE IMPRESE GRANDI OPPORTUNITÀ, cofinanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo sviluppo, abbiamo intrapreso una collaborazione col nostro partner locale NECOFA per promuovere la diffusione del biogas. Venticinque allevatori di maiali sono stati dotati di impianti di biogas per permettere loro di gestire i rifiuti in maniera sostenibile, ottenendo energia pulita per cucinare e bio-fertilizzante per la loro fattoria. I fertilizzanti di sintesi, infatti, contribuiscono al 13% delle emissioni di gas serra e hanno un impatto negativo sul suolo: l’uso di bio-liquame sui loro terreni risolverà gradualmente i problemi causati dal loro uso pregresso.

Durante una visita ai destinatari del nostro progetto, abbiamo potuto constatare come il biogas abbia ridotto significativamente l’uso di legna da ardere. Questo vuol dire che non vengono più tagliati alberi per produrre carbonella o legna da ardere contribuendo alla conservazione dell’ambiente.

Tracy Kiplagat è una delle destinatarie del progetto che ha ricevuto il biogas traendone significativi benefici: maggiore rapidità nel cucinare, risparmio di tempo, facilità di gestione, minori ustioni, ridotto consumo di legna. Tracy ha inoltre usato il bio-liquame nella sua fattoria per irrigare gli alberi e migliorare la fertilità. Ora può anche usare il tempo che trascorreva a raccogliere la legna per svolgere altre attività.

Ecco la sua testimonianza:

Il biogas è stato fondamentale per la mia famiglia. Ho imparato come usarlo e mi è servito moltissimo. I miei vicini vengono qui quasi sempre per vedere come lo uso. Ne hanno visti i benefici e ora lo vorrebbero anche loro. L’impianto di biogas mi ha aiutato a gestire efficacemente i rifiuti non solo dei maiali ma anche delle mucche. Non c’è più nessun cattivo odore e il mio recinto è sempre pulito. Inoltre non devo tagliare più gli alberi per fare la carbonella e questo mi ha fatto anche capire di più l’importanza di conservare l’ambiente”.

Tracy considera la fornitura di biogas come una risposta alle sue preghiere.  Tradizionalmente, infatti, era solita usare legna da ardere. Ma questa continua esposizione ai fumi, la indoor pollution, è pericolosa e viene stimata come causa di morte di oltre 3 milioni di persone all’anno. (WHO)

Tracy nella sua semplice cucina

Il biogas, oltre a preparare i pasti più velocemente, ha avuto un forte impatto sulla salute di Tracy, che ora tossisce meno.

Tracy Kiplagat è una dei 25 destinatari del progetto che, da quando è stato fornito loro il biogas, hanno ridotto il consumo di legna da ardere di almeno 80%. Siamo davvero soddisfatti di questo risultato e ci auguriamo che questi cambiamenti possano contribuire a ridurre gli effetti del cambiamento climatico e a conservare l’ambiente!

Kuku Smart, aiutare donne e famiglie vulnerabili con l’avicoltura

In Kenya l’allevamento dei polli è un’abitudine antica. Mani Tese, tramite il progetto “Kuku Smart” mira a migliorarla, per trasformarla in una risorsa solida e importante in questo periodo di difficoltà economica del Paese, soprattutto per le donne, aiutandole nel loro processo di emancipazione.

In Kenya l’allevamento di polli è un’abitudine antica, ancora praticata da almeno il 60% delle famiglie rurali.  Si tratta però di un allevamento realizzato in modo tradizionale a livello di sussistenza. Il tipo di polli allevati è noto comunemente come ‘kienyeji’, ma le sue uova hanno bisogno di tempo per schiudersi e anche il tasso di crescita è basso. Viste le difficoltà economiche di queste comunità vulnerabili, quindi, questo tipo di polli non è abbastanza redditizio per le famiglie. 

Per migliorare la gestione avicola, attraverso il progetto “Kuku smart”, cofinanziato dalla Regione Emilia Romagna, abbiamo sostenuto 10 gruppi di donne formandole su come allevare polli indigeni migliorati, noti comunemente come “kienyeji migliorati”. Si tratta sempre di polli tradizionali ruspanti, che però crescono più velocemente, sono assai meno soggetti a malattie e infezioni e hanno più mercato. A questi gruppi, inoltre, sono stati consegnati 20 pulcini e 50 kg di mangime. Ciascun gruppo ha poi ricevuto un abbeveratoio, una mangiatoia e altri materiali utili.  

Migliorare questa tradizione avicola è particolarmente importante in questo periodo economicamente pesante per il Paese, in cui le famiglie cercano in tutti i modi di trovare attività che possano generare reddito. È inoltre un’attività adatta per le donne di queste comunità, le quali trascorrono la maggior parte del tempo a casa occupandosi di animali e lavori domestici. L’allevamento corretto dei polli potrà fornire loro un reddito sicuro rendendole finanziariamente indipendenti e aiutandole nel loro processo di emancipazione. Tutte le destinatarie del progetto sono infatti convinte che questa attività migliorerà la loro vita.    

“Sono felice che Mani Tese ci abbia sostenute con questi pulcini” ha dichiarato una delle donneSperiamo e crediamo che questo cambierà la nostra vita e ci darà del reddito, specialmente ora che la vita per noi è diventata così dura. Grazie mille e speriamo di poter collaborare ancora di più”. 

Sono particolarmente felice di essere parte di questo progetto! Abbiamo sempre voluto allevare polli come gruppo di donne, ma a causa della mancanza di fondi non siamo mai riuscite a cominciare. Sono motivata a continuare e vi assicuro che, quando tornerete fra due mesi, vedrete la differenza”, ha aggiunto un’altra donna

Siamo molto felici dell’entusiasmo di queste donne. Noi staremo accanto a loro durante questo processo di emancipazione e continueremo a fornire la nostra assistenza! 

Col progetto wona rendiamo verde la città di Quelimane!

L’impegno di Mani Tese: orti urbani agroecologici, riforestazione ed educazione ambientale per rendere sicura, sostenibile e resiliente ai cambiamenti climatici Quelimane, il capoluogo della Zambezia.

In Mozambico sono iniziate le attività del nostro progetto WONA – Orti e vivai urbani per promuovere la sostenibilità a Quelimane cofinanziato da Regione Emilia Romagna e Fondazione E35. Si tratta di un progetto col quale vogliamo contribuire alla sicurezza e alla sostenibilità alimentare di Quelimane, in Mozambico, attraverso la promozione di pratiche agro-ecologiche, azioni di riforestazione e momenti di scambio volti a creare una maggiore resilienza e adattamento di fronte ai cambiamenti climatici, mitigandone l’impatto.

In questo periodo ci siamo occupati di realizzare degli orti urbani commerciali e agroecologici che abbiamo affidato a tre gruppi di agricoltori destinatari (soprattutto donne e giovani) delle comunità di Nangoela, di Namuinho e di Marrabo. Nei mesi scorsi abbiamo infatti preparato il suolo dei vari appezzamenti affidati a ciascuna comunità distribuendo loro attrezzi, materiale di produzione agricola e sementi di varie culture orticole.

Distribuzione delle sementi
Distribuzione degli attrezzi agricoli

A maggio, nella comunità periurbana di Nangoela, abbiamo realizzato un vivaio per la produzione di ortaggi dato in gestione al gruppo di nome AJAQ (Associação dos Jovens Agricultores de Quelimane) con lo scopo di produrre e vendere piantine da orto agli agricoltori locali. Poiché la stagione delle piogge è stata insolitamente prolungata, tutta la produzione orticola dell’area di Quelimane ha sofferto un grande ritardo e si prevede di iniziare a vendere le prime piantine da luglio. Questo vivaio sarà molto utile perché garantirà una produzione anche in periodi meno fertili dell’anno, da settembre a dicembre.

Primi passi nella realizzazione del vivaio
vivaio terminato
Il vivaio terminato

Sono poi iniziate le attività di educazione ambientale nelle scuole con l’identificazione degli istituti coinvolti e le prime sessione formative realizzate nella scuola primaria di Sinacura e nella scuola professionale Frei-Benito. Nella scuola Filipe Jacinto Nyusi, inoltre, il direttore ha richiesto il nostro supporto per la piantumazione di alberi nel cortile scolastico e per il monitoraggio del loro sviluppo.

L’importanza dell’albero” è il titolo dato alle lezioni, in cui sono stati affrontati i benefici e i servizi che l’esistenza arborea fornisce all’ambiente e all’essere umano. Si è discusso anche delle cure che devono essere date agli alberi, soprattutto per quanto riguarda i trattamenti selvicolturali per la loro sicurezza e salute. Al termine delle sessioni di educazione ambientale, per ogni scuola sono state distribuite 10 piantine di albizia acacias e acacia rossa, che sono state piantumate insieme agli studenti e a un insegnante, in modo da responsabilizzare i ragazzi e le ragazze alla cura delle piante.

Una delle sessioni di formazione

Ad aprile si è svolto anche un corso di formazione sull’educazione ambientale che ha coinvolto cittadini e cittadine, rappresentanti del CACQ (il direttore dell’assessorato all’ambiente e 3 tecnici), membri del gruppo AACECS (Associação de Apoio a Comunidade, Educação Cívica e Saúde), del gruppo AJAQ e del gruppo APMAM  (Associação de Preservação do Meio Ambiente de Moçambique). Questa formazione ha avuto lo scopo di formare alcuni stakeholders rilevanti a Quelimane in ambito ambientale affinché possano diffondere a loro volta le buone pratiche ambientali e le conoscenze apprese a un più ampio numero di persone.

Nel mese di maggio è stata poi effettuata la riabilitazione del vivaio municipale e del centro di compostaggio associato. Più precisamente è stata ricostruita integralmente la serra, che era andata distrutta con il ciclone Ana tra fine gennaio e inizio febbraio 2022, nonché la macchina per setacciare il compost che si era deteriorata col tempo.

In collaborazione con il comune di Quelimane, abbiamo redatto un Piano di gestione del vivaio comunale con le buone pratiche d’uso per garantirne la funzionalità e la continuità. Il Piano di gestione è servito anche come base per l’elaborazione di un ulteriore documento sull’ambiente e sul verde urbano di Quelimane (“Politica sulla Gestione del Vivaio Comunale e dell’Ambiente nel Comune di Quelimane”).

Sono stati poi organizzati i primi forum di quartiere per la pianificazione e gestione delle azioni di riforestazione urbana. Durante gli incontri si è discusso della scarsa presenza di alberi in varie zone della città e di quali aree sono prioritarie per essere riforestate.

Si è infine svolta la prima attività di riforestazione urbana a marzo, la giornata internazionale delle foreste, di cui abbiamo parlato in questo aggiornamento.

Achille Yotto Tepa premiato in Benin

Il rappresentante Paese di Mani Tese
in Benin riceve la Palme des célébrités Béninoises per il suo strenuo impegno di giustizia.

Di Giulia Tringali, volontaria di Mani Tese

Sabato 19 marzo 2022, nella sala del consiglio comunale di Calavi, vicino a Cotonou (in Benin), Achille Yotto Tepa è stato insignito del premio Palme des célébrités Béninoises in nome del suo impegno per il Paese e in particolare per i giovani. Achille lavora per Mani Tese dal 1° gennaio 1992. Fino al 30 giugno 1995 ha coordinato i progetti che si svolgevano nel Nord del Paese, poi, dal 1° agosto 1995, è diventato Rappresentante Paese. Continua, oggi, con questa carica, a portare avanti l’impegno di giustizia dell’ONG. “Mani Tese mi ha permesso di realizzare il sogno che avevo da bambino, quello di essere d’aiuto al mio Paese” – racconta Achille. Prima di Mani Tese, Achille lavorava nell’amministrazione di Toucountouna, distretto in cui l’Ong operava. Per diverso tempo ha supportato i volontari di Mani Tese contribuendo ad avvicinare la popolazione locale all’Ong attraverso l’organizzazione di momenti comunitari. “Collaborare e poi lavorare con questa Ong mi ha permesso di essere fiero del mio Paese e dei miei concittadini che, come me, si impegnano per la pace e lo sviluppo” – spiega Achille. Lavorando ormai da 30 anni sul campo con Mani LE PERSONE DI MANI TESE Tese, Achille ha sposato fino in fondo la visione dell’organizzazione e la porta avanti strenuamente. “Mi dico tutti i giorni che bisogna osare, avanzare, agire, andare sempre avanti; certamente siamo tutti esposti al rischio di sbagliare e quelle volte che mi capita ne prendo atto e faccio tesoro delle critiche. Chi mi ha conferito il premio conosce la mia vita, sa che mi impegno in molti campi, dalla politica, ai giovani, allo sport, ma io credo che il criterio per cui mi è stato conferito questo premio è proprio dovuto alle azioni concrete portate avanti con Mani Tese”.

L’impegno di Mani Tese in Benin

Mani Tese è presente in Benin dal 1979 ed è molto conosciuta e rispettata. Da più di 10 anni ha concentrato i suoi progetti nel nord del Paese, in particolare nel Dipartimento dell’Atacora, una delle aree con i più alti indici di povertà. Gli interventi principali hanno riguardato lo sviluppo socio-economico delle donne con il sostegno ad attività generatrici di reddito e la creazione di cooperative di produzione e trasformazione agricola. Hanno preso parte ai progetti circa 1194 donne. Mani Tese valorizza i prodotti locali quali la manioca trasformata in garì e il fonio, un cereale molto importante per le sue caratteristiche nutrizionali, e promuove l’agroecologia. Negli anni ha inoltre sostenuto molti progetti nell’ambito dell’accesso all’acqua potabile, come la riabilitazione e costruzione di 4 pozzi, e ha sviluppato azioni per promuovere il diritto all’istruzione di bambine e bambini e per contrastare il traffico di minori. “Sono molto fiero di lavorare per questa organizzazione a cui esprimo la mia gratitudine” commenta Achille “La esprimo anche a tutta la squadra che ha deciso di supportarmi, senza la quale non avrei potuto fare nulla di tutto ciò. Insisto sempre perché si diventi capaci di lavorare non solo dietro a una scrivania ma, soprattutto, sul campo e sono contento che la mia squadra abbia sposato questa filosofia”.

Lavorare per la pace

Achille, ricevuto il premio per il suo costante impegno nel promuovere la pace e lo sviluppo, spiega come per lui pace significhi portare avanti, ogni giorno e in ogni istante, ovunque ci si trovi, delle azioni che concorrano al miglioramento della vita di tutti, alla coesione sociale, alla solidarietà e all’amore. Per Achille, se non si crea una condizione di pace non può esserci né sviluppo né benessere. “La pace è il carburante essenziale della vita nelle nostre famiglie, così come nella società e nel mondo intero, è l’elemento su cui si poggia tutto il resto” afferma.

Guardando alle tristi conseguenze della guerra tra Russia e Ucraina, le parole di Achille suonano ancora più vere e concrete. Il Rappresentante Paese sottolinea gli effetti a catena che questa guerra sta provocando in Benin: gli input agricoli solitamente importati dall’Ucraina sono ora bloccati e molti agricoltori stanno vedendo schizzare alle stelle i prezzi della merce importata. “Anche quando la pace è minacciata lontano da noi, risentiamo comunque degli effetti negativi. La pace in tutto il mondo è quindi essenziale per quello che facciamo, senza pace non è possibile alcuno sviluppo” dichiara Achille. Il premio inaspettato ha dato ad Achille ancora più coraggio e motivazione per andare avanti e provare a dare un modello di lavoro ai giovani, insegnando loro volontà e dedizione in modo che anch’essi riescano a “dar voce alla propria gente e lottare per un mondo di pace”.

Articolo pubblicato nel Giornale di Mani Tese di giugno 2022.

La voce dei contadini africani a CO-Opera 2022

Leggi il resoconto di Mani Tese della seconda Conferenza nazionale della Cooperazione allo sviluppo.

Anche Mani Tese ha partecipato il 23 e 24 giugno a Roma a CO[OPERA], la 2° conferenza nazionale della Cooperazione allo sviluppo organizzata dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo.

Il Presidente della repubblica Sergio Mattarella ha aperto l’incontro con parole molto incoraggianti sul fondamentale ruolo che gioca la cooperazione allo sviluppo nell’ambito della politica estera dell’Italia. I partecipanti si sono poi confrontati per i successivi due giorni approfondendo le 5 P degli obiettivi di sviluppo sostenibile: Pace, Persone, Prosperità, Pianeta e Partenariati.

Ancora troppo poche le risorse per l’aiuto allo sviluppo

Dal confronto sono emerse molte tematiche e riflessioni sul futuro della cooperazione allo sviluppo e di quella italiana in particolare. Molti interventi hanno ripreso il tema delle risorse messe a disposizione per la cooperazione in Italia. Il ministro Luigi Di Maio ha affermato che nel 2020 si è raggiunto lo 0,28% del rapporto tra aiuto pubblico allo sviluppo e reddito nazionale lordo. Seppur in leggero aumento rispetto agli anni precedenti, è un dato molto lontano dall’obiettivo dello 0,70% che si sono posti i Paesi donatori entro il 2030. In molti, in particolare rappresentanti della società civile, hanno infatti rimarcato che questa cifra non aumenta come l’Italia si è impegnata a fare, mentre aumentano, invece, le spese militari, dove si è molto più ligi nel rispettare gli impegni sottoscritti a livello internazionale.

Le reti delle Organizzazioni non governative, a questo proposito, hanno lanciato nei mesi scorsi la Campagna070, presentata alla conferenza da Ivana Borsotto, Presidente di FOCSIV, nella sessione di apertura.

La Vice Ministra Marina Sereni ha inoltre dichiarato che le risorse impiegate per le crisi acute e per le emergenze, come è il caso ad esempio dell’Ucraina, non devono sottrarre i fondi a disposizione per il sostegno ai programmi e progetti di sviluppo, dove si accompagnano le comunità nella costruzione e realizzazione di percorsi per uscire dalla povertà nel medio-lungo periodo. Ambito, questo, che deve restare prioritario per la cooperazione allo sviluppo.

Africa e Medio Oriente le priorità della cooperazione

Per quel che riguarda la geografia degli interventi è emerso chiaramente dai due giorni di incontro che è l’Africa oggi e nell’immediato futuro il continente dove concentrare maggior impegno e risorse, insieme al Medio Orientesia per i bisogni presenti in quei territori sia per un interesse geopolitico dell’Italia.

Ibrahima Coulibaly e la voce dei contadini africani

Si è, inoltre, molto parlato della qualità della cooperazione e di quale cooperazione che deve sempre andare in sintonia con la quantità delle risorse messe a disposizione. Da questo punto di vista Mani Tese, con altre ONG unite in una coalizione per la transizione agroecologica in Africa Occidentale, ha favorito la presenza al convengo di Ibrahima Coulibaly, Presidente delROPPA (Rete delle organizzazioni contadine dei Paesi dell’Africa occidentale) arrivato direttamente dal Malì per l’evento.

Il suo intervento è stato particolarmente interessante e molto applaudito.  Coulibaly ha sottolineato la necessità di ascoltare i contadini africani, di non proporre o imporre soluzioni dall’esterno, e di favorire la riscoperta di sementi e modalità di coltivare la terra della tradizione agricola dei diversi Paesi.

Secondo Coulibaly la crisi alimentare odierna in Africa occidentale non è tanto causata dal grano, perché il pane viene consumato solo nelle città, ma dai prezzi dei fertilizzanti chimici in vorticoso aumento, che rappresentano un costo insostenibile per i piccoli produttori. Per Coulibaly quella che abbiamo davanti è un’importante occasione di cambiamento a tutti i livelli: l’agroecologia – che, come ha ricordato, non è solo un insieme di tecniche, ma un approccio globale alle sfide di oggi che si basa su input naturali in ambito agricolo – deve diventare sempre più il riferimento per i piccoli produttori, per i governi locali, per i finanziatori e per tutti coloro che agiscono nell’ambito della cooperazione internazionale.  

Più priorità alla cooperazione nella politica

Molto positiva e importante è stata la presenza alla conferenza di ben 5 ministri (oltre al già citato Di Maio, anche Cingolani, Lamorgese, Franco e Speranza), del Presidente della commissione esteri della camera Fassino oltre che della Vice Ministra alla cooperazione Sereni. Ora, però, è necessario tradurre in atti concreti le idee e le proposte emerse dai diversi dibattiti e che queste diventino temi prioritari nelle agende della politica.

Alle organizzazioni della società civile spetta il compito, altrettanto importante, di vigilare sulla politica affinché essa faccia seguire con i fatti ciò che è stato dichiarato nel corso del convegno.

Osservatorio Kenya: come la guerra “impatta” lontano dall’europa

Lo staff locale di Mani Tese impegnato nel progetto “Agrichange” affronta ogni giorno la crisi economica e alimentare dovuta a conflitto e pandemia.

“Eat cassava if there is no bread”. Mangiate la cassava se non avete il pane: la frase pronunciata dal presidente Ugandese Museveni ha ben riassunto la situazione critica che il conflitto in Ucraina ha causato in questa parte del mondo. La zona del Corno d’Africa sta infatti vivendo la più forte siccità da 40 anni a questa parte (fonte: Financial Times, 3 maggio 2022) e 20 milioni di persone sono a rischio, fra cui quelle nelle zone di Baringo, in Kenya, dove operiamo. Una drammatica situazione Il mese di aprile ha visto code e blocchi dovuti alla scarsità di carburante in Kenya, che purtroppo ancora persiste in molte aree. Anche a Nakuru le pompe hanno rifornimenti a singhiozzo. Nairobi ha vissuto momenti drammatici con il traffico paralizzato da automobilisti in coda all’unica stazione con un po’ di rifornimento. E ovviamente la speculazione ha fatto il suo ingresso con richieste di prezzi esorbitanti alla pompa. I fertilizzanti e i prezzi di molte materie prime per l’alimentazione animale e umana sono raddoppiati o più con una forte pressione inflazionistica. Il settore della alimentazione animale, che aveva già lanciato un disperato grido d’allarme nel dicembre scorso, oggi si trova in una crisi peggiore. La dipendenza della regione dalle importazioni da Ucraina e Russia (oltre il 60% sul grano) ha mostrato tutta la vulnerabilità delle politiche agricole. Il prezzo alla tonnellata è passato da circa 280 dollari a quasi 600 e le conseguenze si stanno già facendo sentire con rincari di oltre il 10% per il pane. Le previsioni sono di ulteriori rincari in una situazione in cui i sottoprodotti del grano per l’alimentazione animale già scarseggiano.

Samuele da uno sguardo alle terre attorno ai campi coltivati tramite il progetto

Anche il latte, l’alimento più consumato in Kenya con circa 100 litri pro-capite all’anno, ha visto una drammatica riduzione a causa della siccità e della crisi dei mangimi. Si fa fatica a trovarlo nei supermercati e molto spesso le poche forniture sono limitate e gli acquisti razionati. La fame di investimenti ha fatto salire il debito del paese dal 38% del Pil nel 2012 al quasi 70% odierno, con un bilancio del governo in disavanzo dell’8%. Ha fatto scalpore che per la prima volta nella storia del paese la spesa per rimborso del debito abbia superato le spese per personale dello stato ed è la prima uscita del bilancio del governo. Il rating delle principali agenzie è negativo e appena un gradino sopra la zona C.

L’impatto sulle risorse ambientali

La pressione inflazionistica derivata dalla guerra è stata esacerbata dall’aumento del carburante, che nei due anni progettuali è aumentato del 70%. E con esso quello di gas e paraffina. Questo fatto è particolarmente drammatico in quanto spinge la popolazione verso le risorse da biomasse. Legna e carbone stanno quindi diventando alternative per i bisogni domestici non solo per le zone rurali ma anche per quelle urbane, vista la diminuzione di reddito disponibile. La domanda urbana spinge purtroppo le aree rurali, colpite dalla crisi, a rispondere. Nelle strade di Baringo è possibile constatare coi propri occhi la drammaticità della situazione: decine e decine di moto cariche di sacchi di charcoal si incrociano sulla strada in direzione delle cittadine di Mogotio e Nakuru. Una processione dolorosa che mostra il danno ambientale causato dalla situazione e la disperazione delle comunità.

Un pescatore naviga il fiume Molo

Gli strascichi della pandemia

Il Kenya, tra l’altro, era appena uscito dalla crisi pandemica, che ha portato al blocco quasi totale del turismo, (-95% degli arrivi), alla perdita di numerosi posti di lavoro e al fallimento di numerose imprese nonché ad una forte minaccia agli sforzi di conservazione. Sul fronte turistico il famoso hotel Hilton, centro della Nairobi del business e del turismo di alta fascia, ha annunciato la sua chiusura, come sono stati chiusi gli storici alberghi negli Aberderes, che avevano visto la principessa Elisabetta diventare regina alla morte del padre.

Il progetto Agrichange

Mani Tese da anni in Kenya si batte per una politica di sostegno ai piccoli produttori che permetta loro di essere protagonisti e di ottenere un giusto ritorno dalla propria attività. Dal 2020 a fine 2022, Mani Tese insieme allo storico partner locale NECOFA e ai partner KOAN, E4IMPACT, APAM, Università di Torino, SIVAM e Università Cattolica, sta implementando il progetto “Agri-change: piccole imprese grandi opportunità. Sviluppo di filiere agro-alimentari nel bacino del fiume Molo”, cofinanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, che mira alla creazione di opportunità di reddito e di resilienza nelle aree focus del nostro lavoro: Baringo e in parte Molo.

Purtroppo il progetto sin dal suo inizio ha dovuto affrontare mari sempre più in burrasca: dai lockdown del 2021 e le varie ondate pandemiche, che hanno dato un primo duro colpo alla economia locale, fino alla crisi attuale. Aleggia inoltre l’incertezza tipica del processo elettorale, in quanto il paese si sta preparando alle elezioni presidenziali che si preannunciano complesse e tese. La menzionata siccità e gli effetti del cambiamento climatico hanno ulteriormente alimentato questa tempesta perfetta. L’obiettivo di Agrichange è la promozione di due catene del valore, quella animale e quella del miele, nella zona di Baringo e la promozione della funghicoltura nella zona di Molo. Nonostante le difficoltà, siamo riusciti a realizzare tutte le strutture ed è stato fatto un importante sforzo per supportare le filiere del miele e dell’allevamento circolare. A oggi il miele è stato colpito duramente dalla siccità con volumi ridotti di produzione ma ha ancora un forte potenziale specie qualora la stagione umida aiuti nella ripresa produttiva. La recente missione dei tecnici di APAM in Kenya, inoltre, ha aiutato i piccoli produttori locali, che hanno potuto apprendere una migliore gestione degli alveari. Per quanto riguarda l’allevamento circolare, attualmente i prezzi di vendita hanno reso l’allevamento suino altamente poco redditizio e i gruppi formati stanno riducendo drasticamente il numero di capi in attesa di un miglioramento. Particolarmente critica è la situazione a Baringo, dove però Mani Tese sta operando con altri progetti per sostenere la comunità con attività alternative generatrici di reddito. La parte di funghicoltura, per fortuna, è quella che più sta avendo successo, con la costituzione di cinque gruppi produttori attivi e una produzione costante di orecchioni nella zona di Molo, la quale fornisce un forte sostegno al reddito dei produttori. Con il timido inizio delle precipitazioni a inizio maggio, il team di progetto ha provveduto alla distribuzione di semi e fitocelle per le comunità a Marigat in modo da supportare in questo momento di difficoltà i gruppi e le famiglie. Grazie ad Agrichange abbiamo poi lavorato con E4Impact per la formazione e l’avvio di piccole imprese locali. Grazie a questa attività alcuni giovani beneficeranno di un fondo per intraprendere piccole attività imprenditoriali dando così un messaggio di speranza in questa situazione difficile. Insieme all’Università di Torino abbiamo poi lavorato alla creazione di un allevamento di mosche soldato per la produzione di larve per alimentazione animale, che, seppur risenta della situazione generale, ha margini potenziali per il futuro. A 6 mesi dalla fine del progetto Agrichange stiamo vivendo un momento complesso. Le continue crisi hanno dato un durissimo colpo al morale dello staff e del partner locale NECOFA. Nonostante tutto, continuiamo a lavorare anche nei momenti più bui e complessi perché questa è la nostra responsabilità e questo è il nostro concreto impegno di giustizia.

Articolo pubblicato nel Giornale di Mani Tese di giugno 2022.

Burkina Faso: continua il processo di transizione agroecologica

Le donne del villaggio di Poedogo, beneficiarie del progetto di Mani Tese, hanno ricevuto semi, attrezzi e formazione e partecipato a un’importante visita di scambio: sono pronte per affrontare la sfida agroecologica!

Sono passati già diversi mesi dall’inizio dei progetti Donne al centro per uno sviluppo inclusivo e sostenibile” e “Donne al centro per la transizione agroecologica”, complementari tra loro e co-finanziati rispettivamente da Regione Veneto e Regione Emilia-Romagna, nel villaggio di Poedogoe abbiamo fatto parecchia strada insieme al gruppo di donne delle “Soeur Burkinabe di Poedogo”. Questo gruppo ha forti legami di collaborazione con l’Associazione delle sorelle Burkinabé di Treviso, che partecipa al progetto con alcune attività in Italia insieme al gruppo Mani Tese di Treviso. Immediatamente dopo l’evento di sensibilizzazione su come produrre cibo sano e sostenibile, abbiamo infatti iniziato le vere e proprie attività.

Da un lato abbiamo intrapreso la formazione per fornire alle donne i necessari strumenti di empowerment e, dall’altro, abbiamo realizzato attività che hanno permesso di mettere in pratica quanto appreso per avviare una vera e propria transizione agroecologica.

Il primo step di questo importante cambiamento è stata la visita presso il perimetro orticolo del partner locale Association Watinoma. La visita ha coinvolto oltre una ventina delle 70 donne del gruppo, che hanno potuto fare esperienza diretta dei risultati evidenti di una coltivazione realizzata senza l’uso di concimi chimici o di pesticidi e che, soprattutto, hanno potuto beneficiare dell’esperienza e della motivazione di altre donne. Questa visita di scambio ha anche suscitato nel gruppo delle “Soeur Burkinabe di Poedogo” delle importanti riflessioni sulla gestione comune degli attrezzi da lavoro e sull’ottimizzazione dell’uso dell’acqua.

La visita di scambio

Successivamente alla visita, abbiamo distribuito i semi da orto secondo le esigenze espresse dalle donne e abbiamo fornito loro un kit di attrezzi da lavoro per la cura degli stessi: pale, rastrelli, guanti, annaffiatori, zappe e nebulizzatori sono stati dati individualmente mentre carriole e nebulizzatori per i biopestici sono stati forniti per un uso collettivo.

La distribuzione di semi e attrezzi è stata affiancata da un’opportuna formazione sull’agroecologia. Nei quattro giorni trascorsi con i formatori dell’Associationi Watinoma e gli animatori di Mani Tese, le donne hanno acquisito importanti conoscenze sulle tecniche di preparazione del compost e dei biopesticidi, sull’interazione fra le culture orticole e arboree, sull’importanza del mantenimento di un equilibrio sinergico tra piante, alberi e insetti all’interno di un ecosistema naturale come quello di un perimetro orticolo agroecologico.

Le donne intente a preparare i vivai per gli alberi di papaya
Formazione agroecologica

Durante la formazione sono state anche condotte esercitazioni pratiche che hanno permesso di realizzare quattro grandi cumuli di compost, che saranno utilizzati per rivitalizzare il terreno dell’orto, molto impoverito dal precedente uso di prodotti chimici. Utilizzando questo ricco fertilizzante naturale – realizzato a partire da differenti strati di paglia, deiezioni animali, cenere e acqua che si decompongono diventando un ricco humus per il terreno – le donne riescono a non dipendere più dall’uso di altri fertilizzanti chimici. Il risultato è un terreno rivitalizzato e fertile con un risparmio concreto di denaro, che le donne possono utilizzare per le proprie spese, come ad esempio le cure mediche.

Le donne alle prese con la preparazione del compost
Un’altra immagine relativa al processo di preparazione del compost

Altre importanti formazioni sono state realizzate nei mesi successivi. La prima è stata condotta da Mani Tese sulle tecniche di trasformazione e di essiccazione di foglie e frutti. L’essicazione è una delle tecniche più antiche e semplici di trasformazione e permette di aumentare il tempo di conservazione dei prodotti, che in questo modo possono essere disponibili anche al di fuori del loro periodo di stagionalità. Durante la formazione sono stati anche distribuiti due essiccatori solari.

Formazione sulle tecniche di essicazione

La seconda formazione ha riguardato i principi di una sana alimentazione, il riconoscimento dei sintomi della malnutrizione infantile, l’igiene personale e dei luoghi di trasformazione. Per le mamme è infatti fondamentale l’acquisizione delle competenze per individuare tempestivamente un eventuale stato di malnutrizione nei loro bambini prima che si trasformi in una forma cronica e abbia ripercussioni sul loro sviluppo fisico e mentale.

Formazione sulla nutrizione

Mani Tese ha poi curato la realizzazione della sede associativa delle donne agricoltrici, un edificio a basso impatto ambientale di circa 40 mq di spazi al chiuso e 35 mq esterni di tettoia, costruito con mattoni di laterite, una pietra locale dal bellissimo colore rosso. Questa scelta, a differenza del cemento, rende l’edificio più accogliente, in grado di accumulare meno calore e più resistente nel tempo.

La sede in via di costruzione

Nei prossimi mesi ci aspettano ancora molte sfide, ma siamo certi che le Soeur Burkinabe di Poedogo ora hanno dalla loro parte tanti nuovi strumenti oltre che la giusta motivazione per poterle affrontare al meglio insieme!

Aiutaci a rendere indipendenti le donne del Burkina Faso e sostieni i nostri progetti con le donne di Poedogo donando via bonifico o a questo LINK inserendo la causale “Insieme per le donne del Burkina Faso”.

Benin: garantire cibo e igiene fra terrorismo, lavoro minorile e siccità

Nonostante le minacce jihadiste, gli effetti della pandemia e il costo della vita sempre più elevato, proseguono le attività di Mani Tese per garantire la sicurezza alimentare e le condizioni igienico sanitarie della popolazione.

In Benin molte minacce  gravano sull’intera popolazione della  regione  dell’Atacora, dove siamo presenti nei comuni di Natitingou, Toucountouna e Kouandé con il progetto “Miglioramento della sicurezza alimentare e delle condizioni igienico-sanitarie delle comunità agricole del dipartimento dell’Atacora” cofinanziato dai fondi 8 per 1000 a diretta gestione statale.

Dal punto di vista produttivo in  ambito agricolo, la stagione delle piogge 2021 è stata caratterizzata da precipitazioni inadeguate intervallate da un lungo periodo di siccità. La diretta conseguenza di questa situazione è la carenza precoce di alcuni importanti alimenti nei mercati locali e un aumento incontrollato dei prezzi nel 2022. L’ irregolarità delle piogge ha anche causato una siccità prematura di bacini e fiumi tradizionali necessari per lo sviluppo delle attività orticole.

Sul piano sociale, la pandemia di Covid-19 ha causato nuovi disagi sanitari e la chiusura delle scuole per alcuni mesi, che ha portato a un aumento del fenomeno del lavoro minorile con frequenti casi di bambini trafficati a scopo di sfruttamento.

Il territorio del Nord, del quale fa parte l’Atacora, del Benin è stato inoltre segnato dall’aumento di episodi di sconfinamento dei movimenti di matrice jihaidista attivi nel vicino Burkina Faso con atti di terrorismo che hanno causato la perdita di vite umane ma anche un  esodo importante di popolazioni burkinabé, in fuga dalle violenze del loro paese di origine.

Nonostante il contesto incerto, le attività del nostro progetto sono proseguite e anzi hanno permesso di ridurre, per la popolazione destinataria delle attività, gli effetti di queste minacce.

Negli scorsi mesi, abbiamo lavorato per garantire la sicurezza alimentare insieme a 21 gruppi di donne (per un totale 525 donne) con cui abbiamo preparato gli appezzamenti di terreno per avviare le attività agricole nella stagione secca. Le agricoltrici hanno partecipato a un corso di formazione sull’orticoltura per la produzione di ortaggi e a un corso di formazione in nutrizione.

Due donne mostrano fiere i loro prodotti orticoli
Una donna innaffia il proprio campo

Sono stati inoltre distribuiti attrezzi e  semi di varietà orticole per incrementare le loro capacità di produzione di ortaggi fuori stagione e sono stati costruiti e inaugurati 4 centri di trasformazione con annesso magazzino per la manioca e il fonio. Infine, sono stati distribuiti kit per irrigare i campi di ciascun gruppo agricolo.

Un ragazzo verifica l’efficienza del kit di irrigazione appena installato

Per prevenire, infine, la diffusione di malattie a trasmissione oro-fecale come il colera, l’amebiasi, la taeniasi, la dracunculiasi, l’ascariasi e la bilharzia, sono state organizzati corsi di formazione sull’igiene e la salute nei villaggi.

Il nostro impegno in Benin oggi prosegue. Con l’aiuto di chi vorrà sostenerci, contiamo di portare a termine il nostro progetto per rendere la popolazione sempre più sicura, indipendente e resistente alle minacce di un contesto purtroppo sempre più instabile.

Aiutaci a garantire indipendenza e resilienza a centinaia di famiglie in Benin e sostieni i nostri progetti donando via bonifico o a questo LINK inserendo la causale “Con gli agricoltori del Benin”.