1979-2019: 40 ANNI DI MANI TESE IN GUINEA-BISSAU

Una festa per celebrare la nostra storia nel Paese. Dal 1979 a oggi Mani Tese in Guinea-Bissau è cresciuta notevolmente grazie all’impegno di tante persone!

Quest’anno si sono celebrati i 40 anni di Mani Tese in Guinea-Bissau, uno dei Paesi in cui la presenza di Mani Tese è storicamente più rilevante. Le attività in Guinea-Bissau hanno infatti avuto inizio già nel 1979, con interventi legati all’ambito della salute nell’arcipelago delle Bijagos, grazie alle missioni di medici e infermieri italiani.

Nel 2009 ha poi avuto inizio una nuova tappa, con la prima Rappresentante Paese, Silvia Russo, che ha aperto la sede nazionale a Bissau e fatto decollare i primi progetti di cooperazione.

Per festeggiare questo lungo percorso, il 24 aprile è stata organizzata una grande festa, con la partecipazione di chi ha ci ha accompagnati nel corso degli anni: i diversi partner locali, quali ADIM, AMIC, ASAS DE SOCORRO, OJUBAP, GEIOJ, ma anche molte Ong internazionali e finanziatori storici e potenziali.

Se dal 1979 a oggi Mani Tese in Guinea-Bissau è cresciuta notevolmente, è grazie all’impegno di più persone che si sono dedicate ai molteplici progetti realizzati sul territorio. Particolare merito va dato a Braima, il nostro autista di fiduciache collabora con noi da 10 anni. Come sorpresa per Braima, dalla sede italiana è arrivato un video-messaggio, mentre il personale della sede in Guinea-Bissau gli ha consegnato un attestato di merito per la dedizione e l’impegno costanti.

La festa è stata anche un’occasione per inaugurare la nuova sede nazionale a Bissau e per presentare le tre equipe di Mani Tese nel Paese, stanziate a Bissau, a São Domingos e a Gabu. Nel complesso, la squadra è composta da 35 guineensi e 6 espatriati, tra i quali Paola, Sara, Guido, Gianmarco, Martina e il nostro instancabile Rappresentante Paese, Piero.  A oggi questo team si occupa di sei diversi progetti sulle tematiche dei diritti umani e della sovranità alimentare.

I festeggiamenti sono poi proseguiti con balli e cibo. Ad aprire le danze è stato il  gruppo culturale Netos de Bandim (nostro partner nel progetto Terra Ricca), che ha presentato i balli tipici delle principali etnie guineensi. Il buffet, infine, prevedeva solo prodotti locali e le immancabili uova del Cedaves, l’impresa sociale promossa da Mani Tese.

Insomma, una giornata di festa che tutto il nostro personale in Guinea-Bissau non dimenticherà facilmente!

Auguri Mani Tese in Guinea-Bissau!

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40 anni guinea-bissau mani tese 2019
40 anni di Mani Tese in Guinea-Bissau.
aperitivo festa guinea-bissau mani tese 2019
Aperitivo per la festa di Mani Tese
Balli tipici guineensi
buffet piatti tipici festa 40 anni mani tese 2019
Buffet di piatti tipici
festeggiamenti 40 anni guinea-bissau mani tese 2019
Festeggiamenti
netos de bandim balli tradizionali guinea bissau mani tese 2019
Balli tradizionali con i Netos de Bandim
paola pietro festa 40 anni guinea bissau mani tese 2019
Paola e Piero di Mani Tese

Premio Mani Tese: vince il progetto d’inchiesta su Amazon

Si aggiudica il premio per il giornalismo investigativo il progetto “Amazon: indagine su uno smaltimento al di sopra di ogni sospetto”.

Si è tenuta ieri (2 maggio 2019), presso la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, la cerimonia di premiazione del Premio Mani Tese per il giornalismo investigativo e sociale
Il premio, promosso da Mani Tese con il contributo dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS), ha come obiettivo quello di portare alla luce storie e inchieste relative all’impatto dell’attività d’impresa sui diritti e sull’ambiente.

Sono stati 6 i finalisti selezionati dalla giuria su 134 candidature ricevute, che ieri sera hanno presentato il loro progetto d’inchiesta di fronte ai giurati presenti in sala: Gad Lerner, Tiziana Ferrario, Gianluigi Nuzzi, Emilio Ciarlo, Direttore Comunicazione di AICS e Francesco Loiacono, Caposervizio di Fanpage.it.

Alla selezione dei finalisti avevano contribuito, inoltre, le giornaliste Eva Giovannini e Stefania Prandi e il direttore di Fanpage.it Francesco Piccinini.

“Il livello qualitativo dei progetti candidati al premio è stato talmente elevato che, di comune accordo con la giuria, abbiamo deciso di dare la possibilità a più progetti di essere presentati posponendo quindi la scelta del vincitore finale alla serata di premiazione” ha dichiarato sul palco Giorgia Vezzoli, Responsabile della Comunicazione Istituzionale di Mani Tese, che ha aggiunto “Questo è il primo premio indetto da Mani Tese e non a caso è stato dedicato al sostegno concreto del giornalismo indipendente perché crediamo che indagare sia un dovere e che sapere sia un diritto di tutti e di tutte”.

A vincere il premio aggiudicato dalla giuria è stato il team composto da Roberto Pisano, Elisabetta Muratori e Rosario Daniele Guzzo con il progetto d’inchiesta “Amazon: uno smaltimento al di sopra di ogni sospetto”.

L’inchiesta si propone di identificare i meccanismi di smaltimento della merce invenduta da parte di Amazon, uno degli attori protagonisti dell’e-commerce a livello globale. Approfondendo gli aspetti finali della filiera produttiva sul mercato italiano, gli autori intendono verificare la policy di gestione della merce invenduta e la sua sostenibilità ambientale. “Come denunciato da Brune Poirson, sottosegretario di Stato alla Transizione Ecologica del Governo francese – scrivono gli autori nel loro progetto d’inchiesta – il regolamento adottato da Amazon rende di fatto più conveniente distruggere un bene nuovo ancora imballato, piuttosto che metterlo nuovamente in circolo nel mercato o stoccarlo in magazzino per lunghi periodi con ricadute permanenti sull’ambiente”.

Ai vincitori del Premio verrà assegnato un contributo monetario fino ad un massimo di 7.500 euro per la copertura delle spese di realizzazione del servizio.

Il team ha ora 90 giorni di tempo per realizzare l’inchiesta che, a questo punto, è già molto attesa.

A proposito del Premio Mani Tese
Il Premio Mani Tese per il giornalismo investigativo e sociale è un’iniziativa promossa da Mani Tese, Ong che da oltre 50 anni si batte per la giustizia nel mondo, e rientra nell’ambito del progetto “New Business for Good” realizzato con il contributo di Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS).
Il premio, riservato a giornalisti indipendenti/freelance (singoli o in gruppo) di ogni età, nazionalità e genere, intende sostenere la produzione di inchieste originali su tematiche concernenti gli impatti dell’attività di impresa sui diritti umani e sull’ambiente in Italia e/o nei Paesi terzi in cui si articolano le filiere globali di produzione. 

AGROECOLOGIA, GENERE E MICROFINANZA IN BURKINA FASO

Un workshop sui risultati raggiunti dal programma “Partenariato per lo sviluppo sostenibile tra Italia e Burkina Faso” e sulle raccomandazioni per il futuro.

Di Karim Sawadogo, Coordinatore Progetto Mani Tese “Partenariato per lo sviluppo sostenibile tra Italia e Burkina Faso”

Il programma Partenariato per lo sviluppo sostenibile tra Italia e Burkina Faso è giunto ormai al quinto e ultimo anno di attuazione. Dal 2014 a oggi molto è stato fatto per contribuire al miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni rurali e alla piena realizzazione del diritto all’alimentazione. Gli attori del progetto hanno sviluppato gli interventi prevalentemente attorno a tre assi tematici trasversali: l’agroecologia, il genere e la microfinanza.

Nell’ultimo anno di progetto è stato avviato un percorso di capitalizzazione delle esperienze realizzate, per condividerle nel contesto del Burkina Faso e alimentare così la riflessione sull’importanza di queste tematiche nelle strategie di sviluppo del Paese, anche in vista di successivi interventi. A questo scopo sono stati prodotti un kit con materiali sul programma (composto da schede esperienziali e tecniche) e un documento di capitalizzazione congiunto sui tre assi tematici, che è stato alla base del seminario svoltosi il 27 marzo 2019 a Ouagadougou.

L’evento, moderato da Pegu Ouedraogo della RTB (canale televisivo del Burkina Faso), ha visto coinvolti i diversi attori del programma e in particolare i responsabili dei tre assi tematici, che hanno presentato i risultati del loro lavoro di studio e analisi delle attività realizzate e dei risultati ottenuti.

L’evento è stato anche l’occasione per volgere lo sguardo al futuro e formulare raccomandazioni utili.  Non sono infatti mancate domande e consigli da parte del pubblico, composto da produttori, produttrici e trasformatrici di prodotti agricoli, rappresentanti di istituzioni finanziarie e casse rurali, servizi tecnici statali, rappresentanti dei comuni, organizzazioni che promuovono l’agroecologia e finanziatori. Oltre agli aspetti tecnici dei temi proposti, fra i punti trattati è emersa anche una questione di metodo, ovvero la necessità di coinvolgere le organizzazioni di base di agricoltori per identificare i problemi e, soprattutto, le soluzioni perché, come diceva Joseph Ki – Zerbo (storico e uomo politico burkinabé), «Noi non ci sviluppiamo, ci miglioriamo».

A proposito del programma Partenariato per lo sviluppo sostenibile tra Italia e Burkina Faso

Il progetto Partenariato per lo sviluppo sostenibile tra Italia e Burkina Faso è realizzato con il contributo di Fondazioni for Africa – Burkina Faso (FPA-BF) in Burkina Faso e in Italia nel quadro di un’azione congiunta di 28 fondazioni italiane di origine bancaria. Il progetto è stato avviato in Burkina Faso nel gennaio 2014 ed è realizzato da un consorzio di ONG italiane (ACRA, CISV, LVIA, Mani Tese), un’associazione italo-burkinabé (Watinoma), la Fondazione Slow Food per la biodiversità e CeSPI (Centro studi di politica internazionale) per la componente diaspora. Il progetto è attivo in sette regioni del Paese: Est, Centro-Est, Centro-Ovest, Plateau Central, Sud-Ovest, Alti bacini.

atelier raccomandazioni risultati burkina faso mani tese 2019

25 aprile: Liberazione #2, basta odio sui muri!

Per il secondo anno consecutivo, in occasione del 25 aprile, Mani Tese Firenze è scesa in strada per cancellare le scritte xenofobe e razziste sui muri.

Per il secondo anno consecutivo, in occasione del 25 aprile, Anniversario della Liberazione d’Italia, i volontari e le volontarie di Mani Tese Firenze sono scesi in strada insieme all’ANPI, al Comitato Antifascista e al Comune di Scandicci (FI) per “liberare” la città dalle scritte xenofobe e razziste sui muri intorno alla sede fiorentina di Mani Tese.

“Ci siamo stancati di sopportare chi esce di notte incappucciato per seminare odio e abbiamo deciso di metterci la faccia ancora una volta e con ancora più convinzione.
A Firenze come nel resto d’Italia non dobbiamo permettere loro di farci credere di essere in minoranza, non dobbiamo permettere a chi sputa odio di monopolizzare il dibattito pubblico”.

Grazie a tutti i volontari e le volontarie che hanno preso parte a questa bellissima iniziativa.

Di seguito il video dell’evento:

Il dovere di indagare, il diritto di sapere: Milano, 2 maggio 2019

Mani Tese è lieta di invitarvi alla Cerimonia di premiazione del Premio Mani Tese per il giornalismo investigativo e sociale.

Mani Tese è lieta di invitarvi all’evento

IL DOVERE DI INDAGARE,
IL DIRITTO DI SAPERE.

Cerimonia di premiazione del Premio Mani Tese
per il giornalismo investigativo e sociale

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Giovedì 2 maggio 2019 | H 18.00 – 20.00
Fondazione Giangiacomo Feltrinelli
Viale Pasubio 5, Milano

Con la partecipazione di:

Emilio Ciarlo, Direttore Comunicazione AICS
Tiziana Ferrario, Giornalista
Gad Lerner, Giornalista
Gianluigi Nuzzi, Giornalista
Francesco Piccinini, Direttore Fanpage

PROGRAMMA

Giornalisti e ONG: i nuovi nemici pubblici?
Tavola rotonda

I migliori progetti d’inchiesta in tema business & human rights
Elevator Pitch dei finalisti del Premio Mani Tese

Premiazione del progetto vincitore
Discussione di valutazione e assegnazione del premio

Aperitivo e networking
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Il Premio Mani Tese per il giornalismo investigativo e sociale intende sostenere la produzione di inchieste originali su tematiche concernenti gli impatti dell’attività di impresa sui diritti umani e sull’ambiente in Italia e/o nei Paesi terzi in cui si articolano le filiere globali di produzione.
Obiettivo del Premio è portare alla luce fatti e storie di interesse pubblico finora ancora poco noti e/o dibattuti, con un taglio sia di denuncia sia di proposta.

INGRESSO LIBERO

(Assicurati un posto iscrivendoti QUI)

Per ulteriori informazioni:
024075165
ufficiostampa@manitese.it
www.manitese.it

Clicca sull’immagine per scaricare la locandina in PDF: 

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BOPHA: LA BAMBINA PIÙ GIOVANE DEL CENTRO DI ACCOGLIENZA DI DAMNOK TOEK

La storia di Bopha, la più piccola ospite del centro Damnok Toek, sostenuto da Mani Tese, che accoglie bambini vittime di trafficking e in situazioni di difficoltà.

Quello di Poipet è uno dei sei valichi che consentono di oltrepassare la frontiera che divide la Cambogia dalla Thailandia. Ogni anno migliaia di Cambogiani decidono di attraversarla per cercare fortuna nel Paese vicino, spinti dalla speranza e della ricerca di condizioni di vita migliori.

Qui, come spesso accade in zone di confine, dove si ammassano a vivere migliaia di disperati, i trafficanti di esseri umani proliferano, trovando un mercato fertile per le loro attività illecite. Insieme agli adulti, migliaia di bambini si trovano a vivere quest’esperienza traumatica, divenendone le maggiori vittime. Si stima che proprio a Poipet passi circa il 70% dei bambini vittime di tratta, che trovano poi impiego nelle grandi città thailandesi come mendicanti, forza lavoro nei campi o, peggio ancora, nel racket della prostituzione minorile.

Numerosi sono inoltre i bambini che, pur avendo la fortuna di non finire nel circolo del lavoro nero, dell’accattonaggio o della prostituzione, si trovano a essere coinvolti in situazioni ai limiti dell’umano. Una di questi è Bopha (nome di fantasia), la più giovane ospite del centro di prima accoglienza di Damnok Toek sostenuto da di Mani Tese.

Bopha è nata in Thailandia da genitori cambogiani. Subito dopo la sua nascita, la coppia si è separata e la bimba è stata affidata al padre. Per poter provvedere alla sua crescita, il padre di Bopha ha lavorato in condizioni estremamente dure. Ciò nonostante le condizioni di vita si sono rivelate insostenibili, e così ha deciso di fare ritorno in Cambogia, a Battambang, dove, grazie al sostegno ricevuto dalla nonna paterna, la piccola Bopha è cresciuta ed è stata educata. Il padre di Bopha, non riuscendo a guadagnare abbastanza con il suo lavoro di muratore, dopo qualche anno si è trasferito con la figlia a Poipet per tentare di attraversare il confine e tornare in Thailandia.

Lì, è stato catturato dalla polizia di frontiera e arrestato con l’accusa di migrazione illegale. Bopha è quindi stata accolta nel centro di prima accoglienza di Damnok Toek nell’aprile 2018. Gli operatori riferiscono che quando Bopha è arrivata “soffriva di malnutrizione. Le sue condizioni fisiche non erano normali, era magra e presentava ritardi nello sviluppo. Inoltre, non era mai andata a scuola. All’inizio la bambina era molto timida e presentava disturbi da stress post traumatico. Durante il primo mese è stato molto difficile coinvolgerla nelle attività quotidiane”.

Nel corso dei mesi la situazione è andata però migliorando: Bopha ha imparato a leggere, ha iniziato a interagire con gli altri bambini ospiti del centro e a partecipare alle attività quotidiane. È diventata più sicura di sé, ama in particolar modo ballare e disegnare e, parlando del futuro, ripete spesso che vorrebbe diventare un’insegnante di inglese. Bopha vorrebbe anche avere l’opportunità di vivere con la sua famiglia ma purtroppo le condizioni giuridiche del padre e l’azianità della nonna attualmente non lo consentono.

L’impegno di Damnok Toek è dunque ora rivolto a supportare il padre di Bopha per poterne migliorare le condizioni economiche e favorire così il ricongiungimento con la figlia.

Il percorso per il ricongiungimento probabilmente impiegherà diversi anni prima di potersi concludere ma, nel frattempo, Bopha continuerà a studiare e a essere ospite nei centri di Damnok Toek insieme a tanti altri bambini.

Grazie al sostegno di Mani Tese, il centro di prima accoglienza di Damnok Toek ha già accolto più di 150 bambini, riuscendo a reintegrarne quasi l’80% nelle famiglie d’origine, garantendo loro un futuro sereno e un presente dignitoso.

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bambini accolti damnok toek cambogia mani tese 2019

bopha ballo damnok toek cambogia mani tese 2019

attività cucito damnok toek cambogia mani tese 2019

 

 

 

MOZAMBICO, MANI TESE LANCIA PROGETTO PER SCONGIURARE LA CRISI ALIMENTARE

Dopo il ciclone Idai e le piogge incessanti, la produzione agricola è in ginocchio. La lettera dei nostri cooperanti per chiedere sostegno: “Ripartiamo seminando”.

Ripartiamo seminando” è il nome del progetto che Mani Tese ha lanciato per far fronte all’emergenza alimentare in Mozambico, nella provincia della Zambezia, dove l’Ong opera già con altri due progetti di cooperazione internazionale.

I cooperanti di Mani Tese nel Paese hanno scritto una lettera per aggiornare l’opinione pubblica sulla situazione e chiedere sostegno per il progetto.

“Il governo provinciale della Zambezia, con cui stiamo collaborando, ci ha chiesto una mano per sopperire all’emergenza alimentare con semi di mais precoce da distribuire nei distretti più colpitiscrivono Matteo e FedericoIl vostro sostegno è più che mai fondamentale per scongiurare un’imminente crisi alimentare”.

LA SITUAZIONE POST-CICLONE

Nella provincia di Sofala il 13 marzo 2019 si è abbattuto il ciclone tropicale Idai i cui effetti si sono fatti sentire in maniera devastante anche nella confinante provincia della Zambezia, dove Mani Tese interviene, colpendo sia i distretti costieri che quelli più interni.
In Zambezia, messa già in difficoltà dalle abbondanti piogge tropicali che hanno interessato la provincia per tutto il mese di febbraio, si sono aggiunti gli effetti devastanti del ciclone, che, con il forte vento e le piogge torrenziali, hanno fatto esondare numerosi fiumi, distrutto le produzioni agricole e costretto le popolazioni locali ad allontanarsi dalle loro abitazioni per raggiungere luoghi più sicuri, come scuole e magazzini.

Tantissimi i distretti colpiti e numerose le comunità ancora isolate, in particolare, nel distretto di Morrumbala, Maganja da Costa e nei due distretti in cui opera Mani Tese, Nicoadala e Namacurra.
Nel distretto di Nicoadala l’esondazione del Rio Licuar e dei suoi principali affluenti ha spazzato via case, scuole e campi coltivati.

“Nelle comunità di Nicoadala più di 80 famiglie vivono nelle tende messe a disposizione da UKAid poiché le loro case sono state letteralmente spazzate via dalla piena di alcuni affluenti del fiume Licuar o crollate sotto il peso incessante dell’acqua” spiegano Matteo e Federico.

L’EMERGENZA ALIMENTARE

Secondo quanto riportato dal governo provinciale della Zambezia la produzione di mais, manioca e batata (principalmente prodotta in questi distretti), base dell’alimentazione delle popolazioni nelle aree rurali, sarà insufficiente a coprire il fabbisogno della Provincia. A questo si somma l’inflazione delle derrate alimentari, in particolare l’aumento del prezzo della farina di mais e del riso, che mette a serio rischio la sicurezza alimentare dell’intero Paese.

“Il 70% della produzione di mais dei nostri campi è andata persa così come il 60% della produzione di fagioli scrivono i cooperanti di Mani Tese – Arachidi e sesamo hanno subito perdite consistenti per asfissia radicale (assenza di ossigeno dovuta all’eccesso di acqua nei campi). Molti campi ancora oggi sono sott’acqua. La manioca e la batata, tuberi tradizionalmente di base dell’alimentazione qui in Mozambico, hanno subito danni legati a marcescenza”.

IL PROGETTO DI MANI TESE

Il progetto “Ripartiamo seminando” ha l’obiettivo di acquistare e distribuire semi di mais a ciclo corto e ortaggi per 400 famiglie per la seconda campagna agricola (da aprile a luglio) per sopperire alla mancata produzione della prima epoca (da novembre ad aprile). Oltre alla distribuzione di semi per 400 famiglie, le attività prevedono anche l’introduzione di tecnologie tradizionali di origine brasiliana per l’essicazione della manioca (per evitare che il prodotto, già affetto da fenomeni di marcescenza in seguito alle abbondanti piogge e all’eccessiva umidità del terreno, venga consumato avariato), la produzione di grattugie artigianali per ottenere parti piccole di prodotto che possa essere seccato in tempi brevi o lavorato per ottenere la tapioca e l’essicazione della farina.

È possibile effettuare una donazione per il progetto d’emergenza sul sito di Mani Tese.

IN MOZAMBICO L’EMERGENZA CONTINUA: LA LETTERA DEI NOSTRI COOPERANTI

In Zambezia, dopo il ciclone Idai e le piogge incessanti, la produzione agricola è in ginocchio. I nostri cooperanti lanciano dal Mozambico un appello a sostenere il nostro progetto “Ripartiamo seminando” per far fronte all’emergenza alimentare.

Ciao a tutti e a tutte,

 Il sole è tornato a splendere in Zambezia e le acque lentamente si stanno ritirando.

Siamo pronti a riprendere in mano le attività dei nostri progetti e a far fronte ai molteplici danni nei distretti in cui lavoriamo: Mocubela, Quelimane, Namacurra e Nicoadala.

 A Mocubela, dove Mani Tese sta già operando con il “Progetto Foreste, le piogge hanno causato danni alla produzione nei campi agricoli, hanno fatto crollare alcune case degli agricoltori e danneggiato le strutture zootecniche costruite da Mani Tese.

Molti campi, realizzati nelle vicinanze dei corsi d’acqua per poter essere irrigati, sono stati sommersi e le colture spazzate via dalla corrente. La pioggia ha inoltre rovinato le derrate agricole alla base della dieta mozambicana, come manioca, patata dolce e mais.

Molti manufatti in cemento e argilla cotta delle strutture zootecniche dovranno essere ricostruiti da zero.

 Fortunatamente diversi villaggi stanno impiegando i semi che erano stati immagazzinati dal raccolto precedente a seguito del corso di formazione realizzato da Mani Tese, che ha sensibilizzato le comunità a non vendere subito tutto il raccolto e a conservarne una parte per la nuova semina.

 Il mese di aprile sarà dunque molto impegnativo per Mani Tese: insieme agli agricoltori inizieremo o porteremo a termine una seconda semina nelle comunità più colpite per scongiurare l’imminente crisi alimentare e per ricostruire, o concludere, i pollai e le stalle che hanno subito una battuta d’arresto.

 Nelle comunità di Quelimane, Namacurra e Nicoadala, dove Mani Tese è presente con il progetto “Quelimane agricola”, siamo finalmente riusciti ad accedere a tutti i campi e ad alcune comunità che erano rimaste isolate fino ad ora a causa dell’eccesso di acqua e fango.

 Il 70% della produzione di mais dei nostri campi è andata persa così come il 60% della produzione di fagioli. Arachidi e sesamo hanno subito perdite consistenti per asfissia radicale (assenza di ossigeno dovuta all’eccesso di acqua nei campi).

Molti campi ancora oggi sono sott’acqua.

La manioca e la batata, tuberi tradizionalmente di base dell’alimentazione qui in Mozambico, hanno subito danni legati a marcescenza.

 In questi giorni quel poco di prodotto recuperato – anche purtroppo quello avariato – viene raccolto e seccato come meglio si riesce per evitare di non avere niente da mangiare nei prossimi mesi.

Per questo motivo, abbiamo programmato delle formazioni extra rivolte agli agricoltori per la conservazione e la selezione della manioca.

 Nelle comunità di Nicoadala più di 80 famiglie vivono nelle tende fornite da UKAid poiché le loro case sono state letteralmente spazzate via dalla piena di alcuni affluenti del fiume Licuar o crollate sotto il peso incessante dell’acqua, che ha inoltre provocato danni a una cisterna di raccolta dell’acqua piovana, creando delle crepe e delle perdite di acqua. Stiamo aspettando che il terreno si asciughi per rimediare anche a questo.

 Il governo provinciale della Zambezia, con cui stiamo collaborando, ci ha chiesto una mano per sopperire all’emergenza alimentare con semi di mais precoce da distribuire nei distretti più colpiti.

 Il vostro sostegno è più che mai fondamentale: se riuscissimo ad aumentare la quantità di semi da mettere a disposizione dei contadini, potremmo rafforzare la seconda semina e scongiurare un’imminente crisi alimentare.

 Matteo, Federico e lo staff di Mani Tese Mozambico

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