Indice di sviluppo umano
177 Ranking [UNDP, 2017]
Mortalità infantile
84/1000 [al di sotto dei 5 anni. UNICEF, 2018] 56/1000 [al di sotto di 1 anno. UNICEF, 2018]
Diffusione di HIV/AIDS
1.43‰ [UNAIDS, 2018]
Accesso all’acqua potabile
67% [OMS, 2019]
Guinea-Bissau
I portoghesi raggiunsero le coste della Guinea-Bissau nel 1446, dove rimasero fino a quando il Paese ottenne l’indipendenza il 24 settembre 1973. Nel 1956 fu fondato da Amilcar Cabral il Partido Africano da Independência da Guiné e do Cabo Verde (PAIGC) che dal 1963 intraprese la lotta armata contro il dominio coloniale. Cabral fu assassinato nella vicina Guinea-Conakry nel gennaio del 1973 ma nel settembre dello stesso anno, il movimento anticoloniale proclamò l’indipendenza del Paese, riconosciuta dal Portogallo solo dopo la caduta del regime di Salazar, nel 1974.
Dalla fine della colonizzazione, la Guinea-Bissau è costretta a misurarsi con un’instabilità cronica che ha visto il susseguirsi di numerosi colpi di stato. Il PAIGC, il partito che ha condotto il paese nella lotta per l’indipendenza, ha avuto la maggioranza in parlamento nella maggior parte delle legislature. Nelle ultime elezioni legislative tenutesi a giugno 2023, il PAIGC ha nuovamente ottenuto la maggioranza e ha formato il governo con il PRS (Partido de Renovaçao Social). All’opposizione invece, troviamo il partito dell’attuale Presidente della Repubblica Umaro Sissoco Embalo, MADEM-G15, partito nato nel 2018 a seguito dell’uscita di un gruppo di 15 deputati dal PAIGC, che infatti, si dimostra sempre molto diviso al suo interno. Attualmente il capo del PAIGC è Domingos Simoes Pereira, che punta a candidarsi alle prossime elezioni presidenziali.
Negli ultimi anni, a seguito della crisi economica provocata sia dalla pandemia di COVID-19, sia dalla guerra in Ucraina, la Guinea-Bissau è stata oggetto di una forte inflazione che ha messo in difficoltà numerose famiglie. inoltre, la popolazione della Guinea-Bissau non ha gli strumenti necessari per contrastare il cambiamento climatico: l’erosione delle coste è la prima conseguenza di questo fenomeno ed è un problema concreto nel paese. All’interno del paese sono molte le zone a soffrire di deforestazione, a discapito della piantagione dell’albero di caju. La castagna di caju, che noi conosciamo come anacardo, è l’unico prodotto da esportazione del paese, sul cui commercio hanno investito numerose famiglie, e questa è la causa principale della deforestazione, oltre che per l’utilizzo di suolo per la costruzione di case. Peccato che negli ultimi anni l’esportazione non ha arricchito nessun produttore, a causa della forte competizione con altri paesi produttori.
L’azione di Mani Tese
Mani Tese opera in Guinea-Bissau dal lontano 1979. Negli anni a seguire, ha svolto attività inerenti diverse tematiche: dall’appoggio alla salute, alla tutela dei diritti umani nelle carceri, passando per l’educazione e la sicurezza alimentare.
Mani Tese ha azioni in tutto il Paese ma in particolare nelle regioni di Gabù, Bafatà e Cacheu oltre naturalmente al Settore Autonomo di Bissau ed è impegnata attualmente in tre principali settori:
Il primo è quello della sovranità alimentare: attraverso interventi in ambito rurale a fianco di associazioni di produttori e ONG locali, si mira, da un lato, a rafforzare le organizzazioni contadine nelle proprie competenze di produzione e gestione e, dall’altro, a migliorare la produzione e, più in generale, tutta la filiera adottando e promuovendo i principi dell’agroecologia. Ultimo obiettivo a lungo termine è sicuramente quello di migliorare la nutrizione della popolazione che continua ad essere dipendente dai prodotti importati, a causa della concorrenza derivante da enormi paesi produttori, come il Brasile (che importa carne di pollo) o Senegal e Guinea-Conakry (da cui arrivano le uova e prodotti orticoli). L’allevamento di piccoli animali, in particolare i polli, e l’orticoltura sono le filiere nelle quali Mani Tese è impegnata maggiormente.
Il secondo settore è quello dei diritti umani: dopo alcuni anni di lavoro all’interno delle carceri, siamo al momento impegnati nella lotta contro la violenza sulle donne tramite azioni di prevenzione a fenomeni quali il matrimonio forzato e/o precoce, la protezione e il reinserimento delle vittime attraverso la promozione dell’autonomia socioeconomica delle stesse. Sosteniamo due centri di accoglienza per donne vittime di violenza e coordiniamo un tavolo che coinvolge la società civile e le istituzioni per promuovere una miglior legislazione e la sua applicazione relativamente all violenza di genere.
Vi è poi un terzo settore, quello dell’inclusione sociale di giovani, donne e persone con disabilità. Si tratta di supportare percorsi di formazione professionale e di inserimento lavorativo, in particolare attraverso la creazione di attività imprenditoriali che coinvolgano categorie vulnerabili ai margini del tessuto socio-economico della società guineense. Anche in questo caso Mani Tese coordina un tavolo società civile e istituzioni per promuovere un miglioramento nella legislazione nel settore specifico e il rafforzamento dell’applicazione delle leggi già esistenti.