Le uova di Pasqua della Guinea-Bissau

Quest’anno la vera sorpresa di Pasqua per molte comunità è stata il miglioramento della sicurezza alimentare e della nutrizione attraverso il progetto “Ianda Guiné-Galinhas”

È da poco trascorsa la Pasqua in Guinea-Bissau, dove, fra i piatti tipici, si prepara la Galinha a Cafriela, un piatto che spesso si mangia in condivisione in un grande vassoio di riso e pollo, preparato con una tipica marinatura di aglio, cipolla, peperoncini verdi e rossi, succo di limone, sale e olio. Si festeggia mangiando insieme e servendosi dallo stesso piatto. 

La condivisione è una delle caratteristiche fondamentali anche del progetto Ianda Guiné-Galinhas, cofinanziato dall’Unione Europea, nell’ambito del quale Mani Tese, attraverso piccoli pollai familiari, cerca di migliorare l’alimentazione e le condizioni della popolazione.  

Un semplice pollaio famigliare può infatti cambiare la vita di molte persone sia per le prospettive economiche che questa attività può aprire che per un generale miglioramento e diversificazione della dieta grazie a un maggior consumo di proteine pro-capite. Opportunità che vengono date anche a chi vive nelle tabanka (villaggi) più remote delle regioni più povere del Paese. 

Investire in un progetto a lungo termine come questo dà valore al lavoro dei produttori e degli allevatori locali dando loro l’opportunità di far parte di un circolo virtuoso che mira a migliorare il benessere di intere comunità in termini di salute ma anche economici. 

La vera sorpresa della Pasqua quest’anno è stata il miglioramento della sicurezza alimentare e della nutrizione. Dentro alle uova di Pasqua, che qui in Guinea-Bissau non sono di cioccolato ma bensì uova vere, ci sono infatti gli elementi fondamentali per una ricerca del benessere, che in Guinea-Bissau è tutt’altro che scontata, ma anzi necessaria. 

Un appello per la pace in Sudan

Mani Tese lancia un appello per un cessate il fuoco immediato e la fine della violenza. È giunto il momento di far tacere le armi e concentrarsi sulla creazione di opportunità affinché il popolo sudanese possa vivere in pace e lavorare per uno sviluppo sostenibile.

Mani Tese, che ha negli anni scorsi lavorato in Sudan, è profondamente addolorata per l’escalation del conflitto nel paese tra le Forze Armate Sudanese (SAF) e le Forze di Supporto Rapido (RSF). Gli scontri, che durano da quattro giorni, hanno causato oltre 180 vittime e circa 1.800 feriti. La situazione ha anche interrotto le attività umanitarie, portando al saccheggio dei beni umanitari e alla sospensione delle operazioni del Programma Alimentare Mondiale (WFP).

Secondo le notizie delle Nazioni Unite, gli ospedali di Khartoum sono alle prese con gravi carenze di sangue, apparecchiature per trasfusioni, liquidi endovenosi e altre forniture mediche essenziali. Nove ospedali nella città e due a Bahri (Khartoum Nord) hanno chiuso a causa dei bombardamenti e dell’insicurezza. Con 15,8 milioni di persone bisognose di assistenza umanitaria in Sudan, l’interruzione delle operazioni umanitarie rappresenta una profonda violazione dei loro diritti. 

Alla luce di questi eventi, Mani Tese lancia un appello per un cessate il fuoco immediato e la fine della violenza. Invitiamo tutte le parti coinvolte a dare la priorità alla pace e al benessere del popolo sudanese. Anche la Lega Araba ha chiesto un cessate il fuoco durante la festa musulmana di tre giorni dell’Eid al-Fitr, passo fondamentale per garantire che i civili possano accedere all’aiuto umanitario di cui hanno tanto bisogno.

Mentre esprimiamo il nostro dolore per la situazione attuale, incoraggiamo gli attori internazionali, tra cui le Nazioni Unite, l’Unione Africana, l’Autorità Intergovernativa per lo Sviluppo (IGAD) e il QUAD per il Sudan, a lavorare per il ripristino della pace e della stabilità nella regione. È essenziale agire con urgenza e decisione per evitare che la crisi si aggravi ulteriormente e colpisca altre vite innocenti.

Mani Tese si schiera in solidarietà con il popolo del Sudan e rimane impegnata a sostenere la pace e gli sforzi umanitari nella regione. È giunto il momento di far tacere le armi e concentrarsi sulla creazione di opportunità affinché il popolo sudanese possa vivere in pace e lavorare per uno sviluppo sostenibile.

Fragili: maneggiare con cura

Vota il progetto della Federazione Mani Tese all’iniziativa “Una mano a chi sostiene”.

Vorresti vivere in una Comunità dove tutto abbia significato e niente venga sprecato?

Ti piacerebbe un lavoro che restituisse giustizia e dignità per le persone vulnerabili e escluse?

Noi crediamo nelle nuove opportunità, per le persone e per l’ambiente in cui vivono!

Se ci credi anche tu, vota il progetto Fragili – maneggiare con cura della Federazione Mani Tese sulla piattaforma dell’iniziativa “Una mano a chi sostiene”.

È possibile votare fino al 30 aprile sulla piattaforma a questo link:

https://cattolica.unamanoachisostiene.it/progetto/federazione-mani-tese-ets/

Se riusciremo a raccogliere tanti, tantissimi voti succederà qualcosa di straordinario.

15 adulti richiedenti asilo o sottoposti a misure penali di Gorgonzola e Catania, potranno:

1. Formarsi per 40h sul riuso di beni di seconda mano e sull’autoriparazione;

2. Fruire di 6 borse lavoro nel riuso e autoriparazione;

3. Incontrare e confrontarsi con almeno 20 giovani durante 2 campi di volontariato di Mani Tese;

4. Organizzare e gestire in autonomia 2 eventi pubblici sul riuso e l’autoriparazione nei loro territori.

E questo, GRAZIE anche a te!

Vota questo progetto per trasformare la fragilità in opportunità e coinvolgi i tuoi amici affinché tutti e tutte insieme possiamo trasformare la cura dell’ambiente in occasione di lavoro dignitoso.

Burkina Faso: con l’agroecologia e il teatro “trasformiamo” Koubri!

Il nuovo progetto “Trasformiamo!” in Burkina Faso si è aperto con uno spettacolo di sensibilizzazione sul consumo di prodotti locali coltivati in modo agroecologico.

È domenica 26 marzo e il mercato di Koubri, in Burkina Faso, brulica di persone indaffarate a comprare e vendere frutta, verdura, pesce, cereali e tanti altri prodotti. A un certo punto, tutto si ferma e le persone iniziano a camminare in un’unica direzione, verso il centro del mercato, dove sta per cominciare lo spettacolo teatrale “Rii Nongo“, che in mooré, dialetto locale, significa “Mangia bene”.

L’Associazione Watinoma, insieme a Mani Tese, ha infatti organizzato uno spettacolo di teatro forum per sensibilizzare la popolazione al consumo di prodotti locali, coltivati con un approccio agroecologico. L’iniziativa rientra nell’ambito del progetto “TRASFORMIAMO! Sviluppo di attività di trasformazione alimentare e promozione del cibo locale nel comune di Koubrì in Burkina Faso.

La rappresentazione “Rii Nongo” si apre con il ritmo della coreografia danzante dei bambini della scuola di Watinoma e prosegue narrando la storia di un agricoltore e di come, tornando a prendersi cura della terra e del cibo, riesca a migliorare la propria condizione di vita e quella della sua famiglia. Al termine viene presentata anche l’Associazione delle Sorelle Burkinabé di Poedogo, come esempio di agricoltrici che producono in modo agroecologico sul territorio.

Dopo lo spettacolo ci siamo intrattenuti nel mercato per chiacchierare con alcuni spettatori e spettatrici.

“Assistendo allo spettacolo ho capito che devo stare attenta a quello che cucino per i miei figli e a quello che vendo – afferma Rosaline Ouedraogo, commerciante di Koubri – Di solito vado nei campi qui vicino a comprare pomodori, cipolle e tutti i prodotti che poi rivendo al mercato, ma non mi ero mai chiesta come questi prodotti venissero coltivati. Oggi so che devo stare attenta e comprare il cibo da chi coltiva in modo agroecologico, soprattutto quello che cucino per la mia famiglia”.

Si avvicina a noi Julien Kakambege, rappresentante del comune di Koubri. “Onestamente voglio davvero ringraziarvi per quello che avete fatto – afferma – Lo spettacolo mi è piaciuto molto e ho visto tanta gente che ascoltava interessata. Questo spettacolo ha messo la pulce nell’orecchio a molte persone e sono certo che pian piano porterà a un cambiamento positivo nelle abitudini delle persone”.

Anche Hado Ima, l’artista fondatore di Watinoma che ha organizzato lo spettacolo, è dello stesso avviso: “Sono un artista agricoltore e sono a fianco di chi lotta per la sovranità alimentare e un’agricoltura biologica. Questo spettacolo che siamo riusciti a fare nel mio comune, Koubri, ha un grande valore. È un primo passo per un’azione più grande che avvieremo con il progetto e con interventi futuri. Da tempo mi hanno chiamato alcuni uomini di Poedogo, che hanno visto i risultati delle donne dell’Associazione delle Sorelle Burkinabé di Poedogo, perché vogliono imparare l’agroecologia”.

Con questo spettacolo abbiamo iniziato a porre le basi e a riflettere insieme agli abitanti di Koubri su come è possibile trasformare le abitudini alimentari per vivere meglio. Con il progetto TRASFORMIAMO! continueremo ad accrescere la consapevolezza dell’importanza di mangiare sano e locale.

Gli effetti del miglioramento della sicurezza alimentare in Burkina Faso

In Burkina Faso si è concluso il primo anno del progetto “Miglioramento della sicurezza alimentare e promozione dello sviluppo rurale nel Boulgou”: la valutazione di Neerbewendin Sawadogo che ci racconta il significato dei dati raccolti.

Neerbewendin SAWADOGO, fondatrice e direttrice della società di consulenza EffiDev, esperta di economia agraria e gestione aziendale, ha dedicato la sua intera carriera a sostenere le PMI, le donne e i giovani e a promuovere la sicurezza alimentare in Burkina Faso.

Per Mani Tese ha svolto il ruolo di valutatrice esterna del nostro progetto Miglioramento della sicurezza alimentare e promozione dello sviluppo rurale nel Boulgou, provincia della regione del Centro Est del Burkina Faso, co-finanziato da 8×1000 irpef a gestione statale.

Il lavoro di Neerbewendin SAWADOGO (detta Nere, per gli amici e per le amiche) ci ha permesso di capire meglio qual era la situazione di partenza e come sta cambiando, a conclusione del primo anno di progetto.

“L’obiettivo del progetto è quello di fornire una risposta al problema dell’insicurezza alimentare in quattro villaggi nella regione attraverso tre strumenti: la produzione di riso e prodotti orticoli (in particolare pomodori e cipolle), il loro consumo e l’organizzazione degli attori che ruotano intorno alla produzione” afferma Nere “Alla luce dei risultati dello studio, possiamo aspettarci un forte impatto sulla vita delle comunità, soprattutto perché gli obiettivi del progetto sono perfettamente in linea con le esigenze dei beneficiari”. 

La zona interessata è difficile da coltivare se non si conoscono le tecniche adatte a quel tipo di terreno e se i produttori non sono ben organizzati tra loro. Oltre il 40% delle famiglie soffre per questo di insicurezza alimentare per quasi la metà dell’anno. Produce infatti riso in quantità ridotte e non sufficienti per il proprio fabbisogno. 

Nere ci racconta che le comunità protagoniste del progetto ora stanno inserendo riso, cipolle e pomodori nelle loro abitudini alimentari e produttive e che più dell’80% parla dei benefici che ne sono derivati a livello di salute. 

“Il progetto sta impattando sulla vita di queste comunità in molteplici modi” spiega Nere “Ho registrato un miglioramento della produttività, in termini di quantità e qualità, a seguito della formazione sulle tecniche agroecologiche e della fornitura di sementi migliorate. Inoltre oggi c’è una maggiore disponibilità di cipolle e pomodori durante tutto l’anno grazie alla formazione sulla trasformazione seguita dalle donne”. 

La maggior presenza di cibo sano nell’area è fondamentale soprattutto in questo periodo di forte insicurezza che rende difficili gli spostamenti verso le città, i mercati e riduce al minimo le importazioni per via dei numerosi furti ai convogli con le derrate alimentari. 

“Durante le interviste ho potuto constatare come stia migliorando la qualità della vita di queste persone grazie a una dieta sana e al reddito generato dalla vendita di parte della produzione. L’autosufficienza alimentare ed economica è molto importante per queste comunità, che sono isolate a causa della crisi securitaria. In più, in molti hanno sottolineato quanto importante sia stato per loro creare dei gruppi di produttori riconosciuti formalmente. Questo ha permesso di ritrovare il legame sociale perduto e di sentirsi più uniti in questi tempi difficili”. 

Nere ci ha raccontato che è stato molto importante per lei sviluppare questo studio sul progetto. Lavorare sui dati, le statistiche e raccogliere le testimonianze dei suoi concittadini è infatti il suo modo di contribuire allo sviluppo del Paese.  

“Questo progetto è una leva per migliorare le condizioni di vita della popolazione. Ciò che sarà importante per amplificarne l’impatto è la creazione di una vera sinergia tra tutti gli attori, ponendo al centro la comunicazione” conclude Nere.

Gli effetti del ciclone freddy in Mozambico

Il ciclone Freddy si è abbattuto su Quelimane e sulle zone dove siamo presenti per realizzare i nostri progetti di cooperazione, e la situazione ora è di emergenza.

La provincia della Zambézia è stata colpita da una serie di gravi fenomeni meteorologici che hanno lasciato la popolazione in condizioni di notevole e immediata necessità. Il ciclone Freddy è arrivato nella notte tra sabato 11 e domenica 12 marzo 2023 con epicentro nella località di Macuze distretto di Namacurra, con venti a 148 km/h e raffiche fino a 213 km/h e piogge abbondanti di oltre 200 mm in 24 ore, interessando non solo la provincia di Zambézia, ma anche quelle di Sofala, Nampula e Manica, e Tete, otre al Malawi.

I primi dati indicano che i distretti più colpiti sono Quelimane, Nicoadala, Namacurra, Maganja da Costa, Mocuba, Milange, Mocubela e Pebane, dove il numero totale delle famiglie colpite è di circa 21.000 e quello dei feriti in cura nelle diverse unità sanitarie continua ad aumentare e i decessi, secondo i dati preliminari, hanno raggiunto quota 53.

La stampa ha evidenziato la registrazione di oltre 6.604 abitazioni completamente distrutte, oltre 9.873 parzialmente e circa 2.200 abitazioni allagate.

Le famiglie colpite hanno trovato rifugio principalmente nelle scuole che attualmente vengono utilizzate come centri di accoglienza per gli sfollati.

Hanno sofferto gravi danni anche 39 unità sanitarie e più di 500 aule scolastiche. Sono stati distrutti circa 200.000 ettari di colture varie, con cifre ancora imprecisate per la caduta dei pali dell’energia elettrica e delle telecomunicazioni. Coloro che cercano di riparare le proprie case sostituendo le lamiere di zinco che ne costituiscono il tetto, stanno risentendo economicamente, visto che ogni lamiera di 5 metri è passata da circa 5 € a circa 12 € l’una nel giro di un paio di giorni.

Il numero dei Distretti (a livello nazionale) con un’epidemia di colera è passato da 27 a 32 in una settimana, uno scenario forse associato al degrado del sistema igienico-sanitario nel mezzo e alla contaminazione delle fonti idriche a causa delle piogge che si sono registrate in questi giorni un po’ in tutte le province del Paese. A Quelimane, capoluogo della Zambézia, continuano ad aumentare i casi di colera registrati e la previsione è che aumentino continuamente per via delle condizioni di promiscuità e scarsa igiene in cui si incontrano gli sfollati alloggiati nelle scuole ed altri ripari di fortuna collettivi.

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Mani Tese opera a fianco della popolazione colpita con i suoi progetti di cooperazione internazionale, oggi ancora più importanti perché permetteranno alle comunità di risollevarsi dopo questa calamità.

Per chi può e vuole aiutare, abbiamo aperto una raccolta fondi.

> Modalità di donazione:

– Carta di credito sul sito di Mani Tese inserendo l’importo che desideri donare

– Bonifico bancario intestato a Associazione MANI TESE ONG Onlus presso banca Popolare Etica (IBAN: IT 57 F 05018 01600 000010203040)

– CCP, Conto Corrente Postale: n° 291278 intestato a Associazione Mani Tese ONG ONLUS , P.le Morandi 2, 20121 Milano

Inserendo come causale (bonifico/CCP):  EMERGENZA CICLONE FREDDY

Buona festa del Papà a tutti I Papà del mondo!

In occasione della festa del papà, vi raccontiamo la storia di Peter Kibe, un padre molto speciale in Kenya.

Oggi vogliamo raccontarvi la storia di un papà molto speciale in Kenya. Il suo nome è Peter Kibe ed è un agricoltore che vive a Molo.

Come ogni papà, Peter vuole il meglio per i suoi figli ma, a causa della crisi economica e della mancanza di risorse, la sopravvivenza per la sua famiglia era diventata davvero difficile.

È stato allora che Peter ha incontrato Mani Tese, che stava lavorando in collaborazione con NECOFA al progetto AgriChange per migliorare le condizioni di vita delle persone.

Nell’ambito di questo progetto, Peter ha potuto ricevere una formazione sull’agricoltura sostenibile e ha imparato nuove tecniche per la coltivazione dei funghi.

Grazie a queste attività, Peter ha migliorato il suo reddito, ha potuto garantire cibo sufficiente per la sua famiglia e ha anche iniziato a vendere i suoi prodotti al mercato locale.

La vita di Peter e della sua famiglia oggi è cambiata. La sua attività funghicola è diventata un esempio di successo e ha ispirato altri agricoltori ad apprendere le medesime tecniche e a intraprendere le proprie attività.

Quello di Peter è solo uno dei tanti esempi di come Mani Tese possa fare davvero la differenza nella vita di tante famiglie qui in Kenya.

Per il 19 marzo, fai un regalo solidale con noi e regala a un papà del Sud del mondo la possibilità di rendere felice la sua famiglia:

https://regalisolidali.manitese.it/ricorrenza.php?titolo=festa-del-pap%C3%A0

Auguriamo a tutti i papà come Peter, che lottano ogni giorno per garantire il benessere delle loro famiglie, una felice festa del papà!