GUINEA-BISSAU, VISITA AGLI ORTI COMUNITARI NELL’AREA DI BOÉ
Il sopralluogo ci ha permesso di valutare quali opere idrauliche fossero necessarie per facilitare l’accesso all’acqua delle comunità.
Mani Tese è attiva in Guinea-Bissau con il progetto “JUNTAS: empowerment femminile nella regione di Gabu”, cofinanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, che ha l’obiettivo di migliorare le condizioni economiche e sociali delle donne e contrastare le diseguaglianze di genere.
Nell’ambito di questo progetto, negli ultimi giorni di marzo, si è svolta una visita a Boé, una delle aree più povere della Guinea-Bissau al confine con la Guinea Conakry. Qui l’Ong AIFO, capofila del progetto, ha realizzato una serie di orti e Mani Tese, forte della sua lunga esperienza in materia, sta effettuando delle formazioni sull’agroecologia che vuole essere strumento di emancipazione femminile.
La visita ha toccato tre diverse comunità (Tchetché, Tchancum Sate e Malangari) e lo scopo principale della visita, ci racconta il nostro capo progetto Marco Cazzolla, era capire quali opere idrauliche potessero facilitare l’accesso all’acqua dei beneficiari e delle beneficiarie degli orti.
Il primo orto che abbiamo incontrato, ci racconta Marco, è l’orto della comunità di Tchetché che è gestito da sette donne e tre uomini. L’orto è piuttosto piccolo, ma si trova vicino al fiume e può quindi godere di un’ampia disponibilità d’acqua.
Qui l’ingegnere del gruppo, Eugenio Ampa Djalank dell’Associaçao Poceiros de Sao Domingos, ha consigliato l’utilizzo di una pompa idraulica per prelevare l’acqua dal fiume e la costruzione di una cisterna, posta a una decina di metri dal suolo, per raccogliere l’acqua. Il pompaggio dell’acqua potrebbe avvenire tramite l’utilizzo di un motore a benzina, oppure tramite pannelli solari posizionati sopra la cisterna, mentre per l’irrigazione degli orti servirebbe un rubinetto per regolare l’uso dell’acqua.
In alternativa alla cisterna, ha aggiunto l’ingegnere, si potrebbe costruire una specie di piscina dove finisca l’acqua pompata dal fiume. I/le contadini/e potrebbero così recuperare l’acqua con un secchio e irrigare i campi.
Dopo aver visitato la comunità di Tchetché, il viaggio è continuato verso Tchancum Sate nota per la produzione dell’olio di palma.
Qui l’orto comunitario è gestito da dodici donne e otto uomini e si trova in un’area con molta umidità e terreno fertile. È servito da un pozzo rudimentale (che presenta solamente un buco e nessuna costruzione in cemento) tramite il quale viene raccolta l’acqua con un secchio e una corda. La proposta dell’ingegnere è quella di costruire una cisterna sopra il pozzo in cui l’acqua possa essere immagazzinata tramite un sistema di pompaggio a pannelli solari e l’uso possa essere regolato tramite un rubinetto. Inoltre potrebbe essere costruito un muretto in cemento a protezione del pozzo.
Una curiosità su Tchancum Sate è che si tratta di una comunità nomade che, in alcuni momenti dell’anno, si sposta a vivere nei boschi alla ricerca di terreni per coltivare il riso e l’arachide.
Dopo la visita a Tchaum Sate, abbiamo deciso di passare la notte presso l‘albergo costruito dall’Ong olandese Chimbo, che si occupa della conservazione degli scimpanzé molto presenti in quest’area.
Il giorno seguente ci siamo diretti a Malangari che è la più isolata delle tre comunità: per raggiungere la destinazione, infatti, è stato necessario lasciare la macchina, attraversare un fiume in canoa e camminare per circa due chilometri.
Qui, l’orto è gestito da dodici donne e un solo uomo. Come a Tchancum Sate, anche a Malangari troviamo un pozzo rudimentale e l’ingegnere idraulico Eugenio ha suggerito di aumentare la profondità e il diametro del pozzo e di costruire un muretto in cemento per evitare possibili incidenti. Purtroppo, la mancanza di una strada diretta a Malangari comporterà un aumento dei costi di trasporto del materiale, ma questi ostacoli non fermeranno il nostro lavoro!
Un ringraziamento a tutti coloro che hanno effettuato questa visita di monitoraggio. Di Mani Tese: Marco Cazzolla, capo progetto; Braima Baldé, agronomo; Malam Jau, autista. Di AIFO: Mamadu Djau, animatore agricolo e Moreira Mamadu Jalò autista. Dell’Associaçao Poceiros de Sao Domingos: l’ingegnere idraulico Eugenio Ampa Djalank.
Se vuoi contribuire alla realizzazione del progetto “JUNTAS: empowerment femminile nella regione di Gabu” clicca qui: https://manitese.it/progetto/juntas-empowerment-femminile-nella-regione-di-gabu
Qui di seguito alcune foto della visita agli orti di Boé: