Lo studio sui migranti Burkinabé: tornare, investire, intraprendere nel paese d’origine
CeSPI, partner di Mani Tese, ha pubblicato lo studio “Tornare, Investire, Intraprendere nel Paese d’origine: Generazioni Burkinabé a confronto”.
Ieri, 30 giugno, in concomitanza con la fine della seconda annualità del progetto “Imprese sociali innovative e partecipazione dei migranti per l’inclusione sociale in Burkina Faso”, cofinanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS), di cui Mani Tese è capofila, CeSPI ha pubblicato lo studio Tornare, Investire, Intraprendere nel Paese d’origine: Generazioni Burkinabé a confronto.
CeSPI è uno dei partner del progetto che si occupa, in particolare, del coinvolgimento della Diaspora del Burkina Faso in Italia e lo studio indaga i temi del possibile ritorno o investimento in Burkina Faso attraverso un confronto tra le esperienze delle prime e seconde generazioni di burkinabé in Italia.
Se la prima generazione di migranti burkinabé risulta essere più omogenea (uomini, prevalentemente di etnia bissà, arrivati nel sud Italia, poi risaliti nelle regioni del nord dove sono stati raggiunti dalle famiglie), i giovani presentano profili molto più diversificati che dipendono, in larga misura, dall’età di arrivo in Italia, dal percorso di istruzione seguito e dal mantenimento del legame con il Burkina Faso.
Emergono dunque comportamenti e immaginari diversi, per quanto riguarda sia l’invio di rimesse che il pensiero legato agli investimenti e al ritorno: la prima generazione invia denaro con continuità per sostenere le spese della vita quotidiana dei parenti rimasti in patria, mentre i giovani tendono a contribuire alla somma inviata dai genitori (“rimesse mediate”), oppure a indirizzare l’aiuto a parenti non coperti da altri flussi o a sostenere micro-attività di amici e coetanei.
Entrambi i gruppi di età condividono un simile pensiero sugli investimenti che riguarda soprattutto settori conosciuti (immobiliare, sostegno a micro-business di familiari); alcuni giovani, diversamente, immaginano – pur su un piano ancora poco concreto – anche l’avvio di attività più innovative o maggiormente connesse alle competenze acquisite in Italia.
Secondo Anna Ferro e Valentina Mutti, autrici dello studio, per rafforzare il ruolo della diaspora verso il proprio Paese di origine, è importante promuovere percorsi e strumenti di orientamento, formazione e assistenza tecnica individuale e di gruppo al fare impresa e di conoscenza più aggiornata del contesto locale in Burkina Faso e delle istituzioni preposte; il potenziamento delle competenze tecniche dei migranti in Italia nella direzione dei propri ambiti di interesse, in vista sia del rientro che degli investimenti; il rafforzamento di alcune realtà giovanili nell’individuazione della propria mission, nella propria crescita, conoscenza ed esperienza in relazione alle tematiche della cooperazione internazionale; lo sviluppo della figura del trade/investment attaché presso le rappresentanze diplomatiche burkinabé in Italia, che offrirebbe un punto di riferimento attorno a cui convogliare mappature, scambi e possibili partnership di migranti interessati all’imprenditoria.