Giorno 7
Natitingou
La sede di Mani Tese a Natitingou si trova in un quartiere periferico, più silenzioso, dove si gode di una vista sulla città che sfuma nelle colline dell’Atakora.
Oggi è giornata di riunione. Alla presenza di tutto lo staff discutiamo dei primi risultati della missione: i tre comuni interessati dal progetto manifestano esigenze diverse secondo la forza dei gruppi e la vicinanza dei grandi mercati alimentari della regione.
I gruppi più consolidati, nel comune di Toucountouna, sono ormai autonomi e il ruolo di Louis, l’animatore della zona, è soprattutto quello di sostenere le cooperative più giovani.
A sud di Natitingou invece la situazione è più difficile perché tutti i gruppi sono di recente formazione e sono in generale meno coesi. Achille Tepa, da oltre 20 anni rappresentante di Mani Tese in Benin, spiega che questo è in parte dovuto alla tradizione “individualista” della società Tammari e in parte all’influenza negativa che una certa politica ha avuto nella zona: durante le campagne elettorali, infatti, è pratica diffusa pagare le persone per partecipare alle riunioni e questo rende più difficile organizzare incontri senza finalità di lucro.
A Kouande invece si sente maggiormente il problema della lontananza dai grandi mercati: le piste sono spesso in cattivo stato e, a causa dei costi di trasporto, il gari viene venduto a un prezzo anche del 30% inferiore a quello di altre zone.
Giorno 8
Kouba
Oggi è l’ultimo giorno di lavoro nei villaggi: a Kouba visitiamo i campi di manioca che si trovano fuori dal centro del villaggio, dove la terra è più fertile.
La prima cosa che colpisce è la lunga distanza, circa 3 km, che le donne devono percorrere ogni volta che si recano nei campi a lavorare. Solo una minima parte del cammino è percorribile da mezzi a motore e quindi le donne devono portare la manioca con delle bacinelle trasportate sulla testa. In una giornata, una donna arriva a dissotterrare circa 1000 radici che devono essere trasportate al villaggio prima di sera. Si tratta di un lavoro molto pesante che se non fosse svolto in gruppo sarebbe impossibile. Questa esperienza è senza dubbio la più importante tra quelle fatte in questi giorni e ci permette di comprendere più in profondità il valore del lavoro e la forza di questi gruppi di donne.
Un’ultima immagine che dice molto dei nostri stereotipi sulla natura in Africa e delle diversità dei rapporti con la natura. Lungo la strada per Kouba, Dramane ferma l’auto perché in mezzo alla pista c’è un camaleonte che sta cercando di attraversare. Mentre siamo fermi ad aspettare, sorridendo della curiosa andatura dell’animale ci affianca un uomo in moto, con un carico di legna: “posso proseguire ?” dice e noi annuiamo spiegando il motivo della nostra sosta.
L’uomo saluta, riparte e schiaccia il camaleonte.
(Diario dal Benin, Giorno 7 e 8 – a cura di Valerio Bini, Presidente di Mani Tese Paolo Santagostini, ricercatore in geografia e dottorando all’Università di Paris VIII)