INDIA, UN CORSO DI FORMAZIONE PER PREVENIRE LO SFRUTTAMENTO DELLE LAVORATRICI

Nell’ambito del progetto sulla prevenzione del lavoro minorile e promozione dei diritti dei lavoratori dell’industria tessile in Tamil Nadu (India), inserito nella campagna di Mani Tese I EXIST, la nostra operatrice Chiara Cattaneo ha recentemente consegnato gli attestati di frequenza alle 78 ragazze che hanno partecipato al corso di formazione in sartoria.

Nell’ambito del progetto sulla prevenzione del lavoro minorile e promozione dei diritti dei lavoratori dell’industria tessile in Tamil Nadu (India), inserito nella campagna di Mani Tese I EXIST, la nostra operatrice Chiara Cattaneo ha recentemente consegnato gli attestati di frequenza alle 78 ragazze che hanno partecipato al corso di formazione in sartoria.

GIORNATA UNIVERSALE DEL BAMBINO: “FA’ UN PASSO AVANTI” CON MANI TESE!

Il 20 Novembre, in occasione della Giornata Universale del Bambino, saremo presenti presso lo store Iper Lodi di Coop Lombardia per promuovere il nostro progetto di prevenzione dello sfruttamento del lavoro minorile in India.

Il 20 Novembre, in occasione della Giornata Universale del Bambino, saremo presenti presso lo store Iper Lodi di Coop Lombardia per promuovere il nostro progetto di prevenzione dello sfruttamento del lavoro minorile in India.

APPUNTI DAL KENYA FRA NATURA E TURISMO RESPONSABILE

Stella Mecozzi, Socia dell’Associazione e Vicepresidente della Cooperativa Mani Tese, ha partecipato al primo campo internazionale che Mani Tese ha organizzato quest’estate in Kenya.

Stella Mecozzi, Socia dell’Associazione e Vicepresidente della Cooperativa Mani Tese, ha partecipato al primo campo internazionale che Mani Tese ha organizzato quest’estate in Kenya.

#16OTTOBRE E DINTORNI: KATOUMI ADAMOU, LEADER CONTADINA AGROECOLOGICA

di Giovanni Sartor, Responsabile Cooperazione Internazionale di Mani Tese Che emozione poter accogliere nella sede Mani Tese di Milano Katoumi Adamou, Presidente della Federazione dei gruppi di donne produttrici di manioca di Kouba, villaggio del Dipartimento dell’Atacorà, nel Nord del Benin. Lei è una contadina ed è fiera di esserlo, testimone dell’agroecologia intesa come una […]

di Giovanni Sartor, Responsabile Cooperazione Internazionale di Mani Tese

Che emozione poter accogliere nella sede Mani Tese di Milano Katoumi Adamou, Presidente della Federazione dei gruppi di donne produttrici di manioca di Kouba, villaggio del Dipartimento dell’Atacorà, nel Nord del Benin. Lei è una contadina ed è fiera di esserlo, testimone dell’agroecologia intesa come una pratica quotidiana rispettosa della propria terra e fonte di vita.

CERCHIAMO CINQUEMILA VOLONTARI CONTRO LE SCHIAVITÙ MODERNE!

Torna la campagna “Molto più di un pacchetto regalo!”, la raccolta fondi natalizia di Mani Tese! Obiettivo dell’iniziativa è quello di sostenere i progetti di cooperazione internazionale realizzati da Mani Tese nell’ambito della campagna “I exist” contro le schiavitù moderne.

Torna la campagna “Molto più di un pacchetto regalo!”, la raccolta fondi natalizia di Mani Tese! Obiettivo dell’iniziativa è quello di sostenere i progetti di cooperazione internazionale realizzati da Mani Tese nell’ambito della campagna “I exist” contro le schiavitù moderne.

#16OTTOBRE E DINTORNI: ALLEVARE POLLI IN GUINEA BISSAU, TRA AGROECOLOGIA E SOVRANITÁ ALIMENTARE

Babacar si sveglia presto, è il mujadin della sua tabanka (villaggio), richiama i fedeli alla preghiera e dopo si reca nel pollaio. Nel pollaio, al momento, ci sono 80 pulcinotti di 3 settimane. Babacar è il responsabile del pollaio dell’associazione Wula Nafa di Farim. Farim è una cittadina della Guinea Bissau confinante con il Senegal, […]

Babacar si sveglia presto, è il mujadin della sua tabanka (villaggio), richiama i fedeli alla preghiera e dopo si reca nel pollaio.

Nel pollaio, al momento, ci sono 80 pulcinotti di 3 settimane. Babacar è il responsabile del pollaio dell’associazione Wula Nafa di Farim. Farim è una cittadina della Guinea Bissau confinante con il Senegal, popolata principalmente dalle etnie Fula e Mandinga con vocazione di pastori.

Babacar
Bacar

Questo pollaio è uno dei 19 costruiti da Mani Tese nel 2016 con il progetto “No pui asas pa disnvolvimentu”. Alcuni sono a conduzione famigliare altri a livello associativo, sono delle esperienze pilota per sensibilizzare e formare gli abitanti delle tabanke all’allevamento bio-intensivo di polli. Una tipologia di allevamento che vede massimizzare l’aspetto economico tenendo in considerazione la sostenibilità culturale e ambientale e il benessere animale.

Babacar dopo una formazione nel centro di avicoltura famigliare (CEDAVES) a Bissau (la capitale) alleva polli rispettando le ore di luce naturale e alimentandoli con un mangime prodotto in Guinea con materie prime 100% locali. Il centro CEDAVES è stato ristrutturato e ora funziona a pieno ritmo. Oltre che a seguire sotto l’aspetto tecnico i 19 pollai, produce circa 10 ton di mangime al mese, 150 pulcini a settimana e 1000 polli al mese. I mangimi prodotti sono frutto di un lavoro di studio delle materie prime esistenti nel paese e rispettando i fabbisogni degli animali allevati.

polli

Il progetto sembra semplice invece implica la partecipazione di molti attori della filiera, dai produttori agricoli per la produzione di mais, sorgo e sesamo, alla valorizzazione di sottoprodotti come la pula di riso e gli scarti di pesce essiccato. Lo studio dei mangimi si è orientato soprattutto nel non creare competizione tra l’alimentazione umana e quella animale visto che il 77% delle famiglie guineensi si trova in situazione di insicurezza alimentare e nutrizionale limite cioè riescono a mantenere un consumo alimentare appena adeguato.

I polli ruspanti vengono allevati per circa 3 mesi per poi essere venduti. Un altro prodotto derivante dall’allevamento è la pollina. Grazie a questo favoloso concime naturale gli stessi allevatori possono utilizzarlo per migliorare la fertilità dei proprio orti e aumentarne la produttività.

associazione Wula Nafa
Associazione Wula Nafa

Babacar ha iniziato ad allevare a Giugno di quest’anno con 50 polli, ora ne ha 80 e la sua idea e quella di tutta l’associazione è poter riuscire a raddoppiarne il numero e soprattutto riuscire ad avere in ogni casa un pollaio famigliare. I polli grazie al loro ciclo veloce sono una fonte sia di proteine che di reddito molto importante.

Sono circa le sei di sera e Babacar deve fare il penultimo richiamo alla preghiera ma prima fa rientrare i suoi pulcinotti nel pollaio dove dormiranno protetti dagli animali selvatici e dai ladri.

#16OTTOBRE E DINTORNI: A SCUOLA DI AGROECOLOGIA

di Giovanni Sartor, Responsabile Cooperazione Internazionale di Mani Tese Prosegue la visita ai progetti in Kenya della delegazione di Mani Tese, insieme al partner locale NECOFA (Network for Eco-Farming in Africa).

di Giovanni Sartor, Responsabile Cooperazione Internazionale di Mani Tese

Prosegue la visita ai progetti in Kenya della delegazione di Mani Tese, insieme al partner locale NECOFA (Network for Eco-Farming in Africa).

#16OTTOBRE E DINTORNI: SALOMÈ, COLTIVATRICE CONSAPEVOLE FRA AGROECOLOGIA E DIRITTI

La casa di Salomè si trova in Kenya, a 2700 metri di altitudine, tra colline dove domina il mais, ma risaltano anche il verde acceso del grano e i fiori bianchi e viola delle piante di patate. Siamo qui perché lo scorso anno Salomè ha vinto il premio come miglior piccolo agricoltore della contea di […]

La casa di Salomè si trova in Kenya, a 2700 metri di altitudine, tra colline dove domina il mais, ma risaltano anche il verde acceso del grano e i fiori bianchi e viola delle piante di patate.

Siamo qui perché lo scorso anno Salomè ha vinto il premio come miglior piccolo agricoltore della contea di Nakuru, in Kenya, e in questa casa si sono svolti i festeggiamenti per la giornata mondiale dell’alimentazione.

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Dopo le presentazioni di rito, Salomè ci mostra il suo orto dove piante a noi più familiari come cavoli e carote, si alternano a prodotti locali come il sukuma wiki e l’albero del pomodoro.
All’interno della fattoria troviamo galline, capre e, soprattutto, tre mucche che producono il latte, alimento fondamentale per la dieta e la cultura tradizionale di questa parte dell’Africa.

Si tratta di una piccola fattoria, ma è difficile immaginare una manifestazione più efficace del concetto di agro-biodiversità. Ed è proprio grazie all’integrazione di attività diverse che Salomè può fare a meno di prodotti chimici: il letame prodotto dagli animali è utilizzato per fertilizzare i campi e la rotazione delle colture riduce la presenza di agenti patogeni. Per eliminare eventuali insetti nocivi per le coltivazioni, Salomè usa prodotti a base di erbe locali che in questo contesto sono più che sufficienti a garantire una buona produzione.

La scelta di una tecnica biologica è dovuta in primo luogo al fatto che buona parte di quello che produce viene consumato dalla sua famiglia o dalla comunità e quindi non vuole che vi siano rischi. Anche i produttori di tè, ci dice, che usano molti prodotti chimici per incrementare la produzione destinata al mercato nazionale e internazionale, quando coltivano i prodotti destinati al consumo locale preferiscono tecniche biologiche.

Prima di farci entrare in casa, Salomè ci mostra il pozzo da cui prende l’acqua per irrigare l’orto. Si tratta di un ingegnoso sistema realizzato con prodotti di riciclo: a una prima occhiata si riconoscono una ruota e una catena di una bicicletta.

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All’interno della sua abitazione, illuminata da lampadine alimentate da un piccolo pannello solare, Salomè ci offre un porridge di mais e sorgo e ci racconta la sua storia di agricoltore modello. Nel 2005 ha iniziato a collaborare con l’ONG locale Necofa e oggi è a capo di un gruppo di contadini che praticano l’agroecologia. Le sue giornate si dividono tra le incombenze domestiche, la cura dell’orto e i seminari di formazione tecnica e politica che svolge nei villaggi circostanti.

È raro trovare in un contadino una tale consapevolezza del legame esistente tra attività nei campi e rivendicazione dei propri diritti. Il mese scorso Salomè ha partecipato al forum organizzato da Necofa per affermare il valore dell’agroecologia, in contrapposizione alla cosiddetta “rivoluzione verde” che negli stessi giorni veniva celebrata in una conferenza a Nairobi.

Questa storia ci racconta che le alternative non sono riservate a nicchie di agricoltori nel Nord del mondo e che l’agroecologia rappresenta un modello innovativo e non un ritorno al passato. La retorica dell’Africa sterile, che per sopravvivere ha bisogno della chimica occidentale, ha fatto il suo tempo.