MÈMOUNATOU, LA PRESIDENTE DELLE DONNE PRODUTTRICI DI MANIOCA DI MAKA

Mèmounatou Sounon Kpera è una donna timida e riservata, presidente del gruppo di donne che produce e trasforma Manioca nel villaggio di Maka, in Benin

Mèmounatou Sounon Kpera è una donna timida e di natura molto riservata. Da qualche anno è la presidente del gruppo di donne che produce e trasforma Manioca nel villaggio di Maka, in Benin, ed è anche la vicepresidente dell’Unione delle cooperative di donne trasformatrici di manioca del comune di Kouande. Con l’evolversi delle attività di produzione, di trasformazione e di commercializzazione dei prodotti derivati dalla manioca (gari e tapioca), in questi anni Mèmounatou  ha acquisito sempre più sicurezza e oggi non esita più a esprimersi in pubblico, sebbene sia rimasta una persona pacata e rispettosa degli altri.

In occasione del recente viaggio di scambio di esperienze in Burkina Faso, a cui Mèmounatou ha partecipato, le sue doti si sono ulteriormente rivelate. Mèmounatou si è dimostrata una donna non solo modesta e tranquilla ma anche intelligente e interessata. I suoi interventi durante tutta la settimana di visite, sia sul campo che durante gli scambi di esperienze, si sono rivelati ammirevoli e pertinenti.

Mèmounatou è rimasta profondamente colpita, in particolare, dal senso di dignità e dalla personalità delle sue sorelle Burkinabé ed è tornata in Benin entusiasta delle nuove conoscenze acquisite sul campo. Durante l’incontro di restituzione da lei animato a Maka, al quale hanno partecipato tantissime donne, ha esortato tutte le compagne del suo gruppo e quelle dell’unione delle cooperative a svegliarsi e a lasciarsi ispirare dalla combattività delle donne Burkinabè.

Sebbene Mèmounatou resti ancora di natura riservata, questa esperienza l’ha ulteriormente trasformata.

Mèmounatou SOUNON KPERA_benin_mani tese_2017

CONTINUA IL PROGETTO “IL PRIGIONIERO HA VALORE” IN GUINEA BISSAU

Presentati i risultati del progetto “Prisioneiro tene balur” (“il prigioniero ha valore” ), il lavoro di Mani Tese nelle prigioni in Guinea Bissau.

Venerdi 9 giugno 2017, presso gli spazi della Delegazione dell’Unione Europea in Guinea Bissau, sono stati presentati i risultati del progetto “Prisioneiro tene balur” (“Il prigioniero ha valore” ) a partner, finanziatori e altre entità interessate al lavoro di Mani Tese nelle prigioni.

Il progetto, realizzato a Bafatà, Mansoa e nella cella di detenzione di Bissau, intende agevolare il reinserimento economico e sociale dei detenuti e tutelare i loro diritti, potenziando l’offerta educativa e formativa, favorendo la nascita di attività economiche dei detenuti all’interno degli istituti di pena e appoggiandone il proseguimento all’esterno.

All’evento erano presenti, tra gli altri, rappresentanti dell’Unione Europea, del Ministero della Giustizia della Guinea Bissau, delle Nazioni Unite, della Croce Rossa Internazionale e i partner del progetto ADIM, ENGIM Internazionale e GEIOJ.
In collegamento skype dal Mozambico, presente anche la valutatrice esterna del progetto, Tina Lorizzo dell’organizzazione REFORMAR.

Il progetto “IL PRIGIONIERO HA VALORE” prosegue quindi le sue attività di appoggio alle carceri della Guinea Bissau.

GIORNATA MONDIALE DEL RIFUGIATO INSIEME A UNHCR IN GUINEA BISSAU

Oggi, nella regione di Cacheu (Guinea Bissau), si è tenuta la celebrazione della Giornata Mondiale del Rifugiato promossa da UNHCR

Oggi, nella regione di Cacheu (Guinea Bissau), si è tenuta la celebrazione della Giornata Mondiale del Rifugiato promossa da UNHCR.
Un evento che ha voluto celebrare la forza, il coraggio e la capacità di recupero delle persone costrette a lasciare le loro case e i loro Paesi a causa di guerre, persecuzioni e violazioni dei diritti umani. Alla giornata ha partecipato anche Mani Tese, in quanto partner implementatore del progetto finanziato da UNHCR in Guinea Bissau.

Si tratta di un progetto intrapreso quest’anno da Mani Tese nell’ambito del programma operativo dell’UNHCR, che ha lo scopo di monitorare e sostenere i rifugiati senegalesi presenti nel Paese attraverso lo sviluppo economico comunitario e la tutela dei loro diritti umani.

La giornata ha rappresentato un’occasione d’intrattenimento con i rifugiati e le comunità ospitanti della regione con attività sportive e culturali e un concerto per ricordare quanto sia importante la buona convivenza e lo spirito di accoglienza.

Giornata Rifugiato_Guinea Bissau_Mani Tese_2017

Giornata Rifugiato_Pubblico_Guinea_Bissau_Mani Tese_2017

Giornata Rifugiato_Guinea Bissau_M;ani Tese_2017

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LA FORESTA MAU (KENYA): ON LINE IL REPORTAGE A PUNTATE

Su Giustiziambientale.org, il portale per gli attivisti ambientali, il primo articolo del reportage a puntate dedicato alla Foresta Mau in Kenya.

È on line da oggi su Giustiziambientale.org, il portale per gli attivisti ambientali promosso da Mani Tese insieme ad altri esperti, il primo articolo del reportage a puntate dedicato alla Foresta Mau in Kenya.

Il reportage – realizzato da Valerio Bini, Presidente di Mani Tese, e Stefania Albertazzi – intende fotografare la situazione di un ecosistema di grande importanza sottoposto a pressioni molto diverse tra loro: monocolture di tè, piccola agricoltura contadina, piantagioni di pini e cipressi per fini commerciali, deforestazione illegale e persino una diga. Il tutto in un contesto molto complesso dal punto di vista etnico, dove la popolazione storicamente insediata, gli Ogiek, è stata progressivamente marginalizzata e si batte per vedere riconosciuto il proprio diritto a vivere in queste zone.

La Foresta Mau è un territorio molto importante per Mani Tese, oggetto di diverse attività di cooperazione dal 2010 realizzate in collaborazione con NECOFA, fra cui l’attuale progetto, cofinanziato da AICS,  IMARISHA! ENERGIE RURALI PER LA LOTTA AL CAMBIAMENTO CLIMATICO E SALVAGUARDIA AMBIENTALE.

CAMBOGIA, LA MEDITAZIONE COME TERAPIA PER I BAMBINI TRAFFICATI

A Poipet, in Cambogia, presso il centro di accoglienza per bambini e bambine vittime di traffico e sfruttamento sostenuto da Mani Tese, è stata introdotta la meditazione. Dopo un’adeguata formazione, lo staff di Damnok Toek, l’ONG partner di progetto, ha insegnato ai bambini come meditare per 10 minuti in un ambiente tranquillo. I bambini mentre […]

A Poipet, in Cambogia, presso il centro di accoglienza per bambini e bambine vittime di traffico e sfruttamento sostenuto da Mani Tese, è stata introdotta la meditazione. Dopo un’adeguata formazione, lo staff di Damnok Toek, l’ONG partner di progetto, ha insegnato ai bambini come meditare per 10 minuti in un ambiente tranquillo. I bambini mentre meditano si sentono felici e rilassati. Al termine della meditazione, sono gioiosi e tranquilli e convivono meglio gli uni con gli altri. Sono anche più socievoli e diligenti.

L’introduzione della meditazione è stata un successo perché ha permesso ai bambini con brutti ricordi alle spalle e che hanno vissuto esperienze traumatiche legate allo sfruttamento e al traffico, di stare meglio.

Anche Srey Mao*, una ragazzina di 12 anni che vive da due anni presso il centro, sta meglio. Srey Mao è arrivata al centro di Poipet silenziosa, inattiva e triste. Dopo due anni di terapia e grazie anche alle nuove amicizie con lo staff e gli altri bambini, oggi Srey Mao è una nuova ragazza. Le piace giocare con gli altri, parla e sorride di più. Sa che può fare ciò che vuole senza più temere lo sfruttamento.

Grazie all’educazione ricevuta qui, ora Srey Mao riesce a contare, a leggere bene e a comunicare con le sue insegnanti e con i compagni. Ogni giorno studia all’incirca quattro ore. I suoi insegnanti dicono che è cambiata molto in quest’ultimo anno e la reputano una dei loro studenti più seri. Srey Mao ha in programma di continuare l’NFE (Non Formal Education) e, se tutto andrà bene, il prossimo anno potrà frequentare la scuola pubblica.

Per ora per lei è abbastanza sapere che il suo futuro d’ora in poi sarà migliore.

*Nome di fantasia per tutelare la privacy.

IL KENYA E LA CUCINA ITALIANA: LA STORIA DI JOHN

John Ngugi, collaboratore di Mani Tese in Kenya, ci racconta la sua storia: dalle origini alla sua esperienza in Italia fino al ritorno nella sua comunità.

di John Ngugi, collaboratore di Mani Tese in Kenya

Sono nato in un contesto umile. Divenuto orfano a 17 anni, ho dovuto lavorare duramente per mantenere i miei fratelli più piccoli. Mentre i miei compagni di classe studiavano, io lavoravo in una macelleria a Nairobi. Fu lì che scoprii la mia passione per la cucina, quando vidi che la maggior parte dei clienti preferiva il mio modo di preparare il cibo rispetto a quello degli altri chef.

Quando gli studenti dell’UNISG (University of Gastronomic Sciences) arrivarono in visita alla scuola secondaria di Njenga Karume, iniziai a interessarmi ai loro corsi e feci la conoscenza del referente dell’università.

In quel periodo il nostro Paese fu attraversato dalle violenze post-elezioni del 2007-2008 e Molo, la città in cui vivevo, ne divenne il teatro principale. Fummo così costretti a trasferirci per trovare un luogo sicuro. Nel mentre, inviai la mia candidatura all’UNISG, feci colloqui ed esami e, finalmente, vinsi una borsa di studio.

La mia esperienza in Italia fu emozionante. La vita a Bra mi sembrava troppo bella per essere vera. Provenivo infatti da una situazione di violenza, dove gli uomini si uccidevano gli uni con gli altri e il sangue era ormai divenuto la norma. Avevo appena compiuto diciannove anni e l’unica cosa che conoscevo era la fame.

Nel mio piccolo mondo avevo sempre immaginato diversi tipi di cibo e a Bra riuscii a realizzarli.

Per adattarmi alla vita in Italia dovetti lavorare su molti fronti. Come prima cosa, imparai una lingua con cui ogni persona sembrava cantare, accompagnata da molti gesti del corpo. Mi iscrissi a dei corsi di italiano, che però non furono facili. Tuttora pronunciare alcune sillabe mi riesce difficile. Decisi di concentrarmi sulle parole più usate, che ripetevo ogni notte ad alta voce nella mia stanza. Iniziai inoltre a interessarmi alla cucina italiana e a quella mediterranea. Fu lì che incominciai seriamente a pensare al mio futuro una volta rientrato nel mio Paese.

Ai corsi ci vennero dati molti libri alquanto corposi, la maggior parte dei quali di filosofia e scritti in italiano, cosa che mise in difficoltà gli studenti stranieri come me. Ma le esplorazioni sul campo, insieme alle interviste con diversi produttori, mi illuminarono su ciò che volevo fare veramente.

Sul volo di ritorno decisi di lavorare per la mia comunità con NECOFA e, successivamente, con Mani Tese.
Questo è il quinto anno che collaboro con loro in veste di partner locale.

Lavorare con la mia comunità per me è una passione. Grazie al mio lavoro, sono riuscito ad aiutare gli agricoltori, specie quelli nelle aree semi-aride, spingendoli ad abbandonare l’allevamento e a coltivare piantagioni.

Il desiderio di sperimentare in cucina mi ha inoltre portato a insegnare a mia moglie ‘la scienza in cucina e l’arte di mangiare bene’ che ho esteso alle comunità di Molo e Baringo.

La mia esperienza con Manitese mi ha permesso di denunciare i casi di ingiustizia ambientale nei confronti delle comunità indigene che vivono nella foresta di Mau.

Se penso al lavoro svolto, mi vengono in mente le facce sorridenti delle donne a cui è stato alleggerito il carico di legna da ardere o di quelle che sono riuscite a comprare una vitella da mungere grazie ai soldi ricavati dalla vendita di piante. Mi viene in mente lo sciopero evitato nelle scuole grazie al fatto che ora gli studenti possono votare i propri rappresentanti.
Penso agli agricoltori che possono finalmente accedere ai servizi e ai fondi del governo grazie ai nostri corsi di formazione.

Sono davvero felice di aver trovato un’associazione che si impegna per migliorare e dare autonomia alla comunità locale.

Sebbene i livelli di povertà siano ancora alti e ad alcuni agricoltori manchino i beni primari, per loro oggi non è più così difficile sperare e credere in un futuro migliore, anche grazie al mio esempio.

Avere l’opportunità di fare questo lavoro è un privilegio.

GUINEA BISSAU, INAUGURATA LA SALA D’INFORMATICA A GABÙ

Inaugurata la sala d’informatica del Centro Multifunzionale della Gioventù di Gabù nell’ambito del progetto “Ritorniamo per rimanere”.

Il 16 maggio è stata inaugurata la sala d’informatica del Centro Multifunzionale della Gioventù di Gabù, in Guinea Bissau. Il centro è tornato a essere funzionale grazie a una ristrutturazione prevista nell’ambito del progetto “No bin pa fika!” (“Ritorniamo per rimanere“) finanziato dall’Unione Europa e implementato dallo IOM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) attraverso Mani Tese.

Obiettivo di questo nuovo progetto è quello di offrire ai giovani delle comunità residenti fonti di sostentamento che rappresentino valide alternative alla partenza e di promuovere l’integrazione dei migranti di ritorno attraverso la formazione e l’inserimento professionale.

A fine maggio dieci computer sono stati consegnati alla direzione del centro di Gabù per i primi corsi di informatica previsti dal progetto e destinati a 150 beneficiari, tra cui molti migranti di ritorno.

Auguriamo buona fortuna alla direzione del centro, che possa tornare a sviluppare tante attività per i giovani della regione di Gabù!

Il tavolo dei relatori
Il pubblico ascolta attentamente le autorità
Inaugurazione sala informatica
Foto di gruppo

 

GIORNATA MONDIALE DELL’AMBIENTE: I “NOSTRI” REPORTER PER UN GIORNO

On line su Giustiziambientale.org tutti gli articoli che ci avete inviato in risposta alla call “Reporter ambientale per un giorno!”

In occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente, pubblichiamo sul sito Giustiziambientale.org, il portale dedicato all’attivismo ambientale promosso da Mani Tese insieme ad altri esperti, gli articoli che ci avete inviato in risposta alla nostra call “Reporter ambientale per un giorno!“.
report ambientale x un giorno_mani tese_2017

Vi abbiamo chiesto di segnalarci casi di ingiustizia ambientale nel vostro territorio e ci avete inviato dei contributi davvero interessanti, non solo relativi all’Italia ma anche all’estero.

Nella sezione “Reporter per un giorno“, sul sito Giustiziambientale.org troverete contributi su vari temi, fra cui: territori inquinati da cemento e discariche abusive, effetti dell’inquinamento sulle condizioni sociali ed economiche delle comunità interessate, testimonianze di cittadini, riflessioni sull’economia circolare…

Nei prossimi giorni condivideremo sui social i vostri articoli, nel frattempo un caloroso “grazie” a tutti/e coloro che hanno partecipato! Il sito Giustiziambientale.org resta a disposizione di quanti vogliano inviare ulteriori articoli e approfondimenti su queste tematiche.