COL CUORE COPERTO DI NEVE: INTERVISTA A SILVESTRO MONTANARO
Abbiamo fatto alcune domande al noto giornalista Silvestro Montanaro, autore di un libro che racconta il dramma di donne e bambine/i sfruttati sessualmente
Ci sono libri utili, libri interessanti e libri necessari. Quello di Silvestro Montanaro (“Col cuore coperto di neve“, auto pubblicato nel 2016 dal giornalista e documentarista noto come autore del programma di Rai Tre “C’era una volta”), è decisamente un libro necessario.
Una lettura tutt’altro che facile, la cui brutalità sta nel fatto che le storie contenute nel romanzo, raccontate per altro con grande umanità, rappresentano fatti reali. Non si tratta, infatti, di una raccolta di racconti dell’orrore ma della spaventosa vita quotidiana di moltissime donne e soprattutto di bambine e bambini abusati, sfruttati e seviziati, dove la morte non è sempre qualcosa di cui avere paura ma, a volte, un amaro sollievo.
Quello che non dicono i numeri e le statistiche di un fenomeno di proporzioni enormi come lo sfruttamento sessuale (si parla di 4,5 milioni di vittime secondo l’ILO), ce lo racconta lui, Silvestro Montanaro, con la crudezza delle parole delle vittime.
“Ho sopportato ogni orrore e sono divenuta un corpo che scintilla e scintillare per tutte noi è innanzitutto sorridere. Voi uomini, voi stranieri, avete bisogno di comprarci sorridenti per chetare i vostri sensi di colpa, illudervi, nascondervi la semplice verità di star pagando un corpo che ha anche un’anima cui è stata rubata la libertà, la purezza e la gioia”
Queste storie sono state raccolte da Montanaro durante le sue coraggiose inchieste e percorrono un po’ tutto il globo: dall’America Latina all’Asia passando per l’Africa fino alla nostra “civilissima” Italia.
Abbiamo voluto saperne di più e l’abbiamo intervistato.
Chi sono gli orchi moderni?
Montanaro: “I moderni orchi sono persone apparentemente normalissime. Il vicino di casa, il collega di lavoro, il bottegaio, uno zio, un fratello o un marito. Mai confesserebbero di essere dei pedofili, ma tranquillamente vanno nei “paradisi” sessuali a basso costo presenti nei Caraibi, in Sudamerica e nel Sudest Asiatico e consumano “carne fresca”, ragazzine. Ora possono farlo anche senza viaggiare vista la crescente presenza sulle strade italiane di minorenni trafficate. Poi…tornano a casa…”
Cosa si può fare secondo te per porre rimedio alla piaga dello sfruttamento sessuale?
Montanaro: “Innanzitutto occorre una grande battaglia culturale. E non solo nelle scuole. Va sconfitta l’idea della normalità dell’uso a pagamento dei corpi delle donne. Va contestata l’idea che la prostituzione, soprattutto quella minorile, sia libera scelta. E nello stesso tempo occorre rafforzare le pene per chi si rende protagonista di questi crimini non solo in Italia ma anche all’estero”.
Come Mani Tese, nel 2016 abbiamo lanciato una campagna contro le schiavitù moderne (I Exist) promuovendo progetti di cooperazione in India, Bangladesh e Cambogia. La Cambogia, in particolare, è un posto che ben conosci: com’è ora la situazione in quel Paese?
Montanaro: “La Cambogia è un paese bellissimo ed insieme profondamente disgraziato. La guerra civile, il genocidio dei khmer rossi, un governo dispotico…Questo Paese si dibatte tra la ricchezza di pochissimi e la miseria totale della gran parte della popolazione. E’ grazie a questa miseria che la Cambogia si è trasformata nella principale meta delle reti pedofile e del turismo sessuale. Molte battaglie sono state fatte, molte ancora restano da fare. Se prima il fenomeno era a cielo aperto, ora è sommerso, ma purtroppo resiste”.
Di tutte le storie che hai scritto, quale ricordi con maggior dolore?
Montanaro: “Tutte le storie che ho raccolto mi hanno segnato e non potrebbe essere altrimenti. Come si può dimenticare ragazzine di dodici o tredici anni segnate, per la vita, dall’orrore. Angeli dalle ali spezzate. Il dolore di Alessandra, rumena, trafficata in Italia a 14 anni e costretta ad ogni schifo, a vedere assassinare la sua compagna di sventure e sbranare dai cani, per punizione, un’altra ragazzina che aveva tentato di scappare”.
Come si sopravvive all’orrore vissuto con i propri occhi?
Montanaro: “Dico sempre a me stesso che ho il cuore a pezzi, ma non l’ho perso, non voglio perderlo. Non posso concedermi di star tranquillo o dimenticare. Non posso permettermi di piangere. Innanzitutto dobbiamo pensare a salvare questa parte di nostre figlie e figli massacrata nei mercati mondiali del sesso. Ogni anno centinaia di migliaia di nuove creature entrano in questo inferno”.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Montanaro: “Tanti, forse troppi. Intanto un nuovo libro. Su Thomas Sankara, il giovanissimo presidente del poverissimo Burkina Faso, assassinato trenta anni fa per quello che pensava e faceva. La politica come servizio ai popoli e povera. La possibilità per l’Africa di farcela da sola se si spezzano le catene del nuovo colonialismo. Il diritto di tutti noi alla felicità reso possibile dagli enormi progressi della scienza e della tecnologia ma incatenato da pochi interessi che sull’infelicità hanno costruito il loro potere e la loro fortuna”.