EMERGENZA SUOLO: ANCORA 9 GIORNI PER IMPEDIRE NUOVI DISASTRI AMBIENTALI

L’Italia sta consumando ogni giorno il suo bene più prezioso: il suolo. Firma l’appello per chiedere all’Europa una direttiva che lo tuteli!

Oggi il sisma a Ischia, ieri le alluvioni a Genova e in Veneto, l’altro ieri le frane a Giampilieri e a Sarno. E domani a chi toccherà?

L’Italia sta consumando ogni giorno il suo bene più prezioso: il suolo. Il bene comune da cui tutti noi dipendiamo per ricavare cibo, salute e protezione è sotto continua minaccia a causa dello sfruttamento selvaggio. Solo preservando il nostro suolo possiamo impedire nuovi disastri ecologici, alluvioni, frane, contaminazioni delle falde e impedire che la cementificazione prosegua senza riguardo per le risorse naturali mettendo a rischio la sicurezza e la vita delle persone.

Serve una legge che tuteli il suolo, subito.
Come Mani Tese abbiamo aderito alla campagna Salva il suolo e ti chiediamo di firmare l’appello per chiedere all’Europa una direttiva da applicare prontamente in tutti gli Stati Membri, Italia in primis. C’è tempo solo fino al 12 settembre?

COME SI FIRMA
Basta visitare il sito salvailsuolo.it e inserirei i propri dati. (IMPORTANTE: tenere pronto un documento di identità per rendere valida la firma a livello europeo).

La terra dei fuochi_salva il suolo_mani tese_2017

MOZAMBICO: A FIANCO DEI CONTADINI PER PROMUOVERE L’ALFABETIZZAZIONE

I docenti alfabetizzatori del nostro progetto hanno ricevuto materiale didattico per le lezioni e biciclette per facilitare gli spostamenti.

In Mozambico, grazie al progetto “ALFABETIZZAZIONE, FORMAZIONE E DIRITTI PER LO SVILUPPO RURALE IN ZAMBEZIA”, cofinanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, Mani Tese e Nexus E.R e realizzato con i partner locali UPCZ e Nafeza, i docenti alfabetizzatori delle comunità coinvolte nell’intervento hanno ricevuto materiale didattico per le lezioni e biciclette per facilitare i loro spostamenti.

Scopri il progetto

alfabetizzazione_mozambico_mani tese_2017_3

alfabetizzazione_biciclette_mozambico_mani tese_2017

CONCLUSI I CORSI PER IL REINSERIMENTO DEI DETENUTI DI MANSOA E BAFATÀ

Consegnati a 53 detenuti delle carceri di Mansoa e Bafatá (Guinea Bissau), i certificati di partecipazione dei corsi del progetto “Il prigionero ha valore”.

A fine luglio abbiamo consegnato a 53 detenuti delle carceri di Mansoa e Bafatá, in Guinea Bissau, i certificati di partecipazione dei corsi di panificazione, orticultura, allevamento a ciclo corto, alfabetizzazione I e II livello e lavorazione del ferro. Tutti i corsi hanno avuto una durata compresa tra i 9 e i 12 mesi.

Considerato che la popolazione carceraria totale delle due prigioni è di 72 detenuti, attraverso il nostro progetto Il prigioniero ha valore ben il 73% dei prigionieri è stato coinvolto in attività formative di preparazione al reinserimento sociale e economico!

Scopri di più sul progetto.

Il prigioniero ha valore_Mani Tese_2017_1

Il prigioniero ha valore_mani tese_2017_2

Il prigioniero ha valore_mani tese_2017_4

AIUTACI A RACCOGLIERE CANCELLERIA PER I BAMBINI INDIANI E CAMBOGIANI!

Cerchiamo volontari/e che ci aiutino a raccogliere prodotti di cancelleria per la nostra iniziativa “Una mano per la scuola”

Cerchiamo volontari/e che ci aiutino a raccogliere prodotti di cancelleria per la nostra iniziativa “Una mano per la scuola”!

Anche quest’anno, infatti, insieme a Coop Lombardia e Istituto Italiano per la Donazione doneremo prodotti per la scuola ai bambini e alle bambine destinatari dei progetti della campagna I Exist contro le schiavitù moderne in India e Cambogia.

Ti aspettiamo dal 7 al 10 settembre 2017 per raccogliere i prodotti donati dai clienti Coop nei punti vendita di Coop Lombardia a Brescia in Viale Mantova 85 e a Milano in Via Quarenghi 23.

Comunicaci subito le tue disponibilità a volontari@manitese.it – Tel 02 4075165 (Rif: Domenica Mazza).

Qui la pagina dell’evento!

LA FORZA DELLA MUSICA DOPO IL TERREMOTO ANCHE A MACERATA

Un incontro-scambio fra due realtà più forti del terremoto con l’esibizione della banda Rulli Frulli

Sabato 2 settembre 2017 a Caldarola (MC) si terrà un evento che vedrà l’incontro fra due realtà “più forti del terremoto”. L’esperienza della banda Rulli Frulli di Finale Emilia, un progetto di inclusione cresciuto nelle circostanze difficili del terremoto dell’Emilia, incontrerà infatti la comunità di Caldarola colpita dal terremoto. Durante l’evento si alterneranno esibizioni della banda a quelle dei giovani coristi di Caldarola e il corpo bandistico Città di Appignano.

“Il gemellaggio con Caldarola è nato quando un amministratore comunale, riacceso il televisore per la prima volta dopo molti mesi dal sisma dell’ottobre 2016 si è trovato ad ascoltare in onda su un canale nazionale l’intervista al nostro capitano Federico – spiegano i Rulli Frulli – intervista nella quale lui raccontava come il sisma del maggio 2012 che ha colpito l’Emilia avesse coinvolto direttamente anche la Banda.
Quell’intervista è stata la scintilla che ci ha dato la possibilità di conoscerci e far nascere una fratellanza tra due realtà che in comune avevano più che il dramma del sisma il calore della solidarietà”.

L’evento è promosso anche da Mani Tese Finale Emilia, presso la cui sede la banda Rulli Frulli ha costruito la propria casa. Qui per approfondire e sostenere il progetto.

Di seguito il programma dell’evento:
La forza della musica_2 settembre 2017

I BAMBINI DI TARANTO VOGLIONO VIVERE: L’INCHIESTA SU GIUSTIZIAMBIENTALE.ORG

Mani Tese, insieme a Cittadini Reattivi, si è recata in missione a Taranto per valutare i danni sanitari e ambientali di uno dei luoghi simbolo dell’ingiustizia ambientale italiana ed europea. Attraverso la voce dei protagonisti, Rosy Battaglia (Cittadini Reattivi) ha realizzato un reportage pubblicato oggi su Giustiziambientale.org, il portale che dà voce agli attivisti ambientali […]

Mani Tese, insieme a Cittadini Reattivi, si è recata in missione a Taranto per valutare i danni sanitari e ambientali di uno dei luoghi simbolo dell’ingiustizia ambientale italiana ed europea. Attraverso la voce dei protagonisti, Rosy Battaglia (Cittadini Reattivi) ha realizzato un reportage pubblicato oggi su Giustiziambientale.org, il portale che dà voce agli attivisti ambientali promosso da Mani Tese insieme ad altri esperti.

“I bambini di Taranto vogliono vivere” è il disperato appello affisso un anno fa sulle mura di Taranto. Al suo posto oggi ne campeggia un altro: “Noi non dimentichiamo i complici del nostro genocidio”. Sono infatti i bambini i primi a soffrire dell’inquinamento emesso dal comparto industriale su cui domina la più grande acciaieria d’Italia e d’Europa.

Il reportage riassume i principali dati relativi ai danni sulla salute delle persone, intervallati dalla narrazione di chi vive quotidianamente questa situazione, come quella di Anna Maria Moschetti, medico pediatra responsabile dell’associazione Culturale Pediatri di Puglia e Basilicata per le malattie dei bambini legate all’inquinamento, membro del collegio regionale degli esperti del presidente Emiliano, nelle Commissioni Ambiente, Salute e ILVA. “Come pediatra faccio azione di advocacy – dice la Moschetti – chiedo la sospensione immediata dell’esposizione della popolazione tarantina alle sostanze tossiche”.

Ma sono tante altre le voci che si alternano nell’inchiesta, come quella di Giuseppe Roberto, ex-operaio dell’ILVA o di Alessandro Marescotti, presidente di Peacelink, docente e figura storica dell’attivismo tarantino e nazionale, che afferma: “La sorpresa fu scoprire che impianti industriali come ILVA potevano emettere 1000 volte più diossina di un inceneritore e in termini di concentrazione, 1000 volte di più di quanto emesso da un’acciaieria tedesca. Capimmo così che le norme erano state costruite secondo criteri di ingiustizia”.

Inizia così la grande attività di monitoraggio ambientale di Peacelink e il lungo iter delle indagini sull’ILVA, di cui il reportage ripercorre le principali tappe e che, a distanza di 5 anni, non ha ancora prodotto la cessazione delle emissioni. Tanto che oggi il vento a Taranto fa ancora paura. Basta infatti che spiri da nord ovest per mettere in pericolo la salute di bambini e adulti.

I cittadini tarantini continuano la loro battaglia e, dopo i numerosi decreti “sala ILVA” del Governo per rimediare al sequestro senza facoltà d’uso ordinato dalla Magistratura nel 2012, si apre alla Corte di Strasburgo un procedimento contro lo Stato Italiano, di cui attualmente si attende la sentenza. Fra le accuse dei cittadini tarantini dirette allo Stato, quella della violazione degli obblighi di protezione della vita e della salute (art.1 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo) dei singoli e delle loro famiglie.

IN MOZAMBICO NASCE L’UNIONE DEI CONTADINI DI MOCUBELA

La cerimonia di creazione dell’Unione dei contadini è stata realizzata col contributo di due progetti promossi da Mani Tese

L’Unione Provinciale dei Contadini della Zambézia (UPCZ) è nata nel 2012 anche grazie al contributo di Mani Tese, che opera in questa regione del Mozambico dagli anni ’90. Da allora, l’UPCZ è diventata sempre più strutturata e numerosa. Oggi infatti circa 21.300 contadini di 17 distretti della Zambézia sono membri di questa rete provinciale che, a sua volta, è parte dell’UNAC, l’Unione Nazionale dei Contadini del Mozambico.

Mocubela, nella Provincia della Zambezia, è un distretto amministrativo creato recentemente e il 27 maggio scorso è entrato a far parte dell’UPCZ.

La cerimonia di creazione dell’Unione dei contadini di Mocubela è stata realizzata col contributo di due progetti promossi da Mani Tese, che hanno UPCZ come partner locale: il progetto Alfabetizzazione, formazione e diritti”, cofinanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, Mani Tese e Nexus E.R e il progetto “FORESTE”, cofinanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, ICEI (capofila), Mani Tese e COSV.

Presidente UPCZ_Mozambico_Mani Tese_2017
Il Presidente dell’UPCZ

COL CUORE COPERTO DI NEVE: INTERVISTA A SILVESTRO MONTANARO

Abbiamo fatto alcune domande al noto giornalista Silvestro Montanaro, autore di un libro che racconta il dramma di donne e bambine/i sfruttati sessualmente

Ci sono libri utili, libri interessanti e libri necessari. Quello di Silvestro Montanaro (“Col cuore coperto di neve, auto pubblicato nel 2016 dal giornalista e documentarista noto come autore del programma di Rai Tre “C’era una volta”), è decisamente un libro necessario.

Una lettura tutt’altro che facile, la cui brutalità sta nel fatto che le storie contenute nel romanzo, raccontate per altro con grande umanità, rappresentano fatti reali. Non si tratta, infatti, di una raccolta di racconti dell’orrore ma della spaventosa vita quotidiana di moltissime donne e soprattutto di bambine e bambini abusati, sfruttati e seviziati, dove la morte non è sempre qualcosa di cui avere paura ma, a volte, un amaro sollievo.

Quello che non dicono i numeri e le statistiche di un fenomeno di proporzioni enormi come lo sfruttamento sessuale (si parla di 4,5 milioni di vittime secondo l’ILO), ce lo racconta lui, Silvestro Montanaro, con la crudezza delle parole delle vittime.

“Ho sopportato ogni orrore e sono divenuta un corpo che scintilla e scintillare per tutte noi è innanzitutto sorridere. Voi uomini, voi stranieri, avete bisogno di comprarci sorridenti per chetare i vostri sensi di colpa, illudervi, nascondervi la semplice verità di star pagando un corpo che ha anche un’anima cui è stata rubata la libertà, la purezza e la gioia”

Queste storie sono state raccolte da Montanaro durante le sue coraggiose inchieste e percorrono un po’ tutto il globo: dall’America Latina all’Asia passando per l’Africa fino alla nostra “civilissima” Italia.

Abbiamo voluto saperne di più e l’abbiamo intervistato.

Chi sono gli orchi moderni?

Montanaro: “I moderni orchi sono persone apparentemente normalissime. Il vicino di casa, il collega di lavoro, il bottegaio, uno zio, un fratello o un marito. Mai confesserebbero di essere dei pedofili, ma tranquillamente vanno nei “paradisi” sessuali a basso costo presenti nei Caraibi, in Sudamerica e nel Sudest Asiatico e consumano “carne fresca”, ragazzine. Ora possono farlo anche senza viaggiare vista la crescente presenza sulle strade italiane di minorenni trafficate. Poi…tornano a casa…”

Cosa si può fare secondo te per porre rimedio alla piaga dello sfruttamento sessuale?

Montanaro: “Innanzitutto occorre una grande battaglia culturale. E non solo nelle scuole. Va sconfitta l’idea della normalità dell’uso a pagamento dei corpi delle donne. Va contestata l’idea che la prostituzione, soprattutto quella minorile, sia libera scelta. E nello stesso tempo occorre rafforzare le pene per chi si rende protagonista di questi crimini non solo in Italia ma anche all’estero”.

Come Mani Tese, nel 2016 abbiamo lanciato una campagna contro le schiavitù moderne (I Exist) promuovendo progetti di cooperazione in India, Bangladesh e Cambogia. La Cambogia, in particolare, è un posto che ben conosci: com’è ora la situazione in quel Paese?

Montanaro: “La Cambogia è un paese bellissimo ed insieme profondamente disgraziato. La guerra civile, il genocidio dei khmer rossi, un governo dispotico…Questo Paese si dibatte tra la ricchezza di pochissimi e la miseria totale della gran parte della popolazione. E’ grazie a questa miseria che la Cambogia si è trasformata nella principale meta delle reti pedofile e del turismo sessuale. Molte battaglie sono state fatte, molte ancora restano da fare. Se prima il fenomeno era a cielo aperto, ora è sommerso, ma purtroppo resiste”.

Di tutte le storie che hai scritto, quale ricordi con maggior dolore?

Montanaro: “Tutte le storie che ho raccolto mi hanno segnato e non potrebbe essere altrimenti. Come si può dimenticare ragazzine di dodici o tredici anni segnate, per la vita, dall’orrore. Angeli dalle ali spezzate. Il dolore di Alessandra, rumena, trafficata in Italia a 14 anni e costretta ad ogni schifo, a vedere assassinare la sua compagna di sventure e sbranare dai cani, per punizione, un’altra ragazzina che aveva tentato di scappare”.

Come si sopravvive all’orrore vissuto con i propri occhi?

Montanaro: “Dico sempre a me stesso che ho il cuore a pezzi, ma non l’ho perso, non voglio perderlo. Non posso concedermi di star tranquillo o dimenticare. Non posso permettermi di piangere. Innanzitutto dobbiamo pensare a salvare questa parte di nostre figlie e figli massacrata nei mercati mondiali del sesso. Ogni anno centinaia di migliaia di nuove creature entrano in questo inferno”.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Montanaro: “Tanti, forse troppi. Intanto un nuovo libro. Su Thomas Sankara, il giovanissimo presidente del poverissimo Burkina Faso, assassinato trenta anni fa per quello che pensava e faceva. La politica come servizio ai popoli e povera. La possibilità per l’Africa di farcela da sola se si spezzano le catene del nuovo colonialismo. Il diritto di tutti noi alla felicità reso possibile dagli enormi progressi della scienza e della tecnologia ma incatenato da pochi interessi che sull’infelicità hanno costruito il loro potere e la loro fortuna”.

https://manitese.it/wp-content/uploads/2017/07/colcuorecopertodineve_silvestro_montanaro_2017.jpg
La copertina del libro “Col cuore coperto di neve” di Silvestro Montanaro