STREET ART A BISSAU: UN MURALES PER PROMUOVERE LA FILIERA AVICOLA

Mani Tese e Asas de socorro, in collaborazione con Street art sans frontières, promuovono la street art fra i giovani del Guinea Bissau.

Il gruppetto di giovani diventa più nutrito, poi arrivano i vicini e anche qualche bambino e anziano. Tutti incuriositi dal lavoro in cui un gruppo di giovani è impegnato: street art a Bissau.

Grazie all’aiuto tecnico di Street art sans frontières , infatti, Mani Tese e Asas de Socorro hanno mobilitato i giovani per fare un’esperienza unica di pittura a Bissau. Il muro scelto è quello della direzione generale di zootecnia e il tema scelto sono proprio gli animali.

La ong francese ha spiegato ai ragazzi come la street art sia importante per lasciarsi i problemi alle spalle per qualche tempo, aggregarsi con altri, coetanei e non, esprimere i propri sentimenti e umori. E non c’è bisogno di essere Giotto o Michelangelo, basta usare forme geometriche. Tramite l’utilizzo di pochi colori e di forme semplici, i francesi hanno spiegato come costruire un disegno e come tutti possano farlo.

Poco a poco il disegno prende vita, i giovani aumentano. Chi si ferma per strada incuriosito,  fa qualche pennellata e poi va via, chi offre supporto morale e chi fa il capo cantiere e dà istruzioni… Tutto in un’atmosfera di allegria e spensieratezza.

Ora la città ha una nuova opera d’arte e Mani Tese è riuscita anche a far disegnare galline sui muri!

SOSTIENIAMO IL CENTRO DEL RIUSO SOLIDALE A FIRENZE

Il centro del Riuso Solidale è uno spazio dove i cittadini possono portare oggetti a cui non sono più interessati ma ancora in buono stato.

Il centro del Riuso Solidale, situato a San Casciano (Firenze), è uno spazio gestito da volontari, dove i cittadini possono portare oggetti a cui non sono più interessati ma ancora in buono stato. Vengono raccolti oggetti di tutte le tipologie (libri, vestiti, casalinghi, mobile, etc.) con la formula conto-donazione. Il bene rimane di proprietà del cittadino fino a quando viene ceduto. Gli oggetti vengono scambiati tramite donazioni. Le donazioni ricevute vengono impiegate a sostegno di progetti umanitari nazionali e internazionali gestiti da Manitese Firenze, Operazione Mato Grosso e Forum Cittadini Insieme di San Casciano.

Vengono, inoltre gestite altre attività come ad esempio corsi pratici di riuso e riciclo degli oggetti per mezzo di laboratori, divulgazione e educazione del consumo crtitico mediante conferenze e seminari.

Sostieni su Produzioni dal basso il finanziamento dei progetti di solidarietà in corso di Mani Tese Firenze (sovranità alimentare in Guatemala, asilo in Perù e laboratorio di riciciclo a San Casciano) e per il potenziamento del centro (attrezzature per una migliore gestione del materiale, quali carrello, soppalco autoportante, tendone esterno).

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IL NUOVO MAGAZZINO DI CONSERVAZIONE DELLE CIPOLLE IN BURKINA FASO

Un nuovo magazzino, costruito con l’appoggio di Mani Tese, permette ai coltivatori del Burkina Faso di conservare le cipolle fino a sette mesi.

“Mi chiamo Tarbangdo Aminata, e sono un membro del gruppo femminile di Rogomnoogo e la tesoriera dell’unione dei coltivatori di verdure di Loumbila. La maggior parte delle donne del nostro gruppo non aveva un luogo in cui conservare le cipolle. Le immagazzinavamo nelle nostre case o in piccoli depositi che non rispettavano le normative. La durata di conservazione delle cipolle varia da tre a quattro mesi. Le perdite erano significative, e bisognava vendere le cipolle in fretta per non perdere tutta la produzione. Ma con il magazzino fatto di pietre tagliate, costruito con l’appoggio di Mani Tese, la ventilazione è buona e la cipolla mantiene un buon livello di qualità, anche dopo sette mesi di conservazione. Le perdite sono scarse e realizziamo dei buoni affari. Siccome ci dividiamo i graticci, ho potuto conservare dieci sacchi fra marzo e settembre 2017, che ho venduto a 157.500 franchi CFA dopo sette mesi di conservazione.”

L’immagazzinamento delle cipolle è una buona alternativa in assenza di regolazione dell’offerta commerciale. Nel corso dell’anno, l’offerta è concentrata in un periodo di cinque mesi che va da Dicembre ad Aprile.

Il comune di Loumbila, grazie alla sua diga, rappresenta una zona di coltivazione di cipolle, con una produzione annuale media stimata a più di 30.000 tonnellate. La sfida di conservare una parte della produzione è stata oggetto di svariate azioni intraprese dagli attori del mondo dell’agricoltura. Queste azioni si sono tradotte nella costruzione di infrastrutture di stoccaggio performanti, che garantiscono lunga durata di conservazione, perdite poco significative e scarsa deteriorazione della qualità.  Attraverso il progetto “Partenariato per uno sviluppo sostenibile fra Italia e Burkina Faso”, Mani Tese ha sostenuto la costruzione di tre magazzini di conservazione delle cipolle, a vantaggio di sei gruppi dell’unione Nanglobzanga di Loumbila, nei villaggi di Rogomnoogo, Tangzougou et Kouritiyaoghin.

Contrariamente ad altri tipi di magazzino, il modello promosso dal progetto offre il vantaggio di avere una buona ventilazione, con una maggiore variazione quotidiana di temperatura e di umidità relativa. La ventilazione dei graticci sui quali vengono immagazzinati i bulbi è assicurata dal passaggio dell’aria attraverso i pannelli traforati. La durata di conservazione varia da sei a sette mesi, con perdite dovute all’immagazzinamento inferiori al 10%. Le perdite si abbassanno ulteriormente per i bulbi prodotti con livelli inferiori di NPK e urea, fino a diventare quasi insignificanti. L’uso di graticci sovrapposti facilita l’accesso allo stock, per una gestione ottimale.

Con un prezzo di vendita di 130 FCFA/kg, il valore di un sacco di 50 kg nel magazzino è di 6.500 FCFA, ovvero 6.500.000 FCFA per uno stock di 50T di cipolle. Dopo sette mesi, il prezzo di vendita di un kg è di 350 FCFA. Con il tasso di perdita attuale, il valore dello stock di 50T, dopo sette mesi di conservazione, è di 15.750.000 FCFA, ovvero vi è una plusvalenza di 9.250.000 FCFA per lo stock restante.

Questi risultati traducono in cifre le ottime prestazioni di questo tipo di magazzino di conservazione, e incitano i produttori a impegnarsi maggiormente nella produzione e conservazione di cipolle.

LA VIOLENZA SULLE DONNE SI COMBATTE OGNI GIORNO

Quasi 29 milioni di donne al mondo sono vittime di forme moderne di schiavitù; di queste, 4.8 milioni sono vittime di sfruttamento sessuale.

È affascinante il modo in cui il cervello umano crea significato, come immagini e numeri si associano a parole e sentimenti per produrre pensiero e azione. La campagna “i exist – say no to modern slavery” di Mani Tese ha esattamente questo scopo: generare azione attraverso parole, immagini e il coinvolgimento attivo di persone, imprese e istituzioni nazionali e internazionali.

Lanciata nel 2016, la campagna si concentra su tre forme di schiavitù moderna: il lavoro minorile, il traffico di esseri umani e lo sfruttamento del lavoro nelle filiere produttive.
Quella del 25 novembre è una data particolarmente significativa.
Indetta dalle Nazioni Unite in onore delle tre sorelle Mirabal, torturate e uccise per il loro impegno politico contro la dittatura Trujillo nella Repubblica Dominicana, è la giornata mondiale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
I termini per descriverne le manifestazioni sono violenza famigliare, violenza e molestie sessuali, tratta, mutilazioni genitali femminili, matrimoni precoci, discriminazione.

I numeri sono impressionanti. Quasi 29 milioni di donne al mondo vittime di forme moderne di schiavitù; di queste, 4.8 milioni sono ragazze e bambine vittime di sfruttamento sessuale. Sono 750 milioni le bambine e ragazze costrette a sposarsi prima di aver compiuto 18 anni.
Per non correre il rischio di percepire come esotica questa violenza però basti ricordare che il 55% delle donne nell’Unione Europea dichiara di avere subito molestie o violenze di carattere sessuale dall’età di 15 anni.

Negli ultimi trent’anni è stato necessario coniare nuove parole per definire quanto stava accadendo: femmicidio, ad indicare la morte della donna come tragico esito finale di prassi sociali misogine, e femminicidio, che amplia il dominio semantico di riferimento, per comprendere la complessità degli aspetti politici, culturali e sociali che reiterano e culminano nella violenza, e fino alla morte della donna.

Sono parole ormai famigliari, entrate nelle nostre case con i telegiornali che ogni giorno, ogni singolo giorno, riportano notizie di violenze e uccisioni di ragazze e donne nel nostro paese.
Poi ci sono fenomeni che necessitano di più parole per essere compresi: allusioni, sottintesi, giudizi, condanne, un soffitto di cristallo, una promozione mancata, un collega che fa il nostro stesso lavoro ma guadagna di più, commenti pesanti su come ti trucchi, ti vesti, su come alla fine, dai, te la sei andata a cercare, discorsi da caserma, da uomini, da spogliatoio.
Queste parole e questi numeri sono così insopportabili ed enormi nella loro gravità che necessitano di essere tradotti in fotografie, immagini, storie vicine e lontane. Ne abbiamo parlato sabato 25 novembre con Silvestro Montanaro, giornalista e documentarista, autore del libro “Col cuore coperto di neve”, in cui racconta storie di vittime di trafficking, turismo sessuale e pedofilia incontrate nel corso degli anni.

La rabbia e l’orrore che si provano davanti alla violenza contro le donne devono trovare una sintesi di significato e azione.
Essere ‘solo’ donne consapevoli e femministe non è sufficiente. Combattere il fenomeno e le forme moderne di schiavitù che in maniera così sproporzionata e feroce fanno delle donne le prime vittime deve diventare una priorità di tutti e agita da tutti, sempre: donne, uomini, cittadini, consumatori, la politica, la cultura, l’impresa, le istituzioni nazionali e internazionali.

A TEATRO CON MANI TESE PER LO SPETTACOLO DI MARCO PAOLINI

Il Piccolo Teatro di Milano è lieto di riservare una promozione speciale per Mani Tese al prezzo di 16 euro per lo spettacolo “Le avventure di Numero Primo”

Il Piccolo Teatro di Milano è lieto di riservare una promozione speciale per gli amici e le amiche di Mani Tese al prezzo di 16 euro (anziché 33) per lo spettacolo “Le avventure di Numero Primo“, in scena al Piccolo Teatro Strehler dal 28 novembre al 10 dicembre 2017.

Le avventure di Numero Primo” è un racconto di formazione. Protagonisti Ettore, fotografo, e Nicola, il figlio adottivo arrivato via Internet che preferisce farsi chiamare Numero Primo. Una storia classica con molte prove da superare, e una storia fantastica che nasce dall’immaginazione ma si fonda sul confronto con le conoscenze della fisica, della biologia, delle neuroscienze e della robotica.

Per prenotare lo spettacolo di giovedì 7 dicembre alle ore 19.30 potete scrivere a comunicazione@piccoloteatromilano.it specificando nell’oggetto MANITESE/AVVENTURE, seguito dal vostro nome, cognome e numero di posti da riservare.
Potrete ritirare i biglietti presso la biglietteria del Teatro Strehler (da lunedì a sabato 9.45-18.45, domenica 13-18.30) entro martedì 5 dicembre.

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EUROPA-AFRICA: FERMARE LE MIGRAZIONI O COMBATTERNE LE CAUSE?

Un rapporto di Concord Italia fa luce sull’attuazione del Fondo Europeo di Emergenza per l’Africa e sui fondi per arginare i flussi migratori

di Elias Gerovasi, Responsabile Progettazione e Partneriati di Mani Tese

È stato presentato oggi a Roma, presso l’Hotel Nazionale in Piazza Montecitorio, il rapporto “Partenariato o condizionalità dell’aiuto?” di CONCORD ITALIA, confederazione delle ONG Europee per l’aiuto e lo sviluppo di cui fa parte anche Mani Tese, e CINI all’interno di un evento promosso da CONCORD Italia e CINI, in collaborazione con AMREF e FOCSIV. Il rapporto analizza l’attuazione del Fondo Europeo di Emergenza per l’Africa e la destinazione dei fondi per arginare i flussi migratori.

Il Fondo Fiduciario d’Emergenza dell’Unione Europea

Lanciato nel Novembre 2015 a La Valletta e presentato come uno strumento innovativo che permette una risposta più flessibile alle sfide poste dalla migrazione irregolare, il Fondo Fiduciario d’Emergenza dell’Unione Europea (EU Emergency Trust Fund – EUTF) è il principale strumento finanziario dell’UE per operare con i partner africani nel campo delle migrazioni. L’EUTF è quasi esclusivamente finanziato (90%) con l’Aiuto Pubblico allo Sviluppo, soprattutto tramite l’uso del Fondo Europeo di Sviluppo (EDF), pertanto la sua implementazione è sottoposta ai principi chiave dell’efficacia dello sviluppo.

Nei primi due anni di operatività il Fondo è stato più volte al centro di polemiche e critiche. Tra le più pesanti quella del Parlamento Europeo, che ormai un anno fa aveva messo in guardia la Commissione circa la deviazione dei fondi per arginare i flussi migratori a favore di regimi autoritari oltre che in merito alla gestione trasparente del fondo stesso.

Il rapporto di CONCORD ITALIA e CINI

Attraverso tre casi studio – Libia, Niger e Etiopia – il rapporto di Concord Italia analizza la natura delle partnership dell’UE con i Paesi Africani nel campo delle migrazioni e le possibili conseguenze delle politiche sul campo. Inoltre esamina il ruolo dell’EUTF e indaga se questo Fondo sia usato per dirottare i fondi dell’aiuto allo sviluppo verso il raggiungimento di obiettivi di sicurezza.

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(Grafico tratto dal Rapporto ““Partenariato o condizionalità dell’aiuto?”)

 

Il rapporto in conclusione ha rilevato come il EUTF sia uno strumento politico sempre più focalizzato nei paesi chiave su progetti che propongono soluzioni rapide, mirate ad arginare i flussi migratori verso l’Europa. I dati raccolti (VEDI GRAFICO) mostrano con chiarezza la rilevanza della componente “Sicurezza e gestione della migrazione” in riferimento ai fondi stanziati per progetti nei tre paesi analizzati.

Una strategia destinata a non avere successo dal momento che far fronte alle cause delle migrazioni forzate richiede un approccio di lungo termine, coerente e sostenibile, oltre che rispettoso dei principi base dell’aiuto allo sviluppo.

Le raccomandazione della società civile

Alla luce di quanto emerso dallo studio, le organizzazioni della società civile di Concord ribadiscono una serie di raccomandazioni sempre più urgenti:
• Assicurarsi che i fondi UE non favoriscano abusi contro i diritti umani dei migranti e dei rifugiati
• Impedire la diversione dei fondi dagli obiettivi dell’aiuto allo sviluppo
• Potenziare la società civile locale affinché possa partecipare alla definizione e realizzazione di progetti che rispondano agli effettivi bisogni locali
• Promuovere partnership con i Paesi Africani fondate sulla coerenza delle politiche per lo sviluppo, prive di condizionalità sulle migrazioni
• Ideare una strategia coerente che approfondisca il nesso tra migrazione e sviluppo, basata sui bisogni locali, chiarendo la continuità tra strumenti di breve e lungo termine, ovvero i legami tra sicurezza, interventi umanitari e per lo sviluppo, avendo il rispetto dei diritti umani quale pilastro fondamentale
• Assicurarsi che i progetti EUTF siano in linea con i principi dell’efficacia dello sviluppo
• Riformare la governance generale del EUTF per una maggiore partecipazione, scrutinio e trasparenza

Scarica il rapporto completo

COSA È SUCCESSO ALLA COP23: LE NOSTRE CONCLUSIONI

Dieci giorni di negoziati non sono bastati alla COP23 di Bonn per arrivare a concludere accordi politicamente rilevanti

Il bicchiere, alla fine, appare più mezzo vuoto che mezzo pieno.

Dieci giorni di negoziati non sono bastati alla COP23 di Bonn per arrivare a concludere accordi politicamente rilevanti sulle questioni chiave della vigilia. Ci sono stati dei passi in avanti, certo, e alcuni incoraggianti, ma la dichiarazione finale, affidata alla presidenza appassionata delle isole Fiji, che hanno costretto i delegati ad un round finale di negoziati durato più di 24 ore, suona poco consistente rispetto all’urgenza di porre un freno alle emissioni gas serra nell’atmosfera. Siamo ancora molto distanti tra la portata delle previsioni scientifiche e i cosiddetti “regolamenti attuativi”, che dovrebbero tradurre l’intenzione di fissare l’innalzamento globale della temperatura a 1,5° o comunque contenerlo al di sotto dei 2°, in programmi concreti. La sensazione generale è che, fatte salve alcune note positive, il vero esame sia stato rimandato al prossimo anno, ovvero alla COP24 che si terrà nel Dicembre 2018 a Katowice sotto la presidenza polacca, paese che fonda buona parte della sua produzione energetica proprio sul carbone.

Proviamo a riassumere brevemente come è andata tra presenti e assenti a quello che, nel bene e nel male, rappresenta l’appuntamento più importante della comunità internazionale sui cambiamenti climatici.

Il più grande assente sono stati i media, ed è un dato molto preoccupante. Se provate a fare una semplice ricerca in rete sui risultati della COP23 vi accorgerete che non è facile trovare articoli o commenti al di là di quelli forniti dalle organizzazioni ambientaliste. I principali media italiani hanno sostanzialmente ignorato l’evento, considerandolo di scarso interesse per l’opinione pubblica. Un segnale molto forte dello scollamento che fa ancora percepire il tema del cambiamento climatico come una questione di nicchia e non un problema di tutti. Sembra che il mondo del giornalismo italiano non abbia ancora fatto il collegamento tra gli eventi climatici eccezionali, di cui ci informano con dovizia di particolari, e le politiche per contenerli. Una mancanza grave, perché senza la pressione dei media anche quella della società civile, pur più efficace e meglio organizzata che in passato, risulta meno incisiva.

Presente come sempre invece la comunità scientifica internazionale, che ha rilanciato un appello firmato da 15.364 personalità del mondo accademico provenienti da 184 paesi per ribadire la necessità di agire subito e con urgenza, perché i trend presi come riferimento durante la COP21 di Parigi non hanno fatto registrare miglioramenti in questi due anni. Anzi, il 2016 ha segnato un nuovo record mondiale nelle emissioni di gas serra in atmosfera.

Assente come annunciato (anzi, presente con l’intenzione di boicottare i lavori) la sempre più isolata amministrazione Trump, ma presenti aziende, città e stati Nord Americani che hanno partecipato attivamente ai lavori portando impegni e proposte. Un segnale positivo, accentuato dalla notizia che perfino la Siria ha deciso di entrare nell’accordo di Parigi, lasciando gli Stati Uniti soli nell’intenzione di uscire dal patto.

L’Italia, possiamo dire presente. Ci siamo anche noi tra i primi firmatari della Powering Past Coal Alliance, che si propone di accelerare il processo di decarbonizzazione fino a renderlo completo entro il 2030 nei paesi OCSE ed EU ed entro il 2050 nel resto del mondo. Interesse confermato anche dalla candidatura dell’Italia per ospitare la COP26 nel 2020, che sarà l’anno chiave per l’attuazione degli accordi di Parigi. Buone notizie quindi, che dovranno trovare riscontro in un impegno concreto per ridurre le emissioni nazionali, come afferma la presidente nazionale di Legambiente, Rossella Muroni, a margine della conferenza.

Assenti, purtroppo, molti di quelli che contano davvero, e che avrebbero potuto con una loro presenza innalzare il livello politico dell’appuntamento. Con l’eccezione di Macron e della Merkel, presente più che altro per i doveri di etichetta dovuti dal padrone di casa, i grandi della terra non si sono fatti vedere, contribuendo implicitamente a tenere fuori dai negoziati le questioni centrali, che sono state rimandate al prossimo anno.

Tra gli aspetti positivi, oltre a quelli già citati due buone notizie sui temi più cari alle ONG come Mani Tese:

  • il tavolo di lavoro sulla sicurezza alimentare e l’agricoltura, settore responsabile di circa il 21% delle emissioni di gas serra, sembra essere uscito da un lungo periodo di stallo. La decisione che troviamo nei report è quella di unire un tavolo tecnico con uno dedicato all’implementazione delle politiche di riduzione di gas serra nel settore alimentare. Ora è possibile “focalizzare gli sforzi per rendere l’agricoltura meno inquinante e più capace di fronteggiare i cambiamenti climatici”, afferma Teresa Anderson, Climate and Resilience Policy Officer di ActionAid International.
  • viene riconosciuto il ruolo dei popoli indigeni nella conservazione della biodiversità e nella lotta ai cambiamenti climatici attraverso una “Local communities and indigenous peoples platform”, che avrà l’importante effetto far emergere le comunità indigene come interlocutori nei processi negoziali.

Per il resto toccherà aspettare il prossimo dicembre in Polonia, che verrà preparato durante tutto l’anno attraverso l’approccio del Talanoa Dialogue, ufficialmente riconosciuto come metodologia per la facilitazione dei lavori. Il Talanoa Dialogue è un approccio usato da alcune popolazioni che abitano le isole del Pacifico per favorire un dialogo inclusivo, partecipativo e trasparente. Il metodo si basa sulla costruzione di empatia e fiducia tra i soggetti in dialogo tramite lo storytelling. Talanoa, infatti, significa storia in maori. La definizione dell’Agenda per portare i negoziati fino alla COP24 sarà interamente improntata sull’applicazione di questo metodo.

È questa forse l’impronta più significativa lasciata dalla presidenza delle Fiji, in una conferenza anomala in cui la retorica ha voluto che la conduzione fosse lasciata ad uno dei paesi che saranno toccati per primi dagli effetti dei cambiamenti climatici, mentre la pratica ha fatto sì che per ragioni di comodità la conferenza fosse ospitata in una delle città simbolo dell’industrializzazione europea, nata e prosperata col carbone e con l’acciaio. Un po’ pochino forse come lascito. A Katowice non basterà raccontarsi storie ma occorrerà prendere decisioni. Speriamo che Talanoa ci aiuti a riempire il bicchiere di impegni concreti.

4. VISITA AI PROGETTI DI MANI TESE

Nella quarta puntata del Mazingira Tour, campo di turismo responsabile in Kenya, i partecipanti incontrano i beneficiari dei progetti di Mani Tese.

di Stella Mecozzi – Coordinatrice Mazingira Tour 2017

Quale modo migliore per conoscere le attività e l’impegno di una Ong, se non andare a confrontarsi con le comunità e i gruppi che beneficiano dei progetti finanziati da Mani Tese?

Lo scambio, i racconti e le domande reciproche hanno permesso a noi partecipanti del campo internazionale #mazingiratour di comprendere da vicino le tematiche, le problematiche e le dinamiche che regolano questo tipo di progettazione, oltre al lavoro dell’associazione con il partner locale, Necofa. Analisi del contesto, inquadramento delle problematiche, focus sulle azioni e monitoraggio degli andamenti. Forte l’emozione dell’incontro.

Leggi le altre puntate del diario Mazingira Tour 2017