GIORNATA MONDIALE CONTRO LA TRATTA: A MILANO IL CONVEGNO

Ogni anno oltre 40 milioni di persone sono vittime di pesanti forme di sfruttamento. Ne parliamo l’8 febbraio a Milano con PIME e Caritas Ambrosiana

Ogni anno oltre 40 milioni di persone – e un numero crescente di donne e minori – sono vittime di pesanti forme di sfruttamento, specialmente per la prostituzione coatta e il lavoro forzato. “Schiavi invisibili” di un sistema opaco e criminale che sfrutta la vulnerabilità dei più indifesi.

Per approfondire questo tema, urgente anche per il nostro Paese, dove il 90 per cento dei migranti arrivati negli ultimi anni è vittima dei trafficanti di esseri umani, anche quest’anno il Centro Pime di Milano, Mani Tese e Caritas Ambrosiana, in collaborazione con Ucsi Lombardia, organizzano un importante convegno in occasione della Giornata mondiale contro la tratta, che si celebra proprio l’8 febbraio dal titolo “TRATTA E GRAVI VIOLAZIONI DEI DIRITTI UMANI: I NUOVI SCHIAVI DEL XXI SECOLO. Un’opportunità per approfondire le storture di un sistema economico che approfondisce le diseguaglianze e contribuisce a creare le condizioni perché milioni di persone nel mondo finiscano nelle reti di gruppi criminali che le trafficano e le riducono in condizioni di vera e propria schiavitù.

«Se si vogliono cambiare le cose – sostiene il professor Leonardo Becchetti, ordinario di Economia Politica all’Università di Roma, Tor Vergatasi devono cambiare, ad esempio, le regole del commercio internazionale. Quasi il 40% dei lavoratori nel settore tessile in Asia ha stipendi che sono inferiori al salario minimo. E il salario minimo è un quarto di quello di sopravvivenza. Significa anche concorrenza a basso costo e dumping sociale nei confronti dei nostri lavoratori. E questo non fa bene né a loro né a noi. Occorre invertire la corsa al ribasso del costo del lavoro. E mettere al centro, oltre alla riforma del commercio internazionale, anche la sostenibilità sociale e ambientale».

Si entrerà poi nel merito delle diverse forme di sfruttamento, da quello lavorativo che riguarda in Italia circa 150 mila persone, in gran parte giovani migranti, a quello per la prostituzione coatta, che coinvolge dalle 50 alle 70 mila donne sino a quello dei minori, particolarmente vulnerabili e dunque coinvolti in varie forme di grave sfruttamento.

Pime, Caritas Ambrosiana e Mani Tese operano in contesti diversi per la prevenzione del traffico di esseri umani e la protezione delle vittime.

Il Pime, in particolare, attraverso la sua rete di missionari e volontari, è impegnato direttamente sul campo e attraverso il sostegno a distanza nel promuovere soprattutto l’istruzione nelle regioni più povere e marginalizzate di Africa, Asia, America Latina e Oceania. Istruzione che è la base di ogni iniziativa di sviluppo e un freno a processi migratori senza progettualità che fanno cadere moltissimi giovani nelle reti dei trafficanti.

Caritas Ambrosiana è impegnata sul territorio della Diocesi di Milano nell’accoglienza dei migranti, vittime di tratta e richiedenti asilo, offre accoglienza attraverso una rete di alloggi e comunità, accompagnamento sociale e assistenza legale attraverso una pluralità di servizi.

«Sulla strada incontriamo donne sempre più deprivate, vittime di una catena di sfruttamento ancora più oppressiva che inizia dai luoghi di provenienza. Da un lato, ciò rende i clienti ancora più complici di chi commercia queste schiave moderne, dall’altro, deve sollecitare l’intera comunità a mettere a punto strumenti di contrasto al traffico ancora più efficaci», sostiene suor Claudia Biondi di Caritas Ambrosiana.

«Milioni di persone nel mondo non hanno la libertà di dire no allo sfruttamento e al lavoro schiavo – afferma Chiara K. Cattaneo, program manager della Campagna “I Exist” di Mani Tese – La loro vulnerabilità costituisce una risorsa per l’attuale modello economico, in cui il lavoro forzato e schiavo è non solo possibile, ma addirittura vantaggioso. Mani Tese lavora per affrontare le cause strutturali di questa vulnerabilità e per cambiare i meccanismi e le regole che contribuiscono a perpetuarla».

Il convegno è aperto a tutti. Ingresso libero.
È accreditato per la formazione permanente di giornalisti e assistenti sociali.
Gli insegnanti hanno diritto all’esonero dall’obbligo scolastico.

PROGRAMMA

9.30-10 registrazione
10.00-10.45: L’economia della schiavitù
Leonardo Becchetti, ordinario Economia Politica, Facoltà di Economia, Università di Roma Tor Vergata”

10.45 – 11.15: L’industria del sesso
Mirta Da Pra, giornalista e coordinatrice del progetto prostituzione e tratta del Gruppo Abele

11.15- 11.30 Pausa

11.30 -12.00: Il lavoro schiavo
Oliviero Forti, responsabile Ufficio immigrazione di Caritas Italiana

12.00 -12.30: Lo sfruttamento dei minori
Fiammetta Casali, presidente comitato provinciale di Milano per l’Unicef

12.30 – 13.00: Tratta e schiavitù: cosa dicono i media e cosa dice la Carta di Roma
Paola Barretta, ricercatrice Osservatorio di Pavia, collaboratrice Associazione Carta di Roma

Introduce e modera: Chiara K. Cattaneo, Mani Tese

NEL POMERIGGIO. Laboratori su iscrizione
14,30-17,00: Lab1. Tratta e migrazioni
14,30-17,00: Lab2. Identità in viaggio. Un mondo di relazioni
14,30-17,00: Lab3. La tratta di donne e giovani come violazione dei diritti umani. Lo sfruttamento sessuale spiegato ai ragazzi

Info:
Pime Milano: 02.43822313 / promozione@pimemilano.com / www.pimemilano.com
Mani Tese: 02.4075165 / daniele@manitese.it / www.manitese.it
Caritas Ambrosiana: 02.76037353, donne@caritasambrosiana.it / www.caritasambrosiana.it

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L’EUROPA A QUALUNQUE COSTO: LA NOSTRA FOTO ALLA CONFERENZA CO[OPERA]

Si chiama COOPERA[C]TION ed è l’esposizione fotografica curata da Fabio Bucciarelli – realizzata in collaborazione con la Cooperazione Italiana allo Sviluppo – che oggi e domani sarà visibile durante CO[OPERA] la Conferenza Nazionale della Cooperazione allo Sviluppo (Roma, 24-25 gennaio). Fra le ONG rappresentate c’è anche Mani Tese con una foto del fotografo Mirko Cecchi realizzata […]

Si chiama COOPERA[C]TION ed è l’esposizione fotografica curata da Fabio Bucciarelli – realizzata in collaborazione con la Cooperazione Italiana allo Sviluppo – che oggi e domani sarà visibile durante CO[OPERA] la Conferenza Nazionale della Cooperazione allo Sviluppo (Roma, 24-25 gennaio).
Fra le ONG rappresentate c’è anche Mani Tese con una foto del fotografo Mirko Cecchi realizzata in Guinea-Bissau. Si tratta di un’immagine molto significativa perché racconta una storia che vogliamo condividere con voi attraverso le parole del suo stesso protagonista, ritratto nell’immagine: Samba.

Mi chiamo Samba e ho 27 anni. So leggere e scrivere, giusto il minimo indispensabile.
Sono partito nel 2014 per cercare di migliorare le condizioni di vita della mia famiglia e sono tornato in Guinea-Bissau da qualche mese. Ricordo che prima di partire ho speso più di 100mila franchi cfa per avere bottigliette in vetro con alcune cose strane dentro. Con una dovevo bere, con una lavarmi le braccia, con una il viso. Mi avrebbero aiutato ad avere forza e coraggio. Tempo dopo, a Tripoli, ho pagato per un trattamento simile prima di partire in mare. Per arrivare in Libia sono passato per Mali, Burkina Faso e Niger. Non sono riuscito ad arrivare direttamente a Tripoli e sono rimasto un anno e mezzo a Murzuch, dove facevo i tetti delle case con il ferro battuto. Il lavoro iniziava la mattina presto e finiva la sera tardi. Dormivano a terra in una stanza con 20-25 persone di diverse nazionalità, tranne che libici. Una volta arrivato a Tripoli ho pagato 200mila franchi per salire su un barcone per l’Italia. Ci ho provato quattro volte a partire, per tre volte ho pagato e una volta si sono mossi a pietà e mi hanno fatto salire gratis, ma la polizia libica ci ha sempre bloccato. La terza volta ci hanno attaccato con le armi dopo un’ora che eravamo in mare. Sulla barca eravamo 150 persone. Ogni volta che ci fermavano ci portavano nella prigione di Zawia e ogni volta dovevo pagare per uscire. In barca, come in cella, era tutto molto difficile: se non capivi cosa ti dicevano venivi picchiato. In uno dei viaggi, quando stavamo attraccando al porto di Tripoli dopo essere stati bloccati, la polizia ha ucciso due dei miei compagni. Uccidono le persone come galline, senza giustificazioni. I corpi li hanno poi buttati in mare. C’era anche una fossa comune vicino a dove ci facevano imbarcare. Io, però, non avevo paura, c’era solo il pensiero dell’Europa: costi quel che costi, l’obiettivo era arrivare lì. Per questo ci ho provato più volte. Avrei continuato, ma ci hanno obbligato a tornare. L’ultima volta è stata più dura in carcere, ma dopo 40 giorni di cella, nel gennaio 2017, sono stato liberato. Era il giorno della partita Guinea-Bissau – Gabon della Coppa d’Africa. Da Tripoli sono stato portato a Dakar e qui, grazie all’aiuto dell’OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni), sono riuscito a tornare a Gabu e poi al villaggio, dalla mia famiglia. Dovrei dimenticarmi di partire, con quel poco che ho qua dovrei riuscire a fare qualcosa, ma è davvero dura. Ora, però, partirei solo per via legale, in aereo e con tutti i documenti in regola.”

(Questa storia è comparsa anche sul Giornale di Mani Tese di dicembre 2017 insieme ad altri racconti di migranti).

Guinea Bissau chicos que se embarcaron en un viaje a Europa, pero sin suerte. (Foto di Mirko Cecchi)

Per approfondire leggi anche:
Vita da cooperante: Federico di Mani Tese alla conferenza “COOPERA”

VITA DA COOPERANTE: FEDERICO DI MANI TESE ALLA CONFERENZA CO[OPERA]

Il giovane cooperante che lavora per noi in Mozambico racconterà la sua esperienza alla Conferenza Nazionale della Cooperazione allo Sviluppo

Federico Sacchini ha 31 anni ed è un giovane cooperante che lavora in Mozambico per Mani Tese come agronomo nel “Progetto FORESTE” cofinanziato dall’Agenzia italiana per la Cooperazione allo Sviluppo.
Alla Conferenza Nazionale della Cooperazione allo Sviluppo (CO[OPERA]), che si terrà a Roma il 24 e 25 gennaio 2018 , racconterà la sua esperienza di giovane cooperante e da dove è nata la sua “vocazione” nei confronti di questa complessa, delicata e stimolante professione.

Sono nato nella bellissima campagna di Grosseto, dove ogni tanto, ancora oggi, raccolgo le olive e faccio il contadino – racconta Federicoed è questa mia passione per la natura che mi ha spinto ad approfondirla. Dapprima studiandola all’Università, dove mi sono mi sono laureato in Scienze per la Sicurezza Alimentare e la Salvaguardia Ambientale nei Tropici e in Scienze e Tecnologie Agrarie con specializzazione in fitopatologia. In seguito, approfondendo la materia con le prime esperienze di studio all’estero, in Portogallo, in Tanzania e in Brasile

Il mio desiderio – continua Federicoè stato ed è tuttora quello di mettere in pratica ciò che ho studiato sui libri nell’ambito delle diverse tecniche agronomiche e fitopatologiche, per sfruttare al meglio le potenzialità dell’agricoltura nel contrasto alla fame e nella creazione di sviluppo. La mia sfida è quella di contribuire allo sviluppo sostenibile delle aree particolarmente vulnerabili, che spesso coincidono con quelle rurali, come nel caso che conosco, quello della Zambezia”.

La Provincia della Zambezia è una delle più povere del Mozambico ed una delle più degradate dal punto di vista ambientale. E’ per questo motivo che è nato il “Progetto FORESTE” il cui capofila è la ONG ICEI. Si tratta di un progetto nuovo, che mette al centro il contrasto ai cambiamenti climatici e cerca soluzioni innovative basate sulla conoscenza e il rispetto del contesto locale.

Federico porterà la sua testimonianza giovedì 25 gennaio alle 11.00 nell’ambito dell’evento IO C’ERO E CI SONO: STORIE STRAORDINARIE. Alla Conferenza COOPERA parteciperà inoltre Elias Gerovasi, Responsabile Progettazione e Parternariati di Mani Tese, che introdurrà, mercoledì 24 gennaio, il TAVOLO COMUNICAZIONE: “Oltre l’aiuto: come comunicare oggi la cooperazione allo sviluppo?”.

Scarica qui il programma dell’evento

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IL POLO DEL RIUSO DI VERBANIA: UN PROGETTO DI ECONOMIA CIRCOLARE

Il 19 gennaio un convegno su finalità e opportunità per attivare nuove filiere del valore a livello ambientale, urbanistico, energetico, sociale, culturale.

Il comune di Verbania, in collaborazione con Manitese Cooperativa Sociale a r.l. Onlus, ha promosso uno studio di fattibilità riguardante l’elaborazione di alcune ipotesi di insediamento di un Polo Del Riuso. Si tratta di una struttura che funziona come punto di raccolta e intercettazione di “scarti”, nonché vendita o scambio di oggetti che ridiventano utili in seguito ad attività di riparazione e rielaborazione.

L’idea del Polo di Riuso di Verbania nasce sulla base della pluriennale esperienza di Manitese Cooperativa Sociale a r.l. Onlus e aspira a consolidarsi come spazio integrato di scambio e collaborazione, luogo di cultura ma anche contesto concreto di azione e di innesco di un nuovo modello di economia circolare.

Il 19 gennaio se ne parlerà a Verbania Pallanza all’interno di un convegno che si propone di illustrare finalità e opportunità per animare e attivare nuove filiere del valore a livello ambientale, urbanistico, energetico, sociale e culturale.

Di seguito il programma dell’evento:

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TRATTA E GRAVI VIOLAZIONI DEI DIRITTI UMANI: I NUOVI SCHIAVI DEL XXI SECOLO

Il convegno di Mani Tese, PIME, Caritas Ambrosiana, Ucsi Lombardia per la Giornata Mondiale contro la Tratta di Persone a Milano l’8 febbraio

Ogni anno oltre 40 milioni di persone – e un numero crescente di donne e minori – sono vittime di pesanti forme di sfruttamento, specialmente per la prostituzione coatta e il lavoro forzato. “Schiavi invisibili” di un sistema opaco e criminale che sfrutta la vulnerabilità dei più indifesi.

Ne parliamo a Milano, in occasione della Giornata Mondiale contro la Tratta di Persone, l’8 febbraio presso il PIME di Milano in un convegno promosso da Mani Tese, PIME, Caritas Ambrosiana e in collaborazione con Ucsi Lombardia. L’evento sarà moderato da Chiara K. Cattaneo, Program Manager della Campagna “I Exist” di Mani Tese.

Nel pomeriggio, si terranno tre laboratori su iscrizione sui temi: “Tratta e migrazioni”, “Identità in viaggio. Un mondo di relazioni”, “La tratta di donne e giovani come violazione dei diritti umani. Lo sfruttamento sessuale spiegato ai ragazzi”.

Di seguito il programma dell’evento:

Locandina 8 febbraio 2018

(Clicca qui per scaricare la locandina in PDF)

LEGGI IL COMUNICATO STAMPA

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INIZIATA LA CAUSA DELLA COMUNITÀ IKEBIRI: ENI COMPARE DI FRONTE ALLA CORTE

Oggi ENI è comparsa, insieme alla sua controllata nigeriana NAOC, di fronte al Tribunale di Milano per rispondere in merito all’accusa di inquinamento da petrolio in Nigeria. Il ricorrente è la comunità Ikebiri dello stato di Bayelsa, nel delta del Niger, rappresentata dal proprio leader, il Re Francis Ododo. Il territorio della comunità è stato […]

Oggi ENI è comparsa, insieme alla sua controllata nigeriana NAOC, di fronte al Tribunale di Milano per rispondere in merito all’accusa di inquinamento da petrolio in Nigeria. Il ricorrente è la comunità Ikebiri dello stato di Bayelsa, nel delta del Niger, rappresentata dal proprio leader, il Re Francis Ododo. Il territorio della comunità è stato inquinato da una fuoriuscita di petrolio nel 2010. Il giudice non ha accolto, per ora, la richiesta di Eni di fermare il processo per mancanza di giurisdizione e di spostarlo in Nigeria, disponendo di procedere nel merito mantenendo il processo in Italia.
Se dovesse avere successo, questo caso sarebbe il primo in cui una società italiana verrebbe ritenuta responsabile da parte di una corte italiana per danni ambientali e violazioni dei diritti umani all’estero.

I membri della comunità Ikebiri chiedono una bonifica adeguata e un risarcimento da parte di ENI per l’inquinamento del torrente, degli stagni e degli alberi, causato da una fuoriuscita di petrolio dalle condutture della propria consociata NAOC. Friends of the Earth Europe ed Environmental Rights Action/Friends of the Earth Nigeria stanno supportando la comunità nel portare il caso davanti alla corte.

L’avvocato della comunità, Luca Saltalamacchia, dichiara: “Sono soddisfatto che il processo continui, dando così la possibilità alla comunità Ikebiri di proseguire la battaglia per la sua richiesta di giustizia. Per il momento la richiesta di ENI e di NAOC di spostare il processo in Nigeria non è stata accolta”.

Il re della comunità Ikebiri, Francis Ododo, ha dichiarato: “Dopo più di sette anni di lotta per far sì che Eni rimediasse all’inquinamento da petrolio causato, accolgo con piacere l’inizio del caso e spero di poter finalmente vedere giustizia per la mia comunità.”

Colin Roche, extractive industries campaigner di Friends of the Earth Europe, ha dichiarato: “E’ ora che ENI venga ritenuta responsabile per l’impatto delle sue azioni sul popolo della Nigeria. Se la comunità Ikebiri vincesse la causa e ottenesse un risarcimento da ENI, ciò darebbe speranza alle molte altre comunità colpite dall’inquinamento da petrolio nel delta del Niger, e dai crimini d’impresa in generale.”

La fuoriscita di petrolio che ha riguardato la comunità Ikebiri è solo una delle centinaia di quelle prodotte dagli oleodotti di compagnie petrolifere internazionali che avvengono ogni anno in Nigeria.

Godwin Ojo, direttore di Friends of the Earth Nigeria, ha dichiarato: “Il popolo della Nigeria sta soffrendo da decadi a causa della negligenza delle major del petrolio, che ha distrutto vite e mezzi di sostentamento, garantendo allo stesso tempo ampi profitti a queste stesse compagnie. E’ il momento di porre fine alla loro impunità e di vedere la terra della comunità Ikebiri bonificata.”

Il caso continuerà con la prossima udienza, prevista per il 18 aprile a Milano.

(Fonte: comunicato stampa Friends of the Earth Europe)

Luca Saltalamacchia, avvocato della comunità Ikebiri e Godwin Ojo, direttore di Friends of the Earth Nigeria

 

Per appronfondire:

L’intervista all’avvocato Luca Saltalamacchia rilasciata alla redazione di Festival dei diritti umani:

Godwin Uyi Ojo, Executive Director di Friends of the Hearth Nigeria. racconta com’è nata la causa degli Ikebiri contro Eni e una sua controllata:

IMPRESE E COOPERATIVE PER FAVORIRE L’OCCUPAZIONE GIOVANILE IN GUINEA BISSAU

In una conferenza organizzata da Mani Tese a Bissau si discute della possibilità di creare imprese e cooperative per favorire l’occupazione giovanile.

Il 24 novembre, nella Casa dos Direitos di Bissau, è stata organizzata la conferenza dal titolo “Imprese e cooperative come motore per lo sviluppo della Guinea-Bissau”, organizzata da Mani Tese nell’ambito del progetto “Bo fia Bo pudi”. Il progetto, finanziato dall’Unione Europea ed implementato per l’organizzazione ENGIM, riguarda la promozione dell’occupazione giovanile in Guinea-Bissau.

La conferenza è stata un momento per dialogare con i rappresentanti dei ministeri della gioventù, dell’occupazione e dell’industria, con la società civile, con gli esperti del mondo dell’impresa e delle cooperative e con gli imprenditori. Si è discusso della possibilità di creare imprese e cooperative per favorire l’occupazione giovanile. Un confronto costruttivo fondamentale per iniziare a mettere le basi per uno sviluppo sostenibile del territorio.

CERIMONIA CONCLUSIVA DEL PROGETTO “IL PRIGIONIERO HA VALORE”

In vista della fine del progetto “Il prigioniero ha valore”, la cerimonia di conclusione rappresenta un momento di festa e di riflessione sulla tutela dei diritti dei prigionieri in Guinea Bissau.

Il 31 di Ottobre del 2017, nella Casa dos Direitos di Bissau, si è svolta la cerimonia conclusiva del progetto “Prisoneiro tene balur – Fase II”, che riguarda il reinserimento sociale e la promozione dei diritti dei carcerati in Guinea-Bissau.

In questa occasione, presenziata dall’Unione Europea, dal Direttore Generale dei Servizi Prigionali e da oltre 40 esponenti di organizzazioni nazionali ed internazionali, sono stati presentanti i risultati del progetto in ambito economico e psico-sociale, i dati preliminari della valutazione esterna del progetto e le prospettive future legate alla sostenibilità del progetto.

Un momento di dibattito, di incontro e di riflessione sul lavoro svolto da Mani Tese nelle prigioni della Guinea-Bissau. Un momento anche per festeggiare la fine di un cammino lungo cinque anni che vedrà ancora l’impegno della nostra ONG nella tutela dei diritti umani all’interno delle carceri guineensi.