Distribuzione kit per agroecologia in Burkina Faso

Distribuzione Kit per Agroecologia in Burkina Faso.

 

Burkina Faso, 20 luglio 2023  – Siamo in Burkina Faso, dove abbiamo effettuato la distribuzione di kit per facilitare il compostaggio della terra, al fine di contribuire alla conversione agroecologica di 15 h di perimetri orticoli della cintura verde di Ouagadougou.

Il kit è destinato a 750 produttori vulnerabili ed è costituito da l’attivatore Compost+ e da due tipi diversi di bio insetticidi a base di piante.

Il progetto è finanziato da Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo in partenariato con ACRA Scopri di più sul progetto: https://bit.ly/44vwS8X

 

https://www.youtube.com/watch?v=zck1VnIIKxg

 

Un futuro per I giovani di Gabù fra api e pannelli solari

Orticoltura, apicoltura, medicina tradizionale, ma anche energie rinnovabili: sono solo alcuni fra i corsi di formazione organizzati nella regione di Gabù, in Guinea-Bissau, ai quali hanno partecipato i giovani fra i 15 e i 35 anni coinvolti nel progetto “Ripartire dai giovani”,  cofinanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo . Tutti ambiti di formazione […]

Orticoltura, apicoltura, medicina tradizionale, ma anche energie rinnovabili: sono solo alcuni fra i corsi di formazione organizzati nella regione di Gabù, in Guinea-Bissau, ai quali hanno partecipato i giovani fra i 15 e i 35 anni coinvolti nel progetto “Ripartire dai giovani”,  cofinanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo .

Tutti ambiti di formazione scelti perché garantiscono impieghi immediati o favoriscono le iniziative imprenditoriali.

Lo scopo? Sensibilizzare le comunità sulle opportunità di lavoro locali, in una regione in cui il tasso di impiego per ragazzi e ragazze fra i 15 e i 35 anni raggiunge appena il 30%, e che molti giovani scelgono di abbandonare. Ma anche permettere alla società civile di colmare, pur parzialmente, il vuoto lasciato dalle istituzioni statali in ambito formativo: i corsi, infatti, sono gestiti da organizzazioni della società civile locale, sotto la supervisione di Mani Tese e del partner di progetto PONGAB.

Così, fra marzo e aprile, ben 80 persone fra i 15 e i 35 anni hanno potuto beneficiare di 160 ore di formazione e migliorare le proprie competenze professionali di base. Successivamente, a maggio e a giugno, sono stati realizzati altri quattro corsi, fra cui uno sulla produzione e il trattamento delle piante, con un focus sulla frutticoltura.

 

Osservatorio kenya: come la guerra “impatta” lontano dall’Europa

“Eat cassava if there is no bread”. Mangiate la cassava se non avete il pane: la frase pronunciata dal presidente Ugandese Museveni ha ben riassunto la situazione critica che il conflitto in Ucraina ha causato in questa parte del mondo. La zona del Corno d’Africa sta infatti vivendo la più forte siccità da 40 anni […]

“Eat cassava if there is no bread”. Mangiate la cassava se non avete il pane: la frase pronunciata dal presidente Ugandese Museveni ha ben riassunto la situazione critica che il conflitto in Ucraina ha causato in questa parte del mondo. La zona del Corno d’Africa sta infatti vivendo la più forte siccità da 40 anni a questa parte (fonte: Financial Times, 3 maggio 2022) e 20 milioni di persone sono a rischio, fra cui quelle nelle zone di Baringo, in Kenya, dove operiamo.

Una drammatica situazione

Il mese di aprile ha visto code e blocchi dovuti alla scarsità di carburante in Kenya, che purtroppo ancora persiste in molte aree. Anche a Nakuru le pompe hanno rifornimenti a singhiozzo. Nairobi ha vissuto momenti drammatici con il traffico paralizzato da automobilisti in coda all’unica stazione con un po’ di rifornimento. E ovviamente la speculazione ha fatto il suo ingresso con richieste di prezzi esorbitanti alla pompa. I fertilizzanti e i prezzi di molte materie prime per l’alimentazione animale e umana sono raddoppiati o più con una forte pressione inflazionistica. Il settore della alimentazione animale, che aveva già lanciato un disperato grido d’allarme nel dicembre scorso, oggi si trova in una crisi peggiore. La dipendenza della regione dalle importazioni da Ucraina e Russia (oltre il 60% sul grano) ha mostrato tutta la vulnerabilità delle politiche agricole. Il prezzo alla tonnellata è passato da circa 280 dollari a quasi 600 e le conseguenze si stanno già facendo sentire con rincari di oltre il 10% per il pane. Le previsioni sono di ulteriori rincari in una situazione in cui i sottoprodotti del grano per l’alimentazione animale già scarseggiano.

Anche il latte, l’alimento più consumato in Kenya con circa 100 litri pro-capite all’anno, ha visto una drammatica riduzione a causa della siccità e della crisi dei mangimi. Si fa fatica a trovarlo nei supermercati e molto spesso le poche forniture sono limitate e gli acquisti razionati. La fame di investimenti ha fatto salire il debito del paese dal 38% del Pil nel 2012 al quasi 70% odierno, con un bilancio del governo in disavanzo dell’8%. Ha fatto scalpore che per la prima volta nella storia del paese la spesa per rimborso del debito abbia superato le spese per personale dello stato ed è la prima uscita del bilancio del governo. Il rating delle principali agenzie è negativo e appena un gradino sopra la zona C.

L’impatto sulle risorse ambientali

La pressione inflazionistica derivata dalla guerra è stata esacerbata dall’aumento del carburante, che nei due anni progettuali è aumentato del 70%. E con esso quello di gas e paraffina. Questo fatto è particolarmente drammatico in quanto spinge la popolazione verso le risorse da biomasse. Legna e carbone stanno quindi diventando alternative per i bisogni domestici non solo per le zone rurali ma anche per quelle urbane, vista la diminuzione di reddito disponibile. La domanda urbana spinge purtroppo le aree rurali, colpite dalla crisi, a rispondere. Nelle strade di Baringo è possibile constatare coi propri occhi la drammaticità della situazione: decine e decine di moto cariche di sacchi di charcoal si incrociano sulla strada in direzione delle cittadine di Mogotio e Nakuru. Una processione dolorosa che mostra il danno ambientale causato dalla situazione e la disperazione delle comunità.

Gli strascichi della pandemia

Il Kenya, tra l’altro, era appena uscito dalla crisi pandemica, che ha portato al blocco quasi totale del turismo, (-95% degli arrivi), alla perdita di numerosi posti di lavoro e al fallimento di numerose imprese nonché ad una forte minaccia agli sforzi di conservazione. Sul fronte turistico il famoso hotel Hilton, centro della Nairobi del business e del turismo di alta fascia, ha annunciato la sua chiusura, come sono stati chiusi gli storici alberghi negli Aberderes, che avevano visto la principessa Elisabetta diventare regina alla morte del padre. Il progetto Agrichange Mani Tese da anni in Kenya si batte per una politica di sostegno ai piccoli produttori che permetta loro di essere protagonisti e di ottenere un giusto ritorno dalla propria attività. Dal 2020 a fine 2022, Mani Tese insieme allo storico partner locale NECOFA e ai partner KOAN, E4IMPACT, APAM, Università di Torino, SIVAM e Università Cattolica, sta implementando il progetto “Agri-change: piccole imprese grandi opportunità. Sviluppo di filiere agro-alimentari nel bacino del fiume Molo”, cofinanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, che mira alla creazione di opportunità di reddito e di resilienza nelle aree focus del nostro lavoro: Baringo e in parte Molo.

Purtroppo il progetto sin dal suo inizio ha dovuto affrontare mari sempre più in burrasca: dai lockdown del 2021 e le varie ondate pandemiche, che hanno dato un primo duro colpo alla economia locale, fino alla crisi attuale. Aleggia inoltre l’incertezza tipica del processo elettorale, in quanto il paese si sta preparando alle elezioni presidenziali che si preannunciano complesse e tese. La menzionata siccità e gli effetti del cambiamento climatico hanno ulteriormente alimentato questa tempesta perfetta. L’obiettivo di Agrichange è la promozione di due catene del valore, quella animale e quella del miele, nella zona di Baringo e la promozione della funghicoltura nella zona di Molo. Nonostante le difficoltà, siamo riusciti a realizzare tutte le strutture ed è stato fatto un importante sforzo per supportare le filiere del miele e dell’allevamento circolare. A oggi il miele è stato colpito duramente dalla siccità con volumi ridotti di produzione ma ha ancora un forte potenziale specie qualora la stagione umida aiuti nella ripresa produttiva. La recente missione dei tecnici di APAM in Kenya, inoltre, ha aiutato i piccoli produttori locali, che hanno potuto apprendere una migliore gestione degli alveari. Per quanto riguarda l’allevamento circolare, attualmente i prezzi di vendita hanno reso l’allevamento suino altamente poco redditizio e i gruppi formati stanno riducendo drasticamente il numero di capi in attesa di un miglioramento. Particolarmente critica è la situazione a Baringo, dove però Mani Tese sta operando con altri progetti per sostenere la comunità con attività alternative generatrici di reddito. La parte di funghicoltura, per fortuna, è quella che più sta avendo successo, con la costituzione di cinque gruppi produttori attivi e una produzione costante di orecchioni nella zona di Molo, la quale fornisce un forte sostegno al reddito dei produttori. Con il timido inizio delle precipitazioni a inizio maggio, il team di progetto ha provveduto alla distribuzione di semi e fitocelle per le comunità a Marigat in modo da supportare in questo momento di difficoltà i gruppi e le famiglie. Grazie ad Agrichange abbiamo poi lavorato con E4Impact per la formazione e l’avvio di piccole imprese locali. Grazie a questa attività alcuni giovani beneficeranno di un fondo per intraprendere piccole attività imprenditoriali dando così un messaggio di speranza in questa situazione difficile. Insieme all’Università di Torino abbiamo poi lavorato alla creazione di un allevamento di mosche soldato per la produzione di larve per alimentazione animale, che, seppur risenta della situazione generale, ha margini potenziali per il futuro. A 6 mesi dalla fine del progetto Agrichange stiamo vivendo un momento complesso. Le continue crisi hanno dato un durissimo colpo al morale dello staff e del partner locale NECOFA. Nonostante tutto, continuiamo a lavorare anche nei momenti più bui e complessi perché questa è la nostra responsabilità e questo è il nostro concreto impegno di giustizia.

L’estate di Mani Tese dedicata ai giovani

Le proposte di Mani Tese per trascorrere un’estate all’insegna del volontariato e della solidarietà

Milano, XX luglio 2022  – Anche quest’anno Mani Tese, Ong che da oltre cinquant’anni persegue la giustizia nel mondo, offre diverse proposte per trascorrere un’estate alternativa e solidale, dedicate in particolare ai ragazzi e alle ragazze.

I campi estivi di Mani Tese rappresentano da sempre un’occasione per condividere un impegno di solidarietà e di giustizia durante l’estate. Grazie ad attività di formazione, lavoro e volontariato, sono per i giovani un’opportunità per mettere in relazione il loro sguardo globale con quello locale imparando a diventare cittadini e cittadine del mondo prendendosi cura anche della propria comunità. Tanti i temi sviluppati nel corso degli anni, come la povertà e le disugualianze, l’ambiente e la crisi climatica, le migrazioni e le schiavitù moderne.

I campi estivi permettono, soprattutto, di sperimentare buone pratiche per rendere più sostenibile il proprio stile di vita.

L’estate 2023 di Mani Tese

Le proposte di quest’anno si rivolgono per lo più alle comunità locali e ai ragazzi e alle ragazze dei diversi territori italiani, dove i giovani sono immersi nella sfida per il loro futuro, alla ricerca di riconoscimento e visibilità, di cura e identità. A giugno e luglio si sono svolti

“”TRAP“”, un campo rivolto a minori dell’area penale (Catania, 26 giugno – 1 luglio);

“”L’AMORE SPACCA!””, un campo non residenziale che ha coinvolto 23 adolescenti (Treviso, 5 – 15 luglio);

“”DEMOCRACITY“”, una scuola politica e di volontariato per ragazzi e ragazze dai 18 ai 28 anni (Vico Equense, 9 – 13 luglio);

Sono in partenza altri campi, per i quali sono ancora aperte le iscrizioni:

“”FAST FASHION: WHO PAYS?“” – Pratrivero (BI), 31 agosto – 3 settembre; campo diurno per ragazzi e ragazze dai 15 ai 19 anni.

“”SMUOVIAMO LE ACQUE!“” – Verbania (VB), 28 luglio – 7 agosto; campo residenziale per ragazzi e ragazze dai 18 ai 35 anni.

Per informazioni e iscrizioni ai campi estivi è sufficiente consultare la pagina dedicata sul sito di Mani Tese all’indirizzo www.manitese.it/campi-estivi-mani-tese.

 

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Food policy. Da oggi al 19 luglio torna a Dakar il forum regionale delle città africane del Milan Urban Food Policy Pact

Il Milano Urban Food Policy Pact (MUFFP) lancia il suo quinto Forum Regionale in Africa.

Milano, 17 luglio 2023 – Il Milano Urban Food Policy Pact (MUFFP) lancia il suo quinto Forum Regionale in Africa. L’evento che si apre oggi si concluderà il 19 luglio 2023, ospitato dalla città di Dakar, su un tema di grande attualità: “Fornire alle città gli strumenti per lo sviluppo di Food Policy in Africa”. Il Forum è organizzato dal Segretariato del MUFFP, in collaborazione con Fondazione ACRA e l’ONG Mani tese, col supporto del progetto europeo Food Wave e di AICS, l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo.

Il Forum prevede tre giorni di training, dedicati ai funzionari delle città africane che hanno sottoscritto il MUFFP, sugli strumenti dello sviluppo delle food policy e il coinvolgimento di giovani attivisti per il clima europei e africani.

Gli strumenti oggetto del training sono stati sviluppati con il supporto scientifico del Politecnico di Milano, come parte del progetto Food Trails (finanziato con fondi Horizon 2020) di cui il Comune di Milano è capofila. I partecipanti verranno supportati nell’identificazione e nell’implementazione di azioni per migliorare i sistemi di food policy delle città. Il Forum sarà anche un’occasione di scambio di buone pratiche e idee tra le città partecipanti, le agenzie di sviluppo e le organizzazioni internazionali.

“L’impegno del MUFFP in Africa è iniziato proprio a Dakar, con il primo Forum Regionale nel 2016 – dichiara la Vicesindaco con delega alla Food Policy Anna Scavuzzo, che aprirà i lavori del Forum -. Da allora, si sono susseguiti incontri e occasioni di scambio: da Brazzaville in Congo nel 2018 a Niamey in Niger nel 2019 a Ouagadougou in Burkina Faso nel 2021. Lo sforzo concreto e tangibile che abbiamo portato avanti in questi sette anni e le esperienze che abbiamo raccolto sulle politiche alimentari urbane, ci hanno reso una comunità più forte e resiliente. Con questo Forum, ancora una volta, dimostriamo l’impegno di Milano nel proseguire il dialogo e lo scambio di conoscenze necessario per trasformare i sistemi alimentari delle nostre città”.

“La sicurezza e la sovranità alimentare – spiega il presidente di Fondazione ACRA, Nicola Morganti – sono tra le principali aree di azione di ACRA che ha collaborato con il Comune di Milano fin dall’inizio per promuovere il MUFFP in tutte i Paesi coinvolti, per garantire sinergie e partnership tra i vari attori e facilitare la partecipazione della società civile al processo di definizione e implementazione di food policy urbane inclusive e sostenibili, in particolare nel contesto africano”.

“L’agricoltura urbana e periurbana – afferma Pietro Pipi, capo dell’Ufficio VI di AICS – offre importanti opportunità per la conservazione e l’integrazione della biodiversità nei sistemi alimentari, contribuendo alla creazione di sinergie tra sicurezza alimentare e nutrizionale e servizi legati agli ecosistemi e al benessere umano. In tal senso, la Convenzione siglata tra Comune di Milano e AICS nel 2022 ‘per il rafforzamento del Milan Urban Food Policy Pact’ può sostenere positivamente il coinvolgimento delle città africane già attive nelle politiche alimentari urbane che ricadono nei Paesi prioritari dell’Agenzia. L’Agenzia riconosce l’importanza che le politiche alimentari urbane svolgono nel processo di sviluppo sostenibile e il ruolo chiave che le città possono svolgere nel rafforzare la sicurezza alimentare della popolazione in Africa e allo stesso tempo facilitare il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030. L’obiettivo del Forum è rafforzare le competenze e conoscenze dei funzionari delle città africane, e ogni investimento nelle risorse umane è propedeutico e prezioso per ogni altro tipo di sviluppo, oltre a quello umano”. 

Il contributo delle città africane allo sviluppo di food policy urbane è concreto, come dimostrano le 90 buone pratiche che sono state presentate nelle sei edizioni del Milan Pact Award che ha visto la premiazione di ben sei città africane. La numerosità, la qualità e l’efficacia di queste progettualità messe in campo dalle città africane dimostrano il loro protagonismo e l’impegno a lavorare in prima fila nell’affrontare le sfide globali del cambiamento climatico, dello sviluppo sostenibile, della povertà e dell’inclusione sociale.

Questo dato emerge osservando il crescere di progetti e iniziative, come il progetto europeo AfriFOODlink che riunisce 26 partner in tutto il mondo, tra i quali il MUFPP, allo scopo di migliorare la sicurezza alimentare e la sostenibilità urbana in più di 20 città africane ed europee.  Un’altra importante iniziativa è Food Wave, un progetto europeo che mira a coinvolgere i giovani delle città per promuovere consapevolezza rispetto alle scelte personali e delle comunità, a partire da un approccio sostenibile alle abitudini di consumo e produzione di cibo in 17 Paesi del mondo e che contribuisce alla realizzazione del Forum permettendo a 35 giovani attivisti di partecipare alla tre giorni di lavoro.

 

Le uova di Saliato

La rinascita di una donna sessantenne di una piccola tabanka in Guinea-Bissau grazie alla produzione di uova del suo pollaio.

A Bissalanca, piccola tabanka a pochi chilometri da Bissau, si trova il pollaio di Maria Fatima e Saliato.  

Sono due donne che hanno cominciato ad allevare galline ovaiole nel 2020 nell’ambito del progetto “Mettiamo le ali allo sviluppo” promosso da Mani Tese e cofinanziato dall’Unione Europea. 

A seguito di varie vicissitudini legate non solo agli eventi esterni come la pandemia ma anche alle loro vite personali, Saliato e Maria Fatima hanno deciso di unire le forze e prendersi cura delle loro galline insieme. Anziché due pollai a Bissau, ne hanno costruito uno più grande a Bissalanca.  

Amiche di vecchia data, le due signore hanno superato la sessantina e, anche se a volte le difficoltà legate all’età si fanno sentire, la signora Saliato si considera una vera e propria imprenditrice.  

“Non riesco a stare ferma, mi piace molto lavorare e continuare a trovare opportunità lavorative” ci racconta “Amo la mia vita a Bissalanca, fuori dalla confusione della capitale. Qui siamo immersi nel verde ed è bellissimo. L’unica difficoltà è vendere le tante uova che le nostre galline producono ogni giorno. Qui la gente non ne consuma molte perché le persone non ne conoscono ancora a pieno i benefici.” 

“Se non riusciamo a vendere ai nostri vicini, mando le uova a Bissau dove mio figlio si occupa di venderle ai suoi amici e conoscenti. Stiamo anche cercando di costruire una rete di consumatori tra le famiglie dei compagni di classe dei miei nipoti, i figli di mio figli, che vanno a scuola proprio a Bissau. In città, infatti, le famiglie hanno più potere d’acquisto rispetto a una piccola tabanka come Bissalanca”. 

Saliato è molto orgogliosa delle sue uova. “Vorrei che le nostre uova vengano riconosciute come un bene prezioso per l’alimentazione dei nostri bambini” ci spiega “Quello che ancora ci penalizza è la merce senegalese che entra a Bissau a un costo bassissimo… Non è possibile che un prodotto estero costi meno di un prodotto nazionale! Spero che insieme agli altri produttori e produttrici prima o poi riusciremo a cambiare le cose e invertire questa tendenza di mercato. Voglio lavorare per questo. Voglio battermi per i miei diritti.” 

Saliato dice che ha imparato molto da sua madre, che l’ha lasciata a 99 anni. “Ho ancora tanta forza per riuscire ad arrivare alla sua età!” racconta “Negli anni passati qui non avevamo niente. Vivevamo con quello che ci dava la natura. Ma ora che ho scoperto la gioia dell’avere una mia attività non riesco a pensare di tornare indietro. Anzi, mi sto impegnando per cercare di iniziare altri ‘business’. Abbiamo ancora tanti obiettivi che vogliamo raggiungere, non solo come famiglia, non solo come comunità, ma anche come Paese.” 

Saliato si mette a ridere parlando di “business”. È certamente una parola che non fa parte del suo vocabolario quotidiano. Ma c’è tanta forza dietro a questa parola, e tante idee che vuole vedere realizzate. L’idea, per esempio, di unire i pollai e mettersi a lavorare insieme a Maria Fatima è sicuramente un inizio, una strada che le porterà a mettere in comune tante cose oltre all’amicizia. È un modo per fare comunità ma anche per prendersi cura di una comunità più grande. 

“Io ho quattro figli grandi. Sono vedova. Ma la mia vita mi riserva ogni giorno nuove sorprese” conclude Saliato “Ho ancora voglia di imparare tante cose e fare tanto altro! Per esempio, voglio comprare altre galline. Ce ne hanno rubate tredici lo scorso inverno…Ma adesso abbiamo riparato il pollaio e le nostre galline stanno bene e producono tante uova“. 

 

Burkina Faso: È ritornata l’acqua a Loumbila!

Grazie all’installazione di una nuova pompa i produttori locali possono finalmente ritornare a prendersi cura del terreno e continuare la sfida agroecologica ripensando alla propria strategia di sviluppo.

Ci troviamo a Loumbilia, nella provincia di Oubritenga in Burkina Faso, dove lunedì 19 giugno è finalmente ritornata l’acqua dopo un periodo in cui l’Unione dei produttori di Loumbila, sostenuta da Mani Tese, aveva subito una battuta d’arresto nella produzione agricola perché la pompa che funzionava ad energia solare si era rotta.

L’acquisto di una nuova pompa è stato possibile grazie ad un dono dell’impresa comasca EQUA srl, che si occupa di energia rinnovabile e ha collaborato con Mani Tese in diversi progetti.

In un contesto come quello del Burkina Faso, con un clima semi-saheliano, la mancanza di una fonte d’acqua pulita costante segna profondamente le attività agricole, fino a renderle impraticabili in sua assenza.

Tuttavia, grazie alla donazione di EQUA, i produttori dell’Unione di Loumbila possono finalmente ritornare a prendersi cura dell’appezzamento di terra in capo all’Unione, certificato da CNABio, e continuare la produzione agroecologica di diversi prodotti, tra cui pomodori, cipolle, cetrioli, zucchine, gombo, moringa e peperoncino.

L’Unione è composta da 238 produttori, 45 dedicati interamente all’agroecologia, e 146 donne che svolgono sia il ruolo di produttrici che di trasformatrici. I membri dell’Unione appartengono a 9 diversi villaggi e fanno parte di 17 cooperative.

La nuova pompa ha dato lo slancio all’Unione per ripensare alla propria strategia di sviluppo e l’ha raccontata a Mani Tese durante una riunione.

Sanfo, portavoce dei produttori, ha affermato che, grazie alla nuova pompa, l’Unione si impegnerà a fondo su tre livelli: la produzione, la trasformazione e la commercializzazione. Innanzitutto, potrà ricominciare la produzione agricola agroecologica, la produzione del compost con la tecnica del bokashi e utilizzerà la propria cassa per finanziare la sistemazione di alcuni bacini d’acqua presenti sul perimetro.

Le donne riprenderanno a fare le confetture di cipolle e si dedicheranno anche all’essiccazione e vendita di foglie di moringa, gombo e peperoncino e ricominceranno a partecipare alle fiere portando i loro prodotti agroecologici, cercando di installare un nuovo punto vendita in un’area strategica della città sensibilizzando i clienti sul valore aggiunto della loro produzione.

Il ritorno dell’acqua è stato fondamentale e ha ridato energia al gruppo di produttori e trasformatrici che subito dopo l’installazione si è già messo all’opera sul perimetro preparando il terreno per la stagione delle piogge.

Prosegue il nostro impegno contro la violenza di genere in Guinea-Bissau 

Al via il progetto “No tene diritu a um vida sem violência”(Abbiamo diritto a una vita senza violenza) per la prevenzione e il contrasto alla violenza sulle donne e l’accoglienza delle vittime, che estende l’azione di Mani Tese a due nuove regioni nel Paese.

Il mese scorso abbiamo lanciato in Guinea Bissau il progetto No tene diritu a um vida sem violência”(Abbiamo diritto a una vita senza violenza) – Reforço dos mecanismos de proteção às vítimas de VBG e promoção dos direitos das mulheres na Guiné-Bissau. Si tratta di un progetto finanziato dall’Unione Europea e implementato da Mani Tese, capofila, in partenariato con FEC – Fundação- Fé e Cooperação, ENGIM – Fondazione Ente Nazionale Giuseppini Murialdo e AMIC – Associação dos Amigos da Criança.  

Il progetto ha come obiettivo quello di migliorare il contrasto alla violenza di genere in Guinea Bissau intervenendo nell’ambito della protezione delle vittime, della prevenzione alla violenza, del miglioramento delle competenze istituzionale e della formazione e creazione di opportunità socio-economiche femminili. 

Si tratta di un’iniziativa realizzata in continuità con il pregresso progetto pilota triennale “No na cuida de no vida, mindjer” – Emancipação e direitos para meninas e mulheres na Guiné-Bissau-projeto piloto” implementato da Mani Tese tra il 2018 e il 2021. 

L’evento di lancio di “No tene diritu a um vida sem violência” si è svolto nella Casa dei Diritti, cuore della Società Civile impegnata nella promozione dei diritti umani a Bissau.  

“La lotta alla violenza di genere è un’area di intervento prioritaria per Mani Tese in Guinea Bissau, poiché limita fortemente i diritti umani e lo sviluppo personale e socioeconomico di un Paese con cui collaboriamo da più di 40 anni” ha dichiarato Martina Pizzolato, Rappresentante Legale di Mani Tese in Guinea Bissau, prendendo la parola in apertura.  

Dati alla mano, l’Ambasciatore dell’Unione Europea Artis Bertulis ha proseguito: “Attualmente nel Paese il 37% delle ragazze si sposa prima della maggiore età, il 27% delle donne hanno avuto figli prima dei 18 anni e il 50 % delle bambine di 14 anni sono state sottoposte a mutilazione genitale femminile. Questi dati sono uno dei motivi per cui l’Unione Europea continua a credere e sostenere l’implementazione del modello di contrasto alla violenza proposto dal progetto”. 

Marliatu Djaló Condé, Presidente del Comitato Nazionale per l’Abbandono delle Pratiche Tradizionali Nefaste in rappresentanza del Ministero della Donna, ha espresso il pieno supporto istituzionale al progetto: “Il Ministero della Donna, della Famiglia e della Solidarietà Sociale conta sull’appoggio e la collaborazione delle organizzazioni della società civile in quanto attori chiave non soltanto della promozione e della protezione dei diritti umani, ma anche del miglioramento della qualità della vita dei cittadini”, ha dichiarato. 

Il progetto “No tene diritu a um vida sem violência” prosegue il nostro impegno nella protezione e accoglienza di donne vittime di violenza di genere. Rispetto al precedente progetto, abbiamo però esteso la nostra azione a due nuove regioni di intervento con l’attivazione di un nuovo centro e due famiglie dedicate all’accoglienza delle vittime di violenza di genere nella regione di Cacheu e altre due famiglie nella regione di Oio.  

Oltre alla protezione, Mani Tese si fa anche promotrice di un’iniziativa di advocacy sul territorio per richiamare l’attenzione sulle politiche pubbliche relative alla violenza di genere in Guinea Bissau. Durante il lancio di progetto, infatti, abbiamo annunciato la creazione di un tavolo di concertazione tra organizzazioni della società civile e istituzioni, di cui saremo responsabili insieme all’Istituto della Donna e del Bambino (sotto la direzione del Ministero della Donna, della Famiglia e della Solidarietà Sociale).  

Il nostro obiettivo è quello di creare un dibattito sulle politiche e le leggi attive in tema di violenza di genere in Guinea Bissau e presentare un documento di posizionamento agli organi di governo competenti per migliorare il contrasto al fenomeno in tutte le sfere della vita quotidiana delle bambine e delle donne, a partire dall’ambito familiare passando per il settore educativo, sanitario e della sicurezza pubblica. 

Il coinvolgimento di tutti i partner, come ha ricordato Martina Pizzolato, è fondamentale per combattere la violenza e la discriminazione contro le ragazze e le donne creando davvero un impatto tangibile sul Paese.