FATIMA E I SUOI GEMELLI: CRESCERE INSIEME AL NOSTRO PROGETTO

Fatima divide il suo tempo tra il pollaio, la casa e i campi e si porta sempre con sé i suoi due gemelli. Abdul e Mamadu sono abituati a seguire la loro madre e, per passare il tempo, si inventano dei giochi. Nelle foto successive, scattate dal 2016 al 2018, potete vedere come sono cresciuti!

Fatima ha 27 anni e vive nel villaggio di Bafata-Oio in Guinea-Bissau. Dal 2016 con la sua associazione “Wula Nafa” alleva polli.

Fatima divide il suo tempo tra il pollaio, la casa e i campi e si porta sempre con sé i suoi due gemelli. Abdul e Mamadu sono abituati a seguire la loro madre e, per passare il tempo, si inventano dei giochi. Nelle foto successive, scattate dal 2016 al 2018, potete vedere come sono cresciuti!

Il progetto “No pui asas pa disinvovlimentu (Promozione della filiera avicola in Guinea-Bissau) promosso da Mani Tese ha come obiettivo quello di migliorare la situazione alimentare e nutrizionale della popolazione rurale e urbana della Guinea-Bissau introducendo l’avicoltura. Secondo l’ultimo studio del WFP e della FAO nella regione di Oio l’indice di insicurezza alimentare è di 94,2%, uno dei piú alti a livello nazionale.

Mani Tese e ASAS DE SOCORRO in 3 anni hanno aiutato a costruire 11 pollai comunitari nella regione.

I pollai hanno la funzione di produrre polli e uova e servono sopratutto come esempio. Grazie ad essi, infatti, il numero di pollai comunitari o famigliari nella regione è triplicato.

Per la a nutrizione, soprattutto dei bambini, le uova sono ottime fonti di proteine in un Paese con una dieta carente a livello proteico. Secondo uno studio condotto da Mani Tese risulta infatti che il 20% della popolazione intervistata non consuma uova e il 50% degli intervistati consuma 1 o 2 uova per settimana.

Con questo progetto stiamo strutturando la filiera avicola offrendo opportunità di lavoro a donne e uomini e migliorando l’alimentazione di grandi e soprattutto dei bambini.

Di seguito le foto di Fatima e i suoi gemelli: la prima foto l’abbiamo scattata nel 2016, la seconda nel 2017 e la terza nel 2018. Il nostro progetto è cresciuto insieme a loro!

fatima_guineabissau_manitese_2016

fatima_guineabissau_manitese_2017

fatima_guineabissau_manitese_2018

MOZAMBICO PRIMA E DOPO: RIGENERARE IL SUOLO CONTRO I CAMBIAMENTI CLIMATICI

Le foto del suolo rigenerato di tre comunità della provincia della Zambezia dove è in corso il nostro Progetto FORESTE prima e dopo il nostro intervento.

In queste foto vi mostriamo il suolo rigenerato di tre comunità della provincia della Zambezia dove è in corso il nostro Progetto FORESTE prima e dopo il nostro intervento.

Applicando le principali tecniche dell’agricoltura di conservazione – ovvero alterazione minima del suolo, copertura permanente del suolo e rotazione delle colture – è stato infatti possibile rigenerare la fertilità del suolo in pochi mesi.

La salute del suolo è molto importante anche per quanto riguarda il contrasto ai cambimenti climatici, come sostiene la definizione della FAO:

“Per ‘salute del suolo’ si intende la sua capacità di funzionare come un sistema vivente. Un suolo sano mantiene una comunità diversificata di organismi che contribuiscono a controllare le malattie delle piante, gli insetti e le erbe infestanti, a formare utili associazioni simbiotiche con le radici, a riciclare nutrienti essenziali, a migliorare la struttura del suolo con effetti benefici sulle capacità di quest’ultimo di trattenere acqua e nutrienti e, in ultima analisi, a migliorare la produzione agricola. Un suolo sano, inoltre, contribuisce a mitigare gli effetti del cambiamento climatico, mantenendo o aumentando il proprio contenuto di carbonio”.

(FONTE: http://www.fao.org/3/b-i4405o.pdf FAO, 2015)

Ginama, Mozambico – Prima e dopo il nostro intervento
Maiza, Mozambico – Prima e dopo il nostro intervento
Nialene, Mozambico – Prima e dopo il nostro intervento

 

RULLI FRULLI: PRESENTAZIONE DEL NUOVO ALBUM “ARCIPELAGO”

▹ Rulli Frulli Day | a r c i p e l a g o ◃ sabato 5 maggio 2018 viale della Rinascita, palestra PalaLucaToni Finale Emilia (MO) ▸ PROGRAMMA ◂ ore 18:30 ▸ Fulz Djset + Aperitivi, Cene su prenotazione * ore 19:00 ▸ MARINAI (prog. Rulli Frulli Reggio Emilia) ore 20:30 ▸ Rulli […]

▹ Rulli Frulli Day | a r c i p e l a g o ◃

sabato 5 maggio 2018
viale della Rinascita,
palestra PalaLucaToni
Finale Emilia (MO)

▸ PROGRAMMA ◂

ore 18:30 ▸ Fulz Djset + Aperitivi, Cene su prenotazione *
ore 19:00 ▸ MARINAI (prog. Rulli Frulli Reggio Emilia)
ore 20:30 ▸ Rulli FrulliNI
ore 20:45 ▸ LIVE Matemù (da Roma) in acustico
ore 21:15 ▸ Tupamaros
Banda Rulli Frulli with Cristina Donà Tommaso Cerasuolo (PERTURBAZIONE) Bob Corn Bruskers Duo

[[ FREE ENTRY ]]

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♨ apertura porte dalle 18.00
♨ Dalle 19:00 cene con menù fisso: maccheroncini alla Rulli Frulli e arrosto di prosciutto all’aceto balsamico dell’acetaia “Le Aperte”.
Costo 15€ adulti, 5€ ragazzi under 10 con possibilità di menù vegetariano. Per prenotare tel. Marco – 3478577334.
♨ Durante la serata piadine e bibite dell’associazione APS Rulli Frulli LAB in collaborazione con la fondazione Carlo e Guglielmo Andreoli.

♬ Live h 20:30

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⇩ Come trovarci ⇩

Se arrivi da Mirandola/San Felice: goo.gl/maps/3vKhMEuy7HS2
Se arrivi da Carpi/Cavezzo: goo.gl/maps/da19CwjnWdM2
Se arrivi da Modena/San Prospero: goo.gl/maps/sMN5aHnRVH92

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www.bandarullifrulli.com

A proposito della Banda Rulli Frulli e di Mani Tese: leggi il progetto.

AL VIA IL “CINEFORUM DEI MONDI POSSIBILI” DI MANI TESE!

Vi aspettiamo nella sede di Mani Tese di Milano per tre imperdibili appuntamenti con film che ci faranno, riflettere e immaginare un futuro diverso.

Siete tutte e tutti invitati al “Cineforum dei mondi possibili“! Vi aspettiamo nella sede di Mani Tese di Milano per tre imperdibili appuntamenti con film che ci faranno riflettere per ripensare e immaginare un futuro diverso.

Il primo evento si terrà giovedì il 17 maggio alle 19.30 con BEFORE THE FLOOD documentario del 2016 diretto da Fisher Stevens sul cambiamento climatico che ha visto la partecipazione di Leonardo Di Caprio.
Guarda il trailer

Giovedì 31 maggio verrà proiettato il film L’ORDINE DELLE COSE di Andrea Segre, un viaggio attraverso le condizioni esistenziali di chi migra e di chi si trova a confrontarsi con il fenomeno delle migrazioni.
Guarda il trailer

Giovedì 14 giugno ultimo appuntamento con BRING THE SUN HOME di Chiara Andrich e Giovanni Pellegrini, documentario che racconta la storia di quaranta donne analfabete di un villaggio senza luce di El Salvador che in India imparano a sfruttare l’energia solare
Guarda il trailer

Vi aspettiamo in Mani Tese, Piazzale Gambara 7/9, Milano
TUTTI GLI EVENTI SONO LIBERI E GRATUITI FINO AD ESAURIMENTO POSTI.

Per informazioni: percorsi@manitese.it

L’iniziativa rientra nell’ambito di “Cittadini si diventa!”, il Maggio dedicato all’Educazione alla Cittadinanza Globale: un’iniziativa ideata e promossa dal tavolo ECG di CoLomba. #CittadiniSiDiventa #MaggioECG2018 #ECG #EducazioneAllaCittadinanzaGlobale 

Di seguito la locandina dell’evento:
(clicca sull’immagine per scaricare la versione in PDF)

cineforum_locandina_mani tese_2018

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25 APRILE: DICIAMO STOP ALL’INVASIONE RAZZISTA!

In occasione del 25 aprile, vogliamo dire NO a ogni forma di razzismo e di fascismo condividendo il racconto di un’iniziativa di Mani Tese Firenze.

In occasione del 25 aprile, Anniversario della Liberazione d’Italia, vogliamo dire NO a ogni forma di razzismo e di fascismo condividendo il racconto di un’iniziativa che ha recentemente visto protagonista Mani Tese Firenze.

Lo facciamo attraverso le parole di Leonardo Baldassini, volontario dell’associazione:

“Negli ultimi anni l’emergenza profughi, le guerre e le divisioni sociali hanno estremizzato il dibattito politico in Italia come nel resto d’Europa con il conseguente ritorno di idee e modi di fare tipici di un periodo che speravamo esserci lasciati ormai alle spalle.

Anche nella nostra città, Scandicci, ironicamente nei muri intorno alla sede di Mani Tese, sono apparse negli ultimi mesi vergognose scritte razziste accompagnate dalla freschissima e nuovissima croce celtica, giusto per non lasciare dubbi sulla provenienza di tali ‘ideali’.

A noi questo non sta bene. Così abbiamo mappato le varie scritte della zona e, con un sentito supporto del Comune e della sezione di Scandicci dell’ANPI, ci siamo armati di vernice e pennelli per andare a ripulire questa vergogna.

Il duplice scopo dell’iniziativa, oltre al decoro, è stato quello di far sentire la voce di chi non ci sta e non smetterà mai di lottare. Per questo, abbiamo documentato tutto grazie a una bravissima fotografa (ndr: Dina Duende) e, in occasione della festa della Liberazione, uscirà sul nostro canale YouTube il video dell’evento”

Alcune fotografie di Dina Duende:

Guarda il video dell’iniziativa:

CROLLO DEL RANA PLAZA: DOPO 5 ANNI LA PRESSIONE SULLE IMPRESE DEVE PROSEGUIRE

La mattina del 24 aprile 2013 a Dhaka, capitale del Bangladesh, il Rana Plaza brulicava di operai che controvoglia iniziavano a lavorare…

La mattina del 24 aprile 2013 a Dhaka, capitale del Bangladesh, il Rana Plaza brulicava di operai che controvoglia iniziavano a lavorare. Controvoglia perché nei giorni precedenti erano comparse preoccupanti crepe nella struttura – cinque piani che ospitavano principalmente fabbriche tessili. Pur temendo per la propria sicurezza, erano comunque andati a lavorare perché costretti, per timore di perdere il posto di lavoro.

Alle 8.57 il crollo. In quello che rimane il più grave disastro del settore tessile sono morte 1.134 persone, e oltre 2.500 sono stati i feriti, alcuni tuttora in condizioni gravissime e con disabilità permanenti. Oltre la metà delle vittime erano donne, e con loro sono morti i figli che si trovavano negli asili all’interno dello stesso edificio.

Rovistando tra le macerie, le etichette dei vestiti coi marchi per cui le vittime stavano lavorando erano spesso le uniche prove che indicassero i committenti internazionali, tra cui figuravano numerosi importanti marchi europei.

In seguito alla tragedia del Rana Plaza fu siglato l’Accordo per la prevenzione degli incendi e sulla sicurezza degli edifici in Bangladesh che in primis imponeva ai 220 marchi firmatari di affrontare il problema della sicurezza nelle fabbriche in maniera strutturata e collaborativa, attraverso ispezioni indipendenti, credibili e trasparenti, e la formazione dei lavoratori.

Questo Accordo terminerà a maggio 2018, e per il momento solo 140 marchi hanno aderito al suo proseguimento, l’Accordo di Transizione 2018. Rimane oggi necessario mantenere la pressione su tutti marchi che si riforniscono in Bangladesh, così come in India e Cina – i tre maggiori produttori di tessile a livello mondiale – perché si assumano le loro responsabilità nel garantire la sicurezza nelle fabbriche dove avviene la produzione per loro conto.

L’obiettivo è di aumentare il numero di lavoratori salvaguardati, ma anche di includere nell’accordo la produzione tessile non destinata all’abbigliamento. A causa dell’impossibilità di associare con immediatezza la produzione alla committenza, questo passaggio della lavorazione – dalla filatura del cotone alla produzione di accessori e complementi d’arredo in tessuto o a maglia – rischia di rimanere un cono d’ombra all’interno di una filiera già di per sé poco trasparente.

Ancora maggiore pressione deve quindi essere esercitata sui nostri decisori nazionali ed europei perché elaborino una legislazione vincolante sulle attività all’estero delle imprese europee, una legislazione mirata alla prevenzione di abusi dei diritti umani, e che al tempo stesso garantisca alle vittime un reale accesso a compensazione e giustizia.

(Fonte: rijans – Flickr: Dhaka Savar Building Collapse)

L’ORTO COLLETTIVO: ALTERNATIVA “FRIENDLY” E SOSTENIBILE

Marlene Dattoli Negli ultimi anni si è diffusa l’accettazione del cambiamento climatico dovuto all’uomo come risultato globale che sta influenzando ogni aspetto della stessa vita umana. A questo proposito, il senso di responsabilità e di impegno per lo stato di salute della Terra si è rafforzato, portando ad una maggiore attenzione alle problematiche che la […]

Marlene Dattoli

Negli ultimi anni si è diffusa l’accettazione del cambiamento climatico dovuto all’uomo come risultato globale che sta influenzando ogni aspetto della stessa vita umana.

A questo proposito, il senso di responsabilità e di impegno per lo stato di salute della Terra si è rafforzato, portando ad una maggiore attenzione alle problematiche che la affliggono. Sono state così attuate misure di Prevenzione e Protezione dell’ambiente, grazie anche al generoso supporto da parte di diverse Organizzazioni, che lottano ogni giorno per un mondo migliore.

Preservare la biodiversità del Pianeta è un imperativo che ognuno dovrebbe acquisire nella propria vita, impegnandosi costantemente e concretamente nella tutela ambientale attraverso comportamenti virtuosi e sostenibili.

A questo proposito ho deciso di testimoniare un esempio di giustizia ambientale focalizzandomi sul tema della coltivazione collettiva come esempio di impegno sociale, con l’obbiettivo di favorire la crescita di prodotti eco-sostenibili e salutari con il lavoro comune. In questo modo la natura ci guadagna e il mondo dell’industria riceve un buon esempio.

In particolare, ho deciso di raccontare l’orto botanico all’interno della Cooperativa Sociale Gruppo Arco (un ambiente naturale ricreato artificialmente, che raccoglie una grande varietà di piante) con un’intervista di tipo qualitativo ad Eros, Responsabile dell’orto collettivo e Operatore dei servizi alla disabilità Cad l’Arco.

Come nasce l’idea di creare un orto botanico?

Eros: Dalle esperienze pregresse in ambito orticolo svolte in differenti altre realtà cooperative, sia a Tirono che in provincia, abbiamo maturato saperi nella coltivazione e nel mantenimento di un orto tali da poterli spendere anche all’interno della struttura della cooperativa Arco, dapprima attraverso un gemellaggio con la scuola media di Via Frejus, ed ora grazie alla disponibilità dello spazio sul tetto della struttura.

Quando è nato e quali sono le attività che si svolgono?

E: L’orto botanico sul terrazzo è nato circa due anni fa, da un movimento spontaneo nato in seno al servizio di social housing della Cooperativa Gruppo Arco. In seguito, nel secondo anno, si sono affacciate alcune realtà associative del territorio, che hanno iniziato a coinvolgersi sempre di più, e il Centro Diurno Cad L’Arco, che già aveva in essere alcune attività di giardinaggio e la cura degli orti delle scuole medie.

Pensi che la cura comunitaria dell’orto possa migliorare la relazione tra le persone?

E: Penso che la cura di un orto possa migliorare la relazione con se stessi prima di tutto.

Prendersi cura dell’orto può contribuire a migliorare stati di disagio psicofisico?

E: Assolutamente sì, prendersi cura di un organismo vivente, come una pianta, che ha bisogno di cura, che cresce, che cambia nel tempo, restituisce a chi la cura il senso del tempo, il senso del movimento, la capacità di restituire al mondo qualcosa creato da sé. Vi sono molti esempi anche in letteratura, da Emilia Hazelip a Howard Odum, su come la crescita e la trasformazione delle società passi da un approccio maggiormente condiviso con la terra.

La pratica dell’orto collettivo può creare un effetto positivo sull’ambiente? Se sì, come?

E: L’ambiente può essere inteso in vari modi. C’è un giovamento negli odori, nei colori che si percepiscono, c’è un effetto positivo per chi partecipa e per chi solo ci passa accanto e può approfittare di una pausa, di un po’ di colore, di un odore migliore rispetto allo smog cittadino. C’è un ritorno positivo sociale, se intendiamo l’ambiente sociale, forse non pienamente realizzato in questo caso, essendo l’orto posto in un luogo lontano dalla vista del pubblico.

Pensa che questa pratica condivisa, che si sta diffondendo in diverse città, orienterà le persone ad intraprendere un percorso di coltivazione personale e più genuino?

E: Chi si avvicina, per curiosità o per noia, agli orti collettivi fa una scoperta straordinaria: i costi non sono alti come ci si immagina e gli spazi necessari per avere una piccola produzione di ortaggi casalinghi non sono poi così notevoli . Forse le persone sono, ancora oggi, più attratte dall’aspetto economico e produttivo che dagli effetti benefici, sia a livello fisico che psichico, della coltivazione. Questo, almeno nel nostro caso, non è un aspetto critico, ma anzi si inserisce in quella che vuole essere una nostra pratica: farsi del bene, risparmiando denaro e mangiando più sano!

L’orto è una buona proposta educativa che si propone di regolare il nostro rapporto con l’ambiente, indirizzando in modo oculato le risorse a nostra disposizione.

L’inizio del nuovo secolo ha segnato immense sfide nella nostra lotta, con la consapevolezza che le tematiche ambientaliste globali determineranno il destino di ogni settore dell’attività umana e del benessere. La tutela della natura è un’opportunità e un’occasione, oltre che un dovere.

 

Orti urbani nei cortili delle scuole

Reporter ambientale per un giorno: l’orto urbano della scuola elementare Boselli, frutto di un progetto di Urbanocultura del Comune di Collegno, avvicina i ragazzi alla terra e a uno stile di vita “green”.

di Erica Rebora

Sempre più spesso si sente parlare di orti urbani o di realtà simili che permettono il riavvicinamento alla terra anche all’interno delle città. E questo è il caso dell’orto urbano situato nel cortile della scuola elementare Boselli di Collegno (TO).

Il Comune di Collegno ha infatti lanciato nel 2014 un progetto di Urbanocultura nei cortili delle scuole primarie e secondarie di 1° grado, che ha coinvolto alcuni giovani nel corso degli anni. Tra di essi Riccardo, studente dell’università di agraria e appassionato nel lavorare il terreno, ha aderito all’iniziativa fin da subito.

Nel 2014 il progetto ha coinvolto due ragazzi, per poi estendersi a quattro giovani nell’anno successivo (durante il quale, oltre al cortile della scuola Boselli, è stato adattato ad orto urbano anche quello della scuola media Anna Frank), per poi tornare a due nel 2016. Per quanto riguarda l’anno scorso e quello corrente, è rimasto solamente Riccardo, ex allievo del maestro Paolo Macagno della Boselli, che sembra abbia incoraggiato la nascita del progetto.

Riccardo si occupa della semina, del raccolto estivo, di mettere la rete antigrandine d’inverno e di tutte le altre operazioni necessarie, compra le sementi e le attrezzature occorrenti e, quando arriva il momento, raccoglie i frutti della terra, condividendone una parte con i bambini, a cui ogni tanto tiene delle lezioni in modo volontario.

Nel cortile della Boselli trovano spazio diverse piante da frutto (come cachi o susini), condivisi con la scuola, oltre a numerose varietà di erbe aromatiche, insalata e molteplici altri prodotti (sedano, cipolle, aglio, tapinambur, carote, fragole, uva, carciofi, costine, pomodori, cavolfiori,…), tutti coltivati con l’utilizzo di concime stallatico (un ammendante) e di verderame (per prevenire l’incorrere della peronospora nei pomodori). Il ricorso agli insetticidi è invece limitato alle situazioni di stretta necessità, quando un’epidemia tra le piante minaccia gran parte del raccolto.

Quella dell’orto urbano è una realtà che coniuga vari aspetti positivi: dal riaccostamento alle attività agricole manuali al contatto con la natura, dalla riqualificazione di zone urbane alla possibilità di spiegare ai bambini nelle scuole varie cose sulle piante e di sensibilizzarli in questo modo verso un futuro stile di vita più “green”. Può inoltre far incontrare gruppi di persone e far condividere loro una bella esperienza.