IN UN VOLUME I RISULTATI DELL’INTERVENTO DI FONDAZIONI FOR AFRICA BURKINA FASO

I risultati di tre anni di Fondazioni for Africa Burkina Faso sono stati raccolti nel volume “La Terra. Le Persone. Il Futuro”.

I risultati di tre anni di Fondazioni for Africa Burkina Faso, l’intervento per il diritto al cibo promosso in Burkina Faso da 28 Fondazioni di origine bancaria associate all’Acri, sono stati raccolti nel volume “La Terra. Le Persone. Il Futuro“.

Con una dotazione di 4,5 milioni di euro stanziati dalle Fondazioni in tre anni, dal 2014 al 2016, e ulteriori 1,8 mln di euro, stanziati in vista della conclusione dell’intervento nel 2017 e 2018 a sostegno del consolidamento dei processi virtuosi avviati, e in collaborazione con 6 organizzazioni italiane e 1 centro di ricerca – Acra, Cisv, Fondazione Slow Food per la Biodiversità, Lvia, Mani Tese, Watinoma, CeSPI -, Fondazioni for Africa Burkina Faso dal 2014 al 2017 ha contribuito a migliorare le condizioni di vita di 9.500 beneficiari diretti e di circa 60.000 indiretti, in 7 Regioni rurali del Paese, puntando sul miglioramento della qualità e della quantità delle produzioni locali e sull’attivazione di meccanismi capaci di dare basi solide a uno sviluppo sostenibile, endogeno e duraturo.

Tra gennaio 2014 e febbraio 2017, in particolare, le azioni promosse da Fondazioni for Africa Burkina Faso hanno consentito di migliorare la produzione e la commercializzazione di 4 prodotti fondamentali per l’alimentazione locale, quali miele, soia, riso, ortaggi e dei loro derivati con 18.750 tonnellate prodotte e 1,9 mln € di vendite generate; hanno rafforzato 25 organizzazioni contadine e migliorato le competenze di 7.500 produttori e produttrici; hanno promosso l’agroecologia e il valore della biodiversità in 80 villaggi del Paese; hanno migliorato l’inclusione finanziaria di oltre 1500 contadini grazie all’introduzione di sistemi di microfinanza rurale; hanno promosso 3 nuove imprese sociali rurali e hanno coinvolto oltre 2.000 donne nei processi produttivi e nei meccanismi decisionali delle organizzazioni contadine. Di quanto raggiunto solo nei primi tre anni di progetto è stata fatta una valutazione dall’ente di monitoraggio punto.sud.

Mani Tese ha svolto il ruolo di referente per la tematica dell’agroecologia, che ha sviluppato con attività di recupero e sensibilizzazione di tecniche tradizionali e locali rispettose di questo principio. Allo stesso tempo ha operato presso il comune di Loumbilà accompagnando la costituzione dell’Unione di produttori orticoli con diverse attività di formazione a beneficio dei membri. Ha inoltre favorito l’aumento e il miglioramento qualitativo della produzione, promuovendo la transizione verso la produzione agroecologica. E’ stata costruita la sede dell’Unione, avviato un sistema di credito rurale a favore dei membri della stessa, costruiti 3 magazzini per la conservazione dalla cipolla e favorita la commercializzazione dei prodotti stessi. Mani Tese ha infine lavorato anche nei comuni di Thiou, Siglé Nanoro e Ramongo dove si è occupata di promuovere sistemi di finanzia rurale quali il Warrantage ovvero la costruzione di magazzini dove depositare cerali a garanzia di crediti e la costruzione di un centro agrario con un fondo di rotazione per l’acquisto di sementi e input agricoli di qualità, successivamente venduti agli stessi contadini ad un prezzo calmierato. (Qui per saperne di più sull’attività di Mani Tese nel Paese)

A questo link  è scaricabile il volume, al cui interno è descritta anche l’azione di Mani Tese che ha curato, in particolare, l’attività degli orti comunitari.

Copertina La Terra. Le Persone. Il Futuro
La copertina del volume “La Terra. Le Persone. Il Futuro”

MORIRE A 18 ANNI PER FUGGIRE DA UNA FABBRICA DI FILATURA

La terribile morte di Sravani, una ragazza di 18 anni folgorata mentre scavalcava il muro di recinzione dell’impianto di filatura in cui lavorava

Solo poche settimane fa avevamo denunciato la difficile condizione delle adolescenti impiegate nelle fabbriche tessili in India.
A distanza di breve tempo, purtroppo, Save, il nostro partner di progetto nel Paese, ci comunica la terribile morte di Sravani, una ragazza di 18 anni migrata dallo stato confinante dell’Andhra Pradesh, folgorata mentre scavalcava il muro di recinzione dell’impianto di filatura in cui lavorava nel tentativo di fuggire di nascosto.
Attualmente sulla vicenda è in corso un’indagine della polizia.

Attualmente sulla vicenda è in corso un’indagine della polizia.

Sravani lavorava e risiedeva presso un’azienda di filatura a Kangeyam, nel distretto di Tirupur, che attualmente impiega oltre 200 donne che presso l’ostello interno all’azienda stessa.

L’8 maggio 2018, verso le 6 di mattina, Sravani avrebbe dovuto iniziare il suo turno di lavoro. Le colleghe residenti nell’ostello però, non riuscendo a trovarla, hanno informato il supervisore della sua scomparsa. Sono quindi iniziate le ricerche della ragazza all’interno dell’azienda. Il ritrovamento di una scarpa di Sravani in un angolo della proprietà ha destato sospetti e dirottato la ricerca presso il muro di recinzione, dove sono stati ritrovati del sangue sugli spuntoni di vetro e delle tracce di colore scuro sul cavo della linea dell’alta tensione.

Sravani è stata infine ritrovata morta all’esterno della proprietà con ferite multiple causate dalla folgorazione.

Alle compagne di stanza la ragazza aveva riferito che la madre sarebbe venuta a prenderla per portarla a casa ma di questo non aveva comunicato nulla al responsabile dell’ostello.
Sravani, dunque, intendeva scappare.
Ha scalato il cancello di ferro e si è spostata sul muro per fuggire. Non sapeva però del cavo elettrico che scorreva più in basso e purtroppo è rimasta folgorata.

Si spegne così la vita dell’ennesima giovane donna impiegata nel tessile in India, dove Mani Tese da tempo promuove un progetto di prevenzione del lavoro minorile e di traffico di esseri umani nonché di miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro nel settore (“Tamil Nadu, combattere le schiavitù moderne nel settore tessile”).

Con ancora maggiore convinzione pensiamo che sia necessario cambiare le modalità con cui l’industria tessile recluta e gestisce le risorse umane, e che i committenti internazionali siano più trasparenti e responsabili nella loro filiera produttiva. Nel frattempo non possiamo che proseguire, con maggior forza, il nostro impegno in Tamil Nadu.

GIORNATA MONDIALE DEL RIFUGIATO: HIDIATU, RIFUGIATA RESILIENTE

Arrivata in Guinea Bissau nel 1992 fuggendo dal conflitto in Casamance, Hidiatu dopo 26 anni come rifugiata, può essere orgogliosa dei suoi traguardi

di Mohamed Djico, Protection Specialist di Mani Tese in Guinea-Bissau

 

Vorrei raccontarvi la storia di Hidiatu, donna rifugiata senegalese in Guinea-Bissau.

Ho conosciuto Hidiatu lo scorso Febbraio durante la mia prima visita al villaggio di Sungutoto. Come nuovo specialista in Protezione del progetto di Mani Tese finanziato da UNHCR “Integrazione locale dei rifugiati senegalesi in Guinea-Bissau”, uno dei miei primi compiti era conoscere i beneficiari delle attività generatrici di rendimento finanziate dal progetto  nel 2017. Così ho conosciuto Hidjatu, un grande esempio di resilienza!

Arrivata in Guinea Bissau nel 1992 all’etá di 22 anni fuggendo dal conflitto in Casamance, Hidiatu dopo 26 anni come rifugiata, può essere orgogliosa dei suoi traguardi e della sua grande forza interiore. Madre di 9 figli, oggi vive con il marito e 7 di loro.

Dopo alcuni mesi di conoscenza, le ho rivolto alcune domande per far conoscere la sua storia e come, attraverso l’appoggio del progetto, la sua vita di rifugiata sia cambiata.

Mohamed Djico: Hidiatu, perché hai scelto di sviluppare come attivitá l’apertura di un piccolo negozio di vendita di prodotti di prima necessità nel tuo villaggio?

Hidiatu: “Ero una semplice venditrice ambulante di prodotti agricoli, andavo da un villaggio all’altro per vendere, camminavo tantissimo ma senza reale rendimento per sostenere la mia famiglia, ma d’altronde non avevo altra alternativa. Il guadagno serviva a malapena per le necessità primarie della mia famiglia, senza possibilità di crescita o margine di miglioramento e di una condizione di vita migliore.

L’anno scorso mi è giunta questa opportunità attraverso il progetto: la possibilità di avere un fondo per poter aprire un negozio all’interno del mio villaggio. Ho capito subito che questa occasione poteva dare una svolta alla mia attività e ripagare anni di grande tenacia e lavoro. La possibilità di aprire un piccolo negozio significava avere meno rischio rispetto alla vendita ambulante. Significava poter diversificare i miei prodotti e avere più lucro per me e la mia famiglia. Insomma, la svolta che da anni sognavo.”

M.D: Come sei riuscita a ottenere questo fondo per sviluppare la tua idea?

H: “L’anno scorso un animatore di Mani Tese è venuto a Sungutoto, come di consueto ha fissato una riunione e io vi ho partecipato. Nella mia comunità le donne generalmente non partecipano alle riunioni, ma io invece cerco di essere sempre presente. Questo animatore ci ha spiegato il motivo dell’incontro, chiedendoci di raccogliere il nome di persone che avessero piccole idee imprenditoriali da sviluppare. Ho dato la mia adesione, ho partecipato a una formazione e alla fine sono stata selezionata da Mani Tese e UNHCR, che mi hanno aiutato attraverso questo finanziamento a sviluppare il mio piccolo commercio.”

M.D: Qual è il tuo sogno per il futuro?

H: “Il mio sogno è sviluppare ancora la mia attività. Se faccio un bilancio, rispetto al fondo che ho ricevuto dal progetto, oggi ho circa un montante di 500.000 CFA (circa 762 euro) . Se sono arrivata a questo montante è perché sono determinata a raggiungere di più. Il mio obiettivo è “Dama Beuga Mague”, che in lingua Holof significa “crescere, crescere e crescere ancora”. Con l’aiuto ricevuto, ora molti nella mia comunità mi considerano come una donna modello”.

#UNHCRwestafrica #Worldrefugeesday #withrefugees

 

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Hidiatu

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Alcune donne della comunità di Sungutoto che lavorano nell’orto comunitario implementato da Mani Tese nel 2017

PAUL, PRODUTTORE AGROECOLOGICO IN BENIN

Quindici anni dopo un corso di formazione sostenuto da Mani Tese, Paul Batayerima è diventato un leader per la sua comunità.

Orou Kayo è una località a una decina di chilometri adovest della città di Kouandé, lungo la strada che porta a Natitingou (Benin). Lì vive e lavora Paul Batayerima, un produttore agroecologico. La sua azienda agricola si trova nella brousse, a 4km dal villaggio.

La storia che vi raccontiamo oggi è quella di un destinatario dei nostri progetti, Paul, e inizia fra il 1992 e il 1993 all’interno di un gruppo di giovani agricoltori formatisi presso il Centro di Promozione Rurale di Tampègré (CPRT) sostenuto da Mani Tese, di cui Paul faceva parte.

Una volta conclusa la sua formazione, Paul decise di tornare nel proprio villaggio natale per praticare il mestiere imparato al CPRT, quello del produttore agroecologico.

Le difficoltà che Paul ha dovuto affrontare lungo questo percorso sono state innumerevoli, ma l’ aspirante produttore non si è mai perso d’animo e oggi è diventato uno dei maggiori produttori di verdura nel dipartimento dell’Atacora che ha deciso di usare solo concimi organici e pesticidi naturali per le proprie coltivazioni di pomodori e di altri ortaggi.

Oltre all’attività agricola, Paul ha da poco intrapreso anche l’itticoltura. Si è dotato di due cisterne, una delle quali da gennaio è popolata da avannotti di pesce gatto, e i suoi pesci stanno crescendo molto bene. Verranno pescati a partire dal 20 giugno e venduti al mercato locale.

Queste attività permettono a Paul, che è sposato e padre di quattro bambini, di mantenere la propria famiglia e di far studiare tre dei suoi figli in una scuola secondaria privata a Natitingou.

Paul oggi vive del proprio mestiere e questo lo rende molto fiero. È diventato una persona di riferimento nel dipartimento dell’Atacora e oltre: ogni anno ospita nei propri terreni alcuni studenti di agraria delle università statali che vogliono imparare la pratica sul campo ed è uno dei leader dell’associazione regionale dei produttori di verdura dell’Atacora-Donga.

Scopri i nostri progetti in Benin

Paul vivaio aereo pomodori Benin Mani Tese 2018

BRING THE SUN HOME: IL REGISTA PELLEGRINI DOMANI AL NOSTRO CINEFORUM

Giovedì 14 giugno 2018 proietteremo il documentario nel nostro CINEFORUM DEI MONDI POSSIBILI. Con noi il regista Giovanni Pellegrini.

BRING THE SUN HOME è un documentario di Chiara Andrich e Giovanni Pellegrini. Racconta la storia di quaranta donne analfabete di un villaggio senza luce di El Salvador, che in India imparano a sfruttare l’energia solare.

Domani, giovedì 14 giugno 2018, alle ore 19.30 lo proietteremo nell’ultimo appuntamento del nostro CINEFORUM DEI MONDI POSSIBILI presso la nostra sede di Milano, in Piazzale Gambara 7/9.

Con noi sarà presente anche il regista Giovanni Pellegrini.

Di seguito la trama del documentario:

Maura e Rosa, due donne da un villaggio senza luce di El Salvador, sono appena arrivate in India alla ONG Barefoot College. Assieme ad altre 40 donne da tutto il mondo frequenteranno un corso per analfabeti per imparare l’energia solare. Nello stesso momento dall’altra parte del mondo Jeny e Paula viaggiano tra le comunità di alta quota del sud del Peru per installare i pannelli solari che hanno imparato a costruire al Barefoot College.
Al Barefoot College Maura e Rosa si confrontano quotidianamente con difficoltà enormi: non avevano mai lasciato le loro famiglia e si ritrovano catapultate in un paese straniero in cui non riescono a comunicare per studiare circuiti elettrici che non avevano mai visto. Sembra impossibile che riusciranno ad imparare ma con la loro tenacia e la loro forza le peruviane Jenny e Paula dimostrano che il Barefoot College è il posto dove l’impossibile diventa possibile. Dal loro ritorno dall’India non sono più semplici mogli e madri ma sono diventate dei tecnici del solare e stanno portando il sole nelle loro case.

L’evento è libero e gratuito fino ad esaurimento posti.
Per maggiori informazioni: percorsi@manitese.it

Scarica la locandina del cineforum

bring the sun home

PRIMO FORUM DI DONNE E RAGAZZE PER LA PACE IN GUINEA-BISSAU

l 25 maggio si è svolto a Bissau il primo “Forum femminile per la pace in Guinea-Bissau” organizzato dal Consiglio nazionale delle donne della Guinea

di Lucia Soldà* per Mani Tese 

Il primo “Forum femminile per la pace in Guinea-Bissau“, organizzato dal Consiglio nazionale delle donne della Guinea, si è svolto il 25 maggio 2018 a Bissau e ha visto la partecipazione di donne provenienti da tutte le regioni del Paese, da vari partiti, organizzazioni e ONG, da 500 rappresentanti del Consiglio delle donne guineensi (elette in 9 città di tutte le regioni) delle Nazioni Unite e del Governo, alla presenza del Primo Ministro.

Proprio nel giorno dell’Africa, quasi 1000 donne di tutte le regioni della Guinea-Bissau si sono riunite per confermare l’impegno come “combattenti per la pace”, dire “basta” al circolo vizioso dell’instabilità politica, promuovere la costruzione della pace e creare condizioni di stabilità come precondizioni per lo sviluppo.

Fra le tematiche affrontate, si è discusso della necessità di aumentare le donne candidate a posizioni politiche; di una maggiore rappresentatività all’interno degli organi decisionali; aumentare gli spazi per il dialogo sulle tematiche di genere; affrontare le problematiche femminili (alfabetizzazione, abusi, violenza domestica, emigrazione illegale, mutilazione genitale, prostituzione, mancanza di infrastrutture); incrementare la consapevolezza degli uomini sui mezzi di sussistenza e sull’educazione valoriale, in particolare di uguaglianza di genere, dei loro figli; aumentare la consapevolezza della leadership femminile.

Durante il panel “Garantire la partecipazione politica positiva delle donne e dei giovani“, si sono sommati interventi sui diritti umani delle donne e sulla partecipazione di donne e ragazze alla costruzione della pace e all’interno delle istituzioni statali. Si è rilevato che la violazione dei diritti umani delle donne è assidua e che l’uguaglianza di genere non viene rispettata. Si sono affrontate problematiche quali il matrimonio precoce e forzato e si è discusso di leggi esistenti che sostengono i diritti umani delle donne (ad esempio la legge contro le mutilazioni genitali femminili).

È stato ricordato che le donne rappresentano solo il 25% dei dipendenti pubblici e circa il 10% dei rappresentanti politici e che, nonostante i grandi sforzi delle donne in Guinea-Bissau, il Paese non ha ancora sviluppato una mentalità che preveda l’uguaglianza di genere. Questo è il motivo per cui le donne sono state incoraggiate ad assumere un ruolo più attivo nella politica e a lottare per raggiungere l’uguaglianza che esiste già formalmente.

Il primo ministro Aristide Gomes ha detto che, sebbene il governo conti solo quattro ministri donne su un totale di 26 membri, si impegna a intraprendere il percorso verso una maggiore inclusione delle donne e ringrazia il loro impegno e quello dei movimenti sociali per il consolidamento della pace e delle istituzioni.

Le conclusioni della giornata partecipatissima e quasi tutta al femminile, sono state: garantire quote rosa negli organi di decisione pubblica, promuovere politiche pubbliche per garantire l’accesso ai servizi di base (istruzione, salute…), educazione permanente, uguaglianza di genere, lotta contro gli stereotipi di genere e contro tutte le forme di abuso.

“Le donne devono essere unite per una causa comune: le donne unite possono cambiare quelle strutture sociali che non consentono il pieno sviluppo e la piena crescita delle donne nella società”.

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*Volontaria di ENGIM, partner del nostro progetto LIBERE DALLA VIOLENZA: DIRITTI ED EMANCIPAZIONE PER DONNE E BAMBINE IN GUINEA-BISSAU

primo forum donne guina bissau 2018

APRIAMO I PORTI: MANI TESE ADERISCE ALLA MANIFESTAZIONE DI MILANO

Mani Tese aderisce alla manifestazione “Apriamo i Porti. Garantiamo il Soccorso in Mare” e invita soci, volontari, operatori e sostenitori a parteciparvi.

Che posizione vuole prendere l’Italia sul rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale del mare, che impone il salvataggio delle persone in imminente pericolo di vita?

Noi pensiamo che l’uso strumentale dei migranti da parte del Governo italiano, che ha preso in ostaggio centinaia di persone al solo scopo di perseguire un progetto politico di parte, sia inaccettabile.

Per questo motivo Mani Tese aderisce alla manifestazione “Apriamo i Porti. Garantiamo il Soccorso in Mare” promossa da “Insieme senza muri” e invita soci, volontari, operatori e sostenitori a parteciparvi.

Sullo stesso tema:
“Salvini chiude i porti, noi apriamo le menti”: il nuovo giornale di Mani Tese dedicato all’Educazione alla Cittadinanza Globale contro i muri e le paure

SALVINI CHIUDE I PORTI, NOI APRIAMO LE MENTI

È on line il nuovo giornale di Mani Tese dedicato all’Educazione alla Cittadinanza Globale dal titolo “A scuola di Mondo”

È on line il nuovo giornale di Mani Tese!

Con una vesta grafica rinnovata, il nostro semestrale, la voce della nostra associazione da oltre 50 anni, in questo numero affronta un contesto sempre più caratterizzato da muri e paure focalizzandosi su un tema nell’ambito del quale Mani Tese è sempre stata in prima linea: l’Educazione alla Cittadinanza Globale.

A scuola di mondo” è il titolo che abbiamo scelto per ribadire, oggi più che mai, che i percorsi di Educazione alla Cittadinanza Globale rappresentano una risposta concreta alle sfide sociali del nostro tempo, per conoscere e imparare a leggere una realtà sempre più complessa, per creare nuovi cittadini e cittadine capaci di cambiare il futuro e per combattere i razzismi.

Ecco perché, oggi, la nostra risposta alla decisione del Ministro dell’Interno di chiudere i porti ai migranti non può che essere quella di aprire le menti attraverso una resistenza culturale. Perché le soluzioni “facili” a una realtà complessa non sempre sono le più giuste. Perché la battaglia politica per ottenere una condivisione delle responsabilità in tema di migranti con gli altri Paesi membri dell’UE non si può fare sulla pelle di persone inermi, per cui il viaggio in mare è solo l’ultima tappa di un percorso di abusi, torture e sfruttamento schiavista.

Dedicare oggi un numero del giornale al tema dell’educazione suona un po’ come una provocazione, un’estrema difesa di un valore in disuso – scrive Valerio Bini, Presidente di Mani Tese nel suo editoriale – In disuso non solo perché diversi movimenti politici sono riusciti a costruire consenso sull’incultura, facendo dell’ignoranza un malinteso segno di vicinanza al “popolo”. Più a fondo, l’educazione oggi è messa in pericolo dai tempi e dagli spazi serrati che vogliono risposte semplici, in pochi caratteri, a problemi complessi“.

In questo numero, in particolare, si parlerà di:

  • La complessità non s’impara in pochi caratteri, l’editoriale di Valerio Bini, Presidente di Mani tese
  • Nuovi cittadini per un altro futuro di Giacomo Petitti di Roreto, Responsabile Educazione e Formazione di Mani Tese
  • Educare per includere, la Strategia italiana di Elias Gerovasi, Responsabile Progettazione e Partenariati di Mani Tese
  • Imparare da una ciambella. L’economia ridisegnata di Giosuè De Salvo, Responsabile Advocacy, Educazione e Campagne di Mani Tese
  • Più ti conosco più ti rispetto: nuovi italiani e integrazione di Valeria Schiavoni, Formatrice di Mani Tese
  • Fuori dalla classe siamo tutti insegnanti di Fabrizio Boldrini e Maria Rita Bracchini, Pedagogisti della FONDAZIONE Hallgarten-Franchetti Centro Studi Villa Montesca
  • Istruzione per tutti: tante voci per un obiettivo – Intervista a Kira Boe, rappresentante della Società Civile nel board della Global Partnership for Education, a cura di di Giacomo Petitti di Roreto, Responsabile Educazione e Formazione di Mani Tese
  • Kenya, una nazione al bivio tra disuguaglianze e speranza di Giovanni Sartor, Responsabile Cooperazione di Mani Tese e Samuele Tini, Rappresentante Paese Kenya di Mani Tese
  • Il miele resistente dei Lesingo di Cosimo Bizzarri
  • E ora mandateci a quel paese! Sei storie di impegno e cooperazione – Intervista a Matteo de Mayda e Cosimo Bizzarri, autori della campagna 5×1000 di Mani Tese Matteo a cura di Giorgia Vezzoli, Communication & PR Manager di Mani Tese e Matteo Chiari, Direttore del Giornale di Mani Tese

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