IN GUINEA-BISSAU IN TRE ANNI ABBIAMO MESSO LE ALI ALLO SVILUPPO!

Cumba, la “mamma delle galline”: “Le donne portano avanti la Guinea-Bissau”

Il 21 maggio si è tenuto a Bissau l’evento di presentazione dei dati finali di quasi 3 anni del nostro progetto di promozione della filiera agricola in Guinea-Bissau.
Questo evento era atteso da mesi da tutta l’equipe di progetto!

Alla presentazione hanno partecipato più di 100 persone, in maggioranza allevatori e allevatrici. C’erano anche persone appartenenti a diverse ONG e rappresentanti di vari ministeri.

L’evento è stato aperto con la visione in anteprima del cortometraggio “Chiken run-Guinea Bissau” realizzato dai videomaker “Narvaloo Routes”, che ha illustrato in maniera semplice come la produzione di polli possa cambiare l’economia e l’alimentazione di un Paese.
Claudia, desk office di Mani Tese, ha poi tenuto il discorso di apertura dell’evento, seguito da quello del presidente della ONG ASAS DE SOCORRO, dal referente dell’Unione Europea e dal Segretario di Stato di gioventù, cultura e sport.

Per la presentazione dei risultati del progetto abbiamo coinvolto tutta l’equipe: tecnici, animatori e gli stessi destinatari si sono alternati sul palco per spiegare e raccontare il loro lavoro e le loro attività di questi tre anni e i risultati raggiunti, che sono stati divisi in 5 parti: impresa sociale CEDAVES SARL, programma avicoltura famigliare, avicoltura & donne, avicoltura & agricoltura, avicoltura & sicurezza alimentare.

Uno dei risultati raggiunti è stato il coinvolgimento delle donne nell’attività avicola. A questo proposito, quattro donne hanno raccontato la loro esperienza. Una è Joana, che lavora nel pollaio della sua associazione nel villaggio Pundam. Un’altra è Segunda che gestisce un pollaio famigliare a Bissau. Un’altra ancora è Ludimilla, animatrice del progetto e responsabile commerciale del CEDAVES.

E poi c’è Cumba, una signora anziana che in tutto il suo villaggio viene chiamata “mamma delle galline” perché gestisce il pollaio comunitario di Mansaba, a cui dedica la maggior parte del suo tempo.
Cumba parla solo Mandinga e di solito non parla in pubblico, ma questa volta è voluta salire sul palco per raccontare, con l’aiuto di suo nipote, la sua storia.
La sua energia è stata contagiosa e la platea continuava ad applaudirla.

Le donne portano avanti la Guinea- Bissau ma forse anche tutto il mondo” ha detto Cumba “anche se io non posso dirlo perché non conosco gli altri Paesi. Per me essere chiamata ‘mamma delle galline’ è un orgoglio perché grazie a questa attività posso pagare la scuola ai miei figli e investire nel loro futuro”.

presentazione risultati avicoltura donne Guinea Bissau Mani Tese 2018

BAMBINE UNITE CONTRO LA DESCOLARIZZAZIONE IN BENIN!

Le bambine della scuola di Tampègré cercano insieme, con l’aiuto di Mani Tese, le soluzioni ai problemi che minano la loro istruzione.

Il villaggio di Tampègré, in Benin, non è molto distante dalla città di Natitingou eppure la popolazione vive ancora in una situazione d’isolamento. L’uso della tecnologia, in particolare, è ancora una leggenda per molti abitanti del villaggio e soprattutto per le bambine della scuola primaria.

Ecco perché le alunne di Tampègré hanno prestato la massima attenzione durante la proiezione delle foto dei corsi di educazione civica a cui hanno partecipato, realizzati con Mani Tese nell’ambito del progetto “Bambine istruite e donne imprenditrici in Benin”.

In quell’occasione, le ventidue bambine partecipanti hanno avuto l’opportunità non solo di rivedersi nella piccola “scatola di immagini” ma anche di osservare per la prima volta alcuni strumenti tecnologici come il tablet, il computer portatile e il proiettore rimanendone affascinate.

In un contesto nel quale vi è una fortissima differenza di accesso alle nuove tecnologie in ambito giovanile tra la città e le zone rurali che rischia di condizionare fortemente le opportunità di futuro, per coloro che vivono nelle zone periferiche utilizzare alcuni strumenti come quelli citati per i corsi di educazione civica, oltre a facilitare la possibilità di comprensione e apprendimento, è un primo tentativo di colmare questa differenza.

Al termine della proiezione, è stato organizzato un dibattito educativo nel corso del quale le ragazze hanno esposto i problemi con i quali devono confrontarsi più frequentemente. Si tratta soprattutto della mancanza di sostegno da parte dei genitori, che in alcuni casi sfocia nel vero e proprio abbandono, della scarsa comunicazione fra genitori e figlie sulle difficoltà delle bambine e della fatica nel comprendere alcune delle lezioni.

Poiché l’approccio di Mani Tese non consiste nel fornire direttamente alle bambine delle soluzioni “preconfezionate” ai problemi ma di facilitare un processo che consenta loro di cercare da sole il modo di affrontare le difficoltà che incontrano, la riflessione si è orientata sulla ricerca di possibili soluzioni da parte delle ragazze.

Le bambine hanno formulato alcune proposte, fra cui, innanzitutto quella di parlare dei propri problemi con i genitori senza aspettare che siano loro a parlarne (cosa che può apparire scontata, ma che in molti casi non lo è). In secondo luogo, rendere partecipi delle proprie difficoltà gli insegnanti, che possono aiutare le alunne a dialogare più facilmente con i genitori, con l’associazione dei genitori degli alunni o le autorità locali competenti. Infine, restare unite di fronte ai problemi per cercare insieme delle soluzioni.

Le alunne delle scuole, oltre a partecipare ai corsi di educazione civica, hanno anche potuto toccare con mano come le donne possano intraprendere delle attività generatrici di reddito sperimentando le attività di trasformazione della manioca in gari e tapioca, che le loro mamme praticano per sostenere le proprie famiglie e l’istruzione delle figlie.

Le ragazze hanno potuto assistere e partecipare a tutte le fasi del processo, sotto la guida attenta dei gruppi di donne sostenuti da Mani Tese.

La lotta alla dispersione scolastica in Benin prosegue inoltre attraverso le trasmissioni radiofondiche di sensibilizzazione realizzate nell’ambito del progetto e diffuse dalle due radio comunitarie Tuko Sari di Kouandé e Nanto FM di Natitingou, rispettivamente in lingua Bariba e Waama.
Iniziate a febbraio, le trasmissioni si sono articolate attorno a due temi principali: l’istruzione delle bambine e i diritti di cittadinanza per la componente femminile della popolazione.

Il secondo tema, in particolare, si è aperto con una trasmissione dal titolo “Lo status della donna nella società di oggi” nella quale si è ribadito come le donne africane, oggi, abbiano inequivocabilmente dato inizio a un cammino irreversibile verso l’autonomia. La posizione e l’immagine della donna sono nettamente migliorate rispetto a un secolo fa: oggi le donne esercitano, a livelli diversi, attività generatrici di reddito, attività tecniche o professionali a forte impatto socio-economico.
La trasmissione si è conclusa esortando tutte le donne a mobilitarsi ancor di più per far progredire il proprio status.

educazione civica istruzione bambine Benin Mani Tese 2018

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WELCOMING EUROPE: SALVARE VITE NON È REATO

Anche Mani Tese aderisce a Welcoming Europe, l’iniziativa dei cittadini europei (ICE) per un’Europa che accoglie.

Anche Mani Tese aderisce a Welcoming Europe, una raccolta firme europea (ICE). con cui i cittadini europei chiedono alla Commissione europea di agire per decriminalizzare la solidarietà, creare passaggi sicuri per i rifugiati, proteggere le vittime di abusi e violazioni e garantire accesso alla giustizia.

Salvare vite non è reato
Vogliamo decriminalizzare la solidarietà. In ben 12 paesi dell’Unione Europea distribuire alimenti e bevande, dare un passaggio, comprare un biglietto o ospitare un migrante sono comportamenti per cui è possibile ricevere una multa o addirittura essere arrestati dalle autorità. Punire questi comportamenti significa punire l’aiuto umanitario e riconoscere il reato di solidarietà.

Liberi di accogliere i rifugiati
Vogliamo creare passaggi sicuri.I migranti sfruttati spesso non sporgono denuncia perché corrono il rischio di essere arrestati, detenuti e rimpatriati a causa della loro condizione irregolare e perché incontrano difficoltà nel fornire delle prove e ricevere effettivamente un risarcimento e spesso non hanno accesso all’assistenza legale.

I diritti umani sono inviolabili
Vogliamo proteggere. Molti migranti sono vittime di sfruttamento lavorativo, abusi o violazioni dei diritti umani, in particolare alle frontiere, ma trovano grandi difficoltà nell’accesso alla giustizia. Eppure tutte le persone, indipendentemente dalla loro condizione, devono essere tutelate.

Per informarsi e firmare l’iniziativa: www.welcomingeurope.it.
#welcomingeurope #lumanitànonsiarresta #liberidiaccogliere

welcoming europe_2018

IN UN VOLUME I RISULTATI DELL’INTERVENTO DI FONDAZIONI FOR AFRICA BURKINA FASO

I risultati di tre anni di Fondazioni for Africa Burkina Faso sono stati raccolti nel volume “La Terra. Le Persone. Il Futuro”.

I risultati di tre anni di Fondazioni for Africa Burkina Faso, l’intervento per il diritto al cibo promosso in Burkina Faso da 28 Fondazioni di origine bancaria associate all’Acri, sono stati raccolti nel volume “La Terra. Le Persone. Il Futuro“.

Con una dotazione di 4,5 milioni di euro stanziati dalle Fondazioni in tre anni, dal 2014 al 2016, e ulteriori 1,8 mln di euro, stanziati in vista della conclusione dell’intervento nel 2017 e 2018 a sostegno del consolidamento dei processi virtuosi avviati, e in collaborazione con 6 organizzazioni italiane e 1 centro di ricerca – Acra, Cisv, Fondazione Slow Food per la Biodiversità, Lvia, Mani Tese, Watinoma, CeSPI -, Fondazioni for Africa Burkina Faso dal 2014 al 2017 ha contribuito a migliorare le condizioni di vita di 9.500 beneficiari diretti e di circa 60.000 indiretti, in 7 Regioni rurali del Paese, puntando sul miglioramento della qualità e della quantità delle produzioni locali e sull’attivazione di meccanismi capaci di dare basi solide a uno sviluppo sostenibile, endogeno e duraturo.

Tra gennaio 2014 e febbraio 2017, in particolare, le azioni promosse da Fondazioni for Africa Burkina Faso hanno consentito di migliorare la produzione e la commercializzazione di 4 prodotti fondamentali per l’alimentazione locale, quali miele, soia, riso, ortaggi e dei loro derivati con 18.750 tonnellate prodotte e 1,9 mln € di vendite generate; hanno rafforzato 25 organizzazioni contadine e migliorato le competenze di 7.500 produttori e produttrici; hanno promosso l’agroecologia e il valore della biodiversità in 80 villaggi del Paese; hanno migliorato l’inclusione finanziaria di oltre 1500 contadini grazie all’introduzione di sistemi di microfinanza rurale; hanno promosso 3 nuove imprese sociali rurali e hanno coinvolto oltre 2.000 donne nei processi produttivi e nei meccanismi decisionali delle organizzazioni contadine. Di quanto raggiunto solo nei primi tre anni di progetto è stata fatta una valutazione dall’ente di monitoraggio punto.sud.

Mani Tese ha svolto il ruolo di referente per la tematica dell’agroecologia, che ha sviluppato con attività di recupero e sensibilizzazione di tecniche tradizionali e locali rispettose di questo principio. Allo stesso tempo ha operato presso il comune di Loumbilà accompagnando la costituzione dell’Unione di produttori orticoli con diverse attività di formazione a beneficio dei membri. Ha inoltre favorito l’aumento e il miglioramento qualitativo della produzione, promuovendo la transizione verso la produzione agroecologica. E’ stata costruita la sede dell’Unione, avviato un sistema di credito rurale a favore dei membri della stessa, costruiti 3 magazzini per la conservazione dalla cipolla e favorita la commercializzazione dei prodotti stessi. Mani Tese ha infine lavorato anche nei comuni di Thiou, Siglé Nanoro e Ramongo dove si è occupata di promuovere sistemi di finanzia rurale quali il Warrantage ovvero la costruzione di magazzini dove depositare cerali a garanzia di crediti e la costruzione di un centro agrario con un fondo di rotazione per l’acquisto di sementi e input agricoli di qualità, successivamente venduti agli stessi contadini ad un prezzo calmierato. (Qui per saperne di più sull’attività di Mani Tese nel Paese)

A questo link  è scaricabile il volume, al cui interno è descritta anche l’azione di Mani Tese che ha curato, in particolare, l’attività degli orti comunitari.

Copertina La Terra. Le Persone. Il Futuro
La copertina del volume “La Terra. Le Persone. Il Futuro”

MORIRE A 18 ANNI PER FUGGIRE DA UNA FABBRICA DI FILATURA

La terribile morte di Sravani, una ragazza di 18 anni folgorata mentre scavalcava il muro di recinzione dell’impianto di filatura in cui lavorava

Solo poche settimane fa avevamo denunciato la difficile condizione delle adolescenti impiegate nelle fabbriche tessili in India.
A distanza di breve tempo, purtroppo, Save, il nostro partner di progetto nel Paese, ci comunica la terribile morte di Sravani, una ragazza di 18 anni migrata dallo stato confinante dell’Andhra Pradesh, folgorata mentre scavalcava il muro di recinzione dell’impianto di filatura in cui lavorava nel tentativo di fuggire di nascosto.
Attualmente sulla vicenda è in corso un’indagine della polizia.

Attualmente sulla vicenda è in corso un’indagine della polizia.

Sravani lavorava e risiedeva presso un’azienda di filatura a Kangeyam, nel distretto di Tirupur, che attualmente impiega oltre 200 donne che presso l’ostello interno all’azienda stessa.

L’8 maggio 2018, verso le 6 di mattina, Sravani avrebbe dovuto iniziare il suo turno di lavoro. Le colleghe residenti nell’ostello però, non riuscendo a trovarla, hanno informato il supervisore della sua scomparsa. Sono quindi iniziate le ricerche della ragazza all’interno dell’azienda. Il ritrovamento di una scarpa di Sravani in un angolo della proprietà ha destato sospetti e dirottato la ricerca presso il muro di recinzione, dove sono stati ritrovati del sangue sugli spuntoni di vetro e delle tracce di colore scuro sul cavo della linea dell’alta tensione.

Sravani è stata infine ritrovata morta all’esterno della proprietà con ferite multiple causate dalla folgorazione.

Alle compagne di stanza la ragazza aveva riferito che la madre sarebbe venuta a prenderla per portarla a casa ma di questo non aveva comunicato nulla al responsabile dell’ostello.
Sravani, dunque, intendeva scappare.
Ha scalato il cancello di ferro e si è spostata sul muro per fuggire. Non sapeva però del cavo elettrico che scorreva più in basso e purtroppo è rimasta folgorata.

Si spegne così la vita dell’ennesima giovane donna impiegata nel tessile in India, dove Mani Tese da tempo promuove un progetto di prevenzione del lavoro minorile e di traffico di esseri umani nonché di miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro nel settore (“Tamil Nadu, combattere le schiavitù moderne nel settore tessile”).

Con ancora maggiore convinzione pensiamo che sia necessario cambiare le modalità con cui l’industria tessile recluta e gestisce le risorse umane, e che i committenti internazionali siano più trasparenti e responsabili nella loro filiera produttiva. Nel frattempo non possiamo che proseguire, con maggior forza, il nostro impegno in Tamil Nadu.

GIORNATA MONDIALE DEL RIFUGIATO: HIDIATU, RIFUGIATA RESILIENTE

Arrivata in Guinea Bissau nel 1992 fuggendo dal conflitto in Casamance, Hidiatu dopo 26 anni come rifugiata, può essere orgogliosa dei suoi traguardi

di Mohamed Djico, Protection Specialist di Mani Tese in Guinea-Bissau

 

Vorrei raccontarvi la storia di Hidiatu, donna rifugiata senegalese in Guinea-Bissau.

Ho conosciuto Hidiatu lo scorso Febbraio durante la mia prima visita al villaggio di Sungutoto. Come nuovo specialista in Protezione del progetto di Mani Tese finanziato da UNHCR “Integrazione locale dei rifugiati senegalesi in Guinea-Bissau”, uno dei miei primi compiti era conoscere i beneficiari delle attività generatrici di rendimento finanziate dal progetto  nel 2017. Così ho conosciuto Hidjatu, un grande esempio di resilienza!

Arrivata in Guinea Bissau nel 1992 all’etá di 22 anni fuggendo dal conflitto in Casamance, Hidiatu dopo 26 anni come rifugiata, può essere orgogliosa dei suoi traguardi e della sua grande forza interiore. Madre di 9 figli, oggi vive con il marito e 7 di loro.

Dopo alcuni mesi di conoscenza, le ho rivolto alcune domande per far conoscere la sua storia e come, attraverso l’appoggio del progetto, la sua vita di rifugiata sia cambiata.

Mohamed Djico: Hidiatu, perché hai scelto di sviluppare come attivitá l’apertura di un piccolo negozio di vendita di prodotti di prima necessità nel tuo villaggio?

Hidiatu: “Ero una semplice venditrice ambulante di prodotti agricoli, andavo da un villaggio all’altro per vendere, camminavo tantissimo ma senza reale rendimento per sostenere la mia famiglia, ma d’altronde non avevo altra alternativa. Il guadagno serviva a malapena per le necessità primarie della mia famiglia, senza possibilità di crescita o margine di miglioramento e di una condizione di vita migliore.

L’anno scorso mi è giunta questa opportunità attraverso il progetto: la possibilità di avere un fondo per poter aprire un negozio all’interno del mio villaggio. Ho capito subito che questa occasione poteva dare una svolta alla mia attività e ripagare anni di grande tenacia e lavoro. La possibilità di aprire un piccolo negozio significava avere meno rischio rispetto alla vendita ambulante. Significava poter diversificare i miei prodotti e avere più lucro per me e la mia famiglia. Insomma, la svolta che da anni sognavo.”

M.D: Come sei riuscita a ottenere questo fondo per sviluppare la tua idea?

H: “L’anno scorso un animatore di Mani Tese è venuto a Sungutoto, come di consueto ha fissato una riunione e io vi ho partecipato. Nella mia comunità le donne generalmente non partecipano alle riunioni, ma io invece cerco di essere sempre presente. Questo animatore ci ha spiegato il motivo dell’incontro, chiedendoci di raccogliere il nome di persone che avessero piccole idee imprenditoriali da sviluppare. Ho dato la mia adesione, ho partecipato a una formazione e alla fine sono stata selezionata da Mani Tese e UNHCR, che mi hanno aiutato attraverso questo finanziamento a sviluppare il mio piccolo commercio.”

M.D: Qual è il tuo sogno per il futuro?

H: “Il mio sogno è sviluppare ancora la mia attività. Se faccio un bilancio, rispetto al fondo che ho ricevuto dal progetto, oggi ho circa un montante di 500.000 CFA (circa 762 euro) . Se sono arrivata a questo montante è perché sono determinata a raggiungere di più. Il mio obiettivo è “Dama Beuga Mague”, che in lingua Holof significa “crescere, crescere e crescere ancora”. Con l’aiuto ricevuto, ora molti nella mia comunità mi considerano come una donna modello”.

#UNHCRwestafrica #Worldrefugeesday #withrefugees

 

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Hidiatu

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Alcune donne della comunità di Sungutoto che lavorano nell’orto comunitario implementato da Mani Tese nel 2017

PAUL, PRODUTTORE AGROECOLOGICO IN BENIN

Quindici anni dopo un corso di formazione sostenuto da Mani Tese, Paul Batayerima è diventato un leader per la sua comunità.

Orou Kayo è una località a una decina di chilometri adovest della città di Kouandé, lungo la strada che porta a Natitingou (Benin). Lì vive e lavora Paul Batayerima, un produttore agroecologico. La sua azienda agricola si trova nella brousse, a 4km dal villaggio.

La storia che vi raccontiamo oggi è quella di un destinatario dei nostri progetti, Paul, e inizia fra il 1992 e il 1993 all’interno di un gruppo di giovani agricoltori formatisi presso il Centro di Promozione Rurale di Tampègré (CPRT) sostenuto da Mani Tese, di cui Paul faceva parte.

Una volta conclusa la sua formazione, Paul decise di tornare nel proprio villaggio natale per praticare il mestiere imparato al CPRT, quello del produttore agroecologico.

Le difficoltà che Paul ha dovuto affrontare lungo questo percorso sono state innumerevoli, ma l’ aspirante produttore non si è mai perso d’animo e oggi è diventato uno dei maggiori produttori di verdura nel dipartimento dell’Atacora che ha deciso di usare solo concimi organici e pesticidi naturali per le proprie coltivazioni di pomodori e di altri ortaggi.

Oltre all’attività agricola, Paul ha da poco intrapreso anche l’itticoltura. Si è dotato di due cisterne, una delle quali da gennaio è popolata da avannotti di pesce gatto, e i suoi pesci stanno crescendo molto bene. Verranno pescati a partire dal 20 giugno e venduti al mercato locale.

Queste attività permettono a Paul, che è sposato e padre di quattro bambini, di mantenere la propria famiglia e di far studiare tre dei suoi figli in una scuola secondaria privata a Natitingou.

Paul oggi vive del proprio mestiere e questo lo rende molto fiero. È diventato una persona di riferimento nel dipartimento dell’Atacora e oltre: ogni anno ospita nei propri terreni alcuni studenti di agraria delle università statali che vogliono imparare la pratica sul campo ed è uno dei leader dell’associazione regionale dei produttori di verdura dell’Atacora-Donga.

Scopri i nostri progetti in Benin

Paul vivaio aereo pomodori Benin Mani Tese 2018

BRING THE SUN HOME: IL REGISTA PELLEGRINI DOMANI AL NOSTRO CINEFORUM

Giovedì 14 giugno 2018 proietteremo il documentario nel nostro CINEFORUM DEI MONDI POSSIBILI. Con noi il regista Giovanni Pellegrini.

BRING THE SUN HOME è un documentario di Chiara Andrich e Giovanni Pellegrini. Racconta la storia di quaranta donne analfabete di un villaggio senza luce di El Salvador, che in India imparano a sfruttare l’energia solare.

Domani, giovedì 14 giugno 2018, alle ore 19.30 lo proietteremo nell’ultimo appuntamento del nostro CINEFORUM DEI MONDI POSSIBILI presso la nostra sede di Milano, in Piazzale Gambara 7/9.

Con noi sarà presente anche il regista Giovanni Pellegrini.

Di seguito la trama del documentario:

Maura e Rosa, due donne da un villaggio senza luce di El Salvador, sono appena arrivate in India alla ONG Barefoot College. Assieme ad altre 40 donne da tutto il mondo frequenteranno un corso per analfabeti per imparare l’energia solare. Nello stesso momento dall’altra parte del mondo Jeny e Paula viaggiano tra le comunità di alta quota del sud del Peru per installare i pannelli solari che hanno imparato a costruire al Barefoot College.
Al Barefoot College Maura e Rosa si confrontano quotidianamente con difficoltà enormi: non avevano mai lasciato le loro famiglia e si ritrovano catapultate in un paese straniero in cui non riescono a comunicare per studiare circuiti elettrici che non avevano mai visto. Sembra impossibile che riusciranno ad imparare ma con la loro tenacia e la loro forza le peruviane Jenny e Paula dimostrano che il Barefoot College è il posto dove l’impossibile diventa possibile. Dal loro ritorno dall’India non sono più semplici mogli e madri ma sono diventate dei tecnici del solare e stanno portando il sole nelle loro case.

L’evento è libero e gratuito fino ad esaurimento posti.
Per maggiori informazioni: percorsi@manitese.it

Scarica la locandina del cineforum

bring the sun home