GIORNATA MONDIALE DEL RIFUGIATO: HIDIATU, RIFUGIATA RESILIENTE

Arrivata in Guinea Bissau nel 1992 fuggendo dal conflitto in Casamance, Hidiatu dopo 26 anni come rifugiata, può essere orgogliosa dei suoi traguardi

di Mohamed Djico, Protection Specialist di Mani Tese in Guinea-Bissau

 

Vorrei raccontarvi la storia di Hidiatu, donna rifugiata senegalese in Guinea-Bissau.

Ho conosciuto Hidiatu lo scorso Febbraio durante la mia prima visita al villaggio di Sungutoto. Come nuovo specialista in Protezione del progetto di Mani Tese finanziato da UNHCR “Integrazione locale dei rifugiati senegalesi in Guinea-Bissau”, uno dei miei primi compiti era conoscere i beneficiari delle attività generatrici di rendimento finanziate dal progetto  nel 2017. Così ho conosciuto Hidjatu, un grande esempio di resilienza!

Arrivata in Guinea Bissau nel 1992 all’etá di 22 anni fuggendo dal conflitto in Casamance, Hidiatu dopo 26 anni come rifugiata, può essere orgogliosa dei suoi traguardi e della sua grande forza interiore. Madre di 9 figli, oggi vive con il marito e 7 di loro.

Dopo alcuni mesi di conoscenza, le ho rivolto alcune domande per far conoscere la sua storia e come, attraverso l’appoggio del progetto, la sua vita di rifugiata sia cambiata.

Mohamed Djico: Hidiatu, perché hai scelto di sviluppare come attivitá l’apertura di un piccolo negozio di vendita di prodotti di prima necessità nel tuo villaggio?

Hidiatu: “Ero una semplice venditrice ambulante di prodotti agricoli, andavo da un villaggio all’altro per vendere, camminavo tantissimo ma senza reale rendimento per sostenere la mia famiglia, ma d’altronde non avevo altra alternativa. Il guadagno serviva a malapena per le necessità primarie della mia famiglia, senza possibilità di crescita o margine di miglioramento e di una condizione di vita migliore.

L’anno scorso mi è giunta questa opportunità attraverso il progetto: la possibilità di avere un fondo per poter aprire un negozio all’interno del mio villaggio. Ho capito subito che questa occasione poteva dare una svolta alla mia attività e ripagare anni di grande tenacia e lavoro. La possibilità di aprire un piccolo negozio significava avere meno rischio rispetto alla vendita ambulante. Significava poter diversificare i miei prodotti e avere più lucro per me e la mia famiglia. Insomma, la svolta che da anni sognavo.”

M.D: Come sei riuscita a ottenere questo fondo per sviluppare la tua idea?

H: “L’anno scorso un animatore di Mani Tese è venuto a Sungutoto, come di consueto ha fissato una riunione e io vi ho partecipato. Nella mia comunità le donne generalmente non partecipano alle riunioni, ma io invece cerco di essere sempre presente. Questo animatore ci ha spiegato il motivo dell’incontro, chiedendoci di raccogliere il nome di persone che avessero piccole idee imprenditoriali da sviluppare. Ho dato la mia adesione, ho partecipato a una formazione e alla fine sono stata selezionata da Mani Tese e UNHCR, che mi hanno aiutato attraverso questo finanziamento a sviluppare il mio piccolo commercio.”

M.D: Qual è il tuo sogno per il futuro?

H: “Il mio sogno è sviluppare ancora la mia attività. Se faccio un bilancio, rispetto al fondo che ho ricevuto dal progetto, oggi ho circa un montante di 500.000 CFA (circa 762 euro) . Se sono arrivata a questo montante è perché sono determinata a raggiungere di più. Il mio obiettivo è “Dama Beuga Mague”, che in lingua Holof significa “crescere, crescere e crescere ancora”. Con l’aiuto ricevuto, ora molti nella mia comunità mi considerano come una donna modello”.

#UNHCRwestafrica #Worldrefugeesday #withrefugees

 

Hidiatu_guinea-bissau_mani tese_2018
Hidiatu

donne_Sungutoto_guiena_bissau_mani_tese_2018

Alcune donne della comunità di Sungutoto che lavorano nell’orto comunitario implementato da Mani Tese nel 2017

PAUL, PRODUTTORE AGROECOLOGICO IN BENIN

Quindici anni dopo un corso di formazione sostenuto da Mani Tese, Paul Batayerima è diventato un leader per la sua comunità.

Orou Kayo è una località a una decina di chilometri adovest della città di Kouandé, lungo la strada che porta a Natitingou (Benin). Lì vive e lavora Paul Batayerima, un produttore agroecologico. La sua azienda agricola si trova nella brousse, a 4km dal villaggio.

La storia che vi raccontiamo oggi è quella di un destinatario dei nostri progetti, Paul, e inizia fra il 1992 e il 1993 all’interno di un gruppo di giovani agricoltori formatisi presso il Centro di Promozione Rurale di Tampègré (CPRT) sostenuto da Mani Tese, di cui Paul faceva parte.

Una volta conclusa la sua formazione, Paul decise di tornare nel proprio villaggio natale per praticare il mestiere imparato al CPRT, quello del produttore agroecologico.

Le difficoltà che Paul ha dovuto affrontare lungo questo percorso sono state innumerevoli, ma l’ aspirante produttore non si è mai perso d’animo e oggi è diventato uno dei maggiori produttori di verdura nel dipartimento dell’Atacora che ha deciso di usare solo concimi organici e pesticidi naturali per le proprie coltivazioni di pomodori e di altri ortaggi.

Oltre all’attività agricola, Paul ha da poco intrapreso anche l’itticoltura. Si è dotato di due cisterne, una delle quali da gennaio è popolata da avannotti di pesce gatto, e i suoi pesci stanno crescendo molto bene. Verranno pescati a partire dal 20 giugno e venduti al mercato locale.

Queste attività permettono a Paul, che è sposato e padre di quattro bambini, di mantenere la propria famiglia e di far studiare tre dei suoi figli in una scuola secondaria privata a Natitingou.

Paul oggi vive del proprio mestiere e questo lo rende molto fiero. È diventato una persona di riferimento nel dipartimento dell’Atacora e oltre: ogni anno ospita nei propri terreni alcuni studenti di agraria delle università statali che vogliono imparare la pratica sul campo ed è uno dei leader dell’associazione regionale dei produttori di verdura dell’Atacora-Donga.

Scopri i nostri progetti in Benin

Paul vivaio aereo pomodori Benin Mani Tese 2018

BRING THE SUN HOME: IL REGISTA PELLEGRINI DOMANI AL NOSTRO CINEFORUM

Giovedì 14 giugno 2018 proietteremo il documentario nel nostro CINEFORUM DEI MONDI POSSIBILI. Con noi il regista Giovanni Pellegrini.

BRING THE SUN HOME è un documentario di Chiara Andrich e Giovanni Pellegrini. Racconta la storia di quaranta donne analfabete di un villaggio senza luce di El Salvador, che in India imparano a sfruttare l’energia solare.

Domani, giovedì 14 giugno 2018, alle ore 19.30 lo proietteremo nell’ultimo appuntamento del nostro CINEFORUM DEI MONDI POSSIBILI presso la nostra sede di Milano, in Piazzale Gambara 7/9.

Con noi sarà presente anche il regista Giovanni Pellegrini.

Di seguito la trama del documentario:

Maura e Rosa, due donne da un villaggio senza luce di El Salvador, sono appena arrivate in India alla ONG Barefoot College. Assieme ad altre 40 donne da tutto il mondo frequenteranno un corso per analfabeti per imparare l’energia solare. Nello stesso momento dall’altra parte del mondo Jeny e Paula viaggiano tra le comunità di alta quota del sud del Peru per installare i pannelli solari che hanno imparato a costruire al Barefoot College.
Al Barefoot College Maura e Rosa si confrontano quotidianamente con difficoltà enormi: non avevano mai lasciato le loro famiglia e si ritrovano catapultate in un paese straniero in cui non riescono a comunicare per studiare circuiti elettrici che non avevano mai visto. Sembra impossibile che riusciranno ad imparare ma con la loro tenacia e la loro forza le peruviane Jenny e Paula dimostrano che il Barefoot College è il posto dove l’impossibile diventa possibile. Dal loro ritorno dall’India non sono più semplici mogli e madri ma sono diventate dei tecnici del solare e stanno portando il sole nelle loro case.

L’evento è libero e gratuito fino ad esaurimento posti.
Per maggiori informazioni: percorsi@manitese.it

Scarica la locandina del cineforum

bring the sun home

PRIMO FORUM DI DONNE E RAGAZZE PER LA PACE IN GUINEA-BISSAU

l 25 maggio si è svolto a Bissau il primo “Forum femminile per la pace in Guinea-Bissau” organizzato dal Consiglio nazionale delle donne della Guinea

di Lucia Soldà* per Mani Tese 

Il primo “Forum femminile per la pace in Guinea-Bissau“, organizzato dal Consiglio nazionale delle donne della Guinea, si è svolto il 25 maggio 2018 a Bissau e ha visto la partecipazione di donne provenienti da tutte le regioni del Paese, da vari partiti, organizzazioni e ONG, da 500 rappresentanti del Consiglio delle donne guineensi (elette in 9 città di tutte le regioni) delle Nazioni Unite e del Governo, alla presenza del Primo Ministro.

Proprio nel giorno dell’Africa, quasi 1000 donne di tutte le regioni della Guinea-Bissau si sono riunite per confermare l’impegno come “combattenti per la pace”, dire “basta” al circolo vizioso dell’instabilità politica, promuovere la costruzione della pace e creare condizioni di stabilità come precondizioni per lo sviluppo.

Fra le tematiche affrontate, si è discusso della necessità di aumentare le donne candidate a posizioni politiche; di una maggiore rappresentatività all’interno degli organi decisionali; aumentare gli spazi per il dialogo sulle tematiche di genere; affrontare le problematiche femminili (alfabetizzazione, abusi, violenza domestica, emigrazione illegale, mutilazione genitale, prostituzione, mancanza di infrastrutture); incrementare la consapevolezza degli uomini sui mezzi di sussistenza e sull’educazione valoriale, in particolare di uguaglianza di genere, dei loro figli; aumentare la consapevolezza della leadership femminile.

Durante il panel “Garantire la partecipazione politica positiva delle donne e dei giovani“, si sono sommati interventi sui diritti umani delle donne e sulla partecipazione di donne e ragazze alla costruzione della pace e all’interno delle istituzioni statali. Si è rilevato che la violazione dei diritti umani delle donne è assidua e che l’uguaglianza di genere non viene rispettata. Si sono affrontate problematiche quali il matrimonio precoce e forzato e si è discusso di leggi esistenti che sostengono i diritti umani delle donne (ad esempio la legge contro le mutilazioni genitali femminili).

È stato ricordato che le donne rappresentano solo il 25% dei dipendenti pubblici e circa il 10% dei rappresentanti politici e che, nonostante i grandi sforzi delle donne in Guinea-Bissau, il Paese non ha ancora sviluppato una mentalità che preveda l’uguaglianza di genere. Questo è il motivo per cui le donne sono state incoraggiate ad assumere un ruolo più attivo nella politica e a lottare per raggiungere l’uguaglianza che esiste già formalmente.

Il primo ministro Aristide Gomes ha detto che, sebbene il governo conti solo quattro ministri donne su un totale di 26 membri, si impegna a intraprendere il percorso verso una maggiore inclusione delle donne e ringrazia il loro impegno e quello dei movimenti sociali per il consolidamento della pace e delle istituzioni.

Le conclusioni della giornata partecipatissima e quasi tutta al femminile, sono state: garantire quote rosa negli organi di decisione pubblica, promuovere politiche pubbliche per garantire l’accesso ai servizi di base (istruzione, salute…), educazione permanente, uguaglianza di genere, lotta contro gli stereotipi di genere e contro tutte le forme di abuso.

“Le donne devono essere unite per una causa comune: le donne unite possono cambiare quelle strutture sociali che non consentono il pieno sviluppo e la piena crescita delle donne nella società”.

—–

*Volontaria di ENGIM, partner del nostro progetto LIBERE DALLA VIOLENZA: DIRITTI ED EMANCIPAZIONE PER DONNE E BAMBINE IN GUINEA-BISSAU

primo forum donne guina bissau 2018

APRIAMO I PORTI: MANI TESE ADERISCE ALLA MANIFESTAZIONE DI MILANO

Mani Tese aderisce alla manifestazione “Apriamo i Porti. Garantiamo il Soccorso in Mare” e invita soci, volontari, operatori e sostenitori a parteciparvi.

Che posizione vuole prendere l’Italia sul rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale del mare, che impone il salvataggio delle persone in imminente pericolo di vita?

Noi pensiamo che l’uso strumentale dei migranti da parte del Governo italiano, che ha preso in ostaggio centinaia di persone al solo scopo di perseguire un progetto politico di parte, sia inaccettabile.

Per questo motivo Mani Tese aderisce alla manifestazione “Apriamo i Porti. Garantiamo il Soccorso in Mare” promossa da “Insieme senza muri” e invita soci, volontari, operatori e sostenitori a parteciparvi.

Sullo stesso tema:
“Salvini chiude i porti, noi apriamo le menti”: il nuovo giornale di Mani Tese dedicato all’Educazione alla Cittadinanza Globale contro i muri e le paure

SALVINI CHIUDE I PORTI, NOI APRIAMO LE MENTI

È on line il nuovo giornale di Mani Tese dedicato all’Educazione alla Cittadinanza Globale dal titolo “A scuola di Mondo”

È on line il nuovo giornale di Mani Tese!

Con una vesta grafica rinnovata, il nostro semestrale, la voce della nostra associazione da oltre 50 anni, in questo numero affronta un contesto sempre più caratterizzato da muri e paure focalizzandosi su un tema nell’ambito del quale Mani Tese è sempre stata in prima linea: l’Educazione alla Cittadinanza Globale.

A scuola di mondo” è il titolo che abbiamo scelto per ribadire, oggi più che mai, che i percorsi di Educazione alla Cittadinanza Globale rappresentano una risposta concreta alle sfide sociali del nostro tempo, per conoscere e imparare a leggere una realtà sempre più complessa, per creare nuovi cittadini e cittadine capaci di cambiare il futuro e per combattere i razzismi.

Ecco perché, oggi, la nostra risposta alla decisione del Ministro dell’Interno di chiudere i porti ai migranti non può che essere quella di aprire le menti attraverso una resistenza culturale. Perché le soluzioni “facili” a una realtà complessa non sempre sono le più giuste. Perché la battaglia politica per ottenere una condivisione delle responsabilità in tema di migranti con gli altri Paesi membri dell’UE non si può fare sulla pelle di persone inermi, per cui il viaggio in mare è solo l’ultima tappa di un percorso di abusi, torture e sfruttamento schiavista.

Dedicare oggi un numero del giornale al tema dell’educazione suona un po’ come una provocazione, un’estrema difesa di un valore in disuso – scrive Valerio Bini, Presidente di Mani Tese nel suo editoriale – In disuso non solo perché diversi movimenti politici sono riusciti a costruire consenso sull’incultura, facendo dell’ignoranza un malinteso segno di vicinanza al “popolo”. Più a fondo, l’educazione oggi è messa in pericolo dai tempi e dagli spazi serrati che vogliono risposte semplici, in pochi caratteri, a problemi complessi“.

In questo numero, in particolare, si parlerà di:

  • La complessità non s’impara in pochi caratteri, l’editoriale di Valerio Bini, Presidente di Mani tese
  • Nuovi cittadini per un altro futuro di Giacomo Petitti di Roreto, Responsabile Educazione e Formazione di Mani Tese
  • Educare per includere, la Strategia italiana di Elias Gerovasi, Responsabile Progettazione e Partenariati di Mani Tese
  • Imparare da una ciambella. L’economia ridisegnata di Giosuè De Salvo, Responsabile Advocacy, Educazione e Campagne di Mani Tese
  • Più ti conosco più ti rispetto: nuovi italiani e integrazione di Valeria Schiavoni, Formatrice di Mani Tese
  • Fuori dalla classe siamo tutti insegnanti di Fabrizio Boldrini e Maria Rita Bracchini, Pedagogisti della FONDAZIONE Hallgarten-Franchetti Centro Studi Villa Montesca
  • Istruzione per tutti: tante voci per un obiettivo – Intervista a Kira Boe, rappresentante della Società Civile nel board della Global Partnership for Education, a cura di di Giacomo Petitti di Roreto, Responsabile Educazione e Formazione di Mani Tese
  • Kenya, una nazione al bivio tra disuguaglianze e speranza di Giovanni Sartor, Responsabile Cooperazione di Mani Tese e Samuele Tini, Rappresentante Paese Kenya di Mani Tese
  • Il miele resistente dei Lesingo di Cosimo Bizzarri
  • E ora mandateci a quel paese! Sei storie di impegno e cooperazione – Intervista a Matteo de Mayda e Cosimo Bizzarri, autori della campagna 5×1000 di Mani Tese Matteo a cura di Giorgia Vezzoli, Communication & PR Manager di Mani Tese e Matteo Chiari, Direttore del Giornale di Mani Tese

SCARICA IL NOSTRO GIORNALE

NICARAGUA: STOP ALLE VIOLENZE PER PROMUOVERE LA PIENA DEMOCRAZIA

Con il peggiorare della situazione e in seguito a gravi minacce ricevute, siamo costretti a sospendere temporaneamente il nostro progetto in Nicaragua.

E’solo di pochi giorni fa la notizia che i violenti scontri nel Paese avevano reso difficoltose alcune attività del nostro progetto”Cura e prevenzione dell’insufficienza renale cronica nei lavoratori della canna da zucchero“, che comunque stava proseguendo. Con il peggiorare della situazione e in seguito a gravi minacce ricevute, lo staff si trova nell’impossibilità di svolgere qualsiasi spostamento o attività, e siamo dunque costretti a sospendere temporaneamente il progetto. Esprimiamo la massima solidarietà e vicinanza al nostro partner e allo staff di progetto, e condividiamo il comunicato di AOI, Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale di cui Mani Tese fa parte, sulla situazione in Nicaragua.

“Oltre 100 sono le persone morte, 1000 i feriti e sconosciuto è il numero degli scomparsi sino ad oggi in Nicaragua in seguito alla violentissima repressione governativa contro le manifestazioni pacifiche di protesta iniziate il 18 aprile scorso. La gran parte delle vittime sono manifestanti, ma dal momento in cui si è acuito lo scontro si contano morti anche nelle forze di polizia e nei gruppi filo-governativi.

L’AOI, insieme ad altre reti di Ong a livello internazionale, esprime forte preoccupazione per questo clima di scontri violenti in Nicaragua e teme che ciò inneschi una spirale che potrebbe riportare il Paese ai periodi più tragici del suo passato.

Il rapporto “Sparare per uccidere“, diffuso nei giorni scorsi da Amnesty International, parla di “una strategia repressiva nei confronti delle manifestazioni basata sull’uso eccessivo della forza, esecuzioni sommarie, controllo dei mezzi d’informazione e impiego di gruppi armati filo-governativi“. A sua volta, la Commissione Interamericana per i Diritti Umani dell’Organizzazione degli Stati Americani ha espresso giudizi molto duri verso il governo che a suo avviso non ha vigilato sul rispetto dei diritti umani, denunciando “l’uso eccessivo della forza” da parte della polizia.

La grande, pacifica protesta che attraversa il Paese ha preso le mosse dalle università contro la riforma del sistema previdenziale, ma ha continuato a estendersi anche dopo il ritiro della riforma. Si tratta dell’emersione di un profondo malessere cresciuto negli anni, legato al disagio sociale, al malcontento per la bassa qualità dei servizi e alla mancanza di politiche strategiche in termini di welfare e lotta alla povertà, di un forte dissenso per una gestione delle risorse naturali considerata predatoria, di un’opposizione di comunità contadine e indigene all’esproprio di terre con l’argomento della futura costruzione di un canale inter-oceanico.

In Nicaragua nella popolazione è largamente diffusa la convinzione che stiano venendo a mancare reali garanzie democratiche, con un Parlamento dominato dal Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale (FSLN), che ha messo di fatto fuori legge i principali partiti di opposizione.

Il “dialogo” promosso dalla Conferenza Episcopale e dall’Organizzazione degli Stati Americani si è subito rivelato molto difficile per la forte distanza fra il governo nicaraguense e i movimenti popolari.

La partecipazione democratica e l’ascolto delle rivendicazioni di tutti i settori è una condizione indispensabile per eliminare la povertà e l’esclusione sociale e costruire una società pienamente democratica e partecipe di processi di autosviluppo. La storia, in particolare per le fragili democrazie latino americane, ha sempre dimostrato che il baratto “meno povertà in cambio di più autoritarismo” produce solo lutti, violenze e maggiore radicamento della povertà.

AOI, unendosi alle voci dei movimenti e delle reti di Ong che si sono espresse nel mondo, chiede l’impegno della comunità politica internazionale a sostegno delle istanze che stanno lavorando per promuovere il pieno sviluppo democratico e sociale del Nicaragua.

UNA SUMMER SCHOOL SULLA GIUSTIZIA AMBIENTALE NELLA CITTÀ DELL’ILVA

Aperte le candidature alla scuola di formazione di Mani Tese “Comunicare la Giustizia Ambientale” che si terrà a Taranto dal 20 al 26 agosto.

Si svolgerà proprio a Taranto, nella sede della più grande acciaieria d’Europa, la Summer School di Mani Tese dedicata agli attivisti che si occupano della narrazione di temi legati all’ambiente.

La Summer School Comunicare la Giustizia Ambientale” si terrà infatti nella città Tarantina dal 20 al 26 agosto e avrà l’obiettivo di formare 20 giovani attivisti nel campo della comunicazione sociale a comprendere i meccanismi chiave della giustizia ambientale e a trovare forme innovative ed efficaci per raccontarle al grande pubblico.

La relazione tra giustizia e ambiente è difficile da inquadrare – dichiara Giacomo Petitti, Responsabile Educazione e Formazione di Mani Tesenon si tratta infatti solo di garantire il diritto alla salute o la sovranità sulle risorse naturali delle comunità più sfruttate, si tratta piuttosto di una questione sociale e ambientale allo stesso tempo. In questo contesto diventa decisivo, per gli attivisti che si occupano di questi temi, saper comunicare in modo efficace la complessità di un fenomeno in aumento anche in Italia”

I PROMOTORI
La scuola è organizzata da Mani Tese in collaborazione con Peacelink, Centro Giustizia, Pace e Integrità del Creato e Genitori Tarantini ed è finanziata dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo.

A CHI È RIVOLTA
La summer school è rivolta a giovani attivisti/comunicatori di età compresa tra i 18 e i 35 anni che intendono incrementare le proprie competenze nel documentare e raccontare casi di ingiustizia ambientale.

DOVE & QUANDO
La Summer School si terrà a Taranto da Lunedì 20 a Domenica 26 Agosto 2018. La scuola è progettata in forma residenziale e prevede una metodologia formativa che combina momenti di studio, di riflessione e di condivisione.

LA STRUTTURA
La metodologia della scuola utilizzerà un approccio formativo esperienziale (learning by doing) e peer to peer, a partire dalla conoscenza diretta di un caso emblematico come quello dell’ILVA di Taranto.
I momenti formativi si suddivideranno in sessioni teoriche a cura di professionisti esperti di comunicazione sociale, visite sul campo per conoscere le realtà tarantina come caso studio, sessioni metodologiche e laboratori esperienziali sulle tecniche di comunicazione.

I RELATORI
Ecco i professionisti che accompagneranno gli iscritti in questo percorso:
Fulvio Colucci, giornalista e scrittore. Redattore tarantino della Gazzetta del Mezzogiorno, da oltre vent’anni raggiunge luoghi e racconta storie di cronaca e umanità.
Matteo de Mayda, fotografo focalizzato su progetti sociali e campagne che mescolano sostenibilità e branded content.
Gianluca Costantini, artista attivista che da anni combatte le sue battaglie attraverso il disegno.
Giosuè De Salvo, responsabile dell’area Advocacy, Educazione e Campagne di Mani Tese.
Giacomo Petitti di Roreto, responsabile della formazione e dei programmi di giustizia ambientale di Mani Tese.

CANDIDATURE
Al fine di assicurare una buona interazione tra i partecipanti la scuola è a numero chiuso e prevede un numero massimo di 20 attivisti.
La partecipazione ai momenti formativi è gratuita. È richiesto un contributo di partecipazione alle spese pari a 100€ che non comprende i viaggi per raggiungere Taranto e i pranzi.
Per candidarsi è necessario inviare una mail all’indirizzo ecg[at]manitese.it oppure iscriversi attraverso il form on line sul sito di Mani Tese entro e non oltre Giovedì 12 Luglio 2018 specificando nell’oggetto: Summer School 2018 e allegando curriculum vitae e breve lettera di motivazioni.

Scarica la presentazione della scuola con il programma completo dei corsi