GIORNATA MONDIALE DEL RIFUGIATO: HIDIATU, RIFUGIATA RESILIENTE
Arrivata in Guinea Bissau nel 1992 fuggendo dal conflitto in Casamance, Hidiatu dopo 26 anni come rifugiata, può essere orgogliosa dei suoi traguardi
di Mohamed Djico, Protection Specialist di Mani Tese in Guinea-Bissau
Vorrei raccontarvi la storia di Hidiatu, donna rifugiata senegalese in Guinea-Bissau.
Ho conosciuto Hidiatu lo scorso Febbraio durante la mia prima visita al villaggio di Sungutoto. Come nuovo specialista in Protezione del progetto di Mani Tese finanziato da UNHCR “Integrazione locale dei rifugiati senegalesi in Guinea-Bissau”, uno dei miei primi compiti era conoscere i beneficiari delle attività generatrici di rendimento finanziate dal progetto nel 2017. Così ho conosciuto Hidjatu, un grande esempio di resilienza!
Arrivata in Guinea Bissau nel 1992 all’etá di 22 anni fuggendo dal conflitto in Casamance, Hidiatu dopo 26 anni come rifugiata, può essere orgogliosa dei suoi traguardi e della sua grande forza interiore. Madre di 9 figli, oggi vive con il marito e 7 di loro.
Dopo alcuni mesi di conoscenza, le ho rivolto alcune domande per far conoscere la sua storia e come, attraverso l’appoggio del progetto, la sua vita di rifugiata sia cambiata.
Mohamed Djico: Hidiatu, perché hai scelto di sviluppare come attivitá l’apertura di un piccolo negozio di vendita di prodotti di prima necessità nel tuo villaggio?
Hidiatu: “Ero una semplice venditrice ambulante di prodotti agricoli, andavo da un villaggio all’altro per vendere, camminavo tantissimo ma senza reale rendimento per sostenere la mia famiglia, ma d’altronde non avevo altra alternativa. Il guadagno serviva a malapena per le necessità primarie della mia famiglia, senza possibilità di crescita o margine di miglioramento e di una condizione di vita migliore.
L’anno scorso mi è giunta questa opportunità attraverso il progetto: la possibilità di avere un fondo per poter aprire un negozio all’interno del mio villaggio. Ho capito subito che questa occasione poteva dare una svolta alla mia attività e ripagare anni di grande tenacia e lavoro. La possibilità di aprire un piccolo negozio significava avere meno rischio rispetto alla vendita ambulante. Significava poter diversificare i miei prodotti e avere più lucro per me e la mia famiglia. Insomma, la svolta che da anni sognavo.”
M.D: Come sei riuscita a ottenere questo fondo per sviluppare la tua idea?
H: “L’anno scorso un animatore di Mani Tese è venuto a Sungutoto, come di consueto ha fissato una riunione e io vi ho partecipato. Nella mia comunità le donne generalmente non partecipano alle riunioni, ma io invece cerco di essere sempre presente. Questo animatore ci ha spiegato il motivo dell’incontro, chiedendoci di raccogliere il nome di persone che avessero piccole idee imprenditoriali da sviluppare. Ho dato la mia adesione, ho partecipato a una formazione e alla fine sono stata selezionata da Mani Tese e UNHCR, che mi hanno aiutato attraverso questo finanziamento a sviluppare il mio piccolo commercio.”
M.D: Qual è il tuo sogno per il futuro?
H: “Il mio sogno è sviluppare ancora la mia attività. Se faccio un bilancio, rispetto al fondo che ho ricevuto dal progetto, oggi ho circa un montante di 500.000 CFA (circa 762 euro) . Se sono arrivata a questo montante è perché sono determinata a raggiungere di più. Il mio obiettivo è “Dama Beuga Mague”, che in lingua Holof significa “crescere, crescere e crescere ancora”. Con l’aiuto ricevuto, ora molti nella mia comunità mi considerano come una donna modello”.
#UNHCRwestafrica #Worldrefugeesday #withrefugees
Alcune donne della comunità di Sungutoto che lavorano nell’orto comunitario implementato da Mani Tese nel 2017