LA MARCIA SILENZIOSA DELLE DONNE GUINEANE CONTRO LA VIOLENZA

Sabato 1 dicembre a Bissau si è tenuta la marcia in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione di ogni forma di violenza contro le donne, all’interno del programma di 16 giorni di attivismo che culmineranno il 10 dicembre con la celebrazione della Giornata internazionale dei diritti umani.

Sabato 1 dicembre a Bissau si è tenuta la marcia in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione di ogni forma di violenza contro le donne, all’interno del programma di 16 giorni di attivismo che sono culminati il 10 dicembre con la celebrazione della Giornata internazionale dei diritti umani.

Una marcia silenziosa come silenzioso è lo stato in cui vivono e soffrono le donne vittime di violenza, sotto il cappello promosso in tutto il mondo “Hear me too”, per dare voce a chi troppo spesso rimane inascoltata.

Non è passato invece inosservato il colore arancione, simbolo da anni della lotta alla violenza sulle donne, che ha sfilato per le strade di Bissau insieme a un numero elevatissimo di uomini, consapevoli di essere parte del problema, a differenza dell’Europa dove molti non sostengono la causa per paura di essere etichettati come “femministi”.

In Guinea Bissau le ingiustizie commesse contro donne e bambine non pregiudicano solo le vittime, ma incidono negativamente anche sul processo di sviluppo del Paese che, nonostante i grandi passi compiuti a livello di sensibilizzazione negli ultimi anni, continua ad accettare la dominazione degli uomini sulle donne, tollerando pratiche tradizionali nefaste, come il matrimonio precoce e forzato e la mutilazione genitale femminile.

Quest’anno l’osservatorio di RENLUV, Rete Nazionale di Lotta contro la Violenza di genere, ha registrato solo nella sua sede a Bissau 51 casi di violenza contro le donne: 9 di violenza fisica, 12 di violenza psicologica, 5 di violenza sessuale, 8 di violenza economica, 7 matrimoni precoci e 10 forzati.

RENLUV è una delle più importanti associazioni impegnate nella lotta all’eliminazione della violenza contro le donne e riesce solo in parte a sopperire all’assenza di una raccolta sistemica di dati a livello nazionale, compito che spetterebbe allo stato. A parte qualche statistica basata su interviste a campioni non rappresentativi di tutte le regioni del Paese e risalente a qualche anno fa, il fenomeno non riceve una copertura adeguata. Non esiste infatti un coordinamento tra le varie istituzioni che ricevono denunce, ancora molto basse, poiché la popolazione non ha fiducia nella giustizia e nella sua capacità di risoluzione dei casi, che nella maggior parte rimangono impuniti, nonostante il quadro legislativo esistente in materia.

Oltre alla violenza, le donne guineane subiscono discriminazioni anche all’interno della sfera di partecipazione politica: su 26 membri totali della squadra di Governo solo 5 sono donne mentre in Parlamento su 102 deputati, 14 sono di sesso femminile.

La presidente della Piattaforma Politica delle Donne della Guinea-Bissau ha ricordato che recentemente è stata approvata la “legge di parità” (simile alle nostre quote rosa) concedendo il 36% di partecipazione femminile nelle istituzioni politiche (nonostante il disegno di legge prevedesse una soglia minima del 40%) che, pur essendo un piccolo passo verso una rappresentazione più equa, non prevede una penalizzazione per gli organismi che non applicano la quota.

La commemorazione si è conclusa sottolineando la necessità di promuovere il dialogo tra movimenti, associazioni e organismi internazionali per prevenire e combattere la violenza.

Mani Tese e i suoi partner si inseriscono in queste attività con il progetto “No na cuida de no vida, mindjer” (“Libere dalla violenza. Diritti ed emancipazione per donne e bambine in Guinea-Bissau”) cofinanziato da Unione Europea, FEC ed Engim, uno dei pochissimi interventi nel Paese con l’obiettivo di identificare casi di violenza promuovendone la denuncia e di garantire l’accompagnamento e la reintegrazione delle vittime attraverso un sistema di protezione.

S.O.S. DIRITTI: LA DENUNCIA DI MANI TESE

On line il nuovo numero del nostro giornale dedicato al 70° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani

S.O.S. DIRITTI” è il titolo del nuovo numero del giornale di Mani Tese, il nostro storico organo di informazione che da oltre 40 anni approfondisce i temi legati alla cooperazione e all’attualità.
In occasione del settantesimo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (10 dicembre 2018), Mani Tese dedica un numero speciale ai diritti delle persone e alle conquiste sociali sempre più minacciate dai nazionalismi e dall’intolleranza.

In Europa sta crescendo il dibattito intorno all’arretramento dei diritti civili e al restringimento degli spazi democratici – dichiara Valerio Bini, ex presidente dell’Ong e oggi Presidente della Federazione Mani Tese, che raccoglie tutte le realtà di Mani Tese sul territorio italiano – Il fenomeno è legato al crescente consenso acquisito da movimenti e partiti politici di diversa matrice, ma uniti da un forte richiamo alla dimensione nazionale e da una generale ostilità al pluralismo culturale e politico. Ce ne occupiamo ora per due ragioni: la prima è perché in Europa questi movimenti stanno facendo arretrare la frontiera dei diritti acquisiti, mettendo a rischio decenni di faticose conquiste sociali e politiche; la seconda è perché, molto semplicemente, questi movimenti e partiti hanno iniziato a ‘occuparsi’ di noi, della società civile, ostacolando legalmente e illegalmente il nostro lavoro quotidiano a sostegno dei diritti umani universali”.

Copertina Semestrale Mani Tese dicembre 2018
La copertina del giornale di Mani Tese. Foto di Alexandre Rotenberg

SOCIETÀ MENO CIVILE

Mani Tese nel suo giornale riporta i numeri allarmanti dello “State of Civil Society report 2018” di Civicus, che testimoniano un preoccupante restringimento dei diritti.
Da questi dati si scopre che in 109 Paesi del mondo lo spazio della società civile è stato chiuso, represso o ostacolato e che il 22,5 % delle leggi restrittive per la società civile emanate nel 2017 sono state emanate da un governo europeo.

Le dieci più diffuse violazioni dei diritti della società civile riguardano l’arresto di attivisti (252), attacchi a giornalisti (169), censure (109). Gli attacchi a giornalisti, in particolare, hanno colpito chi ha svolto inchieste sulla politica, chi si è occupato di movimenti di protesta e chi ha raccontato fenomeni di corruzione.
Gli arresti di attivisti hanno riguardato: manifestazioni di dissenso (33,74%); attività legate all’affermazione dei diritti (27,64%); situazioni di conflitto e divisione politica (19,92%); rivendicazioni di carattere socio-economico (15,04%); attività a difesa dell’ambiente (3,66%).

NEMICO ONG

Mani Tese riassume inoltre le principali leggi e campagne mediatiche recenti contro le Ong e la società civile avvenute in Europa:

ITALIA: Nel 2017 importanti rappresentanti di governo e diverse testate giornalistiche hanno tentato di delegittimare le organizzazioni umanitarie che salvano i migranti nel Mediterraneo con una campagna diffamatoria contro le navi di salvataggio accusate di complicità con gli scafisti.

POLONIA: Le Ong hanno criticato a voce alta le modifiche legali del governo per lo smantellamento del sistema giudiziario indipendente. Dal 2015 la risposta è stata una campagna diffamatoria sui media pubblici contro le Ong accusate di frode e corruzione.

ROMANIA: Nel 2017 le Ong hanno svolto un ruolo chiave nella mobilitazione contro la corruzione. In risposta, politici e media alleati hanno intrapreso una vasta campagna denigratoria sostenendo che le Ong servissero interessi stranieri fino a una proposta di legge per chiudere qualsiasi Ong che non pubblichi i rapporti delle proprie entrate e spese due volte l’anno.

UK: Nel 2014 il governo britannico ha adottato una legislazione fortemente criticata perché impedisce alle ONG di partecipare efficacemente al dibattito pubblico durante le campagne elettorali.

SPAGNA: Nel 2015 la Spagna ha approvato la riforma del codice penale riguardante i reati di disordine pubblico e la riforma della legge fondamentale sulla protezione della pubblica sicurezza.

FRANCIA: Dopo gli attacchi terroristici, nel novembre 2015, i prefetti sono stati messi in grado di vietare assemblee pubbliche utilizzando sia l’emergenza che i poteri ordinari. In un anno e mezzo sono state 155 le misure di divieto emanate.

I CONTRIBUTI ESTERNI

Fra i contributi esterni del giornale troviamo Francesco Martone, Portavoce della campagna In difesa di, che ci parla dei difensori dei diritti umani minacciati, intimiditi o vessati in un numero sempre maggiore di Paesi. Oltre 200 difensori e difensore dei diritti umani sono stati uccisi nel 2017 principalmente per essersi opposti all’espansione delle attività di imprese del settore dell’agribusiness o dell’estrazione di risorse naturali.

Laura Botti del comitato promotore di Welcoming Europe presenta l’iniziativa dei cittadini europei che mira a depenalizzare l’assistenza umanitaria ai migranti, creare canali d’ingresso sicuri e fornire accesso alla giustizia alle vittime di abusi.

Francesco Petrelli, Portavoce di Concord Italia, firma un’analisi sul futuro del Vecchio Continente a un bivio.

NESSUN GIORNO SENZA DI NOI

Il nuovo numero del giornale di Mani Tese rappresenta un’iniziativa di sensibilizzazione che rientra nell’ambito di NESSUN GIORNO SENZA DI NOI, la giornata d’azione organizzata per il 10 dicembre in occasione dell’anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani nell’ambito della campagna MEGA – Make Europe Great for All (Rendiamo l’Europa grande per tutti) avviata e coordinata dal Forum civico europeo, a cui Mani Tese aderisce.

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IN KENYA ABBIAMO PORTATO LA LUCE IN CINQUE SCUOLE!

Installati sistemi solari in cinque istituti scolastici non ancora raggiunti dalla rete elettrica

Nel mese di ottobre, in Kenya, abbiamo installato cinque sistemi solari in altrettanti complessi scolastici.

L’attività è stata realizzata nell’ambito del progetto “IMARISHA! Energie rurali per la lotta al cambiamento climatico e la salvaguardia ambientale” (AID 01934/MATE/KEN), cofinanziato dalla Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo e dalla famiglia Amuro su profondo desiderio del loro caro Francesco, prematuramente scomparso.

Il lavoro ha visto la posa e la realizzazione di cinque impianti solari e l’elettrificazione di alcune aule e delle sale professori, per garantire un’adeguata fornitura di luce ed estendere così la possibilità di avere classi durante le ore serali, specie per il cosiddetto adult learning.

Le scuole interessate sono state la Makicheit Primary School a Makicheit, la Chebirwoibei Primary school a Chebirwoibei, la Tuyuimoi academy a Marwa/Ndeffo, la Amani Kuresoi Primary school ad Asany, la Araret Primary school a Kiplongony per un totale di 1400 studenti.

Le scuole sono state scelte – insieme alle autorità locali e alle comunità – fra quelle ancora non raggiunte dalla rete elettrica e per le quali non è previsione un intervento statale nel breve termine.

Con ogni scuola è stato inoltre siglato un Memorandum per garantire la manutenzione ordinaria e la cura dell’impianto. A questo proposito, i professori sono stati formati dai tecnici per evitare problemi di sovraccarico e di cattiva gestione dell’impianto. Il direttore della scuola ha inoltre assunto la responsabilità di controllo.

Gli impianti sono stati realizzati con materiali di alta qualità e con una garanzia di 25 anni sui pannelli.

L’impatto sugli studenti (più di 1400 sono gli iscritti in tutte e cinque le scuole) è stato evidente e nei mesi a venire inizierà a produrre un significativo cambiamento nell’uso della scuola, non solo nella sua parte didattica, ma anche e soprattutto nella sua dimensione sociale per la formazione con gli adulti e come area per lo svolgimento di incontri comunitari.

pannelli solari scuole kenya mani tese 2018

pannelli solari scuole tetto kenya mani tese 2018

pannelli solari scuole prato kenya mani tese 2018

pannelli solari scuole tetto azzurro kenya mani tese 2018

CAMBOGIA: UNA GITA A SIEM REAP PER I BAMBINI DEL CENTRO DI ACCOGLIENZA

I bambini, vittime di trafficking e abusi, accolti nel centro di Damnok Toek visitano i templi di Angkor.

Sullo sfondo di questa immagine vediamo i magnifici templi di Angkor e, in primo piano, gli educatori del Centro di accoglienza di Damnok Toek insieme ai bambini che lo frequentano.

Il Centro di accoglienza di Poipet, che come Mani Tese sosteniamo dal 2008, ha accolto centinaia di bambini cambogiani, molti dei quali vittime di trafficking e abusi.

Scopri il nostro progetto “Bambini al sicuro in Cambogia”.

25 NOVEMBRE: LE DONNE DELLA TERRA, DIGNITÀ RITROVATE IN BURKINA FASO

In occasione della Giornata contro violenza sulle donne, abbiamo preparato un video dedicato alle donne “invisibili” del Burkina Faso.

In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, abbiamo preparato un video dedicato alle donne “invisibili” del Burkina Faso.
Sono le donne che vivono nelle comunità rurali, di cui si sente parlare poco. La loro condizione di fatica e sottomissione agli uomini rende molto dure le loro esistenze.

Con il progetto “Partenariato per uno sviluppo sostenibile tra Italia e Burkina Faso“, finanziato da Fondazioni for Africa Burkina Faso, abbiamo voluto dare credito a queste donne formandole affinché potessero avere un proprio reddito. Non si tratta semplicemente di un credito finanziario ma anche di un credito “morale”, che ha consentito a queste donne di diventare delle piccole imprenditrici agricole, in grado di soddisfare i bisogni della propria famiglia ma anche di ottenere indipendenza e rispetto dai loro mariti.

Moltissimi dei nostri progetti sono da sempre destinati alle donne e per le donne perché, come dice Juliette, coordinatrice di Mani Tese in Burkina Faso, “sostenere le donne significa sostenere una nazione”.

Buona visione!

ZAMBEZIA, TRADIZIONE E INNOVAZIONE SI UNISCONO NEL PROGETTO “QUELIMANE AGRICOLA”

Presentato, durante l’apertura della campagna agricola, il progetto “Quelimane agricola” in Mozambico cofinanziato dall’AICS

di Matteo Anaclerio, Coordinatore Progetto “Quelimane Agricola” e Domingos Inroga, Resp. Comunicazione Progetto “Quelimane Agricola” in Mozambico

A fine ottobre, in Mozambico – e in particolare nella regione della Zambezia in cui stiamo lavorando – inizia la campagna agricola.

In questi giorni c’è quindi un grande fermento nei campi. Si comincia la preparazione del terreno, rigorosamente manuale (o, raramente, svolto con i trattori), e delle aiuole di coltivazione.
Nei villaggi in cui stiamo lavorando, nella maggior parte dei casi si parla ancora di un’agricoltura di sussistenza. È raro che le persone riescano a vendere il surplus che producono, e se lo fanno avviene a prezzi molto bassi.

Per questa ragione, Mani Tese, insieme all’Unione dei Contadini in Zambezia (UPC-Z), attraverso il progetto “Quelimane Agricola” cofinanziato dall’AICS Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, sostiene gli agricoltori associati in gruppi nei distretti di Maquival, Nicuadala e Namacurra per l’adozione di nuove tecniche agroecologiche, che consentono di differenziare e aumentare la produzione per ettaro creando nuovi mercati che permettano a questi contadini di migliorare le loro vite e di conseguenza quelle della loro comunità.

Il 25 ottobre 2018, a Nangoela, località di Maquival, a 40 km da Quelimane, abbiamo partecipato all’apertura ufficiale della campagna agricola 2018-2019 del distretto di Quelimane, insieme alle autorità locali. L’iniziativa, organizzata dall’amministratore del distretto di Quelimane, ha coinvolto le organizzazioni impegnate nello sviluppo rurale e tanti contadini locali.
L’evento è iniziato con la tradizionale cerimonia di evocazione degli spiriti dei morti chiamata “Mukutho“. Gli spiriti vengono invocati per chiedere agli antenati una pioggia adeguata per una buona raccolta. Normalmente si preparano tanti piatti con tutti i prodotti tipici, oltre a tabacco, alcool e cachaça (questi ultimi, molto graditi, non possono mai mancare).

Ai piedi di un albero (un banano) gli anziani invocano gli spiriti e pregano a voce molto alta, per poi lasciare il cibo preparato ai piedi dell’albero stesso, per permettere agli spiriti di assaporare i gusti e i vizi della vita terrena.

Dopo la cerimonia “Mukutho” e la presentazione dei principali attori legati alla produzione agricola, anche Mani Tese ha presentato alle autorità distrettuali e a tutti i presenti il progetto “Quelimane Agricola” illustrando l’importanza di una produzione agroecologica.

Il passato, il presente e il futuro, quindi, si incontrano in questa nuova campagna agricola che vedrà l’avvio del nostro progetto portato avanti da una squadra davvero entusiasta!

campagna agricola_mozambico_mani tese_2018
Inizio ufficiale della campagna agricola nel Distretto di Maquival
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Cerimonia del Mukutho
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Mani Tese presente!
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Amministratori e contadini ascoltano la nostra proposta progettuale
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Fiera agricola per il lancio del progetto
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Francisco Monteiro Chimote, esperto in monitoraggio e valutazione e perito agrario parla di agroecologia

GUINEA-BISSAU, PROSEGUE IL PROCESSO DI NATURALIZZAZIONE DEI RIFUGIATI SENEGALESI

Prevista la stampa di 7.000 documenti di identità a novembre e dicembre per i rifugiati arrivati in Guinea-Bissau a partire dagli anni ’80.

I quasi 10.000 rifugiati arrivati in Guinea-Bissau dalla regione senegalese della Casamance a partire dagli anni ’80, hanno già formalmente acquisito la cittadinanza Guinense, ma stanno ancora aspettando un documento di identità che lo attesti, così da poter usufruire dei diritti acquisiti con la nuova cittadinanza.

Nel Dicembre 2017 il governo della Guinea-Bissau ha naturalizzato tutti i rifugiati senegalesi presenti nel suo territorio con la firma della Declaração oficial da Cláusula de Integração Local Definitiva de Refugiados de Longa Duração. Essa ha poi ottenuto la ratifica del parlamento lo scorso mese di luglio (il ritardo è stato dovuto alla crisi politica che ha caratterizzato il Paese nei primi mesi del 2018).

Con questa decisione il governo ha evitato rischi di apolidia e dato ai rifugiati senegalesi presenti in Guinea-Bissau una possibilità straordinaria, che può essere un esempio per altri Paesi” ha affermato il capo della missione dell’Alto Commisariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) nel Paese africano, che molto si è impegnato con il governo per arrivare a questo provvedimento.

Ora l’obiettivo è quello di fornire a tutti “i nuovi guinensi” un documento di identità. L’ UNHCR, grazie alla collaborazione del governo, ha ottenuto la riduzione del 80% dei costi amministrativi per il suo ottenimento. Inoltre tutti i 582 rifugiati sotto i 14 anni che non hanno mai avuto un documento d’identità selegalese stanno ricevendo in questi mesi (ed entro il 2018), i certificati di nascita. (Dati UNHCR*).

Nei mesi di novembre e dicembre è prevista la stampa di 7.000 documenti di identità, gli altri seguiranno nel 2019.

Mani Tese è da due anni partner di UNHCR nel Paese ed è attualmente impegnata in un progetto, finanziato dallo stesso Alto Commisariato, dal titolo “Integrazione dei richiedenti asilo e dei rifugiati senegalesi” che prevede il supporto ad attività economiche in ambito agricolo, allevamento e piccolo commercio, l’accompagnamento all’inserimento dei rifugiati nel tessuto sociale delle comunità ospitanti ed, infine, attività di assistenza e protezione per le categorie più vulnerabili.

La naturalizzazione per molti rifugiati è un traguardo che puo’ solo rafforzare la pacifica coesistenza con le comunità ospitanti e consolidare il miglioramento della qualità della vita” ha commentato Sara Gianesini, coordinatrice per Mani Tese del progetto.

Tra i rifugiati l’opportunità della naturalizzazione è vista come una svolta importante per le loro vite.
Per esempio per Satou, arrivata da ragazzina in fuga dalla casamance e ora 39 enne, la naturalizzazione significa identità. “La mia carta d’identità è senegalese, ma ora sono guineense” dice mettendo in equilibrio un bambino sulla sua anca. “Vengo da qui. Non vorrei tornare indietro. Gli abitanti del villaggio ci vedono ora come gente del posto – cosa che in realtà hanno sempre fatto” (The Guardian**)

#UNHCRWestAfrica #Apatridia #EndStatelessness #IBelong #ManiTese #GuineaBissau #withrefugees

Fonti:
– *UNHCR: – https://data2.unhcr.org/en/documents/details/66031
– **The Guardian – https://www.theguardian.com/world/2018/oct/10/guinea-bissau-refugee-naturalisation-scheme

Nelle foto, una riunione con i rifugiati della comunità di Sidif per spiegare il processo di naturalizzazione

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LE DONNE DEL BENIN SI RIAPPROPRIANO DEL FONIO

Nell’ambito del progetto “Protagonismo al femminile e sviluppo economico in Benin” vengono seminati il fonio e altri prodotti tradizionali a rischio di scomparsa.

Non solo manioca, soia e arachide: i gruppi di donne delle Unioni Cooperative di Produttrici e Trasformatrici di Prodotti Agricoli (UCPTA) del Benin hanno sensibilizzato le famiglie a proseguire l’esperienza di recupero di alcuni prodotti agricoli a rischio di scomparsa, nata col progetto “Protagonismo al femminile e sviluppo economico in Benin“.

Fra questi prodotti agricoli vi è innanzitutto il fonio, un cereale fra i più antichi in Africa, molto ricco dal punto di vista nutrizionale e tradizionalmente coltivato in Benin. Il progetto “Protagonismo al femminile e sviluppo economico in Benin” aveva fornito i semi necessari a dieci gruppi di donne, che si erano offerte volontarie per riapprendere a produrre il fonio.

Grazie a questi primi semi, alla fine della stagione agricola si era ottenuto un raccolto di poco più di una tonnellata, che era stato stoccato in modo da ottenere nuovi semi di fonio da piantare nella stagione agricola successiva. I semi sono poi stati distribuiti alle famiglie che hanno manifestato il desiderio di riappropriarsi della coltivazione e del consumo di questo importante cereale.

Oltre al fonio, alcuni gruppi di donne hanno seminato altri prodotti a rischio di scomparsa, quali il mais giallo, il sesamo, la patata dolce e l’igname giallo.

Anche Achille Tepa, coordinatore di Mani Tese in Benin, ha deciso di dare il buon esempio realizzando un piccolo campo sperimentale presso la località di Tampegré diviso in diverse colture tra le quali  il fonio, il mais giallo, la patata dolce.