DALLA PARTE DELL’EUROPA CIVILE

Da più organismi internazionali vengono segnalati il restringimento degli spazi democratici e delle risorse per le organizzazioni della società civile. Un fenomeno preoccupante da porre all’attenzione in vista del prossimo voto europeo di maggio.

di ELIAS GEROVASI, Responsabile Progettazione e Partenariati di Mani Tese

DA PIÙ ORGANISMI INTERNAZIONALI VENGONO SEGNALATI IL RESTRINGIMENTO DEGLI SPAZI DEMOCRATICI E DELLE RISORSE PER LE ORGANIZZAZIONI DELLA SOCIETÀ CIVILE. UN FENOMENO PREOCCUPANTE DA PORRE ALL’ATTENZIONE IN VISTA DEL PROSSIMO VOTO EUROPEO DI MAGGIO.

Che negli ultimi anni il clima attorno alla società civile si stia in qualche modo deteriorando anche in Europa sono in molti a sostenerlo. Se fino allo scorso decennio le segnalazioni più preoccupanti arrivavano principalmente da Paesi autoritari come Cina, Egitto, Etiopia, India, Russia, Siria e Zimbabwe, solo per citarne alcuni, oggi non si può dire che i Paesi dell’Unione Europea siano completamente immuni da dinamiche simili. Di grave preoccupazione sono state le recenti sfide ai diritti civili in Ungheria, le leggi anti-protesta in Spagna, le misure anti-terrorismo in Francia, le limitazioni alla libertà dei media in Polonia e le campagne di delegittimazione delle ONG nel Regno Unito e in Italia. Le motivazioni che hanno indotto alcuni governi a limitare certi spazi civici sono diversi per origine e per obiettivo: argomenti di sicurezza nazionale e risposta agli attacchi terroristici, interessi economici, argomenti di sovranità nazionale o più semplice convenienza elettorale.

A far emergere questo scenario però non sono più soltanto le stesse organizzazioni della società civile tanto che il tema del restringimento degli spazi democratici e del cosiddetto clima ostile nei confronti della società civile è sotto i riflettori del Consiglio d’Europa, ovvero l’organizzazione internazionale fondata all’indomani della seconda guerra mondiale che ha il ruolo di garante della sicurezza democratica basata sul rispetto dei diritti dell’uomo, della democrazia e dello Stato di diritto nei 47 Paesi aderenti del continente europeo.

Società civile: il clima è cambiato

Dopo la segnalazione di un certo numero di organizzazioni giovanili al Consiglio d’Europa in merito a specifici casi di crescente violazione della libertà di associazione, riunione ed espressione, in breve ciò che è stato definito il “restringimento degli spazi per la società civile” (shrinking space for civil society), è stato il Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa a bollare come “deteriorato” il clima nel quale si trovano a operare le ONG in alcuni Paesi europei. Un recente studio della Corte europea dei diritti dell’uomo, che ha coinvolto le ONG negli Stati membri, ha messo in luce un numero rilevante di “azioni insidiose per limitare le libertà della società civile”. Infine l’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali afferma che le organizzazioni della società civile europee hanno sempre più difficoltà a sostenere la protezione, la promozione e realizzazione dei diritti umani all’interno dell’Unione a causa di restrizioni sia legali che pratiche imposte dagli Stati membri.


“Le libertà politiche non sono un lusso in uno stato democratico; sono una necessità. Una società democratica non può essere costruita o preservata se la libertà di riunione e la libertà di associazione non sono garantite, incoraggiate e rispettate. Queste libertà politiche sono un controllo indispensabile su qualsiasi potere democratico. La libertà di riunione e la libertà di associazione sono elementi chiave per la sicurezza democratica”.

Thorbjørn Jagland, Segretario Generale del Consiglio d’Europa


Le richieste al Parlamento Europeo che verrà

I timori di molta parte della società civile europea si intensificano in vista delle elezioni europee del maggio prossimo che secondo gli analisti potrebbero cambiare di molto lo scenario politico europeo. Molte delle forze politiche che a livello nazionale hanno promosso il braccio di ferro con il mondo delle Ong e della società civile (come Italia, Ungheria, Polonia) sono destinate ad allargare i propri numeri rendendo ancora più ostile il clima all’interno dell’Europarlamento.

Ma la preoccupazione delle Ong non riguarda esclusivamente la propria posizione e gli spazi di agibilità della propria azione quanto la sensibilità delle istituzioni e la centralità dei temi principali che le Osc (Organizzazioni della società civile) promuovono nell’attualità europea. E’ su questo che la confederazione europea delle ONG Concord Europe, insieme alle altre principali reti di società civile, a livello continentale si sta mobilitando. Mantenere alta la centralità dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, dell’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici e delle convenzioni sui diritti umani in un periodo storico che vede importanti attori dello scacchiere geopolitico prendere a picconate questi inviolabili riferimenti globali; è su questo che si giocherà la campagna di mobilitazione nei primi sei mesi del 2019 rivolta in particolare ai futuri euro parlamentari, alle forze politiche e più in generale all’opinione pubblica.

La cooperazione internazionale arretra

Altri segnali che qualcosa non va rispetto al ruolo presente e futuro della società civile in Europa si possono scovare tra le righe del futuro bilancio dell’Unione Europea, il Multiannual Financial Framework 2021-2027 che sarà approvato a Bruxelles entro maggio prossimo.

Nella proposta della Commissione Europea i fondi per la cooperazione e l’aiuto allo sviluppo saranno contenuti in un nuovo unico strumento finanziario denominato Neighbourhood, Development and International Cooperation Instrument (NDICI) sul quale le ONG europee si sono già mobilitate evidenziando la carenza di un esplicito impegno sullo sviluppo sostenibile, sulla lotta contro le ineguaglianze e lo sradicamento della povertà al di là dei generici riferimenti agli obiettivi di sviluppo sostenibile.

La governance di questo nuovo strumento marginalizza la società civile poiché a oggi la bozza di regolamento non prevede un impegno della Commissione al dialogo e alla collaborazione con la società civile in tutti gli strumenti di azione esterna, attraverso adeguate modalità di partecipazione alla definizione delle politiche di sviluppo dell’UE e ai programmi e alle operazioni tematiche e geografiche, come era invece consolidato nella gestione degli strumenti finanziari in passato.

In termini quantitativi inoltre potrebbero venir meno delle risorse esplicitamente dedicate al lavoro delle organizzazioni della società civile o al rafforzamento delle stesse nei Paesi partner. Come a dire che per la società civile potrebbero esserci meno risorse e un ruolo ancora più marginale nel processo di policy making a livello europeo.

Articolo pubblicato sul numero di Dicembre 2018 del Giornale di Mani Tese

LE STUFE MIGLIORATE IN KENYA AIUTANO FAMIGLIE E AMBIENTE: LA TESTIMONIANZA DI ANN

Ann Kirui, piccola produttrice agricola di Sigowet, ha migliorato significativamente le proprie condizioni di vita grazie all’uso di una stufa migliorata.

Ann Kirui, piccola produttrice agricola di Sigowet, nella foresta di Koibatek (Kenya), ha sempre cucinato con il metodo tradizionale: un fuoco acceso fra tre pietre, sulle quali viene appoggiata una pentola.
Questo fornello, certamente economico e semplice da costruire, presenta tuttavia molti svantaggi. Una grande quantità di fumo si diffonde all’interno delle case, provocando problemi di salute: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, sono infatti quasi 4 milioni le persone che muoiono ogni anno prematuramente a causa dell’inquinamento atmosferico domestico derivante dai fornelli. (Fonte: https://www.who.int/en/news-room/fact-sheets/detail/household-air-pollution-and-health).

Inoltre il fornello a tre pietre è inefficiente perché disperde molto calore e richiede quindi il consumo di grandi quantità di legna. Per alimentare il suo fornello, Ann doveva comprare un carico di legname a settimana, al costo di ben 400 scellini.

Ann è vedova e deve quindi provvedere da sola ai suoi cinque figli, che sono tutti, dal più piccolino, di 10 anni, alla primogenita, di 19, iscritti a scuola. Quella per la legna era dunque, per la signora Kirui, una spesa difficile da sostenere.

Per aiutare Ann, Mani Tese, attraverso il progetto “IMARISHA! Energie rurali per la lotta al cambiamento climatico e la salvaguardia ambientale” (AID 01934/MATE/KEN), , cofinanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo sviluppo, le ha consegnato una stufa migliorata a basso consumo e il personale del progetto ha formato la famiglia sull’installazione e soprattutto sulla manutenzione della stufa.

Non è difficile usare la stufa – dice Ann – ma bisogna averne cura. Non è per persone oziose, in quanto se non si fa una manutenzione regolare, per quanto semplice, si rischia di rovinarla”.

Mani Tese ha aiutato Ann anche con la creazione di un woodlot (vivaio di alberi). Gli alberi del woodlot non sono ancora maturi per l’uso immediato ma stanno crescendo rapidamente e presto Ann potrà servirsene per alimentare la sua nuova stufa.

Nel frattempo, Ann sta già godendo dei vantaggi del fornello migliorato. Innanzitutto, la nuova stufa conserva il calore e consuma meno combustibile, tanto che il fabbisogno di legna è sceso a un solo carico al mese. Il reddito a disposizione della famiglia è quindi aumentato di ben tre volte. Inoltre, la stufa produce meno fumo, rendendo l’aria di casa più salubre, e permette di accendere due fuochi e cucinare due pietanze contemporaneamente. Secondo Ann, per altro, è anche molto bella da vedere!

Ma soprattutto, sottolinea Ann, la stufa fa sì che le donne risparmino tempo e energie. Lei, in particolare, ha investito il tempo risparmiato per dedicarsi al lavoro nei campi e alla cura dei capi di bestiame, così da poter avere un reddito maggiore e prendersi meglio cura dei figli.

Un risultato tangibile del risparmio sul costo della legna e dell’aumento di reddito è la piccola lampada solare che Ann, grazie ai consigli da parte del personale del progetto, ha deciso di comprare. Così Ann ha potuto sostituire la sua vecchia lampada a paraffina e le spese per l’energia saranno ulteriormente ridotte.

Ma non è solo per i vantaggi economici che Ann consiglia a tutte le donne del suo villaggio di passare alle stufe migliorate. Lo fa anche perché ha a cuore la foresta in cui vive, e ci tiene a sottolineare come un minor consumo di legna gioverebbe all’ambiente.

“Le stufe migliorate – sostiene Ann – non solo danno grandi benefici a livello individuale ma anche all’intera comunità. Se tutti quelli che ancora usano le stufe tradizionali passassero alle stufe migliorate ci sarebbe un grande vantaggio per l’ambiente”.

ann_kenya_mani tese_2018

ann_kenya_stufa_mani tese_2018

GIORNATA DEI MIGRANTI: IN MIGLIAIA A GABU PER IL FESTIVAL DELLE MIGRAZIONI

Grande successo per l’evento organizzato per sensibilizzare sui rischi della migrazione irregolare e valorizzare le opportunità locali della Guinea-Bissau.

Alle sei del mattino, sabato 15 dicembre, erano già tantissimi i ragazzi e le ragazze di Gabu radunati appena fuori dalla città per iniziare la marcia per le vie cittadine. Almeno in 500, giovani e non, hanno sfilato per Gabu accompagnati dai gruppi culturali locali.

La marcia è stata un momento di festa e unione, in cui scuole, associazioni giovanili, associazioni di base e Ong hanno sfilato insieme per 5 km. È terminata davanti al municipio, dove il governatore regionale e il sindaco di Gabu hanno aperto ufficialmente la giornata del Festival Culturale delle Migrazioni.

Nel pomeriggio i gruppi di teatro e danze tradizionali sono stati protagonisti di performance teatrali in diversi quartieri di Gabu, allo scopo di sensibilizzare sui rischi della migrazione irregolare e valorizzare le opportunità locali della Guinea-Bissau. Almeno 300 persone sono accorse per ballare e assistere alle performance.

Dalle sette di sera la pista del vecchio aeroporto si è trasformata nel cuore dell’evento, accogliendo le 8.000 persone accorse per essere presenti al primo Festival Culturale delle Migrazioni. La commissione organizzatrice non si aspettava tanta affluenza, ma grazie all’aiuto delle associazioni giovanili, il risultato è stato veramente impressionante!

Sul palco si sono esibiti diversi cantanti regionali. I rappresentanti delle associazioni hanno recitato poesie sul tema della migrazione. I gruppi culturali hanno animato la folla con teatro, danze e spettacoli di acrobazia.

A chiudere la festa 5 artisti famosi a livello nazionale e internazionale. Ognuno si è esibito con canzoni proprie e alla fine tutti insieme hanno cantato una canzone intitolata “Guiné-Bissau i terra rico” (La Guinea-Bissau è una terra ricca), composta appositamente per il Festival, per passare un messaggio positivo sulla Guinea-Bissau e informare sui rischi della migrazione irregolare.

Le Ong italiane Mani Tese e AIFO, insieme ai loro partner locali e internazionali e a IOM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni), hanno organizzato questo importante festival per festeggiare la Giornata Internazionale dei Migranti (18 dicembre), utilizzando la cultura come veicolo di informazione e sensibilizzazione.

L’iniziativa rientra nell’ambito dei progetti “Terra ricca” finanziato da IOM, “Ripartire dai giovani“, cofinanziato da AICS (Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo) e “Ritorno alla Terra” finanziato da AICS sede di Dakar e cofinanziato da IOM.

Visto il successo ottenuto, si spera che questo sia solo il primo di una lunga serie di Festival Culturale delle Migrazioni!

Scarica il documento di posizionamento di Mani Tese sulle migrazioni

 

Le differenze rendono il mondo ricco di colori

A Milano l’inaugurazione di due murales che ci ricordano che le differenze sono parte di tutti i gruppi sociali, rendendoli ricchi di colori.

Ieri sera l’Istituto Comprensivo Riccardo Massa di Milano ha aperto le porte a genitori, studenti e cittadini del quartiere per l’inaugurazione dei due murales realizzati dai bambini e dai ragazzi nell’ambito del progetto “Come L’Okapi“, che promuove percorsi educativi per favorire il dialogo e superare l’omologazione.

Questi murales continueranno a testimoniare la co-integrazione come pratica quotidiana, dove elementi diversi riescono a trovare un arricchimento e un’armonia.

Dalla pittura di questi piccoli autori e autrici potremo trarre un’insegnamento quotidiano, che ci ricorda che le differenze sono parte di tutti i gruppi sociali, rendendoli ricchi di colori.

Come si potrebbe dipingere in un mondo monocromatico?

Ecco le immagini della realizzazione dei murales:

come okapi_mani tese_2018_4

come okapi_mani tese_2018_6

come okapi_mani tese_2018_1

come okapi_mani tese_2018_2

come okapi_mani tese_2018_3

 

 

 

 

 

 

 

LA MARCIA SILENZIOSA DELLE DONNE GUINEANE CONTRO LA VIOLENZA

Sabato 1 dicembre a Bissau si è tenuta la marcia in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione di ogni forma di violenza contro le donne, all’interno del programma di 16 giorni di attivismo che culmineranno il 10 dicembre con la celebrazione della Giornata internazionale dei diritti umani.

Sabato 1 dicembre a Bissau si è tenuta la marcia in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione di ogni forma di violenza contro le donne, all’interno del programma di 16 giorni di attivismo che sono culminati il 10 dicembre con la celebrazione della Giornata internazionale dei diritti umani.

Una marcia silenziosa come silenzioso è lo stato in cui vivono e soffrono le donne vittime di violenza, sotto il cappello promosso in tutto il mondo “Hear me too”, per dare voce a chi troppo spesso rimane inascoltata.

Non è passato invece inosservato il colore arancione, simbolo da anni della lotta alla violenza sulle donne, che ha sfilato per le strade di Bissau insieme a un numero elevatissimo di uomini, consapevoli di essere parte del problema, a differenza dell’Europa dove molti non sostengono la causa per paura di essere etichettati come “femministi”.

In Guinea Bissau le ingiustizie commesse contro donne e bambine non pregiudicano solo le vittime, ma incidono negativamente anche sul processo di sviluppo del Paese che, nonostante i grandi passi compiuti a livello di sensibilizzazione negli ultimi anni, continua ad accettare la dominazione degli uomini sulle donne, tollerando pratiche tradizionali nefaste, come il matrimonio precoce e forzato e la mutilazione genitale femminile.

Quest’anno l’osservatorio di RENLUV, Rete Nazionale di Lotta contro la Violenza di genere, ha registrato solo nella sua sede a Bissau 51 casi di violenza contro le donne: 9 di violenza fisica, 12 di violenza psicologica, 5 di violenza sessuale, 8 di violenza economica, 7 matrimoni precoci e 10 forzati.

RENLUV è una delle più importanti associazioni impegnate nella lotta all’eliminazione della violenza contro le donne e riesce solo in parte a sopperire all’assenza di una raccolta sistemica di dati a livello nazionale, compito che spetterebbe allo stato. A parte qualche statistica basata su interviste a campioni non rappresentativi di tutte le regioni del Paese e risalente a qualche anno fa, il fenomeno non riceve una copertura adeguata. Non esiste infatti un coordinamento tra le varie istituzioni che ricevono denunce, ancora molto basse, poiché la popolazione non ha fiducia nella giustizia e nella sua capacità di risoluzione dei casi, che nella maggior parte rimangono impuniti, nonostante il quadro legislativo esistente in materia.

Oltre alla violenza, le donne guineane subiscono discriminazioni anche all’interno della sfera di partecipazione politica: su 26 membri totali della squadra di Governo solo 5 sono donne mentre in Parlamento su 102 deputati, 14 sono di sesso femminile.

La presidente della Piattaforma Politica delle Donne della Guinea-Bissau ha ricordato che recentemente è stata approvata la “legge di parità” (simile alle nostre quote rosa) concedendo il 36% di partecipazione femminile nelle istituzioni politiche (nonostante il disegno di legge prevedesse una soglia minima del 40%) che, pur essendo un piccolo passo verso una rappresentazione più equa, non prevede una penalizzazione per gli organismi che non applicano la quota.

La commemorazione si è conclusa sottolineando la necessità di promuovere il dialogo tra movimenti, associazioni e organismi internazionali per prevenire e combattere la violenza.

Mani Tese e i suoi partner si inseriscono in queste attività con il progetto “No na cuida de no vida, mindjer” (“Libere dalla violenza. Diritti ed emancipazione per donne e bambine in Guinea-Bissau”) cofinanziato da Unione Europea, FEC ed Engim, uno dei pochissimi interventi nel Paese con l’obiettivo di identificare casi di violenza promuovendone la denuncia e di garantire l’accompagnamento e la reintegrazione delle vittime attraverso un sistema di protezione.

S.O.S. DIRITTI: LA DENUNCIA DI MANI TESE

On line il nuovo numero del nostro giornale dedicato al 70° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani

S.O.S. DIRITTI” è il titolo del nuovo numero del giornale di Mani Tese, il nostro storico organo di informazione che da oltre 40 anni approfondisce i temi legati alla cooperazione e all’attualità.
In occasione del settantesimo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (10 dicembre 2018), Mani Tese dedica un numero speciale ai diritti delle persone e alle conquiste sociali sempre più minacciate dai nazionalismi e dall’intolleranza.

In Europa sta crescendo il dibattito intorno all’arretramento dei diritti civili e al restringimento degli spazi democratici – dichiara Valerio Bini, ex presidente dell’Ong e oggi Presidente della Federazione Mani Tese, che raccoglie tutte le realtà di Mani Tese sul territorio italiano – Il fenomeno è legato al crescente consenso acquisito da movimenti e partiti politici di diversa matrice, ma uniti da un forte richiamo alla dimensione nazionale e da una generale ostilità al pluralismo culturale e politico. Ce ne occupiamo ora per due ragioni: la prima è perché in Europa questi movimenti stanno facendo arretrare la frontiera dei diritti acquisiti, mettendo a rischio decenni di faticose conquiste sociali e politiche; la seconda è perché, molto semplicemente, questi movimenti e partiti hanno iniziato a ‘occuparsi’ di noi, della società civile, ostacolando legalmente e illegalmente il nostro lavoro quotidiano a sostegno dei diritti umani universali”.

Copertina Semestrale Mani Tese dicembre 2018
La copertina del giornale di Mani Tese. Foto di Alexandre Rotenberg

SOCIETÀ MENO CIVILE

Mani Tese nel suo giornale riporta i numeri allarmanti dello “State of Civil Society report 2018” di Civicus, che testimoniano un preoccupante restringimento dei diritti.
Da questi dati si scopre che in 109 Paesi del mondo lo spazio della società civile è stato chiuso, represso o ostacolato e che il 22,5 % delle leggi restrittive per la società civile emanate nel 2017 sono state emanate da un governo europeo.

Le dieci più diffuse violazioni dei diritti della società civile riguardano l’arresto di attivisti (252), attacchi a giornalisti (169), censure (109). Gli attacchi a giornalisti, in particolare, hanno colpito chi ha svolto inchieste sulla politica, chi si è occupato di movimenti di protesta e chi ha raccontato fenomeni di corruzione.
Gli arresti di attivisti hanno riguardato: manifestazioni di dissenso (33,74%); attività legate all’affermazione dei diritti (27,64%); situazioni di conflitto e divisione politica (19,92%); rivendicazioni di carattere socio-economico (15,04%); attività a difesa dell’ambiente (3,66%).

NEMICO ONG

Mani Tese riassume inoltre le principali leggi e campagne mediatiche recenti contro le Ong e la società civile avvenute in Europa:

ITALIA: Nel 2017 importanti rappresentanti di governo e diverse testate giornalistiche hanno tentato di delegittimare le organizzazioni umanitarie che salvano i migranti nel Mediterraneo con una campagna diffamatoria contro le navi di salvataggio accusate di complicità con gli scafisti.

POLONIA: Le Ong hanno criticato a voce alta le modifiche legali del governo per lo smantellamento del sistema giudiziario indipendente. Dal 2015 la risposta è stata una campagna diffamatoria sui media pubblici contro le Ong accusate di frode e corruzione.

ROMANIA: Nel 2017 le Ong hanno svolto un ruolo chiave nella mobilitazione contro la corruzione. In risposta, politici e media alleati hanno intrapreso una vasta campagna denigratoria sostenendo che le Ong servissero interessi stranieri fino a una proposta di legge per chiudere qualsiasi Ong che non pubblichi i rapporti delle proprie entrate e spese due volte l’anno.

UK: Nel 2014 il governo britannico ha adottato una legislazione fortemente criticata perché impedisce alle ONG di partecipare efficacemente al dibattito pubblico durante le campagne elettorali.

SPAGNA: Nel 2015 la Spagna ha approvato la riforma del codice penale riguardante i reati di disordine pubblico e la riforma della legge fondamentale sulla protezione della pubblica sicurezza.

FRANCIA: Dopo gli attacchi terroristici, nel novembre 2015, i prefetti sono stati messi in grado di vietare assemblee pubbliche utilizzando sia l’emergenza che i poteri ordinari. In un anno e mezzo sono state 155 le misure di divieto emanate.

I CONTRIBUTI ESTERNI

Fra i contributi esterni del giornale troviamo Francesco Martone, Portavoce della campagna In difesa di, che ci parla dei difensori dei diritti umani minacciati, intimiditi o vessati in un numero sempre maggiore di Paesi. Oltre 200 difensori e difensore dei diritti umani sono stati uccisi nel 2017 principalmente per essersi opposti all’espansione delle attività di imprese del settore dell’agribusiness o dell’estrazione di risorse naturali.

Laura Botti del comitato promotore di Welcoming Europe presenta l’iniziativa dei cittadini europei che mira a depenalizzare l’assistenza umanitaria ai migranti, creare canali d’ingresso sicuri e fornire accesso alla giustizia alle vittime di abusi.

Francesco Petrelli, Portavoce di Concord Italia, firma un’analisi sul futuro del Vecchio Continente a un bivio.

NESSUN GIORNO SENZA DI NOI

Il nuovo numero del giornale di Mani Tese rappresenta un’iniziativa di sensibilizzazione che rientra nell’ambito di NESSUN GIORNO SENZA DI NOI, la giornata d’azione organizzata per il 10 dicembre in occasione dell’anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani nell’ambito della campagna MEGA – Make Europe Great for All (Rendiamo l’Europa grande per tutti) avviata e coordinata dal Forum civico europeo, a cui Mani Tese aderisce.

Scarica e leggi il nostro giornale

IN KENYA ABBIAMO PORTATO LA LUCE IN CINQUE SCUOLE!

Installati sistemi solari in cinque istituti scolastici non ancora raggiunti dalla rete elettrica

Nel mese di ottobre, in Kenya, abbiamo installato cinque sistemi solari in altrettanti complessi scolastici.

L’attività è stata realizzata nell’ambito del progetto “IMARISHA! Energie rurali per la lotta al cambiamento climatico e la salvaguardia ambientale” (AID 01934/MATE/KEN), cofinanziato dalla Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo e dalla famiglia Amuro su profondo desiderio del loro caro Francesco, prematuramente scomparso.

Il lavoro ha visto la posa e la realizzazione di cinque impianti solari e l’elettrificazione di alcune aule e delle sale professori, per garantire un’adeguata fornitura di luce ed estendere così la possibilità di avere classi durante le ore serali, specie per il cosiddetto adult learning.

Le scuole interessate sono state la Makicheit Primary School a Makicheit, la Chebirwoibei Primary school a Chebirwoibei, la Tuyuimoi academy a Marwa/Ndeffo, la Amani Kuresoi Primary school ad Asany, la Araret Primary school a Kiplongony per un totale di 1400 studenti.

Le scuole sono state scelte – insieme alle autorità locali e alle comunità – fra quelle ancora non raggiunte dalla rete elettrica e per le quali non è previsione un intervento statale nel breve termine.

Con ogni scuola è stato inoltre siglato un Memorandum per garantire la manutenzione ordinaria e la cura dell’impianto. A questo proposito, i professori sono stati formati dai tecnici per evitare problemi di sovraccarico e di cattiva gestione dell’impianto. Il direttore della scuola ha inoltre assunto la responsabilità di controllo.

Gli impianti sono stati realizzati con materiali di alta qualità e con una garanzia di 25 anni sui pannelli.

L’impatto sugli studenti (più di 1400 sono gli iscritti in tutte e cinque le scuole) è stato evidente e nei mesi a venire inizierà a produrre un significativo cambiamento nell’uso della scuola, non solo nella sua parte didattica, ma anche e soprattutto nella sua dimensione sociale per la formazione con gli adulti e come area per lo svolgimento di incontri comunitari.

pannelli solari scuole kenya mani tese 2018

pannelli solari scuole tetto kenya mani tese 2018

pannelli solari scuole prato kenya mani tese 2018

pannelli solari scuole tetto azzurro kenya mani tese 2018

CAMBOGIA: UNA GITA A SIEM REAP PER I BAMBINI DEL CENTRO DI ACCOGLIENZA

I bambini, vittime di trafficking e abusi, accolti nel centro di Damnok Toek visitano i templi di Angkor.

Sullo sfondo di questa immagine vediamo i magnifici templi di Angkor e, in primo piano, gli educatori del Centro di accoglienza di Damnok Toek insieme ai bambini che lo frequentano.

Il Centro di accoglienza di Poipet, che come Mani Tese sosteniamo dal 2008, ha accolto centinaia di bambini cambogiani, molti dei quali vittime di trafficking e abusi.

Scopri il nostro progetto “Bambini al sicuro in Cambogia”.