ZAMBEZIA, TRADIZIONE E INNOVAZIONE SI UNISCONO NEL PROGETTO “QUELIMANE AGRICOLA”

Presentato, durante l’apertura della campagna agricola, il progetto “Quelimane agricola” in Mozambico cofinanziato dall’AICS

di Matteo Anaclerio, Coordinatore Progetto “Quelimane Agricola” e Domingos Inroga, Resp. Comunicazione Progetto “Quelimane Agricola” in Mozambico

A fine ottobre, in Mozambico – e in particolare nella regione della Zambezia in cui stiamo lavorando – inizia la campagna agricola.

In questi giorni c’è quindi un grande fermento nei campi. Si comincia la preparazione del terreno, rigorosamente manuale (o, raramente, svolto con i trattori), e delle aiuole di coltivazione.
Nei villaggi in cui stiamo lavorando, nella maggior parte dei casi si parla ancora di un’agricoltura di sussistenza. È raro che le persone riescano a vendere il surplus che producono, e se lo fanno avviene a prezzi molto bassi.

Per questa ragione, Mani Tese, insieme all’Unione dei Contadini in Zambezia (UPC-Z), attraverso il progetto “Quelimane Agricola” cofinanziato dall’AICS Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, sostiene gli agricoltori associati in gruppi nei distretti di Maquival, Nicuadala e Namacurra per l’adozione di nuove tecniche agroecologiche, che consentono di differenziare e aumentare la produzione per ettaro creando nuovi mercati che permettano a questi contadini di migliorare le loro vite e di conseguenza quelle della loro comunitĂ .

Il 25 ottobre 2018, a Nangoela, localitĂ  di Maquival, a 40 km da Quelimane, abbiamo partecipato all’apertura ufficiale della campagna agricola 2018-2019 del distretto di Quelimane, insieme alle autoritĂ  locali. L’iniziativa, organizzata dall’amministratore del distretto di Quelimane, ha coinvolto le organizzazioni impegnate nello sviluppo rurale e tanti contadini locali.
L’evento è iniziato con la tradizionale cerimonia di evocazione degli spiriti dei morti chiamata “Mukutho“. Gli spiriti vengono invocati per chiedere agli antenati una pioggia adeguata per una buona raccolta. Normalmente si preparano tanti piatti con tutti i prodotti tipici, oltre a tabacco, alcool e cachaça (questi ultimi, molto graditi, non possono mai mancare).

Ai piedi di un albero (un banano) gli anziani invocano gli spiriti e pregano a voce molto alta, per poi lasciare il cibo preparato ai piedi dell’albero stesso, per permettere agli spiriti di assaporare i gusti e i vizi della vita terrena.

Dopo la cerimonia “Mukutho” e la presentazione dei principali attori legati alla produzione agricola, anche Mani Tese ha presentato alle autoritĂ  distrettuali e a tutti i presenti il progetto “Quelimane Agricola” illustrando l’importanza di una produzione agroecologica.

Il passato, il presente e il futuro, quindi, si incontrano in questa nuova campagna agricola che vedrà l’avvio del nostro progetto portato avanti da una squadra davvero entusiasta!

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Inizio ufficiale della campagna agricola nel Distretto di Maquival
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Cerimonia del Mukutho
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Mani Tese presente!
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Amministratori e contadini ascoltano la nostra proposta progettuale
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Fiera agricola per il lancio del progetto
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Francisco Monteiro Chimote, esperto in monitoraggio e valutazione e perito agrario parla di agroecologia

GUINEA-BISSAU, PROSEGUE IL PROCESSO DI NATURALIZZAZIONE DEI RIFUGIATI SENEGALESI

Prevista la stampa di 7.000 documenti di identità a novembre e dicembre per i rifugiati arrivati in Guinea-Bissau a partire dagli anni ’80.

I quasi 10.000 rifugiati arrivati in Guinea-Bissau dalla regione senegalese della Casamance a partire dagli anni ’80, hanno già formalmente acquisito la cittadinanza Guinense, ma stanno ancora aspettando un documento di identità che lo attesti, così da poter usufruire dei diritti acquisiti con la nuova cittadinanza.

Nel Dicembre 2017 il governo della Guinea-Bissau ha naturalizzato tutti i rifugiati senegalesi presenti nel suo territorio con la firma della Declaração oficial da Clåusula de Integração Local Definitiva de Refugiados de Longa Duração. Essa ha poi ottenuto la ratifica del parlamento lo scorso mese di luglio (il ritardo è stato dovuto alla crisi politica che ha caratterizzato il Paese nei primi mesi del 2018).

Con questa decisione il governo ha evitato rischi di apolidia e dato ai rifugiati senegalesi presenti in Guinea-Bissau una possibilitĂ  straordinaria, che può essere un esempio per altri Paesi” ha affermato il capo della missione dell’Alto Commisariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) nel Paese africano, che molto si è impegnato con il governo per arrivare a questo provvedimento.

Ora l’obiettivo è quello di fornire a tutti “i nuovi guinensi” un documento di identità. L’ UNHCR, grazie alla collaborazione del governo, ha ottenuto la riduzione del 80% dei costi amministrativi per il suo ottenimento. Inoltre tutti i 582 rifugiati sotto i 14 anni che non hanno mai avuto un documento d’identità selegalese stanno ricevendo in questi mesi (ed entro il 2018), i certificati di nascita. (Dati UNHCR*).

Nei mesi di novembre e dicembre è prevista la stampa di 7.000 documenti di identità, gli altri seguiranno nel 2019.

Mani Tese è da due anni partner di UNHCR nel Paese ed è attualmente impegnata in un progetto, finanziato dallo stesso Alto Commisariato, dal titolo “Integrazione dei richiedenti asilo e dei rifugiati senegalesi” che prevede il supporto ad attività economiche in ambito agricolo, allevamento e piccolo commercio, l’accompagnamento all’inserimento dei rifugiati nel tessuto sociale delle comunità ospitanti ed, infine, attività di assistenza e protezione per le categorie più vulnerabili.

“La naturalizzazione per molti rifugiati è un traguardo che puo’ solo rafforzare la pacifica coesistenza con le comunità ospitanti e consolidare il miglioramento della qualità della vita” ha commentato Sara Gianesini, coordinatrice per Mani Tese del progetto.

Tra i rifugiati l’opportunità della naturalizzazione è vista come una svolta importante per le loro vite.
Per esempio per Satou, arrivata da ragazzina in fuga dalla casamance e ora 39 enne, la naturalizzazione significa identitĂ . “La mia carta d’identitĂ  è senegalese, ma ora sono guineense” dice mettendo in equilibrio un bambino sulla sua anca. “Vengo da qui. Non vorrei tornare indietro. Gli abitanti del villaggio ci vedono ora come gente del posto – cosa che in realtĂ  hanno sempre fatto” (The Guardian**)

#UNHCRWestAfrica #Apatridia #EndStatelessness #IBelong #ManiTese #GuineaBissau #withrefugees

Fonti:
– *UNHCR: – https://data2.unhcr.org/en/documents/details/66031
– **The Guardian – https://www.theguardian.com/world/2018/oct/10/guinea-bissau-refugee-naturalisation-scheme

Nelle foto, una riunione con i rifugiati della comunitĂ  di Sidif per spiegare il processo di naturalizzazione

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LE DONNE DEL BENIN SI RIAPPROPRIANO DEL FONIO

Nell’ambito del progetto “Protagonismo al femminile e sviluppo economico in Benin” vengono seminati il fonio e altri prodotti tradizionali a rischio di scomparsa.

Non solo manioca, soia e arachide: i gruppi di donne delle Unioni Cooperative di Produttrici e Trasformatrici di Prodotti Agricoli (UCPTA) del Benin hanno sensibilizzato le famiglie a proseguire l’esperienza di recupero di alcuni prodotti agricoli a rischio di scomparsa, nata col progetto “Protagonismo al femminile e sviluppo economico in Benin“.

Fra questi prodotti agricoli vi è innanzitutto il fonio, un cereale fra i più antichi in Africa, molto ricco dal punto di vista nutrizionale e tradizionalmente coltivato in Benin. Il progetto “Protagonismo al femminile e sviluppo economico in Benin” aveva fornito i semi necessari a dieci gruppi di donne, che si erano offerte volontarie per riapprendere a produrre il fonio.

Grazie a questi primi semi, alla fine della stagione agricola si era ottenuto un raccolto di poco piÚ di una tonnellata, che era stato stoccato in modo da ottenere nuovi semi di fonio da piantare nella stagione agricola successiva. I semi sono poi stati distribuiti alle famiglie che hanno manifestato il desiderio di riappropriarsi della coltivazione e del consumo di questo importante cereale.

Oltre al fonio, alcuni gruppi di donne hanno seminato altri prodotti a rischio di scomparsa, quali il mais giallo, il sesamo, la patata dolce e l’igname giallo.

Anche Achille Tepa, coordinatore di Mani Tese in Benin, ha deciso di dare il buon esempio realizzando un piccolo campo sperimentale presso la località di TampegrÊ diviso in diverse colture tra le quali  il fonio, il mais giallo, la patata dolce.

Burkina Faso: al via progetto di sviluppo e inclusione sociale con I migranti

Presentato in Italia e in Burkina Faso il nuovo progetto “Imprese sociali innovative e partecipazione dei migranti per l’inclusione sociale in Burkina Faso”

di Francesca Caravita e Giovanni Sartor, Mani Tese

Nel mese di ottobre, dopo il primo trimestre di preparazione delle diverse attività, il nuovo progetto “Imprese sociali innovative e partecipazione dei migranti per l’inclusione sociale in Burkina Faso” è stato presentato sia in Italia sia in Burkina Faso.

Il progetto, cofinanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo e da Fondazione Maria Enrica, intende contribuire al miglioramento delle condizioni di vita della popolazione rurale in Burkina Faso favorendo lo sviluppo di attività produttive, imprenditoriali e innovative, valorizzando le produzioni agricole locali e agroecologiche e promuovendo il coinvolgimento di donne, giovani e migranti in Italia.

La presentazione in Italia
A Milano, presso la sede di Mani Tese e grazie alla facilitazione di CeSPI, partner di progetto, si sono ritrovati 26 rappresentanti appartenenti a 19 diverse associazioni della diaspora del Burkina Faso in Italia ai quali è stato presentato il progetto nelle sue linee generali nonché le modalità con cui è previsto il loro coinvolgimento. In particolare, è stata presentata una bozza del bando per l’accompagnamento di organizzazioni collettive in Burkina Faso, che prevede proprio la partecipazione delle Associazioni della diaspora del Burkina Faso in Italia in qualità di partner..

Il lancio in Burkina Faso
In Burkina Faso, invece, sono stati organizzati due atelier di lancio del progetto nelle province del Boulgou (principale zona di provenienza dei migranti burkinabè in Italia) e del Boulkiemde. Si tratta dei due territori, insieme alla capitale Ouagadougou, in cui verrà realizzato l’intervento.

Il primo atelier, tenutosi a Koudougou, capitale del Boulkiemdé e della regione del Centro-Ovest, ha visto la partecipazione di alcuni partner del progetto, fra cui Mani Tese, FENAFERB, FIAB e ACRA, le autorità locali, in rappresentanza del sindaco e dell’altro commissario della regione del Centro-Ovest, e alcuni potenziali destinatari del progetto: donne e giovani impegnati in un’attività rurale locale.

La giornata è stata introdotta dal discorso di benvenuto delle autorità politiche locali, che hanno positivamente salutato la cooperazione bilaterale Italia-Burkina Faso, oltre che l’impegno delle ONG, internazionali e locali, che si occupano dello sviluppo agricolo e rurale.
A seguito, Wendy Lenarduzzi, Rappresentante Paese di Mani Tese e coordinatrice del progetto, ha illustrato le fasi del progetto avviato in luglio di quest’anno. Fra le attività più imminenti, che avverranno nei mesi di novembre e dicembre, ha ricordato il lancio del bando di partecipazione del progetto di accompagnamento al credito e all’imprenditoria dedicato a organizzazioni collettive impegnate nel settore agroalimentare.

La seconda parte dell’incontro è stata dedicata al dibattito fra i partecipanti per uno scambio di opinioni e consigli e per approfondire alcuni aspetti del progetto (criteri di selezione del bando, il funzionamento del credito e le attività previste per i vincitori). La giornata si è conclusa con un buffet a base di prodotti tipici burkinabé.

Il secondo atelier, avvenuto presso l’Hotel De Ville di Tenkodogo, capitale della provincia del Boulgou e della regione del Centro-Est, si è svolto con la partecipazione dell’Alto Commissario, del rappresentante del sindaco, di alcuni funzionari militari e paramilitari, del funzionario della Regione e delle Rappresentanze delle autorità tradizionali e religiosi.
Oltre al team di Mani Tese, hanno preso parte all’incontro anche i rappresentanti delle ONG locali.

La provinciae del Boulgou viene definita come la “capitale” della diaspora burkinabe, da dove molte persone migrano verso l’Europa e, in particolare, l’Italia. Per questa ragione sono state proprio le attività del progetto riservate ai migranti e alla diaspora quelle di cui si è parlato maggiormente durante il dibattito. Dal pubblico si è notato infatti un certo interesse per il lotto che prevede il coinvolgimento della Associazioni della diaspora in Italia, cosi come per le attività d’integrazione sociale fra i soggetti presenti sia in Italia sia in Burkina Faso.

Il rappresentante del locale Uffcio dell’Organziazione internaizonale del Migazioni (OIM) ha assicurato una piena collaborazione e armonia fra i progetti già avviati in loco dalle Nazioni Unite e OIM in particolare e il nascente progetto cofinanziato dall’AICS.

La giornata si è conclusa con un incoraggiante discorso dell’Alto Commissario che ha assicurato una piena disponibilità delle autorità burkinabé nei confronti del progetto e che ha ringraziato per l’intensa cooperazione fra Italia e Burkina Faso.

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Presentazione del progetto alla diaspora BurkinabĂŠ a Milano
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Atelier di Koudougou
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Atelier di Tenkodogo

CAROVANA MIGRANTI: COSA STA SUCCEDENDO E PERCHÉ IN AMERICA LATINA

Il 12 ottobre 2018 è la data che dovrĂ  essere ricordata per la Carovana di 1000 persone che dall’Honduras è partita a piedi per raggiungere gli USA.

Il 12 di ottobre 1492 è la data indicata nei libri di storia come la “scoperta dell’America” di Cristoforo Colombo. Il 12 ottobre 2018 è la data che dovrà essere ricordata in futuro per la Carovana di 1.000 persone che da un terminal degli autobus in Honduras, è partita a piedi per raggiungere gli Stati Uniti d’America.

Un fenomeno che, per la modalità e il numero di persone coinvolte, è assolutamente nuovo ma che potrebbe essere facilmente replicato nei Paesi del triangolo del nord (Honduras, El Salvador, Guatemala). Quest’ area, infatti, detiene il triste primato di essere la regione più pericolosa al mondo al di fuori delle aree di guerra; una pericolosità dettata da presenza capillare di maras (1) e pandillas (2), traffico di droga e istituzioni politiche deboli che, come nel caso dell’Honduras, sono il risultato dell’ultimo colpo di stato del continente nel 2009.

Gli inizi del fenomeno

Il 12 di ottobre decine di persone – a oggi sembrerebbe auto-organizzate attraverso Facebook e Whatsapp – si sono date appuntamento al terminal degli autobus di San Pedro Sula e, all’alba del 13 ottobre, sono partite con l’obiettivo di attraversare i confini di Guatemala e Messico per arrivare in carovana negli USA.

La modalità è di per sÊ nuova: la migrazione irregolare verso il nord è sempre stata gestita dal traffico illegale, soggetti definiti coyotes, che per tappe conducono singole persone o gruppi poco numerosi, fino al confine Messico-USA. Il viaggio in solitaria al di fuori della rete di trafficanti può facilmente far cadere nelle mani di narcotrafficanti e maras in Messico, con rischio di stupri, sequestri per estorsione, lavoro forzato o traffico di organi. La migrazione in massa è la nuova strategia per chi non ha a disposizione i soldi per un coyote e allo stesso tempo per evitare i rischi che chi viaggia da solo incontrerà sul cammino.

Ai 1000 honduregni originariamente partiti, si sono sommati nel cammino altre migliaia di persone. Al momento secondo i dati governativi si tratterebbe di 5000 persone, mentre i media parlano di 7.000 che giĂ  si trovano in Messico e hanno superato le frontiere di Guatemala e Messico.

Honduras, El Savador, Guatemala e Nicaragua nel 2006 hanno firmato un accordo per la libera circolazione dei cittadini muniti di documento di identità (e passaporto per minori). Nonostante questo, le frontiere di Guatemala ed El Salvador sono state militarizzate dall’ esercito honduregno, che ha cercato di fermare il flusso umano ma che sembra a oggi non esserci riuscito; i governi del triangolo del Nord sono stati pubblicamente minacciati da Trump di taglio agli aiuti economici diretti, se non saranno in grado di far rimpatriare la marea umana che cammina versa il nord e di fermare nuove partenze.

Trump ha inoltre dichiarato che militarizzerĂ  con 5.000 unitĂ  la frontiera con il Messico, per respingere gli arrivi.

Chi sta marciando e perchĂŠ

In questa marcia, che possiamo definire forzata, verso il nord ci sono uomini e donne e 1 su 4 è un minore d’età. Il direttore della Casa del Migrante di Città del Guatemala, padre Mauro Verzeletti, avrebbe dichiarato di aver dato supporto a circa 11.000 persone fra il 16 e il 23 ottobre. Non ci sono numeri ufficiali ma le immagini mostrano una marea che cammina, sotto il sole cocente e sotto la pioggia. Chi è in cammino dice di fuggire dalla violenza dei maras, da quella istituzionale, dalla necessità di trovare un lavoro che non si trova, per sfamare la famiglia.

Ci sono anche minorenni non accompagnati che stanno affrontando il viaggio da soli: Mario è partito da San Pedro Sula da solo, ha 12 anni e non sa né leggere né scrivere. Vendeva caramelle per la strada e quando ha saputo della carovana, ha pensato di unirsi per andare in un Paese dove poter avere accesso allo studio e un giorno lavorare per mantenere la famiglia. Mario è stato fermato dalla polizia del Messico, che è intervenuta violentemente al confine Guatemala-Messico, è stato detenuto in un centro per minori non accompagnati e rimpatriato forzatamente la scorsa settimana. E’ diventato un caso emblematico di questa marea umana, seguito dai media honduregni.

Alla prima carovana dall’Honduras, ne è seguita una seconda con 1.500 persone, secondo la Procuradoria de los Derechos Humanos del Guatemala, che è stata respinta nella giornata del 28 ottobre alla frontiera di Tecun Uman (Guatemala-Messico) dalla polizia guatemalteca per impedirne il passaggio; un ragazzo honduregno di 26 anni è stato ucciso da un proiettile di gomma e si riportano feriti. Purtroppo si teme che questo passaggio frontaliero possa diventare scenario di ulteriori scontri nei prossimi giorni, perché sono segnalati altri gruppi in mobilitazione anche ad esempio da El Salvador.

Lungo la strada, oltre alle estreme difficoltà di chi attraversa frontiere militarizzate e interi Stati a piedi, la carovana ha incontrato anche la solidarietà dei fratelli guatemaltechi e messicani: il cibo e l’acqua sono stati distribuiti quasi sempre in forma auto-organizzata da cittadini e associazioni o enti statali hanno fornito assistenza medica.

La tappa di Chiquimula e il lavoro di Mani Tese

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Nella foto: nella comunità de El Rodeo una parte di orto familiare, mantenuto attraverso il sistema di captazione e di conservazione di acqua piovana, che è stato realizzato in collaborazione con ASSAJO e Mani Tese.

Dopo 4 giorni di marcia, la carovana è arrivata a Chiquimula, dove ha fatto tappa prima di riprendere il viaggio. Chiquimula è uno dei 22 Dipartimenti del Guatemala, in cui Mani Tese lavora da diversi anni in collaborazione con il partner Asociacion Santiago de Jocotan e l’Università degli Studi di Firenze. Qui, lavoriamo in due municipi che fanno parte della regione del Corredor Seco.

Il termine Corredor Seco fa riferimento a un insieme di ecosistemi che include il bosco tropicale secco che inizia in Chiapas e la regione centrale con rilievi compresi fra 0 e 800 mslm di Guatemala, El Salvador, Honduras e Nicaragua. A oggi l’area boschiva è ridotta, nel caso di Jocotan e Camotan, per il taglio indiscriminato e la vendita di legname.

Nel Corredor Seco si presenta ciclicamente il fenomeno della siccità prolungata, responsabile di situazioni di crisi e disastri tanto in termini sociali cosi come ambientali e produttivi. Purtroppo durante la stagione delle piogge, quest’anno ci sono stati 52 giorni di siccità consecutiva fra luglio ed agosto, che avrebbe causato la perdita di circa il 90% della produzione di mais e del 70% di fagioli per i produttori della zona. Una disgrazia se si pensa che gli agricoltori vivono di una produzione all’ anno di mais e due di fagioli, che oltre ad essere la base dell’alimentazione familiare, vengono venduti come fonte di reddito.

A Chiquimula la percentuale di bambini sotto i cinque anni che soffrono di denutrizione cronica è del 56% (Dati di Encuesta Nacional de Salud Materno Infantil, 2014-2015- Ministerio de Salud Pública y Asistencia Social) e, con una situazione come quella causata dalla siccità di quest’anno, si prevede un definitivo peggioramento per il 2019.

Anche per questo motivo, Mani Tese in collaborazione con l’Associazione Mani Tese Firenze, con l’Università degli Studi di Firenze, nel 2019 sosterrà il partner Asociacion Santiago de Jocotan nell’implementazione di un programma per garantire l’accesso all’acqua per orti familiari e comunitari per auto-consumo, oltre all’assistenza a famiglie con minori che presentano gravi livelli di denutrizione.

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Nella foto la preparazione di un sistema di captazione e conservazione di acqua piovana nell’ambito del progetto con ASSAJO e Mani Tese

Per saperne di più sul progetto di Mani Tese “Diritto al cibo per i contadini del Corredor Seco in Guatemala” cofinanziato da Regione Toscana e Università degli Studi di Firenze:
https://manitese.it/progetto/promozione-diritto-cibo-corredor-seco-contadini/

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(1) Mara: gruppo organizzato di giovani che opera attivitĂ  criminali. Le piĂš conosciute la Mara Salvatrucha (MS) e la 18, organizzate a livello internazionali nascono negli Stati Uniti e sono attualmente presenti in El Salvador, Honduras, Guatemala e Mexico, oltre a Spagna e Italia
(2) Pandilla: gruppo di persone con un vincolo forte, può trattarsi di un insieme di amici o che realizzano attività criminali in gruppo.

Mozambico, al via il progetto “Quelimane Agricola”

Il 18 Ottobre 2018 si è tenuta a Milano la presentazione del progetto “Quelimane agricola: produce, cresce e consuma sostenibile”

Giovedì 18 Ottobre 2018 si è tenuta a Milano la presentazione del progetto “Quelimane agricola: produce, cresce e consuma sostenibile”, che ha visto il coinvolgimento dell’Ambasciata mozambicana in Italia, della comunità dei mozambicani di Roma e Milano e di associazioni, istituzioni e ONG che operano in Mozambico.

Il progetto

“Quelimane agricola” è un progetto promosso da Mani Tese e cofinanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo.

Obiettivo del progetto è promuovere un’agricoltura sostenibile che possa produrre cibo locale, sano e nutriente per gli abitanti di Quelimane e, al tempo stesso, incentivare e sostenere pratiche produttive e policies innovative che facciano crescere gli agricoltori e i commercianti dell’area urbana e periurbana della città.

Il progetto, della durata di tre anni, è promosso in collaborazione con l’ONG ICEI ed altre associazioni e istituzioni italiane e locali: Comune di Milano, Comune di Reggio nell’Emilia, Fondazione E35, UniversitĂ  degli Studi di Firenze, Gnucoop soc. coop. – IT for non profit, UniversitĂ  Politecnica di Quelimane, Municipio di Quelimane e UPCZ – UniĂŁo Provincial dos Camponeses da ZambĂŠzia.

Il settore agricolo è la base dell’economia del Nord del Mozambico e dĂ  lavoro all’80% della popolazione attiva – dichiara Giulia Donnici, Ufficio Cooperazione di Mani TesePer questo motivo, il rafforzamento di un mercato agricolo locale può rappresentare un efficace strumento per ridurre la povertĂ  generando al contempo sviluppo sostenibile. Nell’ambito del progetto sarĂ  promossa, in particolare, l’adozione di pratiche innovative e sostenibili in materia di produzione, marketing e consumo dei prodotti agricoli locali“.

Il contesto

Nonostante l’espansione economica che ha caratterizzato il Paese negli ultimi anni, il Mozambico continua a occupare posizioni basse nell’Indice di Sviluppo Umano, collocandosi al 181º posto su un totale di 188 Paesi (UNDP, 2016).

La Provincia della Zambezia, area d’intervento del progetto “Quelimane agricola”, è una delle piĂš povere del Paese: dati della World Bank del 2016 stimano che il 70% della popolazione zambeziana si trovi sotto la soglia di povertĂ  e che in tale provincia e in quella di Nampula siano residenti la metĂ  (48%) dei poveri del Paese.

L’evento

L’evento di lancio del progetto, organizzato nell’ambito della giornata mondiale dell’alimentazione, ha visto la partecipazione di una cuoca mozambicana, Abida Abubacar, e dello chef stellato Paolo Gramaglia che hanno realizzato uno showcooking di piatti ispirati alla tradizione culinaria del Mozambico, le cui ricette sono consultabili a questo link.

Di seguito il video e la fotogallery:

 

TRE RICETTE ISPIRATE ALLA CUCINA MOZAMBICANA PER IL PROGETTO “QUELIMANE AGRICOLA”

Tre ricette ispirate alla tradizione culinaria del Mozambico per il lancio del progetto di Mani Tese “Quelimane agricola” cofinanziato dall’AICS

Per l’occasione del lancio del progetto “Quelimane agricola: produce, cresce e consuma sostenibile” promosso da Mani Tese e cofinanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, una cuoca mozambicana, Abida Abubacar, e uno chef stellato italiano, Paolo Gramaglia, hanno voluto condividere alcune loro ricette ispirate alla tradizione culinaria del Mozambico.
La valorizzazione dei prodotti locali mozambicani è molto importante nell’ambito delle attività del progetto di Mani Tese, che intende promuovere lo sviluppo di un mercato agricolo locale nella provincia della Zambezia per ridurre la povertà e generare sviluppo sostenibile.
Ed è proprio il cibo e la sua capacità di unire popoli e culture lontane che ha fatto da sfondo al lancio del progetto.

“Bajia” di farina di ceci o di fagioli di Abida Abubacar

6 showcooking mozambico mani tese 2018

“Questa ricetta mi porta troppo indietro con gli anni! Io e i miei fratelli ci svegliavamo con il profumo di questo piatto Bajia! È tipico in tanti Paesi africani ed è di origine indiane! Lo mangiavamo a qualsiasi ora del giorno con o senza il pane. Ottimo per colazione, merenda o antipasto!”
Abida Abubacar

Ingredienti
1/2 kg di Farina di ceci o di fagioli
3 Pomodori
1 cipolla
2 cipollotti
2 spicchi di aglio
1 zucchina
Peperoncino fresco o secco (a piacere)
Sale a gusto
Mezzo cucchiaino di aceto
1 cucchiaino di curcuma
1 cucchiaino di curry
1 cucchiaino di lievito in polvere
1/2 bicchiere di acqua
1 litro di olio per friggere

Preparazione
In una ciotola, mettere i pomodori la cipolla e cipollotti tritati, le zucchine grattugiate, l’aglio pestato e aggiungere un po’ di sale. Dopo aver messo tutto nella ciotola, aggiungete la farina di ceci o di fagioli, la curcuma, il curry, l’aceto e il peperoncino (se piace).
Mischiate tutto con po’ di acqua per rendere omogeneo il composto. Assicuratevi che non sia troppo liquido. Alla fine, aggiungete un cucchiaino di lievito in polvere e nel frattempo mettefe l’olio sul fuoco. Quando l’olio sarĂ  ben caldo, prendere l’impasto un po alla volta e mettete nel olio caldo…..si gonfiano e fateli dorare e pronti.

Pudim di Abida Abubacar

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“Il pudim (o budino) di cocco e banana è un dolce tipico del Mozambico che risente dell’influenza portoghese.
Questo dolce è uno dei miei preferiti…Mi fa ricordare quando ero piccola e cercavo di prepararlo. Avevo quasi 5 anni e i miei genitori mi lasciavano accendere il fuoco con la legna per cucinare tutto quello che riuscivo a rimediare!! Da grande ho imparato a cucinarlo bene e ora mi diverto a cambiare i gusti!
Potrei dire tante cose su dolce, ma alcuni ricordi sono tristi e mi viene la saudade (nostalgia)”
Abida Abubacar

Ingredienti
6 uova
1 lattina di latte condensato
latte di cocco molto denso (utilizzare la stessa misura della lattina di latte condensato)
1 tazza piena di zucchero preferibilmente di canna (altrimenti bianco per il caramello)
essenza di vaniglia o limone (a gusto personale)
zucchero per caramellare lo stampo
1 kg di banane

Preparazione
Tagliare le banane a fette, in una ciotola mettere le uova, il latte condensato, il latte di cocco, l’essenza di vaniglia (o limone) e sbattere con le fruste (o nel mixer) per 8-10 minuti.
Quindi versare nello stampo caramellato e decorato con le banane, far bollire

“Pasta Am….mare” di Paolo Gramaglia

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Questo primo piatto di pasta nasce dall’idea dello chef Gramaglia che “il successo della gastronomia sta nella tradizione, basta saperla interpretare senza nostalgia”. Appunto, in questa ricetta la tradizione partenopea della pasta mista, delle vongole, dei gamberi e di tutti gli altri sapori del nostro mare, diventa creatività in un piatto che, partendo dalla cultura napoletana, guarda al piacere di un ospite attraverso una interpretazione moderna di uno chef Michelin star.

Ingredienti per 4 persone
1. 350 pasta mista in trafila di bronzo
n.2 carapace di astice o aragosta
1. 200 di gamberi rossi
2. 4 scampi
3. 300 di vongole
4. 300 di pomodoro del piennolo vesuviano
5. 0.5 di vino bianco Lacryma Christi del Vesuvio
q.b. sale e pepe
olio extravergine di oliva
1. 1 carota, n.1 costa di sedano, una cipolla bianca
n.1 limone
1. 150 di lattuga di mare
axsantana
1. 200 di cozze
2. 70 di amido di riso

Procedimento
Sgusciare gli scampi e i gamberi, condirli con un filo di olio extravergine di oliva; mettere da parte i carapaci.

Per la salsa di alghe
Sbollentare e raffreddare la lattuga di mare, passarla al bimby con un filo d’olio e addensare con un cucchiaino di axsantana; riempire un biberon da cucina.
Per la salsa di impepata di cozze
Cuocere le cozze in una pentola aggiungendo un pizzico di pepe, sgusciarle e passarle al bimby con la loro acqua di cottura, addensare con un cucchiaino di axsantana e riempire un biberon da cucina.
Per il brodo denso di crostacei
In un pentolino fare un soffritto di sedano, carote e cipolla.
Cuocere a sautè le vongole, sgusciarle e conservarle con il loro liquido di cottura.
In una capiente padella tostare tutti i carapaci con una tazzina da caffè di olio extravergine poi sfumare con vino bianco, aggiungere i pomodori a pezzetti, il soffritto e 10 litri di acqua freddissima. Asciugare a fuoco lentissimo per almeno 4 ore, filtrare ed addensare con l’amido di riso e aggiustare di sale e pepe.
In una padella ampia soffriggere l’aglio e olio, aggiungere 4 mestoli di brodo denso di crostacei, le vongole, una grattugiata di buccia di limone.
Cuocere la pasta fino a metĂ  cottura e continuare la stessa nella salsa per amalgamare; aggiustare di sale e pepe se si necessita.

Impiatto
In un piatto fondo bianco lucido inserire la pasta, aggiungere qualche puntino di salsa di alghe e salsa di impepata di cozze, i gamberi e gli scampi crudi.

MOZAMBICO, CONTRASTARE LO “SLASH AND BURN” PER PROTEGGERE L’AMBIENTE

Nell’ambito del “Progetto FORESTE” il nostro staff è impegnato anche nella prevenzione della pratica “slash and burn”, tecnica ancestrale che i contadini usano per coltivare nuovi lotti di terra.

Nel mese di settembre, in Mozambico, cominciano i preparativi per la campagna agricola che normalmente inizia a metĂ  ottobre.
Nell’ambito del “Progetto FORESTE, co-finanziato dall’Aics – Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, il nostro staff è impegnato nella prevenzione della pratica “slash and burn”, tecnica ancestrale che i contadini usano per coltivare nuovi lotti di terra.

Quella dello “slash and burn” è una tecnica praticata sin dagli albori della civiltà agricola e ancora troppo usata in contesti fragili come l’ecosistema africano. La tecnica consiste nella coltivazione di tratti disboscati di foresta ottenuti bruciando la vegetazione. Nella maggior parte dei casi, i terreni disboscati vengono utilizzati temporaneamente e poi lasciati alla ricolonizzazione della vegetazione naturale fino al ripristino di livelli di fertilità idonei a una nuova coltivazione. Si tratta tuttavia di una tecnica deleteria per l’ambiente.

Dal 18 al 21 settembre la ONG ICEI – capofila del Progetto FORESTE – per promuovere una forma di gestione sostenibile del territorio agricolo, ha tenuto una formazione su agricoltura sintropica e agroecologia nel distretto di Mocubela a cui ha partecipato anche Mani Tese. La formazione ha visto la partecipazione di un consulente brasiliano molto bravo nel trasmettere le proprie conoscenze, che ha anche indossato i panni di cuoco per far scoprire ai contadini le varie forme di lavorazione della manioca mostrando come preparare un’ottima tapioca.

L’obiettivo di tutte queste attività realizzate all’interno del Progetto FORESTE è, in sostanza, quello di superare le tecniche agricole tradizionali, spesso irrispettose dell’ambiente, verso un’agricoltura sostenibile che conservi il patrimonio naturale della regione.

Di seguito, alcune foto del progetto:

slash and burn_mozambico_mani tese_2019
La tecnica dello “slash and burn”
copertura terreno_mozambico_mani tese_2018
Preparazione copertura del terreno con biomassa nel campo di dimostrazione realizzato nella comunitĂ  di Nialene
potatura_raccolta_mozambico_mani tese_2018
AttivitĂ  di potatura e raccolta dei fagioli varietĂ  Boer nella comunitĂ  di Ginama con il consulente brasiliano
lezione cucina_mozambico_mani tese_2018
Lezione di cucina svolta dal consulente brasiliano per mostrare i vari tipi di lavorazione della manioca e produzione di farna di tapioca
FeijĂŁo_mozambico_mani tese_2018
L’animatore FeijĂŁo e suo figlio mentre controllano il campo da seminare durante la formazione con il consulente brasiliano.