RIACE PREMIO NOBEL PER LA PACE

Anche Mani Tese aderisce alla campagna Riace premio Nobel per la Pace. Restano ancora poche ore per firmare: la raccolta di firme di persone, personalità, istituzioni ed associazioni per proporre la candidatura di Riace e del suo modello di accoglienza a Premio Nobel per la Pace 2019 si concluderà infatti il 30 gennaio…Firma anche tu attraverso uno […]

Anche Mani Tese aderisce alla campagna Riace premio Nobel per la Pace.

Restano ancora poche ore per firmare: la raccolta di firme di persone, personalità, istituzioni ed associazioni per proporre la candidatura di Riace e del suo modello di accoglienza a Premio Nobel per la Pace 2019 si concluderà infatti il 30 gennaio…Firma anche tu attraverso uno dei moduli che trovi sotto le descrizione della campagna!

Il 30 gennaio 2019 alle ore 12.00 si terrà la conferenza stampa di chiusura della campagna presso la sede del settimanale Left a Roma, in via Ludovico di Savoia 2/b, nella quale sarà presente Mimmo Lucano.

Di seguito la descrizione della campagna:

NOBEL PER LA PACE A RIACE

Siamo una rete di organizzazioni della società civile, NGO e Comuni che vogliono promuovere una Campagna a favore dell’assegnazione del premio Nobel per la Pace 2019 a Riace, il piccolo Comune calabrese che invece di rinchiudere i rifugiati in campi profughi li ha integrati nella sua vita di tutti i giorni.

Riace è conosciuta in tutta Europa per il suo modello innovativo di accoglienza e di inclusione dei rifugiati che ha ridato vita ad un territorio quasi spopolato a causa dell’emigrazione e della endemica mancanza di lavoro. Le case abbandonate sono state restaurate utilizzando fondi regionali, sono stati aperti numerosi laboratori artigianali e sono state avviate molte altre attività che hanno creato lavoro sia per i rifugiati che per i residenti.

Nel 2018 il Sindaco di Riace, Domenico Lucano, è stato arrestato, poi rilasciato, sospeso dalla carica e infine esiliato dal Comune con un provvedimento di divieto di dimora per “impedire la reiterazione del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”. Un provvedimento che rappresenta un gesto politico preceduto dal blocco nel 2016 dell’erogazione dei fondi destinati al programma di accoglienza e inserimento degli immigrati, che lasciò Riace in condizioni precarie.

Gli atti giudiziari intrapresi nei confronti del Sindaco Lucano appaiono essere un chiaro tentativo di porre fine ad una esperienza che contrasta chiaramente con le attività dei Governi che si oppongono all’accoglienza e all’inclusione dei rifugiati e mostrano tolleranza in casi di attività fraudolente messe in atto nei centri di accoglienza di tutta Italia e in una Regione dove il crimine organizzato – non di rado – opera impunemente.

Supportare la nomina del Comune di Riace per il Nobel della pace è un atto di impegno civile e un orizzonte di convivenza per la stessa Europa.

La candidatura può essere proposta sottoscrivendo l’apposito modulo da:

– da professori universitari con cattedra in storia, scienze sociali, giurisprudenza, filosofia, teologia; da rettori universitari e direttori di istituti di ricerca sulla pace o sulla politica estera: https://goo.gl/forms/FUPzMH7okIvcOzkm1

– da parlamentari: https://docs.google.com/forms/d/18Hpi_yTuZdZHC8l1Ux1zkYw8B0XtFER57856tpvUqP8/viewform?edit_requested=true

– da organizzazioni: https://drive.google.com/open?id=1XAMQJQAbP0mEgkqvBmIbXQWqfcAQClwSsXMNGuyfP-0

– da persone singole: https://drive.google.com/open?id=1mBGI0d5DsfOgMG3g2FR_sfAha1At1G68maqySAWsXW0

Il Comitato Promotore

Re.Co.Sol – Rete dei Comuni Solidali; Municipio Roma VIII, Forum Italo-Tunisino per la Cittadinanza Mediterranea, Consiglio Italiano del Movimento Europeo, Comunità di base San Paolo, Left, Arci Nazionale – Arci Roma, Comuni Virtuosi, CISDA – Coordinamento Italiano a Sostegno delle Donne in Afghanistan, Noi siamo Chiesa, ISDEE, AIEA Onlus- Associazione Italiana Esposti Amianto, Medicina Democratica Onlus, Tavola della Pace, CBC-Costituzione Beni Comuni, Festival Villa Ada Roma Incontra Il Mondo, Scup Sport e Cultura Popolare, Fondazione Lelio Basso, Associazione per la pace Milano.

“Jacky Può”, il sito per imparare l’economia divertendosi!

Un sito interattivo dedicato ai ragazzi per diventare cittadini senza paura dell’economia superando l’analfabetismo economico

È on line il portale educativo interattivo “Jacky Può (E chi non può è il suo sottotitolo) dedicato ai ragazzi dai 14 ai 19 anni, ideato da Mani Tese in collaborazione con ActionAid, Fondazione Finanza Etica, Oxfam e WWF e con il contributo dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo.

Ragazzi a rischio di analfabetismo economico

Gli studenti nella fascia 14-19 anni sono a rischio di analfabetismo economico, dal momento che la loro alfabetizzazione economica avviene (se avviene) fuori dalla scuola, nei contesti educativi informali.

Secondo una ricerca internazionale di ING Direct realizzata da TNS Nipo, il 46% degli italiani non ha una formazione specifica in ambito economico, nonostante l’economia sia al centro della vita quotidiana di tutti.
Tra i cittadini che sostengono di avere ricevuto una preparazione in ambito economico e finanziario, solamente nel 18% dei casi ciò è avvenuto nell’ambito della scuola secondaria, l’11% ha intrapreso degli studi universitari economici, mentre ben il 25% è completamente autodidatta: ha acquisito conoscenze leggendo libri (16%) e informandosi attraverso internet, quotidiani o riviste e programmi televisivi (9%).
Solo una persona su cinque, in sostanza, dichiara di aver sentito parlare di economia a scuola, esclusa l’università.

Una preparazione parziale e insufficiente

Le fonti di apprendimento non scolastiche offrono in maniera pressoché univoca lo stesso punto di vista, basato sulla concezione di homo economicus, contribuendo a convincere che può esistere un solo tipo di economia” dichiara Giacomo Petitti, Responsabile Educazione e Formazione di Mani Tese.
Definito per la prima volta da Adam Smith e ulteriormente sviluppato da John Stuart Mill, l’uomo economico razionale è uno degli assunti su cui si basano i modelli che hanno dato vita al sistema economico dominante.

L’homo economicus, tuttavia, ha limiti notevoli – prosegue Petittiperseguendo come obiettivo la massimizzazione del proprio benessere, non prende in considerazione la complessità delle relazioni e dell’ambiente nel quale è immerso. Agisce in modo individualistico secondo ciò che più gli conviene, senza considerare che il proprio benessere è determinato anche dal buon funzionamento della comunità di cui fa parte e dalla salute dell’ambiente che lo circonda”.

Il portale Jackypuò

Il portale Jacky Può (www.jackypuo.itè un sito educativo e interattivo pensato per i ragazzi dai 14 ai 19 anni, che parte proprio dall’analisi e dalla decostruzione dell’homo economicus.
Valigetta, carte di credito e macchina sportiva, circondato da banconote e vestito in modo impeccabile: Jackypuò è la caricatura dell’uomo economico razionale, né così vera da incoraggiare l’identificazione, né così lontana dalla realtà da metterla in ridicolo con troppa leggerezza.

Il percorso didattico, pensato soprattutto per le classi con l’accompagnamento dell’insegnante o dell’educatore (a cui il portale dedica una guida specifica), permette ai ragazzi di prendere consapevolezza del modello che Jacky può rappresenta per poi smontarlo e provare a ricostruirlo.

Il portale Jackypuò – racconta Giosuè De Salvo, Responsabile Advocacy, Educazione e Campagne di Mani Tese è un’iniziativa che rientra nel progetto ‘New Business for Good. Educare, informare e collaborare per un nuovo modo di fare impresa’ co-finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, che intende favorire la consapevolezza, soprattutto da parte dei giovani, sui vizi del ‘business as usual’ nella costruzione di un futuro sostenibile e sulle virtù dei nuovi modelli d’impresa fondati sull’etica, l’ecologia e l’inclusività”.

“Se la società è multidimensionale, per comprenderla bisogna imparare a pensare in modo sistemico costruendo ponti e collegamenti tra i saperi – aggiunge Giacomo Petitti, Responsabile Educazione e Formazione di Mani Tese Solo così sarà possibile insegnare agli studenti a sapersi relazionare con gli altri, a riconoscere i propri limiti, a rispettare e saper mettere in discussione le regole, ma soprattutto a immaginarsi nel futuro. Altrimenti a vincere sarà la paura di quello che non capiamo, di ciò che è diverso da noi, delle cose troppo difficili. E invece di una società globale che immagina nuove soluzioni per vivere senza distruggere il pianeta, avremo cresciuto una generazione di cittadini spaventati e frustrati, incapaci di formulare un’opinione superiore ai 160 caratteri”.

Guarda il portale

https://manitese.it/wp-content/uploads/2019/01/jackypuò-cover.jpg

IL FRANCO CFA E LE MIGRAZIONI DALL’AFRICA: FACCIAMO UN PO’ DI CHIAREZZA!

La Presidente di Mani Tese: “I Paesi di maggiore provenienza dei migranti in Europa non sono quelli in cui è in vigore il Franco CFA”.

di Sara de Simone, Presidente di Mani Tese

In teoria dovremmo rallegrarci: due personaggi di spicco della politica italiana hanno identificato nelle politiche coloniali di alcuni Paesi europei le cause delle migrazioni. Potrebbe sembrare che sia un primo passo per uscire da un’ottica emergenziale e guardare alle cause più strutturali e profonde del fenomeno, un modo per non parlare più solo di soluzioni securitarie ma di guardare al quadro complessivo.

Purtroppo, però, non lo è: il colonialismo e il neocolonialismo possono sicuramente essere una delle spiegazioni delle cause delle migrazioni, ma il Franco CFA ha ben poco a che vedere con la questione. Come spiega bene un articolo pubblicato da il Post, Il Franco della Communauté Financière Africaine (CFA) è la moneta unica introdotta nel 1945 nelle colonie francesi dell’Africa occidentale e gestita dalla Banca centrale francese che assicura un cambio fisso con l’euro. Se è vero che rappresenta uno strumento di forte limitazione della sovranità dei 14 Paesi che lo utilizzano e che i suoi benefici ricadono principalmente sulle élite, il suo utilizzo ha ben poco a che vedere con l’emigrazione: basti pensare che i Paesi di maggiore provenienza dei migranti in Europa non sono affatto quelli in cui è in vigore il Franco CFA.

Le cause delle migrazioni sono molteplici e complesse: riguardano ad esempio la pressione demografica esercitata da popolazioni molto giovani in Paesi in cui la disoccupazione giovanile raggiunge livelli molto elevati (ad esempio la Tunisia o la Nigeria). Anche in paesi in cui la disoccupazione non è così alta, i livelli salariali sono spesso molto bassi e insufficienti a garantire un tenore di vita decente (ma utili alle multinazionali che scelgono di produrre in Bangladesh o Pakistan, ad esempio, abbattendo il costo del lavoro). Oppure riguardano situazioni di instabilità politica o di conflitto, in cui regimi autoritari riescono a mantenere il potere attraverso politiche repressive e predatorie, spesso col sostegno della comunità internazionale che li considera i custodi della stabilità internazionale o regionale (è il caso, ad esempio, dell’Egitto o del Sudan).

Il (neo)colonialismo insomma c’entra, ma in modo molto diverso e più complesso che per le questioni di politica monetaria. Come abbiamo spiegato nel nostro documento di posizionamento sulle migrazioni, il problema sta nelle modalità predatorie con cui le risorse di molti Paesi africani sono state, e continuano a essere, sfruttate da parte di attori pubblici e privati europei (e non), e nel modo in cui oggi si affronta la questione migratoria con un approccio unicamente securitario e repressivo.

Per approfondire:
Leggi il nostro dossier sulle migrazioni

HANNA, CONTADINA DEL KENYA: “ECCO COME IL BIOGAS MI HA CAMBIATO LA VITA”

La testimonianza di Hanna, contadina di Gakonya (Kenya) e beneficiaria del progetto “Imarisha!” riguardo al suo impianto a biogas.

Per Hanna Wanja, una contadina di 43 anni, che vive nel villaggio di Gakonya, in Kenya, cucinare per la propria famiglia non è certo un compito semplice, soprattutto quando tutti sono a casa per le vacanze o per riunirsi. La famiglia di Hanna, infatti, conta ben undici membri: il suo figlio più grande ha 31 anni, il più piccolo 7.

Oltre che faticoso, per la signora Wanja cucinare era oneroso anche dal punto di vista economico: per comprare la legna da ardere necessaria ad accendere I fornelli, ogni mese Hanna spendeva 4.000 scellini, ossia circa 40€. Una cifra sostanziosa per una famiglia il cui reddito dipende totalmente dalla fattoria di cui Hanna si occupa insieme al marito.

Tutto è cambiato quando la famiglia di Hanna è stata inserita nel circuito di ingrasso dei suini del progetto Imarisha, cofinanziato dall’Agenzia Italiana per la cooperazione allo sviluppo, e ha beneficiato di un impianto a biogas, uno degli strumenti previsti dal progetto per promuovere le energie rinnovabili e la sostenibilità ambientale.

Da quando Hanna usa il biogas per cucinare, la spesa per il combustibile si è ridotta di oltre il 75%: oggi la famiglia spende meno di 800 scellini (circa 8 euro) al mese!

Per imparare a usare il nuovo impianto, Hanna è stata formata dalla ditta che lo ha installato e dal personale del progetto, che continua a seguire la famiglia quotidianamente. Il funzionamento, come spiega Hanna stessa, non è molto complesso: “Questo sistema di biogas è il più facile da usare, devo solo inserire due grossi secchi di deiezioni suine al giorno, aggiungere acqua e controllare che il sistema sia al sicuro da interferenze esterne e da eventuali possibili danni. E’ tutto! Il sistema lavora in automatico e io raccolgo anche il sottoprodotto che uso per fertilizzare il mio giardino”.

Infatti, oltre a fornire energia continua, sicura, pulita, veloce e a bassissimo costo, il biogas assicura anche concime organico per l’orto. Così, il biogas ha migliorato la vita della famiglia di Hanna in modo considerevole, permettendole di risparmiare tempo e denaro che ora possono essere investiti in altre attività nella fattoria.

“Il biogas e la legna non sono comparabili – sostiene Hanna – La legna o il carbone  sono cari, sporchi e distruggono il nostro ambiente. Il biogas è pulito, amico dell’ambiente ed è gratis!”

Hanna è così soddisfatta del suo impianto che è diventata ambasciatrice del progetto nel villaggio. Sta convincendo molte persone a entrare nel sistema di ingrasso dei maiali e ad installare un impianto a biogas. Il suo sogno è che ogni famiglia abbia il proprio impianto, “per avere una vita migliore e salvaguardare il nostro ambiente”.

Nuovi muri, nuovi schiavi: il convegno per la giornata mondiale contro la tratta

Il convegno su migranti, tratta e moderne schiavitù promosso da Pime, Mani Tese e Caritas Ambrosiana con con Ucsi Lombardia e Fesmi e il contributo di AICS

Nel mondo, sono oltre 40 milioni i nuovi schiavi. E sono sempre di più i nuovi muri. Muri reali e simbolici che contribuiscono a creare – anche in Italia – maggiore insicurezza delle migrazioni e costringono le persone ad affidarsi a intermediari pericolosi, esponendole al rischio di traffico di esseri umani e di gravi forme di sfruttamento.

Anche quest’anno, in occasione della Giornata mondiale contro la tratta (8 febbraio 2019), il Centro Pime di Milano, Mani Tese e Caritas Ambrosiana organizzano, con il contributo di AICS – Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo e la collaborazione di Ucsi Lombardia e Fesmi, un convegno sul tema.

NUOVI MURI, NUOVI SCHIAVI” è il titolo dell’evento che parlerà di migranti, tratta e schiavitù moderne (anche alla luce della Carta di Roma) e si terrà l’8 febbraio 2019 presso il centro PIME di Milano in Via Mosè Bianchi 94.

La prima parte del convegno sarà dedicata a interventi di approfondimento. Aprirà l’evento Antonio Maria Costa, ex vice segretario generale Onu e direttore Ufficio Onu droga e crimine, Unodc (2002-2010) che tratterà il tema della tratta e della schiavitù nel XXI secolo. A seguire il Prof. Marco A. Quiroz Vitale, sociologo del diritto Università di Milano, autore di “Diritti umani e cultura giuridica” affronterà i diritti umani negati mentre il Prof. Marco Valbruzzi, politologo Università di Bologna e coordinatore Istituto Cattaneo, parlerà di propaganda e della Carta di Roma.

La seconda parte del convegno sarà dedicata a tre casi emblematici di sfruttamento nel mondo con René Manenti, Scalabriniani della Casa del Migrante di Tijuana (Messico), Laudolino Carlos Medina di Associaçào dos Amigos da Criança (AMIC), Guinea-Bissau (Africa Occidentale) e Virginia Sabbatini del Progetto Presidio Caritas Italiana, grave sfruttamento lavorativo, Saluzzo (Italia).

Nel pomeriggio si terranno tre laboratori su iscrizione dedicati agli insegnanti:

  • Lavoravo a strada: la tratta per lo sfruttamento sessuale in Italia oggi
  • Schiavitù moderne, come parlarne in classe e perché
  • Migrazioni e intercultura, come parlarne in classe e perché

Pime, Mani Tese e Caritas Ambrosiana operano in contesti diversi per la prevenzione del traffico di esseri umani e la protezione delle vittime.

«Il Pime è presente in diversi Paesi di origine e transito delle vittime di tratta – spiega padre Mario Ghezzi, direttore del Centro di cultura e animazione missionaria Pime di Milano, recentemente rientrato in Italia dopo 18 anni in Cambogia -. Il nostro principale impegno è nell’ambito dell’educazione e della sensibilizzazione per cercare di prevenire la partenza di giovani senza prospettive e senza progetti migratori mirati, che li spingono quasi inevitabilmente nelle mani di trafficanti e sfruttatori. Grazie alla nostra rete di missionari e volontari, in diversi Paesi d’Africa, Asia e America Latina, e grazie al sostegno di molti amici e benefattori qui in Italia, cerchiamo di promuove istruzione e sviluppo, specialmente nei luoghi più poveri e abbandonati, e di offrire così ai giovani opportunità di vita dignitosa e prospettive di futuro».

Mani Tese nel 2016 ha lanciato la campagna di sensibilizzazione “I EXIST – say no to modern slavery” per prevenire e contrastare le cause della schiavitù moderna, nell’ambito della quale ha promosso iniziative di sensibilizzazione e avviato progetti in India, Bangladesh, Cambogia e Nicaragua a sostegno delle vittime di lavoro minorile, trafficking e sfruttamento lungo le filiere produttive. Dal 2017 ha avviato in Guinea-Bissau una collaborazione con AMIC per strutturare e rafforzare il sistema di protezione per donne e minorenni vittime di violenza, in particolare di matrimonio forzato e/o precoce, all’interno della casa rifugio gestita dall’associazione, e per migliorare il sistema di prima accoglienza e re-inserimento di minori talibè rimpatriati dal Senegal.

Caritas Ambrosiana aiuta sul territorio della diocesi di Milano le vittime di tratta ad abbandonare la strada offrendo alloggi protetti e percorsi di integrazione sociale. Il progetto Presidio sostenuto da Caritas Italiana offre ai lavoratori impiegati nel settore agricolo e in evidente condizione di sfruttamento, un luogo di ascolto, di orientamento e di tutela rispetto alla loro situazione giuridica, sanitaria e lavorativa. Le tredici diocesi che aderiscono al progetto sono Saluzzo, Latina, Aversa, Capua, Caserta, Teggiano, Manfredonia, Cerignola, San Severo, Foggia, Nardò, Ragusa, Noto.

Il convegno è aperto a tutti. Ingresso libero.
Il convegno è accreditato per la formazione permanente di giornalisti, assistenti sociali e insegnanti (MIUR)
Iscrizioni: giornalisti: SIGEF
Insegnanti: https://goo.gl/forms/hG1yd6WOJptUo92q2
Assistenti sociali: https://goo.gl/NHwnY3

SCARICA IL PROGRAMMA DEL CONVEGNO

Migrazioni: operazione verità

Quanti sono i migranti? Da dove vengono? Tolgono risorse agli italiani? La risposta a queste e altre domande frequenti sulle migrazioni.

In Italia c’è un’emergenza migratoria? Gli immigrati tolgono risorse agli Italiani? I nostri valori sono in pericolo?

Sono alcune delle domande a cui Mani Tese, in questo dossier, offre delle risposte, nel tentativo di fare chiarezza su un tema molto dibattuto ma spesso purtroppo oggetto di disinformazione.

LE MIGRAZIONI SONO POSITIVE O NEGATIVE?

Le migrazioni sono un fenomeno demografico che esiste da sempre: ovunque e in tutti i periodi storici le comunità umane in difficoltà sono andate alla ricerca di un luogo migliore in cui vivere. La stessa diffusione dell’homo sapiens, è avvenuta attraverso processi migratori partiti dall’Africa. Come tutti i fenomeni demografici produce effetti sulla società, sia nei luoghi di partenza sia in quelli di arrivo.

tabella numero migranti percentuale popolazione Mani Tese 2019

Le migrazioni non sono di per sé né negative, né positive, giuste o sbagliate: possono produrre effetti positivi nelle società di partenza e in quelle di arrivo, se gestite in modo corretto. Pensare di cancellarle è un’illusione: il tentativo di determinare i comportamenti demografici (nascite, migrazioni interne e internazionali) è tipico dei regimi autoritari e ha prodotto di norma scarsi risultati e sempre grandi sofferenze (ad esempio la politica del figlio unico in Cina), o addirittura danni incalcolabili (come nella Cambogia dei khmer rossi).

MIGRARE E’ UN DIRITTO?

 

La questione è complicata perché la comunità internazionale ha sancito in modo chiaro il diritto di emigrare, in particolare con la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo dove indica che “Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio paese” (art. 13). Nessun documento ufficiale tuttavia ha mai affermato il dovere degli Stati di accogliere qualsiasi persona migrante. Diversi accordi, tuttavia, hanno stabilito in modo chiaro l’obbligo dei paesi di garantire l’asilo politico per le persone che fuggono da situazioni di pericolo: in particolare la Convenzione di Ginevra del 1951.

I MIGRANTI SONO TANTI?

 

Dipende. Nel 2015, su 7,3 miliardi di abitanti del pianeta, circa 243 milioni di persone (il 3,3%) si trovavano in condizione di migrazione[1]. Un numero in crescita, sia in termini assoluti (nel 2000 i migranti erano 170 milioni), sia in percentuale (2,8% sempre nel 2000), ma non straordinario.

Per avere un’idea, alla fine dell’Ottocento i migranti rappresentavano circa il 10% della popolazione totale del pianeta. Altri elementi di riferimento possono essere il numero di turisti (circa 1,2 miliardi all’anno) e il numero di migranti interni (circa 760 milioni). L’Europa è, con l’Asia, la principale area di destinazione (circa 75 milioni di migranti per entrambe)[2].

E I RIFUGIATI?

 

I rifugiati sono un particolare tipo di migranti che hanno ottenuto asilo politico in uno stato estero perché scappavano da condizioni di insicurezza. Nel mondo sono circa 25 milioni. Le persone che sono in attesa di sapere se la loro domanda di asilo politico è stata accolta si chiamano “richiedenti asilo” e sono circa 3 milioni nel mondo. In Italia ci sono 167.000 rifugiati e 187.000 richiedenti asilo[3]. Il numero dei richiedenti asilo è molto alto perché le pratiche sono molto lente.

IN ITALIA C’È UN’EMERGENZA MIGRATORIA?

 

In realtà non particolarmente. L’Italia, con circa 5,1 milioni di immigrati (poco meno del 10% della popolazione totale), è l’11esimo paese per numero di migranti[4]. In Europa, Germania, Regno Unito, Francia e Spagna ospitano un numero superiore di migranti. Lo scorso anno in Italia sono nati 464.000 bambini, mentre sono morte 647.000 persone, con un saldo negativo di 183.000 persone. Tale perdita è stata compensata dal saldo migratorio (immigrati-emigrati) pari a 184.000 persone. Allo stesso tempo, il numero di italiani che vivono all’estero è di circa 5 milioni[5].

GLI IMMIGRATI TOLGONO RISORSE AGLI ITALIANI?

 

Guardando i cognomi delle persone cui vengono assegnate le case popolari o dei posti negli asili nido, si nota un’alta percentuale di cognomi stranieri. Ciò perché a queste, come ad altre misure assistenziali erogate dallo stato italiano, si accede in base al reddito. Oggi gli stranieri in Italia costituiscono circa un terzo sul totale dei poveri ed è questo il motivo di tanta presenza nelle graduatorie[6]. Paradossalmente la spiegazione conferma che i migranti occupano in Italia gli ultimi posti. Bisogna, inoltre, considerare che i cittadini italiani di oggi non sono più solo le persone nate in Italia da genitori italiani. Molti stranieri infatti lo sono perché si diventa cittadini italiani se si risiede nel Paese da almeno 10 anni e dopo una trafila burocratica di almeno 4 anni (termine oggi raddoppiato dal decreto Salvini[7]). Ci sono poi altre persone la cui condizione è in molti casi equiparata a quella dei cittadini italiani: i cittadini comunitari e gli stranieri con permesso di soggiorno di lungo periodo (con più di 5 anni di residenza in Italia secondo la Corte Costituzionale[8]).

La continua contrazione delle misure di assistenza (compresi i servizi scolastici e sanitari) scatena una vera e propria guerra tra poveri: noi pensiamo che la soluzione non debba essere escludere alcuni gruppi di persone, ma passare attraverso un aumento delle risorse destinate a questi settori a beneficio delle fasce più vulnerabili della popolazione senza distinzione.

Non solo i migranti non tolgono risorse agli italiani: con i contributi previdenziali che pagano attraverso il loro lavoro, contribuiscono attivamente al sistema previdenziale italiano. Poiché la maggior parte dei lavoratori migranti è giovane e non percepisce pensione, si tratta di una partita decisamente in attivo per l’INPS che permette all’ente di far fronte all’onere crescente delle pensioni di una popolazione che invecchia sempre di più[9].

I NOSTRI VALORI SONO IN PERICOLO?

 

I valori culturali dei popoli sono in continua e costante trasformazione. Le manifestazioni di religiosità nell’Italia contemporanea, ad esempio, sono in generale meno frequenti ed evidenti di 100 o anche solo 50 anni fa, ma questo non dipende dall’aumento del numero dei migranti degli ultimi 10 o 20 anni. Si tratta di trasformazioni lente, a cui spesso ci abituiamo senza neanche rendercene conto (pensiamo ad esempio a come il caffè, un prodotto coloniale, sia diventato praticamente la bevanda nazionale o a come la musica rock abbia modificato il tradizionale gusto melodico degli italiani sotto lo sguardo scettico della generazione del dopoguerra).

È vero, manifestazioni culturali diverse da quelle a cui siamo abituati (come ad esempio il velo per le donne musulmane) possono richiedere uno sforzo di adattamento; d’altra parte è però anche assai improbabile che queste manifestazioni esercitino un’influenza diretta sui nostri valori culturali.

GLI IMMIGRATI ARRIVANO DALL’AFRICA?

 

Anche, ma in realtà arrivano principalmente da altre regioni del mondo.

Nonostante nell’elenco dei primi 20 paesi di provenienza dei migranti in Italia figurino solo 3 paesi africani, il dibattito pubblico negli ultimi anni si è concentrato quasi unicamente sull’ “emergenza” migratoria provocata dagli sbarchi via mare dall’Africa. Questo ha avuto delle ripercussioni importanti non soltanto sull’immaginario legato alla figura del migrante (che nella maggior 6 parte dei casi non è un disperato in fuga dalla guerra o dalla povertà estrema, ma piuttosto un imprenditore o un operaio qualificato in cerca di fortuna), ma anche sulle politiche estere dei paesi europei che sempre di più in Africa hanno messo insieme cooperazione internazionale e sicurezza, spesso con risultati discutibili. Poiché come ONG che opera da più di 50 anni sul continente Africano ci troviamo a fare i conti con questo tipo di politiche, pensiamo sia importante concentrarsi in particolare sulla situazione africana e sulle ragioni per cui il continente è finito al centro del dibattito sulle migrazioni.

paese provenienza migranti italia Mani Tese 2019
(Dati Istat, 2018)

 

PERCHÉ L’AFRICA È COSÌ POVERA?

 

In realtà, l’Africa è un continente ricchissimo di risorse naturali. Quando pensiamo a queste risorse, è facile che il nostro pensiero vada ai diamanti della Sierra Leone, al petrolio della Nigeria o al coltan del Congo. Si stima che l’Africa possegga i tre quarti delle riserve mondiali di platino e la metà di quelle di diamanti e cromo, oltre a possedere riserve di petrolio pari a 120 miliardi di barili (più della metà di quelle dell’Arabia Saudita)[10].

documento posizionamento migrazioni Mani Tese 2019
Foto © Mirko Cecchi

 

Le risorse di cui dispone il continente tuttavia non sono solo quelle minerarie. In Africa ci sono, infatti, circa 600 milioni di ettari di terra coltivabile e di bacini idrografici in grado di produrre energia rinnovabile in grandissime quantità. Il problema sta nelle modalità predatorie con cui queste risorse sono state sfruttate fin dall’epoca coloniale da parte di attori esterni al continente – prima le potenze coloniali, poi le multinazionali – con ritorni quasi nulli nei paesi di produzione delle materie prime. Questo sistema economico ha contribuito a riprodurre lo squilibrio internazionale in termini di ricchezza e benessere che si è creato tra l’Africa e il resto del mondo fin dall’epoca coloniale.

MA ALLORA I GOVERNI EUROPEI DOVREBBERO INCORAGGIARE LE AZIENDE A INVESTIRE IN AFRICA!

 

Lo fanno, ma spesso gli investimenti stranieri non contribuiscono alla crescita economica dei paesi africani. In primo luogo, i profitti delle imprese straniere vengono portati all’estero. In secondo luogo, le multinazionali straniere spesso riescono a strappare illegalmente concessioni pluridecennali i cui unici beneficiari finiscono con l’essere i politici locali corrotti (basti pensare all’affare ENI in Nigeria). Buona parte del fenomeno dal land grabbing, l’accaparramento di terre da parte di imprese straniere nei paesi poveri, avviene in questo modo, senza nessuna considerazione per l’esistenza di popolazioni locali che vivono sulle terre assegnate e da esse dipendono per il loro sostentamento. Anche gli investimenti in infrastrutture intrapresi da aziende straniere hanno spesso conseguenze molto profonde sia a livello sociale sia ambientale, perché comunità a volte anche molto numerose si trovano improvvisamente senza terra (basti pensare alle conseguenze provocate dalla costruzione della diga Gibe 3 in Etiopia da parte dell’italiana Salini-Impregilo[11]) o con un territorio irrimediabilmente inquinato (come ad esempio è accaduto nel Delta del Niger, dove opera l’ENI). Nel 2012, insieme ad altre ONG europee, Mani Tese ha curato un rapporto intitolato “A caccia di risorse” dove il fenomeno degli investimenti stranieri in grandi appezzamenti di terra, detto “land grabbing”, viene analizzato attraverso alcuni casi studio.

ALLORA “AIUTIAMOLI A CASA LORO”?

 

Si tratta di uno slogan sbagliato, in primo luogo perché riduce la cooperazione a un’assistenza e sono almeno 40 anni che tutte le organizzazioni stanno lavorando nel senso di una vera collaborazione tra soggetti paritari.

Inoltre, il legame tra cooperazione e migrazioni è molto più complesso. Contrariamente a quanto spesso si pensa, la maggior parte dei migranti non provengono dai paesi più poveri, dove la maggior parte della popolazione non ha i mezzi per migrare, ma piuttosto da paesi che hanno indicatori di sviluppo socio-economico medio come Messico, Cina, o Filippine.

Oltre al fatto che nessuno studio ha dimostrato che la cooperazione possa essere uno strumento utile per disincentivare le migrazioni nel breve termine, oggi si tende a chiamare cooperazione anche una serie di politiche governative mirate piuttosto al contenimento dei flussi migratori attraverso il controllo delle frontiere e degli apparati di sicurezza dei paesi di provenienza e transito dei migranti.

La cooperazione non governativa è solitamente diversa da quella governativa: ci sono migliaia di storie di miglioramento della qualità della vita che Mani Tese potrebbe raccontare che in molti casi hanno rappresentato un’alternativa alla migrazione. È anche vero che se il Paese continua ad essere sfruttato, il suo governo corrotto servo degli interessi economico-finanziari e geopolitici di altri Paesi o delle multinazionali, è poi molto difficile che si creino le condizioni per uno sviluppo giusto ed equo che permetta un miglioramento complessivo della situazione.

E MANI TESE?

 

Mani Tese lavora da oltre 50 anni per promuovere il pieno sviluppo delle comunità del Sud del mondo. Questo lavoro ha un impatto sui comportamenti delle persone e sul lungo periodo potrebbe anche rallentare alcuni flussi migratori, ma non è nostra intenzione ostacolare la scelta libera di ogni persona di lasciare il proprio paese, se lo ritiene necessario. Per questo, nei nostri progetti, cooperiamo con le comunità locali affinché le persone non siano obbligate a migrare, ma abbiano la possibilità di auto-realizzarsi da un punto di vista sociale, famigliare, culturale ed economico, assumendo consapevolezza del loro essere cittadini.

Abbiamo allo stesso tempo anche il dovere di ridurre il numero dei morti a causa della migrazione: negli ultimi anni l’Europa è diventata la regione del mondo in cui si muore di più per cercare di attraversare illegalmente il confine (circa 3000 persone all’anno, con un picco di 5096 nel 2016, all’apice della crisi siriana). Questo vuol dire informare le persone prima della partenza sui rischi della migrazione illegale (come facciamo, ad esempio, nei nostri progetti in Guinea Bissau) e sostenere tutte le azioni di salvataggio in mare. Pur non occupandosi direttamente di operazioni di salvataggio, Mani Tese appoggia il lavoro svolto da altre ONG che hanno salvato migliaia di vite, colmando in molti casi l’assenza delle autorità politiche italiane ed europee.

MANI TESE COSA FA IN ITALIA?

 

Mani Tese si batte in Italia per contrastare ogni forma di tratta e di sfruttamento delle persone migranti e si impegna in azioni di pressione politica per favorire accordi fra stati e leggi nei paesi di accoglienza che permettano una migrazione sicura e legale. Inoltre, sostiene l’integrazione anche attraverso iniziative di Educazione alla Cittadinanza Globale.

La Federazione Mani Tese, che raccoglie tutte le nostre associazioni locali, accoglie migranti sia in termini di lavoro (nelle nostre Cooperative), sia in termini di accoglienza dei richiedenti asilo (il cosiddetto programma SPRAR, sistema di accoglienza dei richiedenti asilo).

L’ONG, che si occupa di cooperazione internazionale, ha inoltre promosso diversi progetti di co-sviluppo che mettono in collegamento le comunità di migranti presenti sul territorio italiano con le comunità dei paesi di origine.

Il problema, secondo noi, sta nella crisi delle politiche migratorie.

Le attuali politiche migratorie europee e italiane non sono state in grado di gestire la crescita dei flussi migratori, lasciando ai migranti soluzioni individuali che li espongono a sfruttamento (criminalità, lavoro nero, etc).

Aver cancellato tutte le forme di migrazione legale ha come risultato quello di spingere nell’illegalità tutti quelli che comunque trovano un modo per migrare in Italia (o in Europa). Secondo le stime delle Nazioni Unite, un numero compreso tra 2 e 8 milioni di persone si trovano in condizione di irregolarità all’interno del suolo europeo.

Come Mani Tese, riteniamo che la soluzione a questo problema possa passare unicamente per una migliore gestione dei flussi migratori: è necessario attivare canali legali per i migranti in cerca di lavoro e garantire l’adempimento degli accordi internazionali in materia di asilo politico riducendo gli attuali tempi di attesa per lo svolgimento delle pratiche.

Negli ultimi anni l’UE ha investito 13 miliardi di euro per affrontare il tema migratorio (circa l’1% del suo budget) e li ha indirizzato quasi esclusivamente a contrastare l’immigrazione illegale. Occorre investire di più e meglio per valorizzare le opportunità che la migrazione offre ai Paesi di accoglienza e minimizzare le criticità. Per questo, riteniamo che anche a livello italiano esistano una serie di misure che vanno dall’abolizione del reato di clandestinità previsto dalla legge Bossi-Fini, al riconoscimento dello ius soli, cioè dei diritti di chi nasce in Italia, all’elaborazione di un piano nazionale per il contrasto ai fenomeni sempre più diffusi di razzismo, xenofobia, intolleranza: queste misure sono assolutamente necessarie per garantire una convivenza pacifica e la massimizzazione dei benefici derivanti dal fenomeno migratorio, non solo per i migranti, ma anche per tutti noi.

SCARICA IL POSIZIONAMENTO SULLE MIGRAZIONI 

voi chiudete i porti noi apriamo le menti_cover_mani tese_2018


[1] Organizzazione Mondiale delle Migrazioni, 2018.
[2] Nazioni Unite, 2015
[3] UNHCR
[4] Istat, 2018
[5] Istat, 2018
[6] Istat, 2018
[7] Art. 14 del Decreto Sicurezza
[8] Corte Cost. Sent 24 maggio 2018 n.106
[9] Lavoce.info, 2017
[10] Al Jazeera, 2018
[11] Survival International, 2016

Jacky può (e chi non può): presentazione del portale educativo di Mani Tese

Il 24 gennaio si terrà la presentazione di “Jacky può”, il nuovo portale educativo dedicato ai ragazzi per diventare cittadini senza paura dell’economia.

Giovedì 24 gennaio si terrà presso la sede di Mani Tese (Piazzale Gambara 7/9, Milano) la presentazione di “Jacky può“, il nuovo portale educativo dedicato ai ragazzi per diventare cittadini e cittadine senza paura dell’economia.

L’iniziativa, promossa da Mani Tese in collaborazione con ActionAid, Fondazione Finanza Etica, Oxfam e WWF e con il contributo dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, rientra nell’ambito del progetto “New Business for Good. Educare, informare e collaborare per un nuovo modo di fare impresa” e intende avvicinare i ragazzi e le ragazze al concetto di cittadinanza economica attraverso la decostruzione di alcuni dei falsi miti del business as usual e l’immaginazione di un futuro prospero e sostenibile per il pianeta.

L’ingresso all’evento, dedicato soprattutto a insegnanti, formatori ed educatori, è libero e gratuito fino a esaurimento posti.
Si consiglia tuttavia l’iscrizione scrivendo a ecg@manitese.it.

Non vediamo l’ora di farvi conoscere questo nuovo strumento didattico pertanto…Vi aspettiamo numerosi/e!

Di seguito l’invito all’evento:

JACKY_INVITO_MANI TESE_2019

Nuovi muri, nuovi schiavi (Milano, 8 febbraio 2019)

Convegno su Migranti, tratta e moderne schiavitù (anche alla luce della Carta di Roma) in occasione della GIORNATA MONDIALE CONTRO LA TRATTA DI PERSONE

Anche quest’anno Mani Tese, il Centro Pime di Milano e Caritas Ambrosiana con il contributo di AICS e la collaborazione di Ucsi Lombardia e Fesmi, promuovono un importante convegno informativo e formativo in occasione della GIORNATA MONDIALE CONTRO LA TRATTA DI PERSONE, che si celebra l’8 FEBBRAIO:

NUOVI MURI, NUOVI SCHIAVI

Migranti, tratta e moderne schiavitù (anche alla luce della Carta di Roma)

Nel mondo, sono oltre 40 milioni i nuovi schiavi. E sono sempre di più i nuovi muri. Muri reali e simbolici che contribuiscono a creare – anche in Italia – maggiore insicurezza delle migrazioni e costringono le persone ad affidarsi a intermediari pericolosi, esponendole al rischio di traffico di esseri umani e di gravi forme di sfruttamento.

Il convegno è APERTO A TUTTI (INGRESSO LIBERO) e si terrà presso il CENTRO PIME MILANO in VIA MOSÈ BIANCHI 94.

PROGRAMMA

9.00-9.30: registrazione

PRIMA PARTE: IL QUADRO

9.30-10.15: UN MONDO DI MURI: TRATTA E SCHIAVITÙ NEL XXI SECOLO
Antonio Maria Costa, ex vice segretario generale Onu e direttore Ufficio Onu droga e crimine, Unodc (2002-2010)

10.15 – 10.45: IL MURO DEI DIRITTI UMANI NEGATI
Prof. Marco A. Quiroz Vitale, sociologo del diritto Università di Milano, autore di “Diritti umani e cultura giuridica”

10.45 -11.15: IL MURO DELLA PROPAGANDA (E LA CARTA DI ROMA)
Prof. Marco Valbruzzi, politologo Università di Bologna e coordinatore Istituto Cattaneo

11.15- 11.30 Pausa

SECONDA PARTE: I CASI

11.30 -11.50: MESSICO
René Manenti, Scalabriniani, Casa del Migrante di Tijuana

11.50 – 12.30: AFRICA OCCIDENTALE
Laudolino Carlos Medina, Associaçào dos Amigos da Criança (AMIC), Guinea-Bissau

12.30 – 13.00: ITALIA
Virginia Sabbatini, Progetto Presidio Caritas Italiana, grave sfruttamento lavorativo, Saluzzo

NEL POMERIGGIO
Laboratori su iscrizione
(con attestato di partecipazione)
14.30 – 16.30
Lab1. Lavoravo a strada: la tratta per lo sfruttamento sessuale in Italia oggi
Lab2. Schiavitù moderne, come parlarne in classe e perché
Lab3: Migrazioni e intercultura, come parlarne in classe e perché

Info:
Pime Milano: 02.43822313 / promozione@pimemilano.com / www.pimemilano.com
Mani Tese: 02.4075165 / ecg@manitese.it / www.manitese.it
Caritas Ambrosiana: 02.76037353 / donne@caritasambrosiana.it / www.caritasambrosiana.it

Il convegno è accreditato per la formazione permanente di giornalisti, assistenti sociali e insegnanti (MIUR)
Iscrizioni: giornalisti: SIGEF
Insegnanti: https://goo.gl/forms/hG1yd6WOJptUo92q2
Assistenti sociali: https://goo.gl/NHwnY3

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