Benin: la marcia delle donne che celebra la loro nuova autonomia

A Tampégré l’incredibile corteo spontaneo organizzato dalle coltivatrici e trasformatrici destinatarie dei progetti di Mani Tese per celebrare un’emancipazione frutto di dieci anni di cooperazione.

È davanti alla scuola pubblica elementare di Tampégré, un villaggio del comune di Toucountouna nel dipartimento dell’Atacora in Benin, che le donne di cinque gruppi, facenti parte dell’Unione Cooperativa delle donne trasformatrici di manioca, sostenuta da Mani Tese, hanno aperto la grande festa della manioca, organizzata l’8 marzo in occasione della Giornata Internazionale della Donna.

Indossando magliette realizzate per l’evento, le donne hanno dato il via a un corteo gremito e pieno di colori, di tuberi e di foglie di manioca.

«DONNE DEGNE E CONSAPEVOLI DEI NOSTRI DIRITTI E DOVERI: la fierezza di contribuire alla realizzazione delle nostre famiglie» è stato lo slogan del corteo. Una “fierezza” condivisa anche dal Capo del Villaggio di Tampegré, che si è congratulato con le donne per il loro impegno. È grazie a loro, infatti, che il villaggio ha potuto sconfiggere la fame.

 Oltre alle organizzatrici, al corteo hanno sfilato anche Achille Tepa, Rappresentante di Mani Tese in Benin, una delegazione del Consiglio Comunale di Toucountouna (comune di cui fa parte il villaggio di Tampegré) e una consistente delegazione di donne di altri gruppi, venute dai villaggi di Kouba, Maka, Tigninti, Koussocoingou e dalla cittadina di Toucountouna.

Un’esplosione femminile ha percorso la strada principale che attraversa tutto il villaggio, con canti, danze e grida di gioia, per celebrare la manioca, preziosa risorsa che viene trasformata in Garì (farina simile al cous cous) e grazie alla quale oggi le donne possono festeggiare la propria autonomia.

 Dopo circa due ore di spettacolo offerto ai passanti, affascinati dall’ardore delle donne e dalla folla impressionante, il corteo si è concluso all’interno del Centro di Promozione Rurale di Tampegré.

Pauline N’tcha, Presidente del comitato organizzatore del corteo, si è congratulata con le donne che hanno accettato di unirsi nell’organizzazione di questa festa. Ha raccontato la storia della collaborazione tra le donne e Mani Tese nel corso degli anni e ha concluso affermando che questa festa ha voluto essere il segno della loro riconoscenza nei confronti dell’Ong. Pauline ha infine esortato tutte le donne a unirsi a loro per portare avanti la lotta per la completa autonomia della donna.

Yoroto Yoro, la Presidente dell’Unione Cooperativa delle donne trasformatrici di manioca, ha espresso la grande soddisfazione delle donne dei gruppi di Tampegré per i risultati del progetto di Mani Tese, che ha permesso di valorizzare il ruolo della donna all’interno del villaggio. “Oggi grazie ai ricavi delle loro attività – ha dichiarato Yoroto – le donne riescono a contribuire alle spese della famiglia, a sostenere l’istruzione dei figli e a soddisfare i propri bisogni personali. Forti di tutto questo, oggi sono tenute in maggior considerazione dai loro mariti e da tutto il villaggio”.

 

 L’impegno di Mani Tese

Negli ultimi dieci anni Mani Tese in Benin ha sostenuto le associazioni e i gruppi di donne dell’Atacora promuovendo, in particolare, le attività di produzione, trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli locali, fra cui soprattutto la manioca. Queste attività hanno permesso alle donne di sviluppare in autonomia un’attività economica che genera reddito e riconoscimento sociale nelle comunità di appartenenza.

Achille Tepa, Rappresentante di Mani Tese in Benin, si è detto profondamente commosso da questa iniziativa spontanea: “Con questo evento le donne di Tampegré e tutte le altre donne dei gruppi venute a sostenerle hanno lanciato un segnale forte. Grazie a questa iniziativa, mi sono potuto rendere conto dell’utilità di tutto il lavoro che è stato fatto con loro, in particolare quello della formazione, della costruzione di infrastrutture, dell’acquisto di equipaggiamenti e attrezzature ed infine della facilitazione per permettere loro di ottenere microcrediti per il finanziamento delle loro attività”.

Achille ha inoltre colto l’occasione per ricordare la necessità di scolarizzare i bambini e, in particolare, le bambine: “La lotta di domani sarà la lotta delle persone istruite e consapevoli. Occorre quindi che le bambine siano ben preparate per poter proseguire questo processo di emancipazione”.

Nonostante i grandi passi avanti delle donne verso l’autonomia, infatti, permangono ancora diverse lacune sul piano dell’educazione e sui diritti. Per questo motivo, Achille Tepa, durante la celebrazione dell’8 marzo, ha presentato il Manuale di educazione civica per le donne curato da Mani Tese nell’ambito del progetto “Scuola, diritti e agroecologia per le bambine e le donne del Benin”.

“Questo manuale – ha spiegato Achille – servirà come supporto allo svolgimento delle sessioni di educazione civica organizzate da Mani Tese rivolte alle donne dei gruppi per il rafforzamento dell’esercizio dei loro diritti e doveri”.

Le donne di Tampégré, al termine della cerimonia, hanno offerto a tutti un pasto, a seguito del quale le presidenti dei gruppi, una dopo l’altra, hanno preso la parola lanciando la proposta di rendere questa bellissima iniziativa una ricorrenza annuale.

FRIDAYS FOR FUTURE: IN MOZAMBICO PER MANI TESE OGNI GIORNO È IL 15 MARZO

di Matteo Anaclerio, Coordinatore Progetto “Quelimane Agricola” in Mozambico “La civiltà viene sacrificata per dare la possibilità a una piccola cerchia di persone di continuare a fare profitti. La nostra biosfera viene sacrificata per far sì che le persone ricche in Paesi come il mio possano vivere nel lusso. Non possiamo risolvere una crisi senza […]

di Matteo Anaclerio, Coordinatore Progetto “Quelimane Agricola” in Mozambico

“La civiltà viene sacrificata per dare la possibilità a una piccola cerchia di persone di continuare a fare profitti. La nostra biosfera viene sacrificata per far sì che le persone ricche in Paesi come il mio possano vivere nel lusso.

Non possiamo risolvere una crisi senza trattarla come una crisi: dobbiamo lasciare i combustibili fossili sotto terra e dobbiamo focalizzarci sull’uguaglianza e se le soluzioni sono impossibili da trovare in questo sistema significa che dobbiamo cambiare il sistema. Non siamo venuti qui per pregare i leader di occuparsene. Tanto ci avete ignorato in passato e continuerete a ignorarci. Voi non avete più scuse e noi abbiamo poco tempo. Noi siamo qui per farvi sapere che il cambiamento sta arrivando, che vi piaccia o no. Il vero potere appartiene al popolo.”

Prendiamo spunto dalle parole di Greta Thunberg alla COP 24 per unirci anche noi nella protesta di questo 15 marzo: lo sciopero mondiale per il futuro. 

E qui in Mozambico, come in molti altri paesi, Mani Tese lavora ogni giorno per mitigare gli effetti del cambiamento climatico, per contrastare fenomeni come la desertificazione, l’erosione dei suoli e il disboscamento, proponendo pratiche agroecologiche di produzione e buone pratiche agricole per assicurare il diritto al cibo, sano e giusto e sostenibile per i contadini e per l’ambiente.

Essere amici dell’ambiente, oggi più che mai, è essere amici di se stessi. Il nostro futuro dipende da quello che facciamo oggi e che faremo domani.

Madre Teresa, nella sua saggezza diceva: “Sappiamo bene che ciò che facciamo non è che una goccia nell’oceano. Ma se questa goccia non ci fosse, all’oceano mancherebbe.” È il momento di assumerci le nostre responsabilità, di essere gocce coscienti, per formare un nuovo oceano e lottare perché i diritti della Terra siano i nostri.

Mani Tese è presente in Mozambico con i progetti  “Quelimane agricola: produce, cresce e consuma sostenibile” e il “Progetto Foreste: contrasto ai cambiamenti climatici”, entrambi cofinanziati dall’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo.

L’8 MARZO IN BENIN LE DONNE MARCIANO PER CELEBRARE LA LORO NUOVA INDIPENDENZA

Il corteo organizzato dall’Unione delle cooperative di donne trasformatrici di manioca di Tampègré destinatarie dell’intervento di Mani Tese.

Negli ultimi dieci anni Mani Tese in Benin ha sostenuto le associazioni e i gruppi di donne dell’Atacora promuovendo, in particolare, le attività di produzione, trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli locali, fra cui soprattutto la manioca. Queste attività hanno permesso alle donne di sviluppare in autonomia un attività economica che genera reddito e riconoscimento sociale nelle comunità di appartenenza.

Secondo Achille Tepa, Responsabile Paese di Mani Tese in Benin, tutto questo ha permesso dei passi in avanti concreti per quanto riguarda le condizioni materiali di vita delle donne dell’Atacora. “Oggi l’importanza delle donne all’interno delle proprie comunità rurali è una realtà concreta – sostiene Achille – a cui tutti possono assistere giorno per giorno. Nessuno può più contestare che le donne apportino un contributo significativo e spesso determinante alla vita delle proprie famiglie e, di riflesso, dei propri villaggi”.

Per questo motivo, in occasione della Giornata Internazionale della Donna, l’Unione delle cooperative di donne trasformatrici di manioca di Tampègré destinatarie dell’intervento di Mani Tese, ha deciso spontaneamente di celebrare l’importanza che la manioca ha avuto nel migliorare le loro vite organizzando un corteo che attraverserà il villaggio e sarà seguito da una piccola cerimonia.  Come spiega Yoroto Yoro, Presidente dell’Unione: “Vorremmo celebrare la manioca, spiegare come il progetto è iniziato e i risultati che ha prodotto nelle nostre vite e ringraziare i nostri partner, con l’appoggio dei quali abbiamo potuto realizzare questo percorso”.

Alla giornata saranno invitati Achille Tepa di Mani Tese e i suoi collaboratori, il sindaco del comune di Toucountouna alla cui giurisdizione appartiene Tampegré, le responsabili di altri gruppi di donne, il delegato di Tampègré, i saggi del villaggio e altre personalità politiche.

Achille si è detto commosso da quest’iniziativa spontanea delle donne. “Non ho mai assistito a un’iniziativa del genere da quando collaboro con i gruppi di donne. Sono molto fiero di questa idea, che mi ha permesso di constatare l’importanza del lavoro che abbiamo svolto insieme alle donne. Mi auguro che l’evento sia d’esempio per altre donne”.

Nonostante i grandi passi avanti delle donne verso l’autonomia, Achille si dice tuttavia preoccupato delle lacune che ancora permangono sul piano dell’educazione e sui diritti: “Piuttosto che essere celebrate per il proprio ruolo e per i propri successi, le donne del Benin sono mantenute nell’ignoranza dei propri diritti fondamentali e dei propri doveri di cittadine, rimanendo così vulnerabili e manipolabili contro il loro stesso interesse, soprattutto sul piano socio-politico”.

È proprio per contribuire al rafforzamento della marcia irreversibile delle donne verso l’autonomia, per combattere la violenza e le discriminazioni di genere e per promuovere i diritti inalienabili delle donne in Benin che Mani Tese si è impegnata nel progetto “Scuola, diritti e agroecologia per le bambine e le donne del Benin” nell’ambito del quale l’8 marzo verrà lanciato ufficialmente un manuale di educazione civica sui diritti delle donne, destinato alle unioni cooperative femminili sostenute da Mani Tese, e realizzato nell’ambito del progetto.

La Giornata Internazionale della Donna non sarà quindi solo un’occasione per festeggiare i successi raggiunti, ma anche per fare un passo in più. Il manuale servirà di supporto alle attività di sensibilizzazione che si terranno in seno ai gruppi e alle unioni cooperative di donne sul tema dei diritti e dei doveri civici delle donne.

Oltre a elencare i principali diritti delle donne, il manuale spiega la storia e il significato della Giornata Internazionale della Donna, introduce l’approccio di genere, elenca i doveri delle cittadine e sottolinea il loro ruolo nello sviluppo locale. Contiene anche alcuni consigli pratici per gli uomini che desiderino contribuire in maniera attività all’uguaglianza di genere. Infine, il manuale introduce la legge del Benin N°2011-26 del 9 gennaio 2012 per la repressione della violenza contro le donne e le bambine.

Il messaggio di speranza, riportato nella conclusione, è che le donne delle unioni cooperative, alle quali il manuale e i corsi di educazione civica sono destinati, possano contribuire alla costruzione di un nuovo  modello di riferimento per le donne delle zone rurali del Benin.

Nelle foto, alcuni momenti dell’organizzazione della giornata dell’8 marzo

8 marzo benin mani tese 2019

 

achille benin mani tese 2019

15 marzo: cambiare il sistema per cambiare il clima!

Mani Tese aderisce allo Sciopero Mondiale per il Futuro del 15 marzo 2019

Anche Mani Tese aderisce allo Sciopero Mondiale per il Futuro del 15 marzo 2019 e invita i suoi volontari e simpatizzanti a scendere in piazza in tutte le città d’Italia, partecipando alle decine di iniziative che si stanno organizzando dal basso.

’Cambiare il sistema per cambiare il Clima’ è diventato negli anni per Mani Tese una declinazione fondamentale del proprio Impegno di Giustizia – dichiara Sara de Simone, Presidente di Mani Tese – Greta Thunberg e gli studenti di tutto il mondo ne fanno oggi il loro manifesto generazionale e noi non possiamo che schierarci, orgogliosi, al loro fianco e sostenerli con ogni mezzo”.

Mani Tese è impegnata da tempo nella promozione della giustizia climatica occupandosi da sempre del tema dell’impatto delle attività umane sul pianeta, sia in termini di equità che in termini di sostenibilità.

In Kenya, ad esempio, Mani Tese sta lavorando per la tutela del bacino del fiume Molo, una zona strategica per la sicurezza alimentare del Paese sempre meno resiliente a causa dello sfruttamento intensivo delle risorse forestali.

In Mozambico sta promuovendo un progetto di riforestazione che consenta di mitigare gli effetti del riscaldamento globale.

In Ecuador ci siamo attivati contro lo sfruttamento petrolifero nel Parco Nazionale dello Yasuní, nel cuore della foresta pluviale, uno dei punti del pianeta a più alto indice di biodiversità, realizzando un film documentario e una campagna di denuncia.

A Taranto dal 2017 seguiamo e supportiamo le mobilitazioni delle associazioni e dei comitati locali che chiedono la chiusura e la riconversione di un acciaieria che è tra le più inquinanti in Europa e nel 2018 abbiamo realizzato una Summer School sulla giustizia ambientale.

L’appuntamento per gli amici e le amiche di Milano per il 15 marzo 2019 è alle 17.40 davanti alla fontana di Piazza Castello. Chi è interessato può scrivere a milano@manitese.it oppure chiamare al numero 346 0122334.

IL CENTRO PER LE DONNE VITTIME DI VIOLENZA IN GUINEA-BISSAU: INTERVISTA AD AMIC

Intervista a Fernando Cá del centro di accoglienza per vittime di violenza e matrimoni forzati/precoci di cui Mani Tese sosterrà la riapertura.

La nostra intervista a Fernando Cá, amministratore del centro di accoglienza in Guinea-Bissau per vittime di violenza e matrimoni forzati/precoci di AMIC – Amigos da Criança, di cui Mani Tese sosterrà la riapertura, che avverrà nel mese di marzo in occasione della Giornata Internazionale della Donna, nell’ambito del progetto “Libere dalla violenza – emancipazione e diritti per ragazze e donne in Guinea Bissau”, cofinanziato dall’Unione Europea.

Com’è nato il centro di accoglienza?

Fernando Cá: “Nel 2012 AMIC ha aperto un centro di accoglienza per vittime di matrimonio forzato e precoce, perché all’epoca non esisteva un riferimento per le vittime di violenza di genere. Prima io e i miei colleghi, infatti, ospitavamo queste donne nelle nostre case, dove rimanevano per qualche tempo mentre tentavamo di trovare un modo per reintegrarle.
La casa in realtà era in costruzione dal 2009, con il sostegno dell’ambasciata americana. Nel 2012 ha iniziato a operare con un partenariato con la Chiesa Evangelica che già ospitava ragazze in una struttura affittata a Bissau. Di queste, alcune sono poi state trasferite qui da noi nel centro. Da quel momento abbiamo iniziato a lavorare insieme per la difesa e la promozione dei diritti delle bambine e ragazze.

I nostri strumenti in termini di supporto legale si basano sulle leggi nazionali e sulle convenzioni degli accordi di protezione internazionale firmati dal nostro Paese”.

Perché il centro ha dovuto chiudere?

“C’è stato un tempo, nel 2017, in cui il centro ha ospitato circa 80 vittime di tentativo di matrimonio forzato e precoce. Il funzionamento, a causa della mancanza di fondi, era diventato insostenibile.
Abbiamo dovuto cambiare la nostra filosofia e trasferire le ragazze in un altro centro. Ora stiamo riaprendo il nostro”.

Avete accolto anche donne vittime di violenza domestica?

“Esattamente. A volte queste donne arrivavano da noi con i bambini sulle spalle…Noi le abbiamo accolte perché questo è un centro per tutte le vittime, anche se la maggior parte erano ragazze. Abbiamo accolto donne di tutte l’età e abbiamo sempre cercato di risolvere il problema e, ove questo era possibile, di riportarle in famiglia”.

Quali sono le prospettive che AMIC desidera per il centro?

“Siamo partiti in una situazione molto difficile, ma ora con l’infrastruttura già completa, penso che continueremo a lavorare e ad associarci con altri partner anche perché è un lavoro di portata nazionale. Per una singola realtà è difficile sostenere tutte le spese, quindi vorrei fare un appello a chiunque voglia sostenere il centro e aiutarci a ridurre al minimo la sofferenza delle vittime perché sappiamo che quando non ricevono il sostegno adeguato queste donne si sentono ‘rivittimizzate’.

La nostra struttura può garantire loro rifugio, assistenza psicologica, sociale e legale in collaborazione con la polizia e il tribunale fino ad arrivare ad accertare la responsabilità dell’autore del crimine”.

IN KENYA DAI RIFIUTI NASCE LA LUCE

Gli studenti che partecipano al corso di formazione sull’energia solare costruiscono una lampada con materiali di recupero nell’ambito del progetto IMARISHA

In Kenya continuano le lezioni in tecnologie solari, propedeutiche all’avvio di un’impresa sociale di giovani per la commercializzazione e la manutenzione di kit fotovoltaici e la realizzazione di piccoli circuiti a led con materiali di riciclo previste nell’ambito del progetto “Imarisha, Energie rurali per la lotta al cambiamento climatico e la salvaguardia dell’ambiente” cofinanziato dall’Agenzia Italiana per la cooperazione allo sviluppo.

Uno degli ultimi temi trattati è stata la costruzione di piccole lampade solari a partire da materiali di recupero.

Si tratta di un modo per sviluppare la maestria e la creatività dei giovani e per fornire sul mercato locale alternative low cost alle lampade solari attualmente commercializzate. In più, è un’occasione per promuovere il riciclo e riuso di materiali altrimenti destinati a essere dispersi nell’ambiente: una priorità da sempre nel cuore di Mani Tese.

Ma lasciamo parlare il video in cui il formatore e i ragazzi mostrano a Samuele, il capo progetto di Mani Tese in Kenya, il primo prototipo. Davvero sorprendente!

I MIGRANTI BURKINABÉ DIVENTANO UNA RISORSA PER LA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Mani Tese lancia un progetto di sviluppo d’imprese sociali innovative in Burkina Faso con la partecipazione dei migranti in Italia.

Non solo attentati e rapimenti, che purtroppo stanno riempendo le cronache quotidiane del piccolo Paese africano, esiste un Burkina Faso che cerca di reagire, un Paese in cui si dà vita a nuove opportunità economiche e a uno sviluppo inclusivo e sostenibile. È questo l’obiettivo del nuovo progetto lanciato nelle scorse settimane da Mani Tese nel Paese.

Imprese sociali innovative e partecipazione dei migranti per l’inclusione sociale in Burkina Faso è un progetto cofinanziato dall’Agenzia Italiana per la cooperazione allo sviluppo e dalla Fondazione Maria Enrica e realizzato da Mani Tese in partenariato con Fondazione ACRA, CeSPI, Chico Mendes, Ital-Watinoma, Comune di Milano, Comune di Ouagadougou, Associazione Watinoma, FIAB (Federazione nazionale delle industrie agroalimentari e di trasformazione del Burkina Faso) e FENAFERB (Federazione nazionale delle donne rurali del Burkina Faso).

I territori interessati sono le province del Boulgou e del Boulkiemdé e la capitale Ouagadougou.

“In Burkina Faso l’incidenza della povertà riguarda il 40% della popolazione, in particolar modo nelle aree rurali, dove vive più del 90% delle persone sotto la soglia della povertà” dichiara Giovanni Sartor, Responsabile della Cooperazione Internazionale di Mani Tese “Per questo motivo il progetto si pone come obiettivo quello di migliorare le condizioni di vita della popolazione rurale in Burkina Faso e intende farlo attraverso uno sviluppo inclusivo e sostenibile”.

Il progetto vuole infatti favorire lo sviluppo di attività produttive, imprenditoriali e innovative, valorizzando le produzioni agricole locali e agro-ecologiche e promuovendo il coinvolgimento di donne, giovani e migranti in Italia.

Quello dei migranti burkinabé in Italia, in particolare, è un ruolo importante nel quadro del progetto.

“Il progetto intende favorire lo sviluppo di piccole e medie imprese anche nei luoghi di origine dei migranti in Italia attraverso la valorizzazione delle loro competenze e delle loro risorse relazionali ed economiche.” spiega Sartor “Sono sei le associazioni di migranti, da Treviso a Napoli passando per Fiorenzuola, che stanno partecipando al progetto grazie a un percorso di formazione condotto da CeSPI e che sosterranno altrettante piccole medie imprese in Burkina Faso contribuendo, al contempo, allo sviluppo del loro Paese d’origine”.

Sono 40 le piccole e medie imprese in Burkina Faso che beneficeranno di formazione e orientamento e incontri con imprenditori ed esperti.  In queste settimane parteciperanno alla progettazione del piano d’impresa, a sessioni di formazione gestionale, amministrativa e di promozione e a incontri con gli istituti di microfinanza per facilitarne l’accesso al credito. Per 20 di loro, quelle con il piano d’impresa più promettente, al termine del percorso formativo ci sarà la possibilità di ottenere un finanziamento. Sono in totale 154.000 euro i fondi messi a disposizione per migliorare la produzione attraverso l’acquisto di equipaggiamenti e attrezzature.

“Il nostro intento è quello di promuovere soprattutto i prodotti di qualità di piccoli produttori locali che difficilmente riescono a collocarsi sul mercato” aggiunge Sartor.

Per questo motivo, il progetto prevede, grazie al lavoro del partner Fondazione ACRA, lo sviluppo dell’Impresa sociale Ke de Burkinabé che promuove il consumo di prodotti locali e si occupa della loro commercializzazione sostenendo i produttori, curando in particolare gli aspetti relativi alla qualità e al packaging del prodotto. La promozione di prodotti locali avviene inoltre con il coinvolgimento delle Istituzioni, in particolare con il comune di Ouagadougou che intende promuovere l’agricoltura urbana e uno scambio di buone pratiche con il comune di Milano a partire dall’esperienza del Milan Urban Food Policy Pact.

Il progetto prevede infine il coinvolgimento dei giovani in attività di miglioramento delle loro competenze NTIC (Nuove Tecnologie di Informazione e Comunicazione) applicate nell’attività di impresa anche con l’uso di materiale informatico di recupero.

IN BURKINA FASO PIANTIAMO I SEMI DI UN NUOVO PROGETTO

Al via le attività di agricoltura urbana del progetto “Imprese sociali innovative e partecipazione dei migranti per l’inclusione sociale in Burkina Faso”

Lunedì 11 febbraio 2019 si è tenuto l’evento di lancio delle attività di agricoltura urbana a Ouagadougou che ha inaugurato anche nella capitale il progetto “Imprese sociali innovative e partecipazione dei migranti per l’inclusione sociale in Burkina Faso, cofinanziato dall’Agenzia Italiana per la cooperazione allo sviluppo e dalla Fondazione Maria Enrica. Nei mesi scorsi il progetto era stato presentato a Koudougou e Tenkodogo, capoluoghi delle due regioni, Centro Ovest e Centro Est, dove si svolgono le attività di sostegno alle imprese agroalimentari e di coinvolgimento della diaspora burkinabè in Italia previste dall’intervento.

La cerimonia si è svolta alla presenza del sindaco di Ouagadougou Armand Béouindé ed è stata aperta con i saluti delle autorità pubbliche e tradizionali del quartiere di Tanghin, area che fa parte della cosiddetta cintura verde della capitale dove si è svolto l’evento. Le autorità hanno sottolineato l’importanza di investire in agricoltura anche in ambito cittadino, con un’attenzione particolare ai soggetti più vulnerabili.

È poi intervenuto il rappresentante della Federazione degli orticoltori urbani ricordando che sono migliaia gli aderenti che praticano attività orticole a Ouagadougou e che c’è ancora molta terra disponibile per essere coltivata.

La parola è poi passata a Giovanni Sartor, Responsabile cooperazione internazionale di Mani Tese, che ha dichiarato come sia fondamentale investire in agricoltura in ambito urbano promuovendo la transizione agroecologica e ha portato come esempio la città di Milano, partner di progetto con cui è prevista un’attività di scambio, seconda città agricola d’Italia che ha costituito il parco agricolo sud Milano e attua politiche attente al consumo di cibo locale, sano e di qualità. Rispetto a quest’ultimo aspetto è intervenuta anche Elena Scanferla, direttrice di ACRA, partner di progetto, che ha brevemente introdotto la componente dell’intervento riguardante l’impresa sociale Ké de burkinabé, che si occupa di promuovere e commercializzare produzioni locali, sane e di qualità nella capitale.

La parola è quindi passata al sindaco della città che, ringraziando Mani Tese e ACRA per l’impegno nel progetto, ha ricordato brevemente le attività previste a Ouagadougou, tra le quali lo studio cartografico e il censimento dei perimetri orticoli, il sostegno alle donne produttrici e il concorso per i giovani nell’ambito delle nuove tecnologie. Ha infine ricordato che anche il comune ha impegnato delle risorse per le attività, che si aggiungono a quelle messe a disposizione dal progetto, in particolare per quanto riguarda la formazione dei produttori urbani.

Il primo cittadino ha chiamato ad affiancarlo per dare l’avvio ufficiale al progetto il dott. Domenico Bruzzone, direttore della sede AICS di Ouagadougou, che ha ricordato la solida amicizia che lega Italia e Burkina Faso, testimoniata anche dalla presenza positiva di migliaia di burkinabé in Italia, alcuni dei quali sono coinvolti nel progetto, e che ha elogiato questo tipo di interventi innovativi frutto di un partenariato ampio e di un positivo scambio di esperienze.

Il dott. Bruzzone e il sindaco Béouindé, insieme alle altre autorità presenti, hanno dato il via ufficiale al progetto piantando alcuni semi, in segno di augurio per la sua buona riuscita, mentre Wendy Lenarduzzi, la responsabile Paese di Mani Tese in Burkina Faso, ha piantato il primo albero.

A proposito del progetto

Il progetto “Imprese sociali innovative e partecipazione dei migranti per l’inclusione sociale in Burkina Faso di durata triennale, è nel corso della sua prima annualità ed è realizzato da Mani Tese in partenariato con Fondazione ACRA, CeSPI, Chico Mendes, Ital-Watinoma Comune di Milano, Comune di Ouagadougou. Ass. Watinoma, FIAB (Federazione nazionale delle industrie agroalimentari e di trasformazione del Burkina Faso) e FENAFERB (Federazione nazionale delle donne rurali del Burkina Faso). Il progetto è cofinanziato dall’Agenzia Italiana per la cooperazione allo sviluppo  e dalla Fondazione Maria Enrica.