ONLINE LA LIBRERIA MULTIMEDIALE PER L’EDUCAZIONE ALLA CITTADINANZA GLOBALE
La nostra cassetta degli attrezzi per l’Educazione alla Cittadinanza Globale pensata per docenti, formatori, studenti e studentesse.
La scuola finalmente riparte e per farlo alla grande ha bisogno delle migliori competenze ed energie di docenti, esperti, formatori, educatori, genitori e ovviamente studenti e studentesse.
Per questa ripartenza del tutto particolare abbiamo pensato di condividere online alcuni dei nostri migliori strumenti e contenuti per fare Educazione alla Cittadinanza Globale ed Educazione Civica.
Si tratta di una vera e propria libreria didattica multimediale, realizzata dai formatori di Mani Tese, e messa a disposizione per tutti, pensata soprattutto per i docenti, per i formatori e per gli studenti e le studentesse.
La libreria presenta, in modo semplice e comparabile, decine di strumenti e risorse indispensabili per poter lavorare con gruppi di giovani (e meno giovani!) sulle sfide del XXI secolo e per aiutarli a sviluppare le competenze di cittadinanza globale.
Navigando al suo interno troverete il materiale catalogato per categorie: ice-breakers per riscaldare l’ambiente all’inizio di un percorso; giochi cooperativi e giochi di ruolo per ribaltare la prospettiva sui problemi contemporanei; approfondimenti mirati; metodi di facilitazione; contenuti video prodotti da Mani Tese e due kit didattici multimediali, comprensivi di Linee Guida per docenti e formatori, utilissimi sia come supporto nelle classi che per la didattica a distanza. La navigazione è facilitata dalla possibilità di ricerca anche per tematiche e fasce d’età verso le quali sono rivolte le singole proposte.
La nostra Library funziona come una cassetta degli attrezzi virtuale che si focalizza su alcune tematiche chiave per sviluppare unità didattiche transdisciplinari e poter lavorare con ragazzi/e sui 17 Obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU. Vogliamo preparare il terreno per far germogliare le competenze di cittadinanza.
Da anni il nostro obiettivo è quello di aiutare i giovani a maturare competenze per affrontare le sfide del XXI secolo e, quindi, per trasformare – nella direzione dell’Agenda 2030 – il nostro stile di vita e le nostre comunità per un futuro più sostenibile e più giusto.
Non ci accontentiamo di denunciare i problemi contemporanei, non basta più identificarne le cause, dobbiamo costruire insieme nuove strade fondate sul rispetto dei diritti umani e dei limiti ecologici del nostro Pianeta Terra. L’anello centrale di questa trasformazione è la formazione: da qui possiamo ripartire per abbandonare il mito della crescita infinita su un Pianeta dalle risorse limitate; da qui dobbiamo ripartire per contrastare la disuguaglianza economica, che permette all’1% più ricco del mondo di detenere più ricchezza di 6,9 miliardi di persone messe insieme. Da qui, in sostanza, vogliamo ripartire nelle prime settimane di scuola per non lasciare indietro nessuno.
SUN RAE, STORIA DI UNA BAMBINA VITTIMA DI ABUSI IN CAMBOGIA
Sun Rae, ospite del centro di accoglienza di Damnok Toek, ha avuto un’infanzia difficile, ma ora è rinata e vuole diventare una cantante.
Sun Rae* ha 13 anni ed è nata a Poipet, una città nel nord-ovest della Cambogia, al confine con la Thailandia. Quando ancora era piccola, i suoi genitori si separarono, il padre sposò un’altra donna e poi si trasferì a Phnom Penh, perdendo i contatti con la famiglia.
La madre di Sun Rae era povera, non possedeva una casa, né poteva permettersi di affittare una stanza. Così, in seguito alla partenza del padre, Sun Rae e la madre camminavano ogni giorno per le strade facendo l’elemosina per potersi comprare qualcosa da mangiare. Di notte poi, cercavano un riparo o un giardino pubblico dove dormire fino al giorno successivo, quando avrebbero ripreso a chiedere l’elemosina fino a notte fonda.
Come se non bastasse, la madre di Sun Rae aveva problemi con l’alcol e quando beveva diventava nervosa e mandava Sun Rae a mendicare da sola. Un giorno, però, le autorità locali trovarono Sun Rae per strada e, dopo aver compreso che non aveva cibo né riparo, la indirizzarono al centro di accoglienza di Damnok Toek dove venne intervistata dal personale e dai membri del Dipartimento degli affari sociali.
Nel centro di accoglienza, lo staff di Damnok Toek scoprì che era malnutrita e senza forze. Aveva difficoltà nel ricordare gli episodi passati e aveva paura di parlare. Sun Rae era tranquilla e timida con gli altri bambini del centro e continuava a chiedere di tornare da sua madre, ma gli assistenti sociali di Damnok Toek non riuscirono a trovarla, anche perché neanche la bambina sapeva dove potesse essere.
Dopo essere rimasta nel centro per un po’, Sun Rae un giorno raccontò a uno dei membri dello staff di un fatto che le successe mentre era sola a chiedere l’elemosina. Disse di aver subito molestie sessuali da parte di un uomo: aveva paura di lui ed era troppo spaventata per allertare le autorità. Il coordinatore di Damnok Toek, appreso dell’accaduto, denunciò immediatamente l’episodio alla polizia, ma purtroppo non riuscirono mai a trovare l’uomo che abusò della piccola.
Sun Rae adesso sta bene e il centro di Damnok Toek le offre un posto sicuro dove vivere, tre pasti al giorno, cure mediche, controlli sanitari e istruzione. Grazie alle lezioni, abbiamo appreso che Sun Rae è una brava studentessa: sa leggere e scrivere, disegna e si diverte con diverse attività. Ama anche cantare e ballare pezzi tradizionali Khmer (il gruppo etnico più popoloso in Cambogia).
“Vorrei ringraziare Damnok Toek che mi ha salvato e mi ha fornito molte opportunità per imparare – dice Sun Rae – Ora sono forte e coraggiosa dopo aver vissuto qui. In futuro voglio essere una cantante pop. Il mio grande sogno è quello di tornare a vivere con mia madre e prendermi cura di lei.”
*Nome di fantasia per proteggere la privacy del minore.
Qui di seguito alcune foto dal centro di accoglienza di Damnok Toek:
Didattica a distanza: un moltiplicatore di disuguaglianza
Secondo un’indagine della Global Campaign for Education Italia in collaborazione con AstraRicerche, la Didattica a Distanza ha aumentato le differenze fra gli studenti.
La Didattica a
Distanza ha accentuato le differenze tra gli studenti e il 60% delle ragazze e
dei ragazzi è rimasto indietro con compiti e lezioni.
È quanto emerge dall’indagine realizzata dalla Global Campaign for Education Italia (di
cui Mani Tese fa parte), in collaborazione con AstraRicerche e basata su interviste a oltre 2.800 insegnanti in tutta Italia che hanno raccontato le
difficoltà quotidiane degli studenti durante il lockdown fra disagio in
famiglia, difficoltà di connessione e la fatica di mantenere la concentrazione
davanti a uno schermo.
Secondo l’80% di loro, più
della metà degli studenti è rimasta indietro nel percorso di studi e il
motivo principale sarebbe la presenza di
situazioni di disagio in famiglia, come ad esempio la mancanza di spazi dove
studiare o seguire le lezioni e tensioni in famiglia.
“I risultati dell’indagine ci aiutano a capire quanto
il periodo di lockdown abbia inciso sull’aumento della povertà educativa in
Italia – afferma Giacomo Petitti,
Responsabile Educazione e Formazione di Mani Tese – Più dell’80% degli
insegnanti dichiara che con le scuole chiuse le differenze tra gli alunni si
sono accentuate e chi aveva meno possibilità di seguire le lezioni a distanza è
rimasto indietro.”
“I prossimi mesi – continua
Petitti – saranno decisivi per cercare di ridurre la distanza tra gli
studenti che hanno una situazione familiare agiata, una connessione stabile e
un device a propria disposizione, e quelli che non sono in condizione di godere
appieno da casa del diritto allo studio. È su di loro che occorre concentrare
gli sforzi.”
“Mani Tese, con il proprio programma di contrasto alle
povertà educative attivo in cinque regioni italiane, è accanto ai minori, agli
insegnanti e ai genitori con progetti concreti, attraverso i quali faremo del
nostro meglio per ridurre il gap e assicurare a tutte le bambine e i bambini le
stesse possibilità di ricevere un’istruzione adeguata. ”
Qualche info sulla Global Campaign for Education Italia
La Global Campaign for Education Italia nasce l’11 dicembre 2008, quando un gruppo di organizzazioni che aderiscono alla campagna a livello internazionale e sono presenti in Italia lanciano la Coalizione italiana che si impegna a coinvolgere altre organizzazioni interessate e con competenza sul tema educazione, nonché partner strategici per sviluppare le attività della campagna. Aderiscono alla Coalizione italiana della Campagna Globale per l’Educazione (CGE): ARCS – Children in Crisis – CBM Italia – CIFA Onlus – Cisl Scuola – ICEI – Magis – Mais Ong – Mani Tese – Oxfam Italia – Plan International – PRO.DO.C.S. – RE.TE.Ong – Save the Children Italia Onlus – Sightsavers International Italia – VIS – WeWorld.
GUATEMALA, IL CORONAVIRUS NON FERMA LA DISTRIBUZIONE DI CIBO
In Guatemala, dove l’emergenza sanitaria si aggiunge all’emergenza alimentare, grazie a una donazione di Mani Tese Firenze è stato possibile consegnare cibo alle famiglie più in difficoltà.
Purtroppo in questi mesi, con l’arrivo del Coronavirus, la situazione già critica della popolazione è ulteriormente peggiorata: da una parte, infatti, si è manifestata un’emergenza sanitaria che non ha risparmiato neanche il Guatemala ( 41.135 casi Covid e 1.573 morti al 23 luglio secondo l’OMS), dall’altra il blocco delle attività lavorative ha fatto aumentare la fame e la povertà.
Non si sono fermati, però, gli sforzi per supportare le famiglie della zona e, grazie a una donazione di Mani Tese Firenze dedicata all’emergenza Coronavirus, è stato consegnato cibo a 166 famiglie della comunità di Guayabillas nel municipio di Jocotán, dipartimento di Chiquimula.
La chiusura della frontiera con la Thailandia sta provocando una grave crisi economica che ha messo molte famiglie sul lastrico: il nostro partner Damnok Toek continua però a sostenere i più vulnerabili.
Poipet è una città che si trova nell’area nord-ovest della Cambogia, al confine con la Thailandia. Grazie al commercio transfrontaliero e a recenti investimenti cinesi, la città offre oggi molte opportunità economiche e negli ultimi anni hanno aperto fabbriche, casinò, bar e nello specifico molti bar karaoke, noti purtroppo come luoghi di prostituzione.
Molte famiglie cambogiane si trasferiscono a Poipet da tutto il Paese, nella speranza di migliorare la loro condizione economica e dare un futuro migliore ai propri figli. Purtroppo, essendo poco istruiti e poco qualificati, i membri di queste famiglie e in particolare i bambini sono fra i soggetti più a rischio di sfruttamento. Se i bambini finiscono spesso nella spirale del trafficking, i genitori vengono invece sfruttati per lavori umili pagati in media 3 dollari al giorno, una somma ovviamente non sufficiente per sopravvivere.
In questo contesto già critico, la pandemia di Covid-19 ha ulteriormente aggravato la situazione e la chiusura del confine Cambogia-Thailandia ha interrotto quel flusso di turisti che garantiva buoni affari a bar, ristoranti, casinò e ad altre imprese locali. Molte attività sono state costrette alla chiusura e le fabbriche hanno visto calare gli ordini con la conseguenza che molti lavoratori sono stati lasciati a casa.
Questo scenario ha d’altra parte offerto nuove opportunità ai trafficanti illegali che riescono comunque a far passare merci e persone oltre il confine, usando un ponte lontano dal valico di frontiera principale. Per molte persone questa è purtroppo l’unica possibilità per trovare lavoro e aiutare le proprie famiglie. In Thailandia, però, le leggi sull’immigrazione illegale sono severe, in particolare in questo momento, e molti cambogiani vengono arrestati durante o poco dopo il tentativo di sconfinamento.
Il sindaco di Poipet il 26 maggio ha dichiarato: “La popolazione della città si è ridotta del 40% dall’inizio del 2020 a causa della pandemia di Covid-19 e della chiusura di molte imprese che ha comportato il rinvio di gran parte della produzione e l’annullamento di molti contratti di lavoro. Inoltre negli ultimi mesi per le strade della città sono aumentati i bambini che chiedono l’elemosina, sono aumentati i furti, le irruzioni nelle case, il gioco d’azzardo e le attraversate illegali verso la Thailandia in cerca di lavoro. Circa il 45% delle famiglie sta lottando poi per sostenere i costi della vita quotidiana che sono aumentati anche a causa dell’inflazione”.
Mani Tese a Poipet da diversi anni supporta l’associazione Damnok Toek che accoglie nel suo centro i bambini e le bambine vittime di trafficking e abusi, per riabilitarli e reintegrarli nelle loro famiglie. Anche in questo periodo complicato le attività sono proseguite, ovviamente adottando le adeguate misure di sicurezza per staff e beneficiari di cui abbiamo parlato in questo articolo. Ora però gli operatori di Damnok Toek hanno notato sempre più bambini vivere in strada e intere famiglie nelle discariche e così sono aumentati gli sforzi in favore di questi soggetti più deboli e più vulnerabili.
I bambini del centro di accoglienza e del centro di assistenza hanno accesso all’e-learning per continuare con le lezioni e l’ufficio dell’impiego continua a supportare i giovani che sono alla ricerca di un lavoro. L’ufficio, purtroppo, in questo periodo è inondato di chiamate di chi chiede assistenza perché ancora non ha un impiego e gli operatori di Damnok Toek hanno scoperto che molti di quelli che hanno perso il lavoro sono tornati nelle loro province di origine. Altri invece sono stati costretti a vendere il proprio telefono cellulare o altri oggetti per acquistare beni di prima necessità.
Il centro di accoglienza non è accessibile a pieno regime, ma piccoli gruppi di bambini a turno possono entrare per giocare, studiare, lavarsi e ricevere un pasto nutriente. Questa struttura è essenziale che resti attiva durante la pandemia in quanto si rivolge ai bambini che vivono in strada o che lavorano in strada.
Gli insegnanti del nostro programma di educazione non formale (NFE) e il personale del centro di accoglienza stanno facendo regolarmente visite a domicilio agli studenti e distribuendo o raccogliendo i compiti. Al contempo stanno distribuendo pacchi alimentari alle famiglie più bisognose che hanno espresso la massima riconoscenza per l’aiuto ricevuto in questo momento di grande difficoltà.
Il nostro gruppo di sensibilizzazione a Poipet sta poi continuando a condurre visite familiariper informare i bambini e le loro famiglie sulle misure di prevenzione del Covid-19. Anche in questo caso l’attività si affianca a un’opera di distribuzione di cibo che ha come destinatari i bambini che vivono in strada (in molti casi si tratta degli stessi bambini che visitano il centro di accoglienza per lavarsi o per ricevere un pasto).
Un’altra modalità di sensibilizzazione della comunità sul tema del Covid-19 è stata la diffusione di messaggi tramite altoparlanti e materiali cartacei che sono stati distribuiti usando i tradizionali tuk tuk come mezzo di trasporto. I nostri agenti ChildSafe – che sono venditori, conducenti di tuk tuk, conducenti di motodup e altri membri della comunità – sono stati opportunamente formati per spiegare alla popolazione di Poipet le norme di sicurezza per prevenire la diffusione del Covid-19.
Secondo l’associazione Damnok Toek, se il confine tra Thailandia e Cambogia rimarrà chiuso, sempre più famiglie si troveranno nella situazione di dover chiedere aiuto per sopravvivere, perché attualmente le fonti di reddito sono pochissime. Prima della pandemia molte persone trovavano lavoro come conducenti di motodup, operai di fabbrica, lavorando nei casinò oppure migrando in Thailandia dove ci sono opportunità nella pesca, nel trasporto merci o nell’industria tessile. Ora però le opzioni sono molto più limitate e le famiglie non sanno più come dar da mangiare ai propri figli.
Qui di seguito alcune foto delle attività di sensibilizzazione realizzate da Damnok Toek.
A conclusione del primo anno di attività del progetto Piccoli che Valgono! è stato realizzato il video “La voce dei piccoli” che mostra i lavori realizzati dagli studenti.
Il video La voce dei piccoli è stato prodotto dall’Associazione Il Timonein qualità di partner nel progetto nazionale Piccoli che Valgono! e rappresenta la conclusione del primo anno delle attività di progetto che hanno coinvolto tutte le classi quarte della primaria e tutte le prime medie dell’Istituto Comprensivo di Sansepolcro.
Con la chiusura delle scuole, il 5 marzo, la responsabile del progetto, Cristina Falleri, e le formatrici, Veronica Lazzari e Valentina Ricci, hanno ripensato i laboratori in un’ottica di forte resilienza educativa di fronte all’imprevisto. L’idea di fondo era che il tempo sospeso e rallentato della quarantena potesse essere il momento adatto a far ascoltare la voce dei più piccoli, come dice la poesia che accompagna il video, una voce che non si sente nel mondo “normale”.
Per quanto diversi, i due progetti chiedevano entrambi di parlare della casa, della famiglia, di se stessi usando la composizione autobiografica, che è un valido strumento per mettersi in ascolto di sé, scegliendo liberamente la modalità di espressione più vicina alla propria sensibilità, quindi non per forza il testo scritto.
I ragazzi hanno sprigionato tutta la loro creatività nella produzione dei lavori. Hanno scritto testi e poesie sulle persone a loro care, disegnato con le tecniche più varie, fotografato dalle finestre e dentro casa, prodotto piccoli video dove si sono esibiti cantando o suonando strumenti musicali oppure facendo discorsi alla nazione.
Il video è nato come idea per fare festa, nonostante le restrizioni, celebrando la creatività dei bambini e la fine di questo anno scolastico che rimarrà nella storia del nostro paese.
“Piccoli che Valgono!” è un progetto selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile promosso da Mani Tese insieme ad altri partner.
MANI TESE IN BENIN E L’IMPEGNO NELLA LOTTA AL COVID-19
In Benin, dove preoccupa la diffusione del coronavirus, abbiamo avviato un progetto di prevenzione e sensibilizzazione.
di Achille Tepa, Responsabile Paese Benin
In Benin, il numero di casi di coronavirus continua ad aumentare. Solo nel mese di giugno i contagi sono praticamente raddoppiati e al 13 luglio si contano 1.378 casi e 26 decessi. I dati sono molto preoccupanti nonostante le rassicurazioni delle autorità governative responsabili della salute che sollecitano costantemente la popolazione a rispettare le misure di sicurezza.
Per favorire l’applicazione delle varie
misure imposte dal governo beninese nella lotta contro la pandemia, Mani Tese
ha avviato nel mese di giugno un
progetto per sensibilizzare le popolazioni dei comuni di Natitingou e
Toucountouna nel dipartimento di Atacora. La cerimonia di lancio di tale
progetto si è svolta alla presenza dei Sindaci dei due comuni interessati e dei
rappresentanti dei gruppi beneficiari che hanno riconosciuto e accolto con
favore l’opportunità delle varie attività proposte per garantire la salute
della popolazione.
Prevista su un periodo di tre mesi, la
fase attiva del progetto comprende attività
specifiche di informazione, istruzione e comunicazione orientate verso
quattro principali categorie di destinatari:
Manager di organizzazioni governative e utenti di 10
mercati locali;
500 tassisti di moto o auto;
Personale e pazienti di 10 centri di salute urbani e
rurali;
Intera popolazione dei due comuni coinvolti nel progetto.
Fin dall’inizio delle attività si è
compresa l’importanza delle stesse, improntate ad una logica di prevenzione dal
virus.
Centri di salute urbani e rurali
Il progetto ha distribuito presso i
centri di salute selezionati kit per il
lavaggio delle mani, mascherine per la protezione del viso ma anche ricariche
per la connessione a Internet per consentire agli operatori sanitari di
accedere online ai corsi essenziali dell’OMS e alle informazioni sulla
prevenzione e il controllo delle infezioni collegate al COVID-19. Quest’ultima
opportunità ha lo scopo di preparare in particolare i responsabili delle
strutture sanitarie a meglio garantire la prevenzione dalla pandemia presso lo
stesso centro di salute.
Distribuzione di materiali e attrezzature
di prevenzione negli spazi pubblici
Prevenire
una pandemia richiede anche la disponibilità di materiali e attrezzature, ma i
kit per il lavaggio delle mani sono praticamente assenti nei luoghi d’incontro
e nei servizi pubblici. L’appello all’uso di mascherine protettive lanciato dal
governo non è purtroppo efficace perché molti non hanno la possibilità di
acquistarla o non la considerano una priorità.
In questo contesto, con il progetto sono state distribuite 500 mascherine ai tassisti di moto e auto, categoria
molto importante perché incontra ogni giorno decine di persone. Quest’azione è
stata riconosciuta da tutti i beneficiari come un sollievo. Tuttavia, la
disponibilità di mascherine sul mercato è ben lontana dal riuscire a soddisfare
tutti i bisogni, in particolare nelle zone rurali.
Situazione
nel dipartimento dell’Atacora
I casi sono in aumento e purtroppo la situazione che i nostri operatori continuano a rilevare è di una diffusa inconsapevolezza e inosservanza delle misure di protezione da parte delle comunità, specialmente nei luoghi d’incontro come mercati, moschee, chiese, stazione degli autobus, bar, ecc.; questi comportamenti aumentano i rischi di contagio. La popolazione giustifica questo atteggiamento con la mancanza di informazioni adeguate sulla pandemia e in alcuni casi, c’è anche una certa ingenuità di soggetti che continuano a credere che il coronavirus non esista. Proprio per queste ragioni è necessario continuare ad agire, sostenendo Mani Tese per sensibilizzare la popolazione sui rischi collegati alla pandemia e per mettere a disposizione gli equipaggiamenti necessari a rispettare le norme e i comportamenti previsti dal governo del Paese.
Le attività qui descritte fanno parte del progetto “Informazione, educazione e comunicazione per la prevenzione al COVID – 19” realizzato grazie al finanziamento dai Fondi 8xmille della Chiesa Cattolica Italiana.
Qui di seguito, foto della distribuzione di kit per il lavaggio delle mani nei centri di salute e delle attività di sensibilizzazione fra i tassisti.
IN GUINEA-BISSAU L’EMERGENZA SANITARIA SI SOMMA ALL’EMERGENZA ALIMENTARE
Per sostenere le comunità più in difficoltà, nei mesi di maggio e giugno abbiamo distribuito cibo, beni di prima necessità e pulcini e mangime per 10 pollai.
di Sara Gianesini, coordinatrice progetto “Integrazione dei richiedenti asilo e dei rifugiati senegalesi”
In Guinea-Bissau la diffusione del coronavirus preoccupa: i contagi, infatti, continuano ad aumentare (1.654 casi al 29 giugno secondo i dati del COES, Centro de Operações de Emergência de Saúde) e il Governo ha appena rinnovato lo stato di emergenza per un altro mese, fino al 25 luglio 2020. Sono quindi più di 3 mesi ormai che il popolo guineense affronta con scarsi mezzi l’emergenza sanitaria e alimentare e le organizzazioni internazionali stanno facendo il massimo sforzo per supportare la popolazione civile.
Nel mese di maggio, in collaborazione con l’UNHCR, Mani Tese ha consegnato beni di prima necessità e di igiene a 40 villaggi dislocati nella linea di frontiera con il Senegal. In particolare sono stati distribuiti: 480 kit per il lavaggio delle mani, 1.680 barre di sapone, 2.600 mascherine lavabili, 1.400 litri di candeggina, 14.000 kg di riso, 1.000 kg di cipolle, 1.040 litri di olio e 2.280 litri di aceto.
Ma non è abbastanza. Nei villaggi della regione di Cacheu, dove operiamo, la popolazione è in grande difficoltà per via delle restrizioni dovute allo stato di emergenza. A documentarlo è un sondaggio socioeconomico condotto da Mani Tese nell’area.
Fra le necessità più urgenti c’è l’approvvigionamento di cibo e il bisogno di rilanciare il commercio del cajiu che impatta enormemente sulla economie familiari. La popolazione ha bisogno, inoltre, di semi per la coltivazione che possano aiutare nella sussistenza comunitaria.
Per far fronte a queste necessità, nel mese di giugno abbiamo consegnato pulcini e mangime a 10 pollai comunitari e abbiamo sbloccato un sostegno a fondo perduto per 10 comunità affinché possano acquistare semi di mancarra e fagioli per l’imminente stagione agricola che coincide con la stagione delle piogge. Tutte attività che aiutano le comunità dei rifugiati ad affrontare il momento di emergenza non solo sanitaria, ma anche alimentare.