BENIN: DOPO LA SICCITÀ, LE PRIME PIOGGE PORTANO LA SPERANZA DI SCONFIGGERE LA FAME

Nell’Atacorà, dopo mesi durissimi, sono arrivate le prime piogge. Dopo sette mesi di preparazione, siamo pronti per iniziare la stagione agricola recuperando le colture tradizionali e migliorando l’accesso all’acqua potabile.

Sono stati mesi molto difficili per il dipartimento dell’Atacorà, situato nella zona nord del Benin al confine con il Burkina Faso. Non solo per la pandemia in corso, ma anche per gli effetti, ben più gravi della siccità: fiumi e torrenti si sono totalmente prosciugati rendendo molto difficili le attività agricole di contro-stagione (quelle che di solito si svolgono nel periodo secco utilizzando fonti d’acqua diverse dalle piogge). Anche le falde da dove pescano i pozzi per l’acqua potabile sono state in sofferenza.

Purtroppo fenomeni di siccità e desertificazione colpiscono con sempre più frequenza il Paese e, in particolare, la zona dell’Atacorà rendendo difficile la sopravvivenza di molte famiglie, che dipendono dai pozzi d’acqua per dissetarsi e dalle coltivazioni per nutrirsi, e aumentando l’insicurezza alimentare, che colpisce il 51% della popolazione della zona.

Mani Tese interviene nella zona con il progetto Miglioramento della sicurezza alimentare e delle condizioni igienico-sanitarie delle comunità dell’Atacorà. Iniziato da sette mesi, il progetto ha visto concluse le attività preliminari e ora le comunità beneficiarie di agricoltori stanno iniziando a mobilitarsi per la stagione agricola perché sono finalmente arrivate le prime piogge.

Il progetto mette a disposizione risorse tecniche e materiali per migliorare le condizioni di vita delle comunità in termini di produzione agricola e condizioni igienico-sanitarie, favorendo l’apporto nutrizionale e incrementando l’accesso all’acqua potabile.

In questi mesi sono stati selezionati 66 gruppi di agricoltori e agricoltrici, la maggior parte composti da donne già collaborano insieme in maniera mutualistica e cooperativa.

I gruppi provengono da 21 diversi villaggi dei Comuni rurali di Natitingou, Kuandé e Toucountouna e, nei mesi scorsi, sono stati visitati più volte dai tecnici agronomi di progetto per verificare con loro la disponibilità di terra e il lavoro in preparazione del periodo di coltivazione, non appena fossero arrivate le piogge.

Per ogni gruppo è stata individuata una porzione di terra dimostrativa dove poter piantare patate dolci, una specie locale di mais giallo, sesamo e fonio, prodotti tradizionali della zona e altamente nutritivi. Negli anni questi prodotti sono stati soppiantati dalla coltivazione, finalizzata alla rendita, del cotone e dalla monocultura del mais da semente importata. L’intento del progetto è proprio quello di recuperare queste colture tradizionali, che si adattano bene all’ambiente locale. È infatti la monocultura che negli anni ha ridotto la diversificazione delle diete e impoverito i terreni favorendo la malnutrizione.

Sono stati tantissimi i gruppi che hanno chiesto di far parte del progetto, a testimonianza dell’interesse che ha suscitato la riscoperta della tradizione agricola locale.

Nelle scorse settimane, viste le piogge in arrivo, l’equipe di progetto ha consegnato le sementi dei quattro prodotti a tutti i 66 gruppi, insieme ad alcuni semplici attrezzi, come la zappa con punta in ferro che, a differenza di quella tradizionale in legno, facilita la coltivazione.

Le sementi serviranno sia per i campi dimostrativi, dove si svolgeranno sessioni formative con la tecnica del learning by doing (imparare facendo), sia per le coltivazioni individuali.

Ora i contadini e le contadine hanno davanti a sé mesi molto impegnativi, i primi di duro lavoro nei campi, e mesi successivi di attesa nella speranza che le piogge siano continue e regolari per favorire un buon raccolto per il mese di ottobre. Ce la metteranno davvero tutta, e noi saremo lì al loro fianco, per supportarli in questa importante impresa.

Qui di seguito alcune foto della consegna delle zappe con punta in ferro e delle formazioni:

UN IMPIANTO FOTOVOLTAICO PER IL CENTRO DI TRASFORMAZIONE DI LOUMBILA

L’installazione permetterà l’automatizzazione dei processi di trasformazione degli ortaggi attraverso l’uso di macchinari alimentati ad energia solare.

Loumbila è un piccolo comune peri-urbano del Burkina Faso situato a una ventina di km dalla capitale Ouagadougou; una zona dalla spiccata vocazione agricola grazie all’abbondante disponibilità d’acqua dovuta ai barrages, le dighe che permettono un costante approvvigionamento.

Qui Mani Tese sostiene l’Unione dei produttori di Loumbila NANGLOBZANGA in un percorso di promozione dell’agroecologia che comprende anche attività di formazione sulle tecniche di trasformazione e conservazione dei prodotti orticoli.

In questo contesto, grazie al progetto “Agroecologia, avanti tutta” cofinanziato dalla Regione Veneto, stiamo realizzando un impianto fotovoltaico che darà un grande impulso al centro di trasformazione, permettendo l’automatizzazione dei processi attraverso l’uso di macchinari che saranno alimentati ad energia solare e non più a gasolio.

Inizialmente, il progetto prevedeva che il partner tecnico Equa (Energia di qualità per l’uomo e l’ambiente), un’eccellenza italiana specializzata nella progettazione e realizzazione di impianti fotovoltaici , si recasse in loco per curare direttamente l’installazione del sistema. Purtroppo, però, la pandemia ha reso impossibile la missione e, vista la situazione, staff locale e tecnici di Equa si sono attivati per co-progettare a distanza l’impianto.

È stata quindi condotta un’attenta analisi dei carichi che potrà sostenere l’impianto (un piccolo ufficio con computer, stampante, proiettore, l’illuminazione generale del centro, connessione wifi) ma soprattutto sono stati verificati i carichi dei macchinari di trasformazione (una macchina per la tritatura di pomodoro e frutta e un frigorifero per la conservazione).

Nel centro è inoltre già presente un pozzo alimentato da una pompa solare. Prima di realizzare un nuovo impianto, abbiamo dunque voluto capire se il vecchio impianto potesse essere integrato nella nuova installazione. Per fare ciò è stato necessario valutare l’energia prodotta dagli attuali pannelli solari, quella consumata dalla pompa, necessità e consumi idrici del centro (animali, orti, etc) e la potenza della pompa del pozzo.

Insomma, un lavoro impegnativo che sarà però molto importante per lo sviluppo del centro di trasformazione e darà un grosso aiuto all’Unione dei produttori di Loumbila NANGLOBZANGA nella produzione di buonissime salse di pomodoro e confetture di frutta bio!

La sede dell’Unione dei produttori di Loumbila
Un impianto di irrigazione

16. Mariam, la regina del soumbala

La cooperativa Wend Songré non solo ha dimostrato che è possibile fare un’impresa di successo, ma sta anche fornendo acqua potabile a tutto il villaggio.

Se è la prima volta che state leggendo un articolo del blog “L’impresa di crescere insieme” (male!) è possibile che non conosciate il soumbala: l’insaporitore alimentare a base di néré fermentato, alla base di tantissimi piatti della tradizione burkinabé come il riz gras, le zuppe o le salse per condire il riso e la pasta.

Bene, Mariam è la regina del soumbala. La conosciamo perché fa parte della cooperativa Wend Songré (tradotto “Dio ci aiuta”) di Gourgou, nella provincia di Boulgou, in Burkina Faso, e insieme ad altre donne trasforma il néré in soumbala. Mariam ci racconta: “Abbiamo scelto questo prodotto perché è sano e fa bene alla salute e abbiamo deciso di riunirci in cooperativa perché l’unione fa la forza”.

Per Wend Songré formalizzarsi in cooperativa non è stato però facile: la prima volta che ci hanno provato i documenti non erano corretti e la loro domanda non è stata accettata. Ma le donne non si sono arrese, hanno risparmiato, con tanta fatica, per preparare un nuovo dossier e al secondo tentativo è andata bene.

Grazie al progetto Imprese sociali innovative e partecipazione dei migranti per l’inclusione sociale in Burkina Faso” cofinanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo e dalla Fondazione Maria Enrica, Wend Songré ha potuto beneficiare di diverse formazioni, tra cui quella sulla qualità dei processi produttivi e sull’igiene che, come dice Mariam, ha significato una vera svolta nel loro modo di lavorare.

Ma c’è una cosa di cui Mariam è ancora più orgogliosa: non solo la sua cooperativa ha dimostrato con tanti sacrifici di potercela fare, non solo grazie alla vendita del soumbala ora le donne possono contribuire alle spese familiari e alle tasse scolastiche dei propri figli, ma con il pozzo realizzato grazie ai contributi di progetto e alla forza di volontà di queste donne, Wend Songré sta fornendo accesso all’acqua potabile a tutto il villaggio.

“Noi donne, in Burkina Faso, nonostante le precarietà ci battiamo molto per migliorare le condizioni di vita nostre e della nostra comunità. Il pozzo è una prova della nostra forza nella lotta: grazie alla cooperativa Wend Songré, a Mani Tese e ai nostri amici in Italia, tutti ormai beneficiano di acqua potabile, anche coloro che non fanno parte della cooperativa e anche i nostri mariti che la usano per le costruzioni o per dare da bere agli animali”.

Mariam e le sue colleghe hanno cambiato la vita di tutto il villaggio. E noi siamo contenti di essere al loro fianco!

Vi lasciamo con la fantastica ricetta della zuppa di pesce con soumbala che ci ha regalato Mariam. Per prima cosa si fanno soffriggere in una casseruola con olio già caldo cipolle, pomodori e peperoni tagliati a pezzettini piccoli; dopo circa 7 minuti si aggiunge un litro e mezzo di acqua e all’incirca dalle 5 alle 10 palline piccole di soumbala (a seconda di quanto si vuole saporito il piatto). In seguito si prende circa un chilo di pesce (qui in Burkina si usa quello secco, per facilità di conservazione, ma fresco sarà ancora meglio) e lo si aggiunge pulito e spezzettato nella zuppa, con un po’ di sale, e si lascia cuocere per una mezzoretta. A questo punto il piatto sarà pronto da gustare con un po’ di pane o della polenta.

Mariam e il pozzo
Mariam e il soumbala

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Piano scuola estate 2021: diventare “Sapiens a 5P” con Mani Tese

Le nuove proposte di Educazione Civica e di Educazione alla Cittadinanza Globale di Mani Tese per allenarsi a un futuro sostenibile attraverso le 5P dell’Agenda 2030.

Mani Tese ha ideato una nuova proposta formativa per i gruppi e per le scuole, ideale per tutto l’anno e, in particolare, come attività partecipativa per il Piano Scuola Estate 2021.

“Se la pandemia ci ha insegnato qualcosa, è che siamo tutti e tutte inter-connessi dichiara Giacomo Petitti di Roreto, Responsabile Educazione e Formazione di Mani Tese Per affrontare le sfide del XXI secolo non basta più usare la stessa ragione che ha guidato l’homo sapiens a colonizzare il mondo 200.000 anni fa. È ora che l’essere umano evolva nel proprio modo di rapportarsi agli altri, al Pianeta Terra e alle altre specie viventi trovando un nuovo modo di concepire la propria felicità e le proprie relazioni.”

Per questo Mani Tese, da sempre in prima linea nell’educare i cittadini e le cittadine di domani per creare un futuro più giusto e sostenibile, è convinta che sia giunto il momento che l’homo sapiens compia un salto evolutivo e diventi homo sapiens a 5P!

Che cosa sono i Sapiens a 5P

Come è scritto nell’Agenda 2030, l’essere umano deve allenarsi a trasformare il mondo abbandonando le cose come si sono sempre fatte e abbracciando cinque concetti chiave, le cosiddette 5P:

  1. Persone. Eliminare fame e povertà in tutte le forme, garantire dignità e uguaglianza.
  2. Prosperità. Garantire vite prospere e piene in armonia con la natura.
  3. Pace. Promuovere società pacifiche, giuste e inclusive.
  4. Partnership. Implementare l’Agenda attraverso solide partnership.
  5. Pianeta. Proteggere le risorse naturali e il clima del pianeta per le generazioni future.

Come diventare Sapiens a 5P

Partendo da questi assunti dell’Agenda 2030, Mani Tese ha ideato “SAPIENS A 5P”, nuovi percorsi formativi per classi e/o gruppi di tutte le età: veri e propri esercizi di allenamento a un futuro sostenibile per diventare homo sapiens “a 5P”.

“Vogliamo rendere l’Agenda 2030 un tema vicino agli studenti, concreto e appassionante” afferma Giacomo Petitti di Roreto.

Affrontando temi diversi (dal cambiamento climatico alla cittadinanza economica, dalla moda alle migrazioni, passando per l’acqua, il cibo e lo sfruttamento ineguale delle risorse naturali) i percorsi provano a innescare un cambiamento del nostro modo di fare e di approcciare la complessità, cercando di mettere in dubbio gli schemi di riferimento abituali che non ci permettono di cambiare rotta.

Quest’anno l’offerta formativa di Mani Tese è realizzata in partnership con Reattiva, la nuova impresa sociale dedicata alla formazione nata dall’esperienza e dalle competenze di Mani Tese.

Il Piano Scuola Estate 2021

L’offerta formativa “SAPIENS A 5P” è particolarmente indicata come attività da svolgere con gli studenti e le studentesse nell’ambito del Piano Scuola Estate 2021.

“Il recupero di una dimensione laboratoriale e interattiva, soprattutto nelle realtà più periferiche, è la vera priorità in questo periodo di chiusura dell’anno scolastico prosegue Giacomo Petitti di RoretoPer questo Mani Tese è ben lieta di offrire i suoi percorsi di Educazione Civica e Cittadinanza Globale, da sempre pensati e realizzati attraverso metodologie inclusive e partecipative, anche nell’ambito del Piano Scuola Estate 2021. Condividiamo in particolare l’intenzione di ricostruire una socialità “affettuosa”, soprattutto nell’ottica di fare da ponte per ragazze e ragazzi nel delicato passaggio tra la scuola primaria e secondaria.”

A chi si rivolge l’offerta formativa

I percorsi sono strutturati per studenti e studentesse di tutte le età, con una particolare attenzione ai gruppi classi che vanno dai 6 ai 18 anni.

Per educare cittadini e cittadine globali gli educatori e le educatrici di Mani Tese applicano metodologie partecipative: i laboratori sono quindi progettati per gruppi (formali e non formali) dalle 10 alle 30 persone.

Dove si svolge

Tutti i laboratori possono essere realizzati in presenza, in modalità mista oppure interamente on-line, a seconda delle esigenze specifiche del richiedente e delle condizioni di contesto.

Come aderire alle proposte di Mani Tese

Per aderire alle proposte è sufficiente contattare l’ufficio di Educazione alla Cittadinanza Globale di Mani Tese per un colloquio scrivendo a ecg@manitese.it o chiamando il numero di telefono 02-4075165.

Gli educatori e le educatrici concorderanno insieme agli insegnanti o agli interessati un percorso che tenga conto delle specifiche esigenze del gruppo-classe e della fascia d’età dei destinatari.

È possibile scaricare la brochure dell’offerta formativa completa sul sito di Mani Tese.

SCARICA LA BROCHURE DELL’OFFERTA FORMATIVA

offerta formativa mani tese 2021

KENYA, IL RISCATTO DELLE DONNE DAI DISASTRI NATURALI E DAI FURTI DI BESTIAME

Grazie al progetto Agri-change, il Sinyati Women Group si sta dedicando con successo all’apicoltura e alla frutticoltura risollevando la sua comunità, duramente colpita dalle inondazioni e dalla piaga dei furti di bestiame.

Tiaty è un territorio del Kenya purtroppo interessato dal costante furto di bestiame, una piaga che ha spesso conseguenze terribili e che coinvolge molti uomini, padri e mariti che spesso ci rimettono la vita lasciando le loro famiglie orfane di affetti e di reddito.

Per ovviare a questo grave problema, alcune donne si sono riunite all’interno di un gruppo, il Sinyati Women Group, con il proposito di non demordere, ma di cercare una fonte di reddito per le loro famiglie che fosse alternativa alla rischiosa pastorizia e che non generasse conflitti.

Grazie al progetto AGRICHANGE di Mani Tese, queste donne hanno ricevuto alcune piantine di alberi destinati sia allo sviluppo dell’apicoltura che a quello della frutticoltura nel loro territorio.

Purtroppo però un’altra tragedia, nel mentre, si è abbattuta sulla comunità: il lago Baringo è straripato, rompendo gli argini e inondando le case della maggior parte delle donne, costringendole così a trasferirsi in zone più sicure.

A causa delle inondazioni, le donne del Sinyati Women Group si sono ritrovate nell’impossibilità di procedere con le coltivazioni nei loro territori. Ma non si sono perse d’animo e hanno deciso di piantare tutte le piantine ricevute nella terra di Hellen, la presidente del gruppo, che fortunatamente non era stata colpita dal disastro naturale.

Quasi un anno fa, nello scorso mese di lugliosono stati così piantati ben 125 alberelli.

Oltre ad aver ricevuto le piantine, le donne sono state anche formate sulla gestione del loro frutteto. Attraverso le conoscenze acquisite, hanno potuto prendersi cura delle piantine e, durante l’ultima visita di controllo, il tasso di sopravvivenza delle piantine fornite era del 100%.

Le donne si sono date ruoli e compiti condivisi nella cura degli alberi e si riuniscono due giorni alla settimana per innaffiare le piantine.

Il gruppo, grazie a questo intervento, è molto motivato anche per quanto riguarda la sensibilizzazione degli altri membri della comunità sull’importanza di passare dalla loro tradizionale fonte di sostentamento, la pastorizia, ad altre attività economiche più sicure e sostenibili come la frutticoltura.

Dopo aver visto che tutte le piantine sono sopravvissute, le donne hanno iniziato, su loro iniziativa, a creare un vivaio e a usare la loro fattoria come luogo dimostrativo per le altre persone della comunità, fornendo a loro volta delle piantine.

“La frutticoltura è l’attività più sottovalutata in quest’area- ha dichiarato Hellen, la presidente del gruppo – La maggior parte delle persone misura la ricchezza in base al numero di capi di bestiame posseduti senza capire i benefici che la frutticoltura potrebbe avere non solo sul reddito ma anche sulla salute. Come gruppo vogliamo educare le persone sull’importanza di diversificare la propria fonte di reddito e speriamo che questo progetto dia davvero dei buoni frutti! Inutile dire che il nostro positivo risultato è per noi molto incoraggiante.”

La speranza di Hellen è quella di coinvolgere almeno altri cinquanta membri della comunità nella nuova impresa.

“Non è facile convincere le persone a lasciare il loro tradizionale lavoro per coltivare la frutta -, racconta Edna Stated, un’altra destinataria del progetto – Abbiamo un compito difficile davanti a noi ma siamo fiduciose”.

Queste donne sono davvero disposte a fare di tutto per cambiare la comunità in modo positivo. Il loro obiettivo a lungo termine, sostenuto dal progetto di Mani Tese, è che diverse famiglie della comunità diventino presto in grado di abbracciare la frutticoltura e di proteggere gli alberi circostanti.

Il progetto “Agri-change: piccole imprese grandi opportunità Sviluppo di filiere agro-alimentari nel bacino del fiume Molo” è promosso da Mani Tese e cofinanziato dall’Agenzia Italiana per la cooperazione allo sviluppo. È realizzato in collaborazione con i partner locali NECOFA e KOAN e i partner internazionali E4Impact Foundation, Università degli Studi di Torino, Associazione Produttori Apistici della Provincia di Milano (APAM), Società Italiana Veterinaria Agricola Milano (SIVAM), Università Cattolica del Sacro Cuore, sede di Piacenza.

Hellen davanti al frutteto

 

Moda: le pmi italiane motore della sostenibilità

Una ricerca di ALTIS e Mani Tese evidenzia il ruolo delle PMI italiane nella svolta sostenibile del settore della moda.

È stata presentata il 13 maggio 2021, durante il webinar “Made in sustainability: i piccoli che fanno la differenza. Un confronto con le PMI italiane della filiera della moda” la ricerca “Moda e sostenibilità: il ruolo delle PMI italiane” a cura di ALTIS Università Cattolica e Mani Tese.

La ricerca, realizzata nell’ambito del progetto Cambia MODA! cofinanziato dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, è stata condotta su un campione di 20 piccole imprese attive nel settore moda-abbigliamento, accomunate da una particolare propensione e sensibilità verso il tema della moda etica e/o sostenibile.

Moda e sostenibilità, una crescente attenzione

Nel mondo, vengono prodotti oltre 100 miliardi di vestiti all’anno, soprattutto per l’incidenza della moda low-cost, molto impattante dal punto di vista ambientale e sociale, che ha portato dal 2000 al 2014 a raddoppiare la produzione di abiti a livello globale e ad aumentare il numero dei capi acquistati del 60%.

Il tema della sostenibilità nella moda è stato spesso sollevato a causa dei numerosi scandali che hanno messo in luce condizioni lavorative inaccettabili o casi di violazione dei diritti umani, oppure in relazione a una scarsa considerazione verso gli impatti ambientali generati. A questo si aggiunge una maggiore sensibilità verso la sostenibilità aziendale da parte dei consumatori, oggi più coscienti degli impatti della filiera.

Le PMI, protagoniste della moda sostenibile

Precedenti studi si sono concentrati sulle grandi aziende del settore, che godono di maggiore visibilità e potere di influenza lungo tutta la filiera. In realtà anche le aziende di piccole e medie dimensioni giocano un ruolo importante, in particolar modo in Italia, dove costituiscono lo zoccolo duro del comparto manifatturiero.

Dall’analisi del campione emerge infatti la capacità delle PMI di favorire una transizione del settore verso modelli più sostenibili e inclusivi. Il report mette in luce i fattori che possono favorire od ostacolare il processo e identifica gli spazi di miglioramento, su cui è stato possibile ipotizzare delle proposte per i diversi attori sociali – imprese, istituzioni ed enti del Terzo Settore – per sostenere ulteriormente la diffusione e il radicamento di comportamenti capaci di generare impatti sociali e ambientali positivi.

I risultati dell’indagine

L’osservazione e il confronto con le 20 aziende, operanti tra il nord ed il centro Italia, ha portato a identificare cinque temi rilevanti per la transizione sostenibile del settore moda:

  1. La gestione della catena di fornitura: le PMI possono più facilmente avere una conoscenza diretta degli attori coinvolti nella filiera ed effettuare maggiori controlli, dalla fase di selezione dei fornitori e per l’intera durata del rapporto. Una buona pratica è anche l’impegno verso la costruzione di filiere corte per stabilire rapporti collaborativi e generare valore per la comunità e il territorio di riferimento.
  2. La relazione con i clienti: costruire un rapporto di fiducia con i clienti è fondamentale per sostenere e valorizzare l’impegno nella sostenibilità, comunicare le proprie azioni in maniera trasparente ed educare il pubblico a creare consapevolezza sulla diversità e sul valore di un abbigliamento sostenibile rispetto all’offerta “tradizionale”, spesso difficile da percepire al momento dell’acquisto se non supportati da adeguate informazioni.
  3. La responsabilità verso dipendenti e collaboratori: le PMI del campione dimostrano una diffusa attenzione verso il coinvolgimento di collaboratori che condividano autenticamente i valori aziendali, così che possano integrarli nello svolgimento dell’attività quotidiana. Altro aspetto importante è l’attenzione all’inclusione lavorativa di persone fragili e alla formazione continua volta alla crescita personale e professionale, che ha generato diversi benefici alle organizzazioni.
  4. L’impegno verso la comunità: le imprese intervistate sono coinvolte in azioni e iniziative volte a favorire lo sviluppo del contesto di riferimento, soprattutto orientate al sostegno all’imprenditorialità e all’educazione a uno stile di vita sostenibile.
  5. I fattori ostacolanti: tra i fattori che ostacolano l’impegno delle PMI nella gestione degli aspetti sociali e ambientali c’è sicuramente un senso di isolamento dato dalla mancanza di adeguato supporto da parte delle istituzioni. Occorre una maggiore collaborazione anche con le grandi imprese od organizzazioni non-profit, al fine di condividere risorse, accelerare gli investimenti in attività di ricerca e sviluppo e poter contare su conoscenze e competenze complementari in relazione a specifiche tematiche sociali o ambientali.

 

Per concludere, si può affermare che le PMI del settore moda-abbigliamento sono essenziali per innescare un‘effettiva svolta sostenibile all’interno del sistema fashion. Gli elementi alla base di questa conclusione sono la presenza di legami forti e duraturi con il territorio e l’adozione crescente di una cultura imprenditoriale e organizzativa che favorisce l’integrazione delle logiche della sostenibilità all’interno dei propri sistemi gestionali e dei modelli di business.

Il report è scaricabile qui

Il report di ricerca è a cura di:
Laura Maria Ferri, Ricercatrice presso Università Cattolica del Sacro Cuore
Alessia Argiolas, Dottoranda, Università Cattolica del Sacro Cuore
Rachele Giglio, Studente, Università Cattolica del Sacro Cuore
Giosué De Salvo, Responsabile Area Advocacy, Educazione e Campagne di Mani Tese
Riccardo Rossella, Advocacy Officer e responsabile del progetto “Cambia MODA!” presso Mani Tese

DA BAMBINO DI STRADA A EDUCATORE: LA STORIA DI BORAN

Boran ha 16 anni e un passato difficile. Grazie al centro di accoglienza di Damnok Toek in Cambogia, è uscito dalla droga ed è diventato un aiuto per gli altri bambini.

Boran* è un ragazzo di 16 anni che ha vissuto per le strade di Poipet, in Cambogia, dove per sopravvivere, era entrato in una banda di strada diventando dipendente da droghe e alcol.

Prima della strada, Boran viveva con la madre e il suo patrigno. Dopo la separazione dei suoi genitori, il padre si era infatti trasferito.

A 11 anni Boran fu costretto dal patrigno a lavorare ogni giorno in un cantiere. Il patrigno lo picchiava e lo minacciava costantemente, soprattutto quando era ubriaco. Sua madre, invece, non riusciva ad esprimergli né amore né sostegno.

Boran decise quindi di scappare di casa e andò a vivere per strada. Per sopravvivere, entrò a far parte di una banda, all’interno della quale fu costretto a servire i ragazzi più grandi, a fumare sigarette, inalare colla e assumere altre droghe. Doveva inoltre chiedere l’elemosina e, a volte, rubare.

Nel febbraio del 2019, uno degli amici di Boran lo invitò a partecipare a un’attività organizzata dal Drop in Center** per bambini trafficati di Damnok Toek, partner di Mani Tese: la Mobile Rehabilitation. Boran ancora non lo sapeva, ma questo progetto di riabilitazione avrebbe cambiato radicalmente la sua vita.

Giunto al centro, Boran all’inizio era troppo timido per parlare con gli altri bambini o con lo staff e si vergognava molto del suo stile di vita. Grazie al progetto, però, Boran e gli altri ragazzi hanno potuto fare tante esperienze in luoghi differenti come un campo da calcio, una piscina locale o posti in cui svolgere attività di gruppo.

“Questa è la prima volta che ho avuto cibo gratis e vestiti sportivi. Prima o costringevo i bambini più piccoli a trovare cibo per me oppure mendicavo io stesso” ha raccontato Boran.

“Il team di Damnok Toek non solo mi ha insegnato a praticare diversi sport – ha proseguito – ma anche a essere un uomo buono. Mia madre e il mio patrigno non me l’hanno mai insegnato. Mi hanno sempre rimproverato e picchiato”.

“Al centro sono stato incoraggiato e ho lavorato con la mia famiglia. Ora vivo di nuovo a casa e sono diventato un Peer Educator. Partecipo a molte attività nella mia comunità per aiutare altri bambini e giovani vulnerabili. Studio e partecipo a corsi di formazione.

Devo a Damnok Toek e ai donatori che lo sostengono un grande grazie per aver sempre aiutato e curato i bambini come me. Ora tutto nella mia vita è cambiato. Ho speranza e ho sviluppato capacità e competenze per condurre una vita felice. Inoltre non sto più assumendo droghe”.

Il Mobile Rehabilitation è l’unico programma di riabilitazione dalla droga a Poipet e aiuta a ridurre lo stress e l’abuso di droga attraverso sport, arte terapia e altre attività curative.

Anche tu puoi aiutare i bambini e i ragazzi come Boran a uscire dalla strada e dalle dipendenze con una donazione al centro di Damnok Toek: https://manitese.it/progetto/cambogia-centro-accoglienza-bambini-vittime-trafficking-rischio-abusi

*Boran è un nome di fantasia per proteggere la privacy del minore.

**Il Drop In Center offre uno spazio sicuro e adatto ai bambini di strada per prendersi una pausa dal loro lavoro quotidiano.

I bambini possono anche beneficiare di una lezione giornaliera di due ore di alfabetizzazione e calcolo, attività ricreative, pasti e un rifugio sicuro durante la notte.

L’assistenza si svolge regolarmente nelle strade, nelle discariche, direttamente nei comuni e dove i bambini lavorano al confine tra Thailandia e Cambogia. Ogni mese vengono organizzate biblioteche mobili e workshop nelle comunità per sensibilizzare bambini, giovani e adulti su argomenti come il traffico, l’importanza dell’istruzione, l’HIV, l’abuso di sostanze e lo sfruttamento sessuale. Un’unità mobile di riabilitazione viaggia nelle comunità 4 volte alla settimana per identificare e aiutare i bambini che fanno uso di droghe.

Qui di seguito alcune foto delle attività che si svolgono nel Drop In Center di Poipet:

Formazione educatori
Lettura e studio
Preparazione dei pasti
Giardinaggio
Sport
Incontri con le famiglie

10. ANTONIO, UN AGRICOLTORE FELICE

La produzione di Antonio sta andando bene e ha cominciato a coltivare anche mais e fagioli.

Per questa decima puntata del videoblog “Le storie di Quelimane agricola”, siamo tornati nel distretto di Nicoadala per incontrare nuovamente Alberto António Ubre, beneficiario del progetto “Quelimane agricola”, cofinanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo.

Nelle precedenti puntate, António ci aveva raccontato con soddisfazione i vantaggi che aveva tratto dalle formazioni agroecologiche e dalla partecipazione alle fiere, dove poteva incontrare tanti clienti e vendere i propri prodotti, ma aveva anche testimoniato le difficoltà riscontrate dopo lo scoppio della pandemia di Covid-19.

Ora, però, il peggio sembra passato e António è felice di vedere i propri campi in buona salute. La produzione sta andando bene e ha cominciato anche a coltivare mais e fagioli che prima non coltivava. Adesso per António è più facile avere una sufficiente quantità di prodotti per la vendita nei mercati e per il consumo personale.

Guardate il video e ascoltate il suo racconto:

 

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