Clementina Ramirez: un esempio per la comunità di Rodeo

Doña Clementina, grazie alla formazione di Mani Tese in Guatemala, ha migliorato l’igiene e l’organizzazione domestica e reso i suoi campi più redditizi.

Nonostante le difficoltà dovute alla pandemia in corso, il progetto “Lotta contro la malnutrizione nel dipartimento di Chiquimula” sta continuando a incidere sulla vita delle comunità rurali del Guatemala. Proprio in questi mesi, infatti, le donne delle comunità hanno seguito i corsi di formazione sulla salute, l’igiene, la pianificazione famigliare e la pulizia domestica.

Le famiglie, protagoniste del progetto, hanno anche ricevuto delle stufe migliorate per cucinare meglio e senza dispersione di fumo all’interno della casa e hanno avviato una campagna di disinfezione all’interno delle proprie abitazioni.

I formatori e gli operatori del progetto hanno accompagnato tutte le attività e, attraverso delle visite domiciliari presso ciascuna famiglia, hanno avuto modo di valutare l’effettivo miglioramento delle condizioni igieniche dopo gli incontri svolti.

La signora Clementina Ramirez di Rodeo, frazione di Chantiago, in particolare, è stata di grande esempio per tutta la comunità. Durante la visita domiciliare, che si è svolta insieme al capo della comunità di Rodeo, Eusebio Gutiérrez, tutti hanno potuto notare l’ordine e l’organizzazione della sua abitazione. A partire dai fagioli seminati all’ingresso, adornati con numerosi fiori di specie diverse, piante medicinali e piccoli recipienti pieni di acqua pulita, fino al sentiero che conduce all’interno della casa: tutto nell’abitazione di Doña Clementina è apparso pulito, organizzato e ben curato.

Anche lo spazio cucina, dove è stata installata la stufa migliorata, è apparso pulito e ordinato, con i recipienti dell’acqua ben chiusi in modo da non far entrare gli insetti e le padelle pulite e asciutte appese alle pareti.

Doña Clementina ha cambiato il modo di gestire le faccende domestiche e migliorato l’igiene della casa perché ha sempre partecipato attivamente alle formazioni organizzate dagli operatori del progetto. È inoltre riuscita a sistemare l’orto e renderlo più redditizio grazie ai serbatoi d’acqua che ora le permettono di irrigarlo anche d’estate, senza dover camminare fino al pozzo.

Clementina Ramirez adesso può produrre frutta e ortaggi per la sua famiglia. È infatti convinta che sia meglio prodursi il cibo da sé, perché più sano e ricco di nutrienti.

Una foto di Clementina con un membro del nostro staff in Guatemala
Clementina nel suo orto
Clementina e la stufa migliorata
Un momento della formazione su salute, igiene, pianificazione famigliare e pulizia domestica
Alcuni dei materiali consegnati a Clementina
Un altro momento della formazione

Gli studenti dell’università di Milano alla scoperta dei progetti di mani tese in Kenya

Dieci studenti e studentesse hanno visitato la zona della foresta Mau e del lago Baringo e ci hanno raccontato la loro esperienza.

Nel mese di gennaio, un gruppo di studenti e studentesse del corso “Scienze Umane dell’Ambiente, del Territorio e del Paesaggio” dell’Università degli Studi di Milano, ha visitato il Kenya e, in particolare, i luoghi di sviluppo dei nostri progetti dedicati alla tutela ambientale e alla sicurezza alimentare.

Vi raccontiamo com’è andata grazie a un resoconto inviatoci proprio dagli studenti e dalle studentesse che hanno partecipato al viaggio.

“Questo inverno – ci raccontano – grazie al sostegno dell’Università degli Studi di Milano, abbiamo avuto la possibilità di recarci in Kenya, nella regione della foresta Mau, e abbiamo toccato con mano i progetti di Mani Tese che avevamo studiato durante il corso.

Tra le attività che ci hanno colpito maggiormente nella prima parte di viaggio, c’è sicuramente la fattoria biologica di Salomè, che è stata coinvolta in corsi di formazione promossi da Mani Tese e Slow Food e ora è molto attenta alla sostenibilità ambientale. Gestita da Salomè e dalla sua famiglia, la fattoria è diventata ormai un punto di riferimento per la comunità, che può imparare un nuovo modo di coltivare, nel rispetto dell’ambiente e delle risorse naturali.

Sempre nella prima parte del nostro viaggio, siamo stati accolti/e nella casa di Rose, una donna che fa parte della CFA (Community Forest Association). È stata l’occasione per parlare dei problemi e delle risorse della foresta Mau e per partecipare a un pranzo an plein air con la sua famiglia e con altri membri della comunità. I nostri delicati stomaci sono stati messi alla prova da pietanze esotiche, quali la testa di gallo stufata e un particolare latte fermentato con la cenere, il mursik.

Spostandoci nei giorni seguenti verso sud, più precisamente nell’area della foresta di Kiptunga, abbiamo potuto vivere altre esperienze interessanti. Fra queste la visita dell’ecolodge di Mariashoni, dove Mani Tese ha realizzato una guest house, una radio e una raffineria di miele, dando un forte impulso economico e sociale alla comunità.

La figura che più è rimasta impressa nei nostri cuori è stata quella della guida Friedrich Lesingo, del gruppo etnico Ogiek che, fra le altre cose, sono esperti produttori di miele. Friedrich e la sua tribù hanno sempre vissuto in simbiosi con la foresta – fonte di cibo, medicinali e materie prime – ma, negli ultimi decenni, numerosi e controversi interventi governativi e privati li hanno allontanati dalla foresta. 

Questa esperienza – concludono gli studenti – ci ha permesso di collezionare molto più che semplici dati e osservazioni. Abbiamo infatti avuto la possibilità di relazionarci con moltissime persone, ognuna con le proprie opinioni, dalle quali abbiamo potuto attingere non solo informazioni, ma veri e propri istanti di vita. Porteremo con noi ricordi di sguardi soddisfatti per ciò che è stato realizzato e per ciò che ancora oggi è in corso d’opera, attraverso gli svariati progetti di cooperazione dei quali Mani Tese è promotrice, azioni talvolta così semplici da lasciare sbalorditi per l’efficacia del proprio effetto.”

Sfoglia la fotogallery!

Guinea-Bissau: una nuova casa per le donne vittime di violenza in São Domingos

Grazie al sostegno di UNHCR e dell’Ambasciata Americana, Mani Tese ha aperto un nuovo centro di accoglienza nella remota regione di Cacheu, dove per la prima volta le donne potranno trovare un rifugio sicuro.

Recentemente si è svolta a São Domingos, nella frontiera nord della Guinea-Bissau, una cerimonia attesa con impazienza dal nostro staff locale e, soprattutto, dalle donne vittime di violenza: l’inaugurazione della casa di accoglienza per donne vittime di violenza Jorgete Benante, dal nome di un’attivista locale per i diritti delle donne.

In Guinea-Bissau la violenza di genere è un fenomeno all’ordine del giorno, troppo spesso non denunciata e impunita. Grazie alla sinergia dei progetti finanziati dall’Alto Commissionato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) e con il sostegno dell’Ambasciata degli Stati Uniti di Dakar, è stato possibile realizzare insieme alla comunità locale la ristrutturazione di un edificio in condizioni precarie e aprirlo come centro di accoglienza per le donne vittime di violenza.

Il lavoro di Mani Tese nella regione

Mani Tese lavora nella regione di Cacheu, al nord della Guinea-Bissau e alla frontiera con il Senegal, dal 2017 come partner di UNHCR nell’implementazione di progetti volti a promuovere l’integrazione socio-economica della popolazione rifugiata dal Senegal presso le comunità locali.

Oltre allo sviluppo di iniziative economiche, agroecologiche e di gruppi di microcredito, un’importante area di intervento è la lotta alla violazione dei diritti umani, in particolare a favore dei gruppi di persone vulnerabili, come le donne vittime di violenza.

Mani Tese lavora sul territorio con un’equipe di esperte nella protezione delle donne vittime di violenza di genere per cercare di promuoverne l’empowerment e la conoscenza dei loro diritti, per sensibilizzare le comunità e per creare reti con le istituzioni pubbliche e private che favoriscano la prevenzione della violenza e la protezione delle vittime. Le assistenti sociali e le psicologhe di Mani Tese intervengono nel supporto psicosociale, nell’accompagnamento per l’elaborazione di life plans e nelle strategie di recupero della stabilitá emozionale, economica e sociale delle donne e delle ragazze che hanno subito violenza.

Il nuovo centro di São Domingos

Grazie all’esperienza dei progetti realizzati nella capitale Bissau, Mani Tese è riuscita a realizzare a São Domingos, nell’ambito del progetto Integrazione dei richiedenti asilo e dei rifugiati senegalesi, un nuovo centro di accoglienza per donne e ragazze vittime di violenza, impossibilitate a fare ritorno al proprio domicilio o nella propria comunità.

Al progetto hanno lavorato con Mani Tese l’associazione di donne locali Embo Buerere e la congregazione delle suore cattoliche presente sul territorio.

Dopo mesi di lavori, a ottobre 2021 la casa ha aperto le sue porte per accogliere le prime donne e ragazze che, per la prima volta in questa remota regione, hanno trovato uno spazio sicuro. Il centro le accoglie in un ambiente familiare, garantisce loro cibo, assistenza sanitaria e giuridica, supporto psicosociale e opportunità di formazione.

All’evento di inaugurazione hanno partecipato molte persone dalla capitale Bissau, tra cui diverse organizzazioni della società civile che si occupano di diritti umani, dell’infanzia e delle donne, istituzioni pubbliche e finanziatori.

La comunità locale ha assicurato il proprio sostegno all’inziativa con la partecipazione di rappresentanti di tutte le istituzioni territoriali e dei principali movimenti della società civile, tra cui rappresentanti delle comunitá religiose, difensori dei diritti umani, leader comunitari e associazioni giovanili, oltre al fenomenale gruppo teatrale e culturale Netos de São Domingos.

Il nastro è quindi stato tagliato, la casa ha aperto le sue porte ed è ora il momento di attuare il famoso motto guineense per farsi forza reciprocamente e non smettere di lottare, stavolta per le donne e le ragazze vittime di violenza: No sta djuntu! (Stiamo insieme).

Qui di seguito alcune foto dell’inaugurazione del centro di accoglienza.

Raccontare la guerra ai bambini e alle bambine

Ciclo di webinar dedicato a genitori, insegnanti ed educatori per capire come raccontare la guerra ai più piccoli.

Milano, 31 marzo 2022 – Come si può raccontare la guerra alle bambine e ai bambini? Come e quali notizie dare? È meglio mostrare le immagini nella loro cruda verità o filtrarle? Come evitare di mettere loro addosso un carico di preoccupazione e ansia troppo elevato?

Queste ed altre le domande a cui il ciclo di webinar “Raccontare la guerra ai bambini e alle bambine” intende provare a dare una risposta con l’aiuto di esperti e formatori.

Il ciclo, organizzato da Mani Tese e Reattiva, l’impresa sociale di Mani Tese dedicata alla formazione, prevede due incontri on line, il 6 e il 20 aprile dalle ore 18 alle ore 19, che saranno trasmessi sul canale YouTube e sulla pagina Facebook di Reattiva.

Il primo incontro, che si terrà mercoledì 6 aprile, avrà come ospiti Martina Recchiuti e Alberto Emiletti, della redazione di Internazionale Kids, il mensile per bambine e bambini che pubblica articoli, giochi e fumetti dai migliori giornali di tutto il mondo.

Il secondo incontro, che si terrà mercoledi 20 aprile, avrà come ospite Daniele Novara, Fondatore e direttore del CPP Centro PsicoPedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti, pedagogista e autore.

“Lo scoppiare di una guerra così vicina e così dolorosa ci pone di fronte a preoccupazioni e interrogativi che non hanno risposte facili né immediate – afferma Giacomo Petitti di Roreto, Direttore di Reattiva – Ancora una volta siamo chiamati a cambiare il nostro modo di fruire le informazioni e di trasmetterle ai più piccoli, che pongono grandi domande e ci restituiscono, come genitori, insegnanti ed educatori, la difficile responsabilità di tradurre la complessità”.

“La guerra è già entrata con prepotenza nelle case e nelle scuole, che hanno risposto in modo genuino e appassionato con il linguaggio della pace e della solidarietà – continua Petitti – per qualcuno è già iniziato il tempo delicato dell’accoglienza delle famiglie e dei bambini in fuga dal conflitto. La risposta del “fare”, con i gesti e con l’esempio, è fondamentale anche dal punto di vista educativo, ma non esaurisce le domande, soprattutto nel medio e lungo periodo”.

Il ciclo di webinar “Raccontare la guerra ai bambini e alle bambine” intende costruire insieme a genitori, insegnanti ed educatori uno spazio di riflessione sul tema. Promosso da Mani Tese e Reattiva, il ciclo è realizzato nell’ambito del progetto ”Piccoli che Valgono” cofinanziato dall’impresa sociale Con i Bambini.

Per ricevere il link diretto dell’evento on line è possibile iscriversi qui:
https://www.reattiva.org/news/raccontare-la-guerra-ai-bambini-e-alle-bambine-19

Guerra in Ucraina, a rischio la sicurezza alimentare in molti paesi africani

Il conflitto manda in tilt i prezzi del grano e diventa sempre più centrale il rafforzamento dell’agricoltura di piccola scala e delle produzioni di cereali locali.

di Elias Gerovasi, responsabile progettazione e partenariati di Mani Tese

È di qualche giorno fa la notizia che centinaia di navi partite dall’Ucraina cariche di grano e destinate al mercato africano sarebbero state bloccate nel Mar Nero per ordine del Cremlino.

A denunciare il potenziale disastroso di questa azione russa è stata la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che ha allertato la comunità internazionale sulle conseguenze drammatiche che questo tipo di blocco può provocare in termini di sicurezza alimentare per almeno sedici Paesi africani, il cui approvvigionamento del grano dipende per oltre il 50% dalle importazioni provenienti dall’Ucraina e dalla Russia.

È così che la guerra in Europa mette in allarme le economie di mezzo mondo e inizia a far vedere concretamente le sue ripercussioni negative sulla vita quotidiana di milioni di persone a migliaia di chilometri di distanza.

Il sacco da 50 kg di farina di frumento è passato in poche settimane da 11.000 a 23.000 franchi CFA (35 euro) in Costa d’Avorio, il prezzo dello zucchero e dell’olio è in aumento in maniera esponenziale in Senegal, Mali e Mauritania. Dall’altra parte del continente in Kenya, al porto di Mombasa, i cereali vengono sbarcati a 57.000 scellini (500 dollari) la tonnellata contro i 45.600 scellini (400 dollari) dello scorso gennaio. Dalla settimana scorsa i 5 milioni di abitanti di Abidjan acquisteranno con 150 franchi CFA (23 centesimi di euro) una baguette da 170 g al posto di quella tradizionalmente venduta il cui peso superava i 200 g di peso.

Il conflitto fa saltare gli equilibri dei mercati internazionali; se in Europa la principale emergenza è mettere fine alla dipendenza energetica dalla Russia, in molti paesi del continente africano la preoccupazione è più spostata sulla sicurezza alimentare, urgenza che è stata portata sul tavolo della recente riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu dedicata alla situazione umanitaria in Ucraina. Secondo la FAO, da 8 a 13 milioni di persone in tutto il mondo potrebbero soffrire di malnutrizione se si interrompessero le esportazioni di cibo dall’Ucraina e dalla Russia.

Ecco che in questo contesto preoccupante la produzione agricola di piccola scala diventa ancora più centrale per la sicurezza alimentare delle comunità in molti paesi dell’Africa e tutte le iniziative volte a porre fine alla dipendenza dalla farina di grano sono da incoraggiare.

In diversi paesi africani, anche di fronte alle preoccupazioni climatiche, sono state intraprese iniziative che possano portare alla sostituzione del grano con altri cereali locali come il sorgo e il fonio, un seme autoctono recentemente tornato alla ribalta per il suo profilo nutrizionale e per via della sua tecnica di coltivazione che richiede meno acqua di altri cereali. Una coltivazione che da diversi anni Mani Tese, ed ancora oggi con il progetto Miglioramento della sicurezza alimentare e delle condizioni igienico-sanitarie delle comunità dell’Atacora, sta supportando in Benin. Decine di gruppi di donne si sono organizzate in cooperative per riappropriarsi della coltivazione e del consumo di questo importante cereale.

Altre interessanti alternative in termini di costi benefici rispetto alle sementi importate sono rappresentate dai legumi e dai tuberi che possono anche essere mescolati con farina di frumento per produrre il pane. Il Niebè è uno dei principali legumi prodotti nel continente africano, proveniente dalla famiglia delle lenticchie e dei ceci, è un alimento base importante nell’Africa subsahariana, è noto per la sua ricchezza di proteine ​​(21% contro il 12% della pasta di frumento) e fibre. Anche la farina di manioca può essere utilizzata per la panificazione e la pasticceria, ma l’assenza di glutine ne limita l’uso per il pane al 30% o al 40% della dose.

In Burkina Faso, Mani Tese supporta gruppi di giovani e donne nello sviluppo di attività produttive, imprenditoriali e innovative, che valorizzano proprio le produzioni agricole locali e agroecologiche. Tra queste un focus particolare negli ultimi anni si è sviluppato nell’ambito della produzione e trasformazione del riso locale grazie al Progetto per il miglioramento delle condizioni nutrizionali di donne e bambini nei distretti sanitari di Garango e Tenkodogo, che promuove l’utilizzo del compost e di altre tecniche agroecologiche e la costituzione di centri di trasformazione per il riso paraboiled, tecnica che aumenta notevolmente le proprietà nutritive e le possibilità di conservazione del riso stesso.

Esse rappresentano storie di produzione agricola di piccola scala e di trasformazione di prodotti locali che possono essere in questo momento storico un antidoto importante alla crisi alimentare che sembra destinata a peggiorare con il prolungarsi del conflitto in Ucraina.

Raccontare la guerra ai bambini e alle bambine

Vi aspettiamo on line, il 6 e 20 aprile 2022, per un ciclo di webinar dedicato a genitori, insegnanti ed educatori per capire come raccontare la guerra ai più piccoli.

Il poeta ed educatore Danilo Dolci, uno dei grandi padri del movimento pacifista e non violento italiano, in una sua famosa poesia dal titolo “Ciascuno cresce solo se sognato” chiama gli adulti ad “educare senza nascondere l’assurdo ch’è nel mondo, aperti ad ogni sviluppo ma cercando d’essere franchi all’altro come a sé”.

Si tratta di un appello visionario, dirompente e drammaticamente attuale. Lo scoppiare di una guerra così vicina e così dolorosa ci pone di fronte a preoccupazioni e interrogativi che non hanno risposte facili né immediate. Ancora una volta siamo chiamati a cambiare il nostro modo di fruire informazioni e di trasmetterle ai più piccoli, che pongono grandi domande e ci restituiscono, come genitori, insegnanti ed educatori, la difficile responsabilità di tradurre la complessità.

La guerra è già entrata con prepotenza nelle case e nelle scuole, che hanno risposto in modo genuino e appassionato con il linguaggio della pace e della solidarietà; per qualcuno è già iniziato il tempo delicato dell’accoglienza delle famiglie e dei bambini in fuga dal conflitto. La risposta del “fare”, con i gesti e con l’esempio, è fondamentale anche dal punto di vista educativo, ma non esaurisce le domande, soprattutto nel medio e lungo periodo.

Come si può raccontare la guerra alle bambine e ai bambini? Come dare loro le notizie e quali notizie dare? È meglio mostrare le immagini nella loro cruda verità o filtrarle? Come evitare di mettere loro addosso un carico di preoccupazione e ansia troppo elevato?

Mani Tese e Reattiva, nell’ambito del progetto “Piccoli che Valgono” cofinanziato dall’impresa sociale Con i Bambini, propongono un ciclo di webinar per costruire insieme a genitori, insegnanti ed educatori uno spazio di riflessione sul tema.

Primo incontro mercoledì 6 aprile, dalle 18 alle 19, con Martina Recchiuti e Alberto Emiletti, della redazione di Internazionale Kids, il mensile per bambine e bambini che pubblica articoli, giochi e fumetti dai migliori giornali di tutto il mondo.

Secondo incontro mercoledì 20 aprile, sempre dalle 18 alle 19, con Daniele Novara, fondatore e direttore del CPP Centro PsicoPedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti, pedagogista e autore.

È possibile seguire la diretta sulla pagina Facebook e sul canale YouTube di Reattiva, l’impresa sociale di Mani Tese dedicata alla formazione.

Per ricevere il link diretto dell’evento on line è possibile iscriversi qui: https://www.reattiva.org/news/raccontare-la-guerra-ai-bambini-e-alle-bambine-21

A misura di bambino

A Firenze Mani Tese ha organizzato una giornata dedicata ai bambini e alle bambine con la partecipazione della comunità ucraina, delle associazioni e delle scuole.

di Mani Tese Firenze

Sabato 26 marzo si è tenuta presso il centro di Mani Tese Firenze A MISURA DI BAMBINO, una bellissima giornata dedicata ai bambini e alle bambine.

La giornata è stata un’occasione per ascoltare i bambini e capire come sostenerli al meglio, rendendoli protagonisti in un momento storico difficile e confuso.

Tutta la giornata è stata ricca di giochi, laboratori, letture animate e mercatini allestiti dai bambini, con la possibilità di partecipare al pranzo vegetariano e alla merenda.

All’evento sono intervenute le associazioni del territorio che si occupano da sempre dei diritti dei bambini e preziosa è stata la partecipazione delle scuole.

Abbiamo inoltre coinvolto la comunità ucraina di Firenze e alcune donne hanno condotto un bellissimo laboratorio di Pisanka, la tradizionale tecnica di pittura delle uova diffusa nell’Est Europa.

Con abilità e pazienza, le bianchissime uova sode si sono trasformate in coloratissimi capolavori, realizzati attraverso una tecnica di mascheratura in cera e coloranti alimentari. Gli splendidi disegni realizzati sono spesso tratti dall’arte popolare slava.

Questa tradizione è così importante per la cultura dell’Est Europa che si pensa provenga addirittura dall’era preistorica.

Secondo il folklore, il pisanka porta fortuna e può impedire al male di prendere possesso del mondo.

Qui di seguito alcune foto della giornata.

Benin: la gioia delle donne al corteo dell’8 marzo

Le donne dei gruppi sostenuti da Mani Tese si sono ritrovate a Tigninti per celebrare la 4a edizione della Giornata Internazionale della Donna, da qualche anno divenuta un importante celebrazione del loro impegno e dei loro successi.

Mani Tese si occupa da anni in Benin di promuovere il ruolo e l’autonomia delle donne attraverso lo sviluppo di attività generatrici di reddito a loro dedicate (come la produzione, la trasformazione e il commercio di prodotti agricoli locali) e la promozione della scolarizzazione delle bambine.

Per questo, la Giornata internazionale della donna da qualche anno è diventata un momento di grande festa, che le donne dei villaggi in cui siamo presenti hanno deciso di dedicare alla celebrazione del loro impegno e dei risultati raggiunti anche grazie a Mani Tese.

La giornata di quest’anno, in particolare, è stata dedicata al significativo contributo delle donne allo sviluppo della comunità attraverso il rafforzamento della loro partecipazione, indispensabile per realizzare un futuro sostenibile in cui vige realmente l’uguaglianza.

Tigninti, Koussocongou, Kounadorgou, Kouba, Souroukou, Tectibayaou, Tampatou, Toucountouna, Tampègré, Koudengou, Bongou, Oroukou-kayo, Pélima: sono i nomi di tutte le località da cui sono arrivati i gruppi di donne che hanno deciso di riunirsi per celebrare l’8 marzo a Tigninti, una località situata nel comune di Natitingou in Benin.

La giornata è stata anche un’occasione per festeggiare l’empowerment ottenuto grazie al sostegno di Mani Tese, che recentemente ha consegnato alle donne strumenti e attrezzature agricole che hanno permesso loro di migliorare l’attività di produzione e trasformazione degli alimenti locali.

I gruppi di donne si sono ritrovati all’Escale di Tigninti, da cui è partito un grande corteo composto da una lunga carovana colorata, che ha attirato una folla impressionante. I gruppi hanno sfilato lungo tutto il villaggio alternando canti e danze all’esposizione dei loro prodotti agricoli come la manioca, i suoi derivati (gari e tapioca), la soia, il fonio e il mais giallo.

La prima tappa della parata è stata il centro di trasformazione delle donne di Tigninti dove, alla presenza delle autorità amministrative e tradizionali, il Rappresentante Paese di Mani Tese Achille Yotto Tepa ha consegnato una nuova sgranatrice, con cui è stata effettuata la prima sgranatura in pubblico con successo. Achille ha poi consegnato al comitato di gestione le chiavi del centro stesso che verrà utilizzato per la trasformazione del fonio, ed è stato realizzato grazie al progetto di Mani Tese “Miglioramento della sicurezza alimentare e delle condizioni igienico-sanitarie delle comunità agricole nel dipartimento dell’Atacora” cofinanziato dai fondi dell’otto per mille dell’IRPEF a diretta gestione statale.

I membri del comitato di gestione, che hanno ricevuto le chiavi, hanno espresso la propria gratitudine attraverso la voce del loro segretario Richard Kouagou.

Al termine del corteo, il capo-villaggio Roger Wembokaan ha dichiarato: “Siamo orgogliosi delle nostre donne, che sono riuscite a organizzare questo evento e ringraziamo di cuore l’Ong Mani Tese per questo appoggio, che ha permesso di cambiare la vita delle donne e delle loro famiglie”.

Kanti N’Dah, la rappresentante del gruppo di donne trasformatrici di Tigninti, ha sottolineato come la collaborazione tra il gruppo di donne e Mani Tese abbia permesso alla comunità e ai villaggi circostanti di comprendere l’importanza del ruolo delle donne nel mondo del lavoro e nella produzione di reddito.

“Se le nostre ragazze seguono corsi di educazione civica, se oggi possiamo lottare contro l’abbandono scolastico, è grazie all’Ong Mani Tese a cui rivolgo il mio più profondo ringraziamento” ha aggiunto il direttore della Scuola Pubblica Primaria, Félix Okote.

Roméo Natta, capo del distretto di Kouandata, ha sottolineato come non era mai accaduto nella storia di Tigninti che le donne mobilitassero così tanta gente, facendole diventare importanti attori su cui contare per lo sviluppo del territorio.

Achille Yotto Tepa, Rappresentante Paese di Mani Tese in Benin, si è congratulato con le donne invitandole a perseverare nelle attività di trasformazione con dignità e determinazione senza mai rinunciare all’innovazione. Ha poi invitato la popolazione a investire nell’educazione scolastica dei bambini e, soprattutto, delle bambine perché non ci può essere sviluppo senza empowerment femminile.

L’evento si è poi concluso con l’intervento di Antoine N’Dah, membro del Parlamento per la quarta circoscrizione elettorale, che si è congratulato con le donne e con Mani Tese per il percorso realizzato.

Qui di seguito alcune foto del corteo.