“Mani-Fest” giochiamo per bene!

Sabato 14 maggio ti aspettiamo al MANI-FEST, un evento in cui passeremo un pomeriggio alternativo all’insegna del divertimento e della condivisione!

Costruiamo insieme un mondo più giusto per tutti e per tutte!

Il Mani-Fest sarà un pomeriggio alternativo all’insegna del divertimento e della condivisione! Tra giochi, buona musica e un delizioso rinfresco, avremo l’occasione di confrontarci e riflettere insieme sui piccoli gesti che ognuno di noi può fare per costruire un mondo più giusto per le generazioni future.

L’evento si svolgerà sabato 14 maggio a partire dalle ore 14:00 presso l’Oratorio S.s. Nazaro e Celso in Via Bonaventura Zumbini 19 a Milano.

Partiremo con una breve presentazione iniziale che ci darà modo di conoscerci meglio e di spiegare come si svolgeranno le varie attività in programma.

Verranno proposti giochi e attività, adatti sia a grandi che piccini, in modo che tutti possano divertirsi insieme. Attraverso esercizi di immedesimazione, prenderemo consapevolezza delle disuguaglianze sociali nelle varie parti del mondo, scopriremo il percorso di una semplice t-shirt di cotone, realizzeremo l’impatto del nostro stile di vita consumistico sul pianeta.

Alle 15:00 avrà inizio l’ESCAPE GAME di Mani Tese, una sfida a squadre (da 3 a 5 giocatori) in cui dovrete mettere in gioco tutte le vostre abilità per risolvere enigmi e superare ostacoli! Le squadre che arriveranno sul podio saranno premiate con un regalo speciale della nostra Cooperativa Sociale Mani Tese.

Per concludere, dalle 17:00 un aperitivo vegano a buffet con due drink inclusi, che comprenderà varie delizie a base di frutta e verdura. L’aperitivo sarà organizzato grazie al prezioso contributo di RECUP, un’associazione milanese che si impegna ogni giorno per combattere gli sprechi alimentari e l’esclusione sociale nei mercati rionali della città.

 

PROGRAMMA DELL’EVENTO:

  • Ore 14:00 – 15:00 | Registrazione + Presentazione + Giochi e attività
  • Ore 15:00 – 17:00 | Escape Game a squadre + Premiazione vincitori
  • Ore 17:00 – 19:00 | Aperitivo vegano a buffet con bevande incluse

 

Per partecipare all’evento è necessario iscriversi effettuando una donazione di 20 euro per persona. Grazie alla quota di partecipazione avrete accesso a tutte le attività, all’aperitivo e riceverete un gadget ufficiale dell’evento. Inoltre, il vostro contributo ci aiuterà a sostenere i nostri progetti!

PROCEDURA DI ISCRIZIONE:

  • clicca sul LINK https://donazioni.manitese.it/
  • effettua una DONAZIONE SINGOLA di 20 euro (a persona)
  • compila il FORM con i tuoi dati e il tuo CODICE FISCALE (per fini assicurativi)
  • IMPORTANTE! Inserisci nella sezione “Messaggio” la causale QUOTA PARTECIPAZIONE MANI FEST
  • completa il PAGAMENTO per confermare l’iscrizione

 

 

 

Per ulteriori informazioni e per segnalare allergie o intolleranze alimentari potete scrivere a comunicazione@manitese.it oppure chiamare il 3929584447.

In caso di maltempo tutte le attività verranno regolarmente svolte al chiuso.

Mozambico, piantiamo alberi nella giornata internazionale delle foreste

Nell’ambito del progetto Wona in Mozambico, nella città di Quelimane sono state piantate 432 piantine di acacia per aumentare il verde urbano.

Nella città di Quelimane (Mozambico) siamo attivi con un nuovo progetto per promuovere la sostenibilità ambientale e combattere i cambiamenti climatici.

In occasione della Giornata Internazionale delle Foreste, il 21 marzo, è stata quindi svolta un’attività di piantumazione di alberi per aumentare il verde urbano e sensibilizzare la cittadinanza.

Nella giornata sono state coinvolte 40 persone, tra cui il coordinatore di progetto di Mani Tese, il direttore del vivaio municipale e lo staff tecnico del consiglio comunale, l’associazione Access, rappresentanti dei quartieri della città, giovani attivisti e attiviste e semplici cittadini e cittadine.

L’attività è cominciata la mattina presto, alle 7 e mezza, presso il vivaio comunale dove è stata effettuata la selezione delle piantine tenendo conto della loro età e del loro stato fitosanitario. Per la precisione, sono state identificate 432 piantine di acacia di due specie ovvero l’acacia rossa e l’acacia albizia (o acacia di Costantinopoli).

Le piantine sono state quindi caricate su un mezzo di Mani Tese e ci si è recati tutti e tutte in Avenida 25 de Junho a Quelimane per eseguire la piantumazione.

I/le partecipanti si sono divisi in gruppi e un primo gruppo di persone si occupava di fare delle piccole buche, un secondo gruppo effettuava la piantumazione, mentre un terzo gruppo posizionava dei piccoli recinti protettivi per ridurre il rischio di danni alla piantine.

L’attività è durata circa 2 ore ed è stato oggetto del rimboschimento più di 1 km di strada. I/le partecipanti, soddisfatti del lavoro, sono poi tornati/e al vivaio comunale per un momento di riflessione e un rinfresco.

L’attività rientra nell’ambito del progetto Wona, svolto in collaborazione con Fondazione E-35, Municipio di Quelimane e UPC-Z (Unione Provinciale dei Contadini della Zambezia) e cofinanziato da Regione Emilia-Romagna e Fondazione E-35.

Qui di seguito alcune foto della giornata.

La pace non si costruisce con le armi

La pace è per tutti o non è per nessuno e si costruisce con la cultura del rispetto dell’altro, la cooperazione e la promozione di stili di vita responsabili per l’ambiente e la giustizia. La nostra adesione alla Marcia della Pace Perugia-Assisi del 24 aprile.

Sono passate settimane dall’inizio del conflitto in Ucraina. Come in Jugoslavia, in Iraq, in Siria, in Burkina Faso, la follia della guerra ha orizzonti infiniti e impatti devastanti sulle popolazioni civili generando morti, feriti e milioni di profughi. Questa è una guerra che dobbiamo affrontare senza ipocrisie.

Come molti oggi sentiamo che più forte si deve alzare la voce contro questa guerra e contro tutte le guerre, dovunque scoppino, qualunque sia la loro forma e qualsiasi il nome che viene dato loro. Ci opporremo sempre a chi la guerra la desidera, la fomenta o la prepara.

Contestiamo la scelta del governo italiano di inviare armi in Ucraina a pochi giorni dall’invasione russa, privandosi subito della possibilità di agire un negoziato. Riteniamo scellerata la scelta di aumentare le spese militari fino al 2% del PIL, così come richiesto dalla NATO, denunciamo la militarizzazione dei nostri territori e rilanciamo la necessità di adottare, di nuovo dopo 40 anni, l’obiezione di coscienza alla spese militari. Ci sembra incredibile che ancora si possa scegliere di perseverare in politiche di guerra, distruttive delle persone, dei popoli, del pianeta. Lo dice la storia e lo sanno anche i bambini: la Pace non si costruisce con le armi. La Pace si costruisce con la cultura del rispetto dell’altro, con la cooperazione e con la promozione di stili di vita responsabili per l’ambiente e per la giustizia. La Pace è per tutti o non è per nessuno.

A fianco di tante realtà locali, Mani Tese, con i suoi gruppi, associazioni e cooperative, si è subito attivata per gli aiuti ai rifugiati e i presidi territoriali. Sosteniamo le realtà locali che organizzano l’accoglienza della popolazione ucraina in fuga dalla guerra, così come abbiamo sempre fatto e continueremo a fare per chi arriva da ogni parte del mondo. Anche per chi fugge dalle guerre combattute con armi diverse: quelle della povertà e della schiavitù, dello sfruttamento e dell’accaparramento delle risorse, armi altrettanto mortali e distruttive che minacciano la sopravvivenza e la capacità di futuro delle popolazioni che affianchiamo attraverso i progetti di cooperazione internazionale. Per questo promuoviamo il diritto all’accoglienza di tutti i profughi e ci opponiamo all’ottica razzista che applica i distinguo alle medesime sofferenze umane.

Siamo vicini al popolo russo, prossima vittima di questa assurda guerra e in particolare ai russi che si oppongono alla guerra e che per questo sono perseguitati. In questo periodo così difficile continueremo il nostro impegno di giustizia anche promuovendo l’impegno di non finanziare tutte quelle realtà coinvolte nella produzione e commercializzazione di armi.

Cosa stiamo facendo e cosa possiamo fare come donne e uomini di pace? Come facciamo a non essere immobili davanti a questa ennesima strage e davanti a questa sconfitta umana? Da parte nostra, non possiamo che continuare a portare avanti il nostro impegno, che è iniziato ormai quasi sessant’anni fa.

Attraverso i progetti di sviluppo sostenibile, l’educazione alla cittadinanza globale, i percorsi di inclusione e di contrasto alle ingiustizie sociali e ambientali, la promozione del servizio civile universale, l’apertura di spazi di socialità e di educazione alla pace e l’impegno a sviluppare un’economia solidale lottiamo ogni giorno per costruire un mondo più giusto. Il nostro lavoro in Africa, in Asia, in America Latina e nei tanti territori italiani in cui operiamo, è un’azione concreta per contrastare i meccanismi che sono alla base di ogni guerra.

Forte di questo impegno che condivide con moltissimi volontari e sostenitori, Mani Tese aderisce alla Marcia della Pace Perugia-Assisi straordinaria del 24 aprile 2022, per riaffermare insieme a tutti gli operatori di pace e di giustizia il Diritto alla Pace, così semplice e oggi così lontano.

Clementina Ramirez: un esempio per la comunità di Rodeo

Doña Clementina, grazie alla formazione di Mani Tese in Guatemala, ha migliorato l’igiene e l’organizzazione domestica e reso i suoi campi più redditizi.

Nonostante le difficoltà dovute alla pandemia in corso, il progetto “Lotta contro la malnutrizione nel dipartimento di Chiquimula” sta continuando a incidere sulla vita delle comunità rurali del Guatemala. Proprio in questi mesi, infatti, le donne delle comunità hanno seguito i corsi di formazione sulla salute, l’igiene, la pianificazione famigliare e la pulizia domestica.

Le famiglie, protagoniste del progetto, hanno anche ricevuto delle stufe migliorate per cucinare meglio e senza dispersione di fumo all’interno della casa e hanno avviato una campagna di disinfezione all’interno delle proprie abitazioni.

I formatori e gli operatori del progetto hanno accompagnato tutte le attività e, attraverso delle visite domiciliari presso ciascuna famiglia, hanno avuto modo di valutare l’effettivo miglioramento delle condizioni igieniche dopo gli incontri svolti.

La signora Clementina Ramirez di Rodeo, frazione di Chantiago, in particolare, è stata di grande esempio per tutta la comunità. Durante la visita domiciliare, che si è svolta insieme al capo della comunità di Rodeo, Eusebio Gutiérrez, tutti hanno potuto notare l’ordine e l’organizzazione della sua abitazione. A partire dai fagioli seminati all’ingresso, adornati con numerosi fiori di specie diverse, piante medicinali e piccoli recipienti pieni di acqua pulita, fino al sentiero che conduce all’interno della casa: tutto nell’abitazione di Doña Clementina è apparso pulito, organizzato e ben curato.

Anche lo spazio cucina, dove è stata installata la stufa migliorata, è apparso pulito e ordinato, con i recipienti dell’acqua ben chiusi in modo da non far entrare gli insetti e le padelle pulite e asciutte appese alle pareti.

Doña Clementina ha cambiato il modo di gestire le faccende domestiche e migliorato l’igiene della casa perché ha sempre partecipato attivamente alle formazioni organizzate dagli operatori del progetto. È inoltre riuscita a sistemare l’orto e renderlo più redditizio grazie ai serbatoi d’acqua che ora le permettono di irrigarlo anche d’estate, senza dover camminare fino al pozzo.

Clementina Ramirez adesso può produrre frutta e ortaggi per la sua famiglia. È infatti convinta che sia meglio prodursi il cibo da sé, perché più sano e ricco di nutrienti.

Una foto di Clementina con un membro del nostro staff in Guatemala
Clementina nel suo orto
Clementina e la stufa migliorata
Un momento della formazione su salute, igiene, pianificazione famigliare e pulizia domestica
Alcuni dei materiali consegnati a Clementina
Un altro momento della formazione

Gli studenti dell’università di Milano alla scoperta dei progetti di mani tese in Kenya

Dieci studenti e studentesse hanno visitato la zona della foresta Mau e del lago Baringo e ci hanno raccontato la loro esperienza.

Nel mese di gennaio, un gruppo di studenti e studentesse del corso “Scienze Umane dell’Ambiente, del Territorio e del Paesaggio” dell’Università degli Studi di Milano, ha visitato il Kenya e, in particolare, i luoghi di sviluppo dei nostri progetti dedicati alla tutela ambientale e alla sicurezza alimentare.

Vi raccontiamo com’è andata grazie a un resoconto inviatoci proprio dagli studenti e dalle studentesse che hanno partecipato al viaggio.

“Questo inverno – ci raccontano – grazie al sostegno dell’Università degli Studi di Milano, abbiamo avuto la possibilità di recarci in Kenya, nella regione della foresta Mau, e abbiamo toccato con mano i progetti di Mani Tese che avevamo studiato durante il corso.

Tra le attività che ci hanno colpito maggiormente nella prima parte di viaggio, c’è sicuramente la fattoria biologica di Salomè, che è stata coinvolta in corsi di formazione promossi da Mani Tese e Slow Food e ora è molto attenta alla sostenibilità ambientale. Gestita da Salomè e dalla sua famiglia, la fattoria è diventata ormai un punto di riferimento per la comunità, che può imparare un nuovo modo di coltivare, nel rispetto dell’ambiente e delle risorse naturali.

Sempre nella prima parte del nostro viaggio, siamo stati accolti/e nella casa di Rose, una donna che fa parte della CFA (Community Forest Association). È stata l’occasione per parlare dei problemi e delle risorse della foresta Mau e per partecipare a un pranzo an plein air con la sua famiglia e con altri membri della comunità. I nostri delicati stomaci sono stati messi alla prova da pietanze esotiche, quali la testa di gallo stufata e un particolare latte fermentato con la cenere, il mursik.

Spostandoci nei giorni seguenti verso sud, più precisamente nell’area della foresta di Kiptunga, abbiamo potuto vivere altre esperienze interessanti. Fra queste la visita dell’ecolodge di Mariashoni, dove Mani Tese ha realizzato una guest house, una radio e una raffineria di miele, dando un forte impulso economico e sociale alla comunità.

La figura che più è rimasta impressa nei nostri cuori è stata quella della guida Friedrich Lesingo, del gruppo etnico Ogiek che, fra le altre cose, sono esperti produttori di miele. Friedrich e la sua tribù hanno sempre vissuto in simbiosi con la foresta – fonte di cibo, medicinali e materie prime – ma, negli ultimi decenni, numerosi e controversi interventi governativi e privati li hanno allontanati dalla foresta. 

Questa esperienza – concludono gli studenti – ci ha permesso di collezionare molto più che semplici dati e osservazioni. Abbiamo infatti avuto la possibilità di relazionarci con moltissime persone, ognuna con le proprie opinioni, dalle quali abbiamo potuto attingere non solo informazioni, ma veri e propri istanti di vita. Porteremo con noi ricordi di sguardi soddisfatti per ciò che è stato realizzato e per ciò che ancora oggi è in corso d’opera, attraverso gli svariati progetti di cooperazione dei quali Mani Tese è promotrice, azioni talvolta così semplici da lasciare sbalorditi per l’efficacia del proprio effetto.”

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Guinea-Bissau: una nuova casa per le donne vittime di violenza in São Domingos

Grazie al sostegno di UNHCR e dell’Ambasciata Americana, Mani Tese ha aperto un nuovo centro di accoglienza nella remota regione di Cacheu, dove per la prima volta le donne potranno trovare un rifugio sicuro.

Recentemente si è svolta a São Domingos, nella frontiera nord della Guinea-Bissau, una cerimonia attesa con impazienza dal nostro staff locale e, soprattutto, dalle donne vittime di violenza: l’inaugurazione della casa di accoglienza per donne vittime di violenza Jorgete Benante, dal nome di un’attivista locale per i diritti delle donne.

In Guinea-Bissau la violenza di genere è un fenomeno all’ordine del giorno, troppo spesso non denunciata e impunita. Grazie alla sinergia dei progetti finanziati dall’Alto Commissionato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) e con il sostegno dell’Ambasciata degli Stati Uniti di Dakar, è stato possibile realizzare insieme alla comunità locale la ristrutturazione di un edificio in condizioni precarie e aprirlo come centro di accoglienza per le donne vittime di violenza.

Il lavoro di Mani Tese nella regione

Mani Tese lavora nella regione di Cacheu, al nord della Guinea-Bissau e alla frontiera con il Senegal, dal 2017 come partner di UNHCR nell’implementazione di progetti volti a promuovere l’integrazione socio-economica della popolazione rifugiata dal Senegal presso le comunità locali.

Oltre allo sviluppo di iniziative economiche, agroecologiche e di gruppi di microcredito, un’importante area di intervento è la lotta alla violazione dei diritti umani, in particolare a favore dei gruppi di persone vulnerabili, come le donne vittime di violenza.

Mani Tese lavora sul territorio con un’equipe di esperte nella protezione delle donne vittime di violenza di genere per cercare di promuoverne l’empowerment e la conoscenza dei loro diritti, per sensibilizzare le comunità e per creare reti con le istituzioni pubbliche e private che favoriscano la prevenzione della violenza e la protezione delle vittime. Le assistenti sociali e le psicologhe di Mani Tese intervengono nel supporto psicosociale, nell’accompagnamento per l’elaborazione di life plans e nelle strategie di recupero della stabilitá emozionale, economica e sociale delle donne e delle ragazze che hanno subito violenza.

Il nuovo centro di São Domingos

Grazie all’esperienza dei progetti realizzati nella capitale Bissau, Mani Tese è riuscita a realizzare a São Domingos, nell’ambito del progetto Integrazione dei richiedenti asilo e dei rifugiati senegalesi, un nuovo centro di accoglienza per donne e ragazze vittime di violenza, impossibilitate a fare ritorno al proprio domicilio o nella propria comunità.

Al progetto hanno lavorato con Mani Tese l’associazione di donne locali Embo Buerere e la congregazione delle suore cattoliche presente sul territorio.

Dopo mesi di lavori, a ottobre 2021 la casa ha aperto le sue porte per accogliere le prime donne e ragazze che, per la prima volta in questa remota regione, hanno trovato uno spazio sicuro. Il centro le accoglie in un ambiente familiare, garantisce loro cibo, assistenza sanitaria e giuridica, supporto psicosociale e opportunità di formazione.

All’evento di inaugurazione hanno partecipato molte persone dalla capitale Bissau, tra cui diverse organizzazioni della società civile che si occupano di diritti umani, dell’infanzia e delle donne, istituzioni pubbliche e finanziatori.

La comunità locale ha assicurato il proprio sostegno all’inziativa con la partecipazione di rappresentanti di tutte le istituzioni territoriali e dei principali movimenti della società civile, tra cui rappresentanti delle comunitá religiose, difensori dei diritti umani, leader comunitari e associazioni giovanili, oltre al fenomenale gruppo teatrale e culturale Netos de São Domingos.

Il nastro è quindi stato tagliato, la casa ha aperto le sue porte ed è ora il momento di attuare il famoso motto guineense per farsi forza reciprocamente e non smettere di lottare, stavolta per le donne e le ragazze vittime di violenza: No sta djuntu! (Stiamo insieme).

Qui di seguito alcune foto dell’inaugurazione del centro di accoglienza.

Raccontare la guerra ai bambini e alle bambine

Ciclo di webinar dedicato a genitori, insegnanti ed educatori per capire come raccontare la guerra ai più piccoli.

Milano, 31 marzo 2022 – Come si può raccontare la guerra alle bambine e ai bambini? Come e quali notizie dare? È meglio mostrare le immagini nella loro cruda verità o filtrarle? Come evitare di mettere loro addosso un carico di preoccupazione e ansia troppo elevato?

Queste ed altre le domande a cui il ciclo di webinar “Raccontare la guerra ai bambini e alle bambine” intende provare a dare una risposta con l’aiuto di esperti e formatori.

Il ciclo, organizzato da Mani Tese e Reattiva, l’impresa sociale di Mani Tese dedicata alla formazione, prevede due incontri on line, il 6 e il 20 aprile dalle ore 18 alle ore 19, che saranno trasmessi sul canale YouTube e sulla pagina Facebook di Reattiva.

Il primo incontro, che si terrà mercoledì 6 aprile, avrà come ospiti Martina Recchiuti e Alberto Emiletti, della redazione di Internazionale Kids, il mensile per bambine e bambini che pubblica articoli, giochi e fumetti dai migliori giornali di tutto il mondo.

Il secondo incontro, che si terrà mercoledi 20 aprile, avrà come ospite Daniele Novara, Fondatore e direttore del CPP Centro PsicoPedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti, pedagogista e autore.

“Lo scoppiare di una guerra così vicina e così dolorosa ci pone di fronte a preoccupazioni e interrogativi che non hanno risposte facili né immediate – afferma Giacomo Petitti di Roreto, Direttore di Reattiva – Ancora una volta siamo chiamati a cambiare il nostro modo di fruire le informazioni e di trasmetterle ai più piccoli, che pongono grandi domande e ci restituiscono, come genitori, insegnanti ed educatori, la difficile responsabilità di tradurre la complessità”.

“La guerra è già entrata con prepotenza nelle case e nelle scuole, che hanno risposto in modo genuino e appassionato con il linguaggio della pace e della solidarietà – continua Petitti – per qualcuno è già iniziato il tempo delicato dell’accoglienza delle famiglie e dei bambini in fuga dal conflitto. La risposta del “fare”, con i gesti e con l’esempio, è fondamentale anche dal punto di vista educativo, ma non esaurisce le domande, soprattutto nel medio e lungo periodo”.

Il ciclo di webinar “Raccontare la guerra ai bambini e alle bambine” intende costruire insieme a genitori, insegnanti ed educatori uno spazio di riflessione sul tema. Promosso da Mani Tese e Reattiva, il ciclo è realizzato nell’ambito del progetto ”Piccoli che Valgono” cofinanziato dall’impresa sociale Con i Bambini.

Per ricevere il link diretto dell’evento on line è possibile iscriversi qui:
https://www.reattiva.org/news/raccontare-la-guerra-ai-bambini-e-alle-bambine-19

Guerra in Ucraina, a rischio la sicurezza alimentare in molti paesi africani

Il conflitto manda in tilt i prezzi del grano e diventa sempre più centrale il rafforzamento dell’agricoltura di piccola scala e delle produzioni di cereali locali.

di Elias Gerovasi, responsabile progettazione e partenariati di Mani Tese

È di qualche giorno fa la notizia che centinaia di navi partite dall’Ucraina cariche di grano e destinate al mercato africano sarebbero state bloccate nel Mar Nero per ordine del Cremlino.

A denunciare il potenziale disastroso di questa azione russa è stata la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che ha allertato la comunità internazionale sulle conseguenze drammatiche che questo tipo di blocco può provocare in termini di sicurezza alimentare per almeno sedici Paesi africani, il cui approvvigionamento del grano dipende per oltre il 50% dalle importazioni provenienti dall’Ucraina e dalla Russia.

È così che la guerra in Europa mette in allarme le economie di mezzo mondo e inizia a far vedere concretamente le sue ripercussioni negative sulla vita quotidiana di milioni di persone a migliaia di chilometri di distanza.

Il sacco da 50 kg di farina di frumento è passato in poche settimane da 11.000 a 23.000 franchi CFA (35 euro) in Costa d’Avorio, il prezzo dello zucchero e dell’olio è in aumento in maniera esponenziale in Senegal, Mali e Mauritania. Dall’altra parte del continente in Kenya, al porto di Mombasa, i cereali vengono sbarcati a 57.000 scellini (500 dollari) la tonnellata contro i 45.600 scellini (400 dollari) dello scorso gennaio. Dalla settimana scorsa i 5 milioni di abitanti di Abidjan acquisteranno con 150 franchi CFA (23 centesimi di euro) una baguette da 170 g al posto di quella tradizionalmente venduta il cui peso superava i 200 g di peso.

Il conflitto fa saltare gli equilibri dei mercati internazionali; se in Europa la principale emergenza è mettere fine alla dipendenza energetica dalla Russia, in molti paesi del continente africano la preoccupazione è più spostata sulla sicurezza alimentare, urgenza che è stata portata sul tavolo della recente riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu dedicata alla situazione umanitaria in Ucraina. Secondo la FAO, da 8 a 13 milioni di persone in tutto il mondo potrebbero soffrire di malnutrizione se si interrompessero le esportazioni di cibo dall’Ucraina e dalla Russia.

Ecco che in questo contesto preoccupante la produzione agricola di piccola scala diventa ancora più centrale per la sicurezza alimentare delle comunità in molti paesi dell’Africa e tutte le iniziative volte a porre fine alla dipendenza dalla farina di grano sono da incoraggiare.

In diversi paesi africani, anche di fronte alle preoccupazioni climatiche, sono state intraprese iniziative che possano portare alla sostituzione del grano con altri cereali locali come il sorgo e il fonio, un seme autoctono recentemente tornato alla ribalta per il suo profilo nutrizionale e per via della sua tecnica di coltivazione che richiede meno acqua di altri cereali. Una coltivazione che da diversi anni Mani Tese, ed ancora oggi con il progetto Miglioramento della sicurezza alimentare e delle condizioni igienico-sanitarie delle comunità dell’Atacora, sta supportando in Benin. Decine di gruppi di donne si sono organizzate in cooperative per riappropriarsi della coltivazione e del consumo di questo importante cereale.

Altre interessanti alternative in termini di costi benefici rispetto alle sementi importate sono rappresentate dai legumi e dai tuberi che possono anche essere mescolati con farina di frumento per produrre il pane. Il Niebè è uno dei principali legumi prodotti nel continente africano, proveniente dalla famiglia delle lenticchie e dei ceci, è un alimento base importante nell’Africa subsahariana, è noto per la sua ricchezza di proteine ​​(21% contro il 12% della pasta di frumento) e fibre. Anche la farina di manioca può essere utilizzata per la panificazione e la pasticceria, ma l’assenza di glutine ne limita l’uso per il pane al 30% o al 40% della dose.

In Burkina Faso, Mani Tese supporta gruppi di giovani e donne nello sviluppo di attività produttive, imprenditoriali e innovative, che valorizzano proprio le produzioni agricole locali e agroecologiche. Tra queste un focus particolare negli ultimi anni si è sviluppato nell’ambito della produzione e trasformazione del riso locale grazie al Progetto per il miglioramento delle condizioni nutrizionali di donne e bambini nei distretti sanitari di Garango e Tenkodogo, che promuove l’utilizzo del compost e di altre tecniche agroecologiche e la costituzione di centri di trasformazione per il riso paraboiled, tecnica che aumenta notevolmente le proprietà nutritive e le possibilità di conservazione del riso stesso.

Esse rappresentano storie di produzione agricola di piccola scala e di trasformazione di prodotti locali che possono essere in questo momento storico un antidoto importante alla crisi alimentare che sembra destinata a peggiorare con il prolungarsi del conflitto in Ucraina.