Il ciclone Freddy si รจ abbattuto su Quelimane e sulle zone dove siamo presenti per realizzare i nostri progetti di cooperazione, e la situazione ora รจ di emergenza.
Il ciclone Freddy si รจ abbattuto su Quelimane e sulle zone dove siamo presenti per realizzare i nostri progetti di cooperazione, e la situazione ora รจ di emergenza.
Ci sono case scoperchiate. Tralicci dell’elettricitร e alberi sono caduti.
Comunicazione ed elettricitร al momento sono interrotte e quindi anche lโaccesso allโacqua.
Anche le strade per raggiungere le zone rurali sono interrotte e si segnala la presenza di persone sfollate.
Cercheremo di tenervi aggiornati.
Mani Tese opera a fianco della popolazione colpita con i suoi progetti di cooperazione internazionale, oggi ancora piรน importanti perchรฉ permetteranno alle comunitร di risollevarsi dopo questa calamitร .
Per chi puรฒ e vuole aiutare, abbiamo aperto una raccolta fondi di emergenza.
> Modalitร di donazione:
– Carta di credito sul sito di Mani Tese inserendo lโimporto che desideri donare
– Bonifico bancario intestato a Associazione MANI TESE ONG Onlus presso banca Popolare Etica (IBAN: IT 57 F 05018 01600 000010203040)
– CCP, Conto Corrente Postale: nยฐ 291278 intestato a Associazione Mani Tese ONG ONLUS , P.le Morandi 2, 20121 Milano
Inserendo come causale (bonifico/CCP): EMERGENZA CICLONE FREDDY
Il lancio ufficiale del progetto โnutrire la cittaโ
Si parte! Lanciato ufficialmente il progetto โNutrire la cittร โ a Ouagadougou, in Burkina Faso, davanti alle autoritร locali. Obiettivo: riqualificare 150 ettari della cintura verde e promuovere lโagroecologia.
Il 16 febbraio si รจ tenuto a Ouagadougou lโevento di lancio del progetto โNutrire la cittร โ presso la Mairie Centrale. Lโatelier รจ stato organizzato da ACRA in collaborazione con il Comune di Ouagadougou, partner di progetto insieme a Mani Tese, Watinoma, Ke De Burkinabรจ, Etifor e Gnucoop.
Allโevento era presente anche Domenico Bruzzone, Direttore dellโAgenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, che nel suo discorso di apertura ha ringraziato gli operatori delle Ong presenti rimarcando lโimportanza del loro lavoro sul campo e del ruolo che giocano i cooperanti per la buona riuscita dei progetti.
โGli operatori delle Ong sono coloro che agiscono e riescono a rendere efficaci gli aiuti. Unโazione come quella intrapresa nel 2018 da Mani Tese non si deve fermareโ ha dichiarato.
Flavio Boffi per ACRA e Eugenio Attard per Mani Tese hanno presentato il progetto enunciando gli obiettivi e i risultati attesi, sottolineando lโimportanza di una buona comunicazione tra le parti.
โInteragire e continuare a scambiarsi informazioni e punti di vista รจ fondamentale per la buona riuscita del progetto in questi tre anniโ ha affermato Flavio Boffi di ACRA.
โMani Tese si impegnerร a fondo per collaborare e portare avanti gli interventi in modo partecipato e in continuitร con quanto fatto in precedenza, affinchรฉ si possano ottenere dei risultati sostenibili e durevoli per la cittร e per le comunitร interessateโ ha concluso Eugenio Attard di Mani Tese.
Nutrire la cittร si inserisce in un piano statale piรน ampio che riguarda la lotta alla desertificazione e lo sviluppo di cittร sostenibili. Durante lโevento รจ emerso il profondo interesse dei cittadini per la buona riuscita dellโintervento e il desiderio di farsi coinvolgere nelle attivitร .
Valentin BAYIRI, rappresentante del Comune di Ouagadogou, ha dichiarato: โIl Burkina ha lโobiettivo di risistemare 150 ettari della cintura verde. Per riuscirci รจ fondamentale la collaborazione con attori che puntano sullโagricoltura sostenibile e lโagroecologia. In cittร , a causa del forte utilizzo di prodotti chimici in agricoltura in alcune zone รจ aumentato il tasso di persone che soffre di tumori. Dobbiamo trasformare la produzione alimentare in qualcosa di piรน sano e per riuscirci dobbiamo, insieme, co-costruire questo grande processoโ.
Ouagadougou sta vivendo una crescita demografica senza precedenti e per garantire a tutti salute e cibo รจ necessario lavorare sul miglioramento delle filiere alimentari locali e sostenibili. Coinvolgere le famiglie di produttori, in particolare le donne, รจ il punto di partenza per costruire un futuro migliore per la cittร .
โLe madri sono i Ministri dellโInterno delle nostre famiglie – ha affermato BAYIRI โ dobbiamo partire dal loro coinvolgimento per riuscire a migliorare il benessere della popolazione oggi e per il futuroโ. Il progettoย โNUTRIRE LA CITTร โ Agricoltura urbana e produzione del cibo sano e locale per lo sviluppo di un sistema agroalimentare sostenibile e inclusivoโ,ย รจ cofinanziato dallโAgenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) e promosso da Fondazione ACRA (capofila), Mani Tese insieme con Gnucoop, Etifor, ITAL WATINOMA e ASSOCIATION WATINOMA, Ke Du Burkinabรฉ, Mairie Di Ouagadougou.
Coltivare la pace in Burkina Faso
Il progetto SEmInA ha aiutato le famiglie del Nord ad affrontare la povertร e il terrorismo attraverso lโagroecologia. Le parole delle famiglie destinatarie del progetto che sono venute a trovarci nella nostra sede di Ouagadougou.
Il 15 ottobre 2015 a Milano viene siglato il Milan Urban Food Policy Pact da piรน di 100 cittร nel mondo e, in occasione del World Food Day, viene presentato dal Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon. Dal 2016, nellโambito di questo patto, รจ stato avviato un forum regionale sulle politiche alimentari cittadine per lโAfrica francofona e nel 2021 il forum si รจ svolto proprio a Ouagadougou, in Burkina Faso.
La capitale del Paese giร negli anni โ60 aveva cominciato a parlare di politiche alimentari e nel 1976 aveva iniziato i lavori per sviluppare una cintura che avrebbe circondato la cittร come un vero e proprio polmone verde. Lโobiettivo era ristorare 2.100 ettari per conservare la biodiversitร , fornire prodotti forestali a scopo alimentare, proteggere la cittร dal vento, dalla polvere e dallโerosione del suolo.
Purtroppo, perรฒ, i lavori si sono interrotti nel 1990 e, da allora, la cintura verde di Ouagadougou รจ rimasta unโopera pubblica realizzata a metร , con solo 1032 ettari coltivati. La sottoscrizione del Milan Urban Food Policy Pact da parte del Comune di Ouagadougou ha perรฒ segnato lโinizio di un nuovo periodo di lavori per la riabilitazione della cintura con lโobiettivo di garantire la sostenibilitร alimentare a una cittร nel pieno di unโesplosione demografica.
Bintou e Roland sono arrivati nella sede di Mani Tese a Ouagadougou dalla regione del Nord dopo un lungo viaggio compiuto insieme ad altre quattro persone per raccontare al nostro staff la loro esperienza a conclusione del progetto SEmInA โ Superare lโemergenza incentivando lโagricoltura e per parlare della situazione del loro territorio. ร la prima volta che i protagonisti di un progetto di emergenza in zone di difficile accesso umanitario e con i quali siamo stati costantemente in contatto per quasi due anni, riescono a raggiungerci in capitale.
Finanziato dallโAgenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, il progetto SEmInA ha supportato le comunitร di Bintou e Roland nello sviluppo di orti famigliari agroecologici, che hanno aiutato a superare lโinsicurezza alimentare delle comunitร in un contesto di forte emergenza.
I comuni di Nodin e Yalka, da cui provengono Bintou e Roland, si trovano nella provincia di Yatenga, dipartimento di Ouahigouya. Si tratta di zone molto colpite dagli attacchi terroristici, con un elevatissimo numero di sfollati interni. Nel solo mese di dicembre 2022, infatti, secondo i dati di UNHCR, la Regione del Nord contava 21.996 persone sfollate.
In Burkina Faso[1] la vita delle famiglie che vivono in situazioni precarie ruota spesso intorno alle attivitร di estrazione mineraria.
โPrima del progetto SEmInA molte famiglie si dedicavano alla ricerca dellโoro nelle miniere, soprattutto dopo che lo stato dโinsicurezza era aumentato, spesso utilizzando tecniche artigianali dannose per la salute e lโambienteโ racconta Roland.
โNella provincia di Yatenga – spiega Bintou, una destinataria del progetto di cui avevamo giร parlato – diverse famiglie si dedicano alla ricerca dellโoro per provare a garantire un futuro migliore ai propri figli. Altre si dedicano allโagricoltura ma usano molti fertilizzanti. Grazie alle formazioni di Mani Tese, perรฒ, oggi abbiamo capito lโimportanza di utilizzare le tecniche agroecologiche e, con gli strumenti forniti, abbiamo iniziato a lavorare la terra in modo piรน sanoโ.
Il progetto SEmInA ha infatti incentivato la produzione di miglio, ortaggi e la trasformazione di alcuni prodotti, la cui vendita ha aumentato il reddito famigliare. Nel corso del progetto i gruppi di famiglie coinvolti hanno ricevuto degli utensili per il lavoro agricolo, hanno partecipato alla costruzione di pozzi per irrigare i propri terreni e oggi possono usufruire anche di due centri di trasformazione per i propri prodotti.
Mani Tese รจ anche intervenuta in situazioni di emergenza fornendo assistenza alimentare ed economica a 120 famiglie vulnerabili.
โPoter produrre il nostro cibo in modo sano ci permette di dar da mangiare alla famiglia senza dover andare a cercare lโoro e senza dover uscire dal villaggio, rischiando di incontrare milizie armate, o senza dover aspettare il cibo importatoโ afferma Roland.
La condivisione degli utensili per coltivare e la creazione di gruppi di gestione delle risorse comuni ha inoltre rinsaldato il legame tra le famiglie che, per via della paura, rischiava di rompersi. โDopo le formazioni abbiamo fatto vedere quello che abbiamo imparato ai nostri vicini, e grazie al progetto, abbiamo riacquistato un poโ piรน di fiducia verso gli altriโ conclude Bintou โOra coltiviamo insieme, produciamo il nostro cibo e ci sentiamo un poโ piรน al sicuro, nonostante tuttoโ.
Il problema piรน grande in queste comunitร , come ci ha raccontato Bintou, รจ infatti proprio la mancanza di fiducia. Le persone non si fidano piรน le une delle altre. Inoltre le scuole, come ha spiegato Roland, sono chiuse in molti villaggi e i ragazzi sono in giro senza poter studiare.
In un contesto del genere coltivare insieme diventa quindi uno strumento non solo per garantire cibo ma anche per costruire la pace.
[1] Drechesel F., Engels B., Schรคfer M., ยซLes mines nous rendent pauvres ยป : L’exploitation miniรจre industrielle au Burkina Faso, GLOCON Contry Report nยฐ2, dicembre 2018, p. 5.
Storie di donne: Graciela รจ finalmente libera di scegliere
Fuggita da un matrimonio forzato da ragazzina, oggi Graciela รจ una giovane donna indipendente. โFinchรฉ ci sarร un centro di accoglienza, ci sarร sempre una possibilitร di sceltaโ.
Mi chiamo Graciela*, ho 21 anni e sono vittima di un tentativo di matrimonio forzato da parte di mia zia, che quando avevo diciottโanni voleva darmi in sposa a suo marito.
Allโepoca, sapute le sue intenzioni, scappai di casa e mi rifugiai presso una donna che mi aveva sempre trattata come una figlia. Questa signora perรฒ iniziรฒ a sfruttarmi facendomi lavorare duramente e costringendomi ad abbandonare gli studi.
Fu allora che venni accolta presso il centro di accoglienza per le donne vittime di violenza.
Al centro ho trovato la pace e il sostegno per superare la paura, la tristezza e la delusione della mia famiglia. Ho anche stretto amicizia con altre ragazze. Ho avuto l’opportunitร di studiare per due anni scolastici frequentando anche un corso di sartoria, di imprenditorialitร e di gestione alberghiera e domestica.
Da tre anni lavoro in una clinica di Ostetricia e Ginecologia, dove svolgo le pulizie. Grazie a questo lavoro, posso pagarmi gli studi. Ho infatti l’ambizione di imparare e di esplorare nuove opportunitร per me perchรฉ voglio diventare una donna indipendente, onesta e istruita…Una grande donna.
Alle ragazze che si trovano nella mia situazione vorrei offrire conforto attraverso la mia esperienza. Io ho provato una disperazione, una paura e un dolore tali da non credere quasi piรน in me stessa. Mi sono sentita sola al mondo perchรฉ non potevo contare sulla mia famiglia, che mi considerava una traditrice.
Grazie al centro di accoglienza, perรฒ, pian piano sono riuscita a stare meglio.
Oggi vivo con un altro parente, il mio zio materno, e sono trattata con dignitร e rispetto.
Non dobbiamo mai permettere agli altri di compiere delle scelte al nostro posto approfittandosi della nostra ingenuitร o della nostra insicurezza perchรฉ, finchรฉ ci sarร un centro di accoglienza, ci sarร sempre una possibilitร di scelta.
*Nome di fantasia per tutelare la privacy della ragazza.
Storie di donne: Pola, sfuggita a un matrimonio forzato
Mi chiamo Pola*, ho 23 anni e sono scappata da un matrimonio forzato. Mia zia, che mi ha cresciuta da quando avevo due anni, tre anni fa voleva darmi in sposa a suo marito. Mi diceva che ormai ero vecchia e che dovevo prendere il suo posto. Per questo mi aveva cresciuta dopo la morte […]
Mi chiamo Pola*, ho 23 anni e sono scappata da un matrimonio forzato.
Mia zia, che mi ha cresciuta da quando avevo due anni, tre anni fa voleva darmi in sposa a suo marito. Mi diceva che ormai ero vecchia e che dovevo prendere il suo posto. Per questo mi aveva cresciuta dopo la morte dei miei genitori.
Io mi sono rifiutata di sposarmi perchรฉ mio zio, per me, era come un padre.
Dopo il mio rifiuto, fortunatamente sono stata accolta al centro di accoglienza di AMIC, che mi ha ospitata per quattro mesi.
Al centro ho trovato sostegno e mi sono sentita finalmente rispettata. Le operatrici mi hanno insegnato che tutte le persone hanno il diritto di scegliere la propria vita e che non sono obbligata a sposarmi se non voglio.
Al centro ho anche ricominciato a studiare: ho frequentato un corso di gestione alberghiera e domestica, un corso di imprenditorialitร e un corso di sartoria.
Nonostante le minacce di mia zia, alla fine sono riuscita a non sposare mio zio.
Ora che ho lasciato il centro, il mio obiettivo รจ quello di continuare a studiare perchรฉ voglio diventare una donna istruita e indipendente.
Oggi mi sono separata dal mio compagno, con cui ho una figlia di due anni e che lui non mi aiuta a mantenere e, grazie ai corsi che ho seguito mentre ero al centro, sto cercando un lavoro con cui essere indipendente.
Se un giorno vorrรฒ sposarmi, sarรฒ io a scegliere quando e con chi.
Alle altre ragazze nella mia situazione vorrei dire che ogni persona ha il diritto di fare le proprie scelte di vita e di non avere paura di denunciare la propria famiglia o chiunque intenda violare i loro diritti, perchรฉ ci sono organizzazioni e persone disposte ad aiutarle e a sostenerle.
Con il tempo il dolore passa e ci si rialza da terra piรน forti e piรน mature.
*Nome di fantasia per tutelare la privacy della ragazza.
Storie di donne: Aisha non vuole piรน morire
La nostra cooperante in Guinea-Bissau ci racconta lโesperienza di una ragazza madre abbandonata dal compagno, che ha ricominciato a vivere grazie al centro di accog
Di Marika Sottile, coordinatrice del progetto โNo tene diritu a um vida sem violรชnciaโ di Mani Tese
Mi chiamo Marika Sottile e lavoro in Guinea-Bissau come coordinatrice del progetto No tene diritu a um vida sem violรชncia finanziato dallโUnione Europea e promosso da Mani Tese in partenariato con FEC – Fรฉ e Cooperaรงรฃo, ENGIM – Fondazione Ente Nazionale Giuseppini Murialdo, AMIC โ Associaรงรฃo dos Amigos da Crianรงa.
Per farvi capire lโimportanza di questo progetto, voglio raccontarvi un episodio che mi รจ accaduto.
Una domenica pomeriggio del mese di ottobre scorso stavo facendo una passeggiata nel centro della cittร di Bissau con la mia coinquilina, quando abbiamo incontrato Aisha*.
Nascosta dietro un camion, accovacciata su stessa, Aisha, non appena ci ha viste, si รจ avvicinata a noi e ci ha chiesto aiuto perchรฉ stava molto male. Subito dopo, infatti, ha iniziato a vomitare.
Aisha stava soffrendo di depressione post-parto. Era scappata dalla casa di sua zia, aveva comprato dellโacido e lโaveva bevuto con lโidea di voler morire e di doverlo meritare perchรฉ non provava nessun amore per il figlio nato nove mesi prima e avuto da un uomo che lโaveva abbandonata.
Non aveva con sรฉ nรฉ soldi, nรฉ documenti, nรฉ telefono.
Aisha aveva assolutamente bisogno di un servizio di primo soccorso urgente. Non abbiamo trovato unโambulanza cosรฌ abbiamo chiamato un taxi e lโabbiamo portata noi stesse allโospedale centrale di Bissau, dove abbiamo atteso a lungo prima che potesse effettuare tutti gli esami necessari. Lโospedale, per altro, era sprovvisto sia di flebo che di siringhe, che abbiamo dovuto comprare noi in farmacia.
Aisha, a causa delle sue condizioni precarie di salute, sarebbe dovuta rimanere sotto sorveglianza quella notte ma allโospedale non cโera posto. Lโunico luogo che poteva ospitarla per qualche tempo era il Centro di Accoglienza per le vittime di violenza di genere di Bissau, gestito da AMIC e sostenuto da Mani Tese, la ONG per cui lavoro.
Cosรฌ ho chiamato Laudolino, responsabile del Centro, che, nonostante le tante difficoltร della struttura, ha subito accettato di prendersi cura di Aisha. Presso il centro, la ragazza ha ricevuto dei pasti adeguati, รจ stata accompagnata a svolgere una radiografia e ha ricevuto le medicine per la sua ripresa psico-fisica.
Aisha รจ rimasta al centro una settimana. Nel frattempo, lo staff del centro si รจ attivato per ritrovare la sua famiglia, che ha infine deciso di sostenerla incoraggiandola a intraprendere un percorso psico-fisico di recupero. Con le dovute precauzioni, Aisha รจ stata reinserita dal personale del centro che ne ha verificato la sua effettiva ripresa e il suo benessere.
Qui in Guinea-Bissau lโassistenza sanitaria e sociale รจ pressochรฉ assente e le persone si sentono abbandonate a sรฉ stesse. Soprattutto le donne, spesso purtroppo vittime di violenza. Per fortuna ci sono organizzazioni locali che tentano di sopperire alla mancanza dei servizi ma che hanno bisogno di tutto il sostegno possibile.
Per questo, Mani Tese sta lavorando per supportare gli unici due centri di accoglienza per le donne nel Paese, da un lato, potenziando la protezione delle vittime di violenza di genere e, dallโaltro, aiutandoli a raggiungere lโautosufficienza economica.
Si tratta perรฒ di un processo che richiede tempo e risorse. Nel frattempo, le ragazze e le donne vittime di violenza di genere continuano ad arrivare ai centri e non possono aspettare. Hanno bisogno di aiuto e ne hanno bisogno subito.
Aisha al centro di Bissau ha sentito il supporto di tutti coloro che lโhanno sostenuta e questo lโha convinta che non meritasse di morire ma che poteva trovare altrove il sostegno che non ha ricevuto dal padre di suo figlio.
*Nome di fantasia per tutelare la privacy della ragazza.
8 Marzo: libere dalla violenza
In Guinea-Bissau la disuguaglianza e la violenza di genere sono allarmanti. Aiutaci a sostenere gli unici due centri di accoglienza per le donne presenti nel Paese!
La Guinea-Bissau รจ un piccolo Paese dellโAfrica Occidentale con un altissimo indice di povertร , una forte instabilitร politica e una grave carenza di lavoro e risorse. ร un Paese di cui si parla poco, dove Mani Tese รจ presente da piรน di 40 anni per sostenere, in particolare, le donne.
In Guinea-Bissau la disuguaglianza e la violenza di genere sono a livelli allarmanti.
Piรน della metร delle donne (il 52%) ha subito mutilazione genitale femminile. Si tratta, soprattutto, di bambine tra gli 0 e i 14 anni (30%). In uno studio realizzato nel 2021 nel quadro del progetto NO NA CUIDA DE NO VIDA, MINDJER!, in particolare, ben il 60% delle donne intervistate ha confessato di aver subito questa pratica.
Moltissime donne hanno subito o subiscono violenza. Il 67% delle donne intervistate ha dichiarato di essere stata vittima di almeno un tipo di violenza. In particolare, delle 978 donne intervistate che hanno o hanno avuto un partner, ben 613 hanno affermato di aver subito violenza da questโultimo.
Pochissime sono le donne che denunciano gli atti di violenza. Il 68% non ha raccontato a nessuno l’accaduto e solo lo 0,5% lo ha riferito a un medico.
Tantissime ragazze sono costrette a matrimoni forzati e precoci. Su 871 donne che hanno risposto alla domanda sulla decisione del loro matrimonio, solo 22 donne (2,5%) hanno dichiarato di avere deciso da sole di sposarsi e 73 (8,4%) hanno preso questa decisione come coppia. Nella stragrande maggioranza dei casi, (81,1% delle donne), il matrimonio รจ stato deciso dalla famiglia del marito.
Lontane dai riflettori e da ogni forma di assistenza, molte donne in Guinea-Bissau non hanno nessuno su cui contare, se non il personale degli unici due centri di accoglienza per vittime di violenza di genere presenti in tutto il Paese e sostenuti da Mani Tese: il centro di Bissau e quello, piรน recente, di Sรฃo Domingos.
Bambine che hanno subรฌto mutilazioni genitali, ragazzine costrette a sposarsi con uomini molto piรน grandi di loro, donne abusate dai propri compagni o famigliari…Questi centri di accoglienza rappresentano, a oggi, lโunica speranza di sopravvivenza per tantissime di loro.
Mani Tese sta facendo tutto il possibile per mantenerli attivi ma le necessitร sono tante e sono urgenti.
Serve cibo con cui assicurare pasti caldi e completi a tutte le ospiti.
Serve un forno con cui preparare gli alimenti non solo per nutrire le donne accolte ma anche per essere venduti e poter generare cosรฌ un reddito sicuro per il centro.
Servono medicine con cui curare le donne vittime di violenza.
Serve il carburante per i mezzi di trasporto con cui poterle accompagnare in ospedale in caso di emergenza o per visite di controllo.
Servono piรน mamme sociali, cosรฌ come qui vengono chiamate le operatrici dei centri, che forniscono una prima assistenza, preziosissima, anche e soprattutto emotiva alle donne accolte.
Servono mura di recinzione piรน alte per tenere al sicuro le donne da chi vorrebbe far loro di nuovo del male o riportarle a casa con la forza.
A un anno di distanza dallo scoppio del conflitto in Ucraina, Mani Tese invoca la diplomazia e lo stop alla fornitura di armi per scongiurare il pericolo di una terza guerra mondiale e aderisce alla marcia Perugia-Assisi del 24 febbraio 2023
Il 20 febbraio 2022lโEuropa si รจ svegliata e si รจ resa conto di essere finita in un brutto incubo: un conflitto stava esplodendo allโinterno del suo territorio, per la prima volta dai tempi della seconda guerra mondiale.
Tutto ciรฒ che รจ successo in precedenza, dagli anni Cinquanta del Novecento in avanti, era sempre stato giustificato in qualche modo, oppure era rimasto sfocato allโorizzonte. Il conflitto nelle regioni ucraine orientali, che in quasi otto anni di scontri aveva giร provocato migliaia di morti, non interessava quasi a nessuno. Si continuava senza troppi rimorsi a produrre armi da gettare nella mischia di conflitti lontani. I migranti disperati, che fuggivano da quelle stesse guerre oppure da fame, dittature e mancanza di prospettive, venivano catalogati come invasori clandestini e lasciati, con ogni mezzo possibile, al di fuori della โfortezza Europaโ.
Senza addentrarci sullโandamento altalenante del conflitto, un aspetto รจ stato chiaro sin dal primo minuto: in terra dโUcraina si stava combattendo una battaglia internazionale, con lโesercito russo da un lato e gli strumenti a disposizione della Nato dallโaltro.
In questโanno i confini e le frontiere si sono modificati di poco, in alcune zone gli eserciti sono rimasti pressochรจ immobili, ma a un prezzo enorme di vite umane. Un numero che, in questi casi, spesso si sottostima e che ben difficilmente si puรฒ accertare con sicurezza. Questo conflitto, pur con tutte le ovvie differenze del caso, ci fa facilmente tornare alla memoria gli scenari sanguinosi e terribili delle due guerre mondiali, nei quali milioni di persone morivano con gli eserciti che, per mesi o per anni, rimanevano fermi praticamente nelle stesse posizioni.
Sin da subito Mani Tese ha affermato a gran voce, cosรฌ come gran parte del mondo associazionistico e del Terzo Settore, che le armi non hanno mai portato allโottenimento della pace e che – la storia ce lo insegna – questo conflitto non รจ e non puรฒ essere differente dai precedenti.
Purtroppo, nonostante le manifestazioni pacifiste e gli appelli che si sono susseguiti senza sosta, la scelta dellโUnione Europea รจ stata diametralmente opposta, deliberando solamente di fornire sempre maggiori armamenti al governo del presidente Zelensky.
Mani Tese continua a richiedere una decisione piรน lungimirante che metta la diplomazia al centro del dibattito, ma al momento ogni nostra volontร sembra risultare vana.
Al contempo, il tetro spettro dellโipotesi di una terza guerra mondiale non sembra spaventare in alcun modo i governanti europei. Per scongiurare tale terribile pericolo, noi di Mani Tese siamo per una risoluzione pacifica, siamo per un istantaneo stop alle forniture di armi in cambio di unโimmediata cessazione dei bombardamenti russi, siamo favorevoli allโistituzione di una โzona cuscinettoโ tra i due contendenti per salvare quante piรน vite umane possibili. Di conseguenza invochiamo un reale tavolo di confronto che porti a degli accordi condivisi, magari con lโUnione Europea e la Cina a svolgere il ruolo di reali e imparziali interlocutori.
Da sempre Mani Tese porta avanti progetti e azioni fondamentali in favore della pace, dallโItalia allโAmerica Latina, dallโAsia allโAfrica, continente in cui lo stesso Papa Francesco si รจ recentemente espresso contro ogni conflitto, in maniera perentoria, durante il suo viaggio. A livello territoriale, inoltre, Mani Tese testimonia il suo impegno aderendo alle molteplici manifestazioni che si stanno susseguendo di fronte al grave rischio di escalation delle violenze e al tragico immobilismo da parte del resto del mondo.
Tutto pare procedere in senso inverso a ciรฒ che invochiamo, ma ora piรน che mai tutti noi dobbiamo continuare a far sentire la nostra voce e dobbiamo insistere nel richiedere la pace al piรน presto. Da ciรฒ che accadrร nei prossimi mesi dipenderร la sorte di tantissimi altri esseri umani e, forse, il futuro di tutti noi.
Per questo motivo Mani Tese aderisce alla marcia della Pace Perugia-Assisi del 24 febbraio 2023.