Ethaka, resilienza a cambiamenti climatici e guerra in Mozambico

Il Mozambico è un Paese sempre più interessato da calamità climatiche, conflitti e malnutrizione, aggravata anche dagli effetti della guerra in Ucraina. Il progetto ETHAKA (seme, in lingua Lomwe), cofinanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS), prevede il sostegno alle comunità rurali e urbane attraverso l’agroecologia, la riforestazione e l’educazione ambientale e nutrizionale.

Di Francesco Bucci, Project Manager di Mani Tese in Mozambico

L’ultimo periodo storico ci ha insegnato come i cambiamenti stiano diventando sempre più imprevedibili, drastici e frequenti. Il Mozambico, in particolare, soprattutto lungo tutta la sua costa di quasi 2.500 km, è uno dei Paesi più vulnerabili dal punto di vista climatico. Secche, cicloni e tempeste improvvise sono solo alcuni esempi di episodi che ormai si ripetono ogni anno, colpendo e distruggendo infrastrutture, case e famiglie e compromettendo il raccolto agricolo.

Secondo studi della FAO e del Ministero dell’agricoltura del Mozambico, l’agricoltura è una componente fondamentale per il Paese con oltre l’80% della popolazione impiegata, di cui il 90% donne. Tuttavia, è un settore caratterizzato da bassi livelli di produzione e produttività a causa di numerose problematiche come gli impatti negativi dei cambiamenti climatici, la mancanza di disponibilità e accesso a tecnologie di qualità, il degrado e l’erosione del suolo e la scarsa capacità di controllo di parassiti e malattie. Tutto ciò influisce in particolar modo sui gruppi più vulnerabili, come le donne e i bambini.

Oltre all’emergenza climatica, bisogna tenere in considerazione inoltre la crisi energetica globale e un aumento generale dei prezzi senza precedenti: il tasso di inflazione annuo è aumentato dal 10,8% di giugno 2022 all’11,8% di luglio 2022 e si sta registrando un aumento dei prezzi dei beni primari tra il 15 e il 30%. Si tratta di una situazione che sta esponendo numerose famiglie a gravi situazioni di insicurezza, disoccupazione e indebitamento.

Ci sono infine gli scontri nelle province del nord del Mozambico, causati da anni di sistematiche assenze da parte delle Istituzioni e del governo, che hanno portato numerosi giovani a unirsi a gruppi ribelli che attaccano e distruggono interi villaggi e famiglie. Si tratta di un conflitto poco conosciuto, che negli ultimi mesi sta interessando, oltre alla provincia di Cabo Delgado, anche le provincie di Niassa e Nampula, dove Mani Tese opererà per i prossimi 3 anni.

Mani Tese è in Mozambico ormai da diversi anni, lavorando insieme alle comunità locali del centro-nord del per migliorare la loro sicurezza alimentare. Da allora sono state tante le iniziative realizzate che hanno contribuito a incrementare la resistenza di queste comunità.

Proprio sulla base di questa esperienza e alla profonda conoscenza del contesto locale, Mani Tese, insieme al capofila ICEI – Istituto Cooperazione Economica Internazionale e ad altri soggetti locali[1] ed internazionali[2], dal mese di giugno 2022 sta implementando un nuovo progetto chiamato ETHAKA – Un modello di produzione agricola e consumo sostenibile per la resilienza climatica e la sicurezza alimentare e nutrizionale”, cofinanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS). I nostri interventi, in particolare, si concentreranno nelle province della Zambezia e di Nampula, le due province più popolose del Mozambico, nei distretti di Namacurra, Maganja da Costa, Memba e Mossuril, e nelle città di Quelimane, Nampula e Nacala.

Nelle province della Zambezia e di Nampula, più del 60% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà nonostante molte aree di queste due province siano tra le più fertili e con un ottimo potenziale agricolo.

Le sfide saranno numerose: le previsioni per la prossima campagna agricola (ottobre 2022 e gennaio 2023) nei distretti dove lavoreremo stimano che non ci sarà abbastanza cibo per tutta la popolazione a causa degli shock climatici e, più in generale, della guerra tra Russia e Ucraina, due paesi fondamentali per l’esportazione di grano[3] e input agricoli a vari Paesi africani.

Nell’ambito del progetto Ethaka, insieme ai già citati partner locali ed internazionali, ci occuperemo di numerose attività volte alla protezione ambientale, al miglioramento della produzione agricola attraverso l’agricoltura sostenibile, al miglioramento delle condizioni nutrizionali e alla prevenzione della malnutrizione nelle comunità locali.

In particolare, Mani Tese sosterrà i produttori di riso e gli allevatori nei distretti di Namacurra e Maganja da Costa, dove costruiremo dei centri che possano permettere ai produttori non solo di stoccare i propri prodotti, ma anche di trasformarli e poterli rivendere sul mercato con un valore aggiunto. Supporteremo inoltre il comune di Quelimane attraverso piani di riforestazione di mangrovie per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici, lavoreremo con i produttori delle zone agricole urbane e periurbane per implementare l’agroecologia e collaboreremo con le scuole di Quelimane e Namacurra per promuovere programmi di igiene e salute e l’adozione di una dieta sana ed equilibrata tramite la produzione e il consumo di prodotti agricoli locali.

L’obiettivo, ambizioso, è quello di supportare direttamente più di 2.000 persone.

Il nostro apporto proseguirà con lo sviluppo di programmi di formazione affinché il sapere possa essere replicato e diffuso il più possibile. Perché non esiste miglior forma di indipendenza se non attraverso la conoscenza.

Parlando di conoscenza, la parola “Ethaka”, in lingua Lomwe, una lingua locale comune alle due province, significa “seme”, perché questo progetto possa creare le basi per garantire competenze e sicurezza alimentare a tutte le persone e le comunità destinatarie.


[1] Universidade Lurio; Direcção Provincial de Agricultura e Pesca de Nampula; Serviço Provincial de Ambiente da Zambezia; Faculdade de Engenharia Agronomica e Florestal – Universidade Zambeze

[2]Istituto Oikos; Helvetas – Swiss Intercooperation; Comune di Milano.

[3] Il Mozambico importava il 40% del proprio grano da questi due paesi.

Secondo colpo di stato in un anno in Burkina Faso

La popolazione scende in piazza e chiede maggiore sicurezza in Burkina Faso a seguito del secondo colpo di stato in un anno. Proseguono comunque i progetti di sviluppo di Mani Tese per favorire la coesione sociale, più che mai necessaria.

Di Giulia Tringali, Cooperante Mani Tese in Burkina Faso ed Eugenio Attard, Responsabile Paese Mani Tese in Burkina Faso

Sono stati giorni molto confusi quelli da poco trascorsi in Burkina Faso, che potevano portare a un’escalation di violenza.

Venerdì 30 settembre alle prime ore del mattino il corpo speciale COBRA, guidato dal Capitano Ibrahim Traoré, fa irruzione nelle caserme militari della capitale. Si sentono spari durante tutta la notte. La mattina i media parlano di colpo di stato.

Nel pomeriggio le sparatorie ricominciano e scatta il coprifuoco. L’esercito chiede le dimissioni di Damiba, salito al potere a gennaio a sua volta con un colpo di stato.

Sabato 1 ottobre la tensione si alza a seguito di un comunicato di Traoré che, dopo aver fatto circolare informazioni su Damiba rifugiatosi in una base francese a Kamboinsin, invita i civili a scendere in piazza per sostenere la sua presa di potere. Il coprifuoco è finito.

La manifestazione dilaga e la capitale si riempie di persone che esprimono un sentimento anti-francese. Si creano assembramenti violenti di fronte all’ambasciata francese, alcuni riescono ad appiccare il fuoco in alcune parti esterne dell’edificio. Intanto sul web girano diversi video che amplificano quanto accade.

La gente per le strade sventola bandiere russe. Si accusa Damiba di aver tradito la sua promessa di scacciare i terroristi dal Burkina e di essersi piegato al volere della vecchia madrepatria.

Grazie alla mediazione delle autorità coutumière tradizionali e religiose, Damiba e Traoré arrivano a un accordo domenica 2 ottobre e il primo si dimette cedendo il potere a determinate condizioni. Nel pomeriggio Ibrahim Traoré convoca le segreterie dei vari ministeri e sancisce la riapertura degli uffici e delle scuole per il giorno seguente. In contemporanea, viene impartito l’ordine di fare rapidamente un censimento degli automezzi Pick-Up in panne a disposizione dei vari uffici, affinché possano essere riparati e integrati con quelli già a disposizione dei militari nella lotta contro le milizie anti-governative jihadiste presenti in diverse regioni del Paese.

Anche la Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale CEDEAO accoglie con favore l’avvenuto accordo organizzando una visita della delegazione.  Al termine dell’incontro di martedì con la delegazione dell’ECOWAS, uno dei suoi membri, l’ex presidente nigeriano Mahamadou Issoufou, dichiara di partire “fiducioso” per quanto riguarda gli impegni già presi da Damiba e in particolare in merito alle elezioni per il ritorno dei civili al potere entro luglio 2024.

La libertà di movimento viene ripristinata nella capitale, ma l’allerta rimane. La popolazione è stanca di vivere in uno stato di insicurezza costante. Le milizie antigovernative controllano gli assi principali che mettono in comunicazione il Paese. I confini a Nord con il Mali, a Est con il Niger, a sud con Benin e Togo e a Ovest con la Costa d’Avorio sono in mano ai jihadisti.

I principali gruppi radicalizzati che si stanno espandendo in Burkina Faso fanno parte del JNIM (Jama’at Nusrat al-Islam wal Muslimeen), rete di matrice quaedista guidata da Iyad ag Ghali, il cui gruppo più consistente è Ansarul Islam, presente principalmente nel nord del Paese. L’altro gruppo molto influente è l’État Islamique du Sahel che funge da prolungamento nell’area saheliana di ISWAP (Islamique State West Africa Province) e ha un obiettivo simile allo Stato Islamico costituitosi a cavallo tra Siria e Iraq nel 2014.

Il nuovo governo si dovrà far carico di ristabilire una maggior sicurezza nel Paese e con chi sceglierà di farlo, se Francia, Russia o nuovi partner, lo scopriremo a breve. Tuttavia, per garantire una pace duratura l’approccio securitario non basta, occorre innanzitutto ristabilire una forte coesione sociale, investire molto nello sviluppo economico e sociale del Paese, ridurre il tasso di disoccupazione e il tasso di povertà, mitigare il cambiamento climatico e avviare una buona governance delle risorse. Un passaggio molto importante è atteso a metà mese dove per il 14-15 Ottobre è stata fissata la data per la nomina del nuovo presidente della transizione. Traoré si è auto escluso dichiarando testualmente che avrebbe portato avanti solo gli “affari correnti” fino alla designazione di un nuovo presidente di transizione – civile o militare – da parte di una “Assemblea nazionale” costituita con la più ampia partecipazione di rappresentanti delle forze politiche, sociali e della società civile.

Nonostante il contesto di grande instabilità, Mani Tese continua con i suoi progetti a stare a fianco della popolazione, per favorire uno sviluppo sostenibile e comunitario, che promuova la pace e la cura delle risorse naturali attraverso un approccio agroecologico e di empowerment delle donne.

Sostieni i nostri progetti in Burkina Faso a fianco delle comunità: dona online a questo LINK con carta di credito o PayPal inserendo nel campo NOTE la dicitura “Insieme per il Burkina Faso”, oppure usa le stesse parole nella causale del tuo bonifico bancario.

Aggiornamento al 21 ottobre 2022 

La sera del 14 ottobre il Capitano Ibrahim Traoré è stato eletto presidente, quasi all’unanimità, dall’Assemblea Nazionale. Il 15 ottobre ha iniziato il suo mandato recandosi al monumento di Thomas Sankara, commemorando i 35 anni dalla sua morte. Per i due giorni di Assise erano previste nuove manifestazioni, che sono però state contenute in alcune zone della capitale. Venerdì 21 ottobre alle 10.00 ha prestato giuramento presso la sala delle udienze del Consiglio costituzionale ed è diventato ufficialmente il Presidente della Transizione. 


Facciamo la pace, seminiamo giustizia

Un breve resoconto e alcune immagini dai campi estivi di Mani Tese 2022

di Tariku Rossi

Ho avuto il piacere di partecipare ai campi estivi di Mani Tese in qualità di servizio civilista di Mani Tese da Milano.

I due campi a cui ho partecipato sono stati svolti in due sedi diverse della ONG, specificatamente: Mani tese Verbania (sul lago maggiore, Piemonte) e Mani tese Firenze (Scandicci, Toscana).

Con l’obiettivo comune di acquisire conoscenze e buone pratiche sulla giustizia ambientale, economica e sociale, abbiamo sperimentato attività pratiche e incontri di approfondimento per una durata complessiva di due settimane.

In queste settimane abbiamo imparato a riciclare ovvero a saper individuare le diverse tipologie di oggetti e le loro caratteristiche principali; rivalutare i materiali ancora utilizzabili e rivenderli alimentando così l’economia circolare; abbiamo imparato a raccontare ai cittadini le nostre attività per renderli parte attiva di questa trasformazione.

Gli incontri di formazione e di approfondimento sono stati sulle tematiche della Pace e della Nonviolenza e sono stati svolti da associazioni che si occupano proprio di sensibilizzare i cittadini su questi temi. Abbiamo dialogato con esperti nel settore sociale, svolto laboratori di teatro e di arte.

Quello che mi ha reso felice e che mi ha dato ancora più fiducia nel futuro è stato proprio il legame tra le altre persone e le associazioni territoriali. In questa relazione ho visto la ricchezza e il superpotere per cambiare le cose partendo dal basso.

Quello che trovo straordinario nel fare volontariato è sperimentare uno stile di vita comunitario all’insegna della sobrietà e del lavoro comune a sostegno dei progetti di sviluppo nel Sud del mondo.

Di seguito alcune foto dei campi estivi scattate da Tariku Rossi:

Lotta per la resilienza ai cambiamenti climatici

Venerdì 7 ottobre 2022 organizzeremo il workshop pubblico “Lotta per la resilienza ai cambiamenti climatici” nel quadro del progetto di Mani Tese “WONA: orti e vivai urbani e politiche cittadine per promuovere la sostenibilità alimentare ed ambientale di Quelimane” cofinanziato da Regione Emilia Romagna. Si tratta di un intervento che Mani Tese, insieme a UPC-Z, […]

Venerdì 7 ottobre 2022 organizzeremo il workshop pubblico “Lotta per la resilienza ai cambiamenti climatici” nel quadro del progetto di Mani Tese “WONA: orti e vivai urbani e politiche cittadine per promuovere la sostenibilità alimentare ed ambientale di Quelimane” cofinanziato da Regione Emilia Romagna.

Si tratta di un intervento che Mani Tese, insieme a UPC-Z, al municipio di Quelimane e alla Fondazione E35, in collaborazione con la Regione Emilia Romagna, sta attuando nella Provincia della Zambezia in Mozambico. 

“Wona” in Machuabo, lingua bantu del distretto di Quelimane, significa “visione”. Il progetto intende infatti promuovere una visione per un futuro sostenibile che, per i partner, si basa su tre pilastri: lo sviluppo rurale connesso alla rigenerazione urbana, l’agricoltura agroecologica e sostenibile a garanzia di qualità e sicurezza alimentare, la promozione di politiche di lotta e di adattamento ai cambiamenti climatici attraverso la riforestazione e la rigenerazione verde urbana in ottica partecipativa delle comunità.

Il workshop si terrà on line venerdì 7 ottobre dalle 10.00 alle 13.00. È possibile partecipare all’incontro collegandosi al link https://bit.ly/3S7fjFU*

L’evento vuole rappresentare una finestra di scambio di buone pratiche tra le Istituzioni del Comune di Quelimane e di Pemba in Mozambico, e del Comune di Reggio Emilia e della Regione Emilia Romagna in Italia, affrontando in modo particolare il tema della rigenerazione verde urbana.

*Nota: L’incontro si terrà in lingua portoghese.

 

Inizia la scuola, ecco le nostre proposte educative!

La campanella dei primi giorni di scuola è suonata da poco e anche quest’anno noi di Mani Tese siamo pronti a lavorare insieme agli insegnanti per formare giovani cittadini, attivi, globali e attenti alla sostenibilità. Ci alleneremo per capire e praticare l’Agenda 2030, seguendo le sue 5P chiave. I nostri percorsi educativi, realizzati in collaborazione […]

La campanella dei primi giorni di scuola è suonata da poco e anche quest’anno noi di Mani Tese siamo pronti a lavorare insieme agli insegnanti per formare giovani cittadini, attivi, globali e attenti alla sostenibilità.

Ci alleneremo per capire e praticare l’Agenda 2030, seguendo le sue 5P chiave.

I nostri percorsi educativi, realizzati in collaborazione con Reattiva, sono dei laboratori interattivi di educazione civica, ispirati al Cooperative e al Transformative Learning.

Si tratta di lezioni coinvolgenti costruite in modo ludico-didattico e guidate dai nostri formatori esperti per classi e gruppi di ogni età.

I temi affrontati spaziano dal diritto al cibo, alla fast fashion, al cambiamento climatico.

Parleremo insieme di attualità, di come le sfide del XXI secolo siano tra loro interconnesse e di come possiamo fare la nostra parte.

Le novità di quest’anno

Quest’anno abbiamo ideato e prodotto due giochi didattici, utili per organizzare le lezioni interattive sui temi di educazione civica.

Il gioco “L’ASSEMBLEA DELLE NAZIONI”

Un gioco di ruolo che si basa su una simulazione dei negoziati internazionali e, in particolare, prende spunto dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (ONU) permettendo ai/alle partecipanti di comprendere la complessità delle dinamiche politiche internazionali e di conoscere l’Agenda 2030.  

Il gioco “FA’ UN PASSO AVANTI”

Fa’ un passo avanti è un gioco di ruolo incentrato sul tema dei Diritti dei Ragazzi/e, rivisitato sul tema dell’Agenda 2030. Aiuta a sperimentare le disparità economiche e sociali come fattori di violazione dei diritti oppure come ostacolo al loro pieno raggiungimento.

PER SAPENE DI PIÚ sulla nostra offerta formativa compila il form sul nostro sito.

“Bee my Partner”: giovani apicoltori crescono in Kenya!

La storia di un gruppo di giovani imprenditori con la passione per l’apicoltura e per l’ambiente che sta realizzando i suoi sogni grazie al progetto “Agrichange”.

“Ho capito che quando ci mettiamo insieme succedono grandi cose”, esordisce Robert, mentre ci racconta l’inizio dell’attività del suo gruppo di giovani imprenditori Bee my partner sostenuto da Mani Tese nell’ambito del progetto “Agri-change: piccole imprese grandi opportunità. Sviluppo di filiere agro-alimentari nel bacino del fiume Molo”, cofinanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo.

Quella di Bee my partner è una storia incoraggiante che parla di persone che hanno iniziato in piccolo e finito per avere successo grazie anche al nostro supporto.

Il gruppo Bee my partner è nato nella contea di Nakuru nel 2019 dall’unione di 13 ragazzi e ragazze (sette donne e sei uomini) che avevano le stesse idee e il medesimo interesse per l’apicoltura. I ragazzi e le ragazze ci raccontano di aver scelto l’apicoltura perché è un’attività rispettosa dell’ambiente e che conserva la natura.  Unendo le loro risorse, questi giovani hanno iniziato costruendo un apiario di 2 metri x 3 con circa 15 arnie Langstroth. L’attività di apicoltura è cominciata bene, i giovani si incontravano due volte al mese per controllare l’apiario e svolgere le necessarie operazioni di gestione. Durante il primo anno sono riusciti a raccogliere tra i 70 e i 120 kg di miele per arrivare, migliorando sempre di più la gestione, a 180-200 kg annui.

Tuttavia, per via della stagionalità dell’apicoltura, i ragazzi avevano bisogno di un’altra attività che generasse reddito anche nel resto dell’anno. Hanno quindi iniziato a produrre fertilizzanti organici su piccola scala utilizzando materiali localmente disponibili come letame, cenere e giacinti d’acqua. Questi giovani imprenditori si sono dedicati alla nuova attività con passione educando la loro comunità sull’importanza di usare fertilizzanti organici rispettosi dell’ambiente.

“Abbiamo saputo che Mani Tese e NECOFA (ndr: nostro partner locale) erogavano un contributo per le attività imprenditoriali innovative, lo abbiamo chiesto e lo abbiamo ottenuto. Per noi è stato come un sogno trasformato in realtà perché avevamo sempre voluto espandere il nostro apiario. La richiesta di miele è in crescita e vogliamo soddisfarla fornendo un prodotto di qualità”, spiega Robert.

Al momento della nostra visita i ragazzi avevano già costruito un apiario e ordinato 40 nuove arnie. Il loro obiettivo è di raccogliere almeno 400 kg alla fine dell’anno e pian piano espandersi fino a produrne 1.200 kg l’anno. L’intento è quello di motivare altri imprenditori che stanno per mollare e nel contempo dare lavoro ad altri giovani.

Alcune delle 40 arnie presenti nell’apiario

“Siamo grati a Mani Tese, NECOFA e E4IMPACT (partner di progetto) per la formazione che ci hanno fornito e che ci ha aperto gli occhi sulla gestione della nostra impresa. Abbiamo imparato moltissimo e siamo grati per i fondi che abbiamo ricevuto. Espanderemo il nostro apiario e inizieremo a lavorare il miele, cosa che a sua volta darà lavoro ad altri giovani” continua Robert “Da quando ci siamo messi insieme, questa esperienza ci ha cambiato la vita. Eravamo dei giovani disoccupati e adesso siamo in grado di avere un reddito per tutto l’anno!”.

La storia e i progressi dei giovani imprenditori di Bee my partner sono davvero incoraggianti. Speriamo di veder presto avverarsi tutti i loro sogni imprenditoriali!

Chanthavy, una bambina che ha ritrovato il sorriso

Dopo un’infanzia di maltrattamenti, Chanthavy, grazie alla Struttura di Assistenza Temporanea di Damnok Toek in Cambogia, ha scoperto la bellezza di studiare, di stare con gli amici, di danzare e fare giardinaggio. La sua vita non è più la stessa!

Chanthavy* indossa un’uniforme scolastica pulita e ben stirata mentre cammina con un’amica della sua classe verso la Struttura di Assistenza Temporanea, dove ha vissuto negli ultimi tre anni. Si tratta di uno spazio molto importante, specifico per minori che sono stati vittime di traffico, migrazione non sicura, abusi domestici, o sono orfani che hanno vissuto per strada.

La Struttura fa parte del programma di accoglienza di Damnok Toek a Poipet, in Cambogia, sostenuto da Mani Tese.

Chanthavy è cresciuta col padre e la matrigna. Il padre non si occupava di lei e faceva uso di droga mentre la matrigna la maltrattava. Quando Chantavy se ne andò di casa per sfuggire ai maltrattamenti, il padre e la matrigna traslocarono senza darle alcuna comunicazione. Chantavy andò così a vivere dalla nonna ma, alla morte di quest’ultima, Chanthavy si ritrovò nuovamente senza casa e senza nessuno che si occupasse di lei.

Grazie a una segnalazione al numero verde ChildSafe, un servizio gestito da Damnok Toek H24 tramite il quale le persone possono riferire di casi di minori in condizioni di non sicurezza agli assistenti sociali, Chantavy venne identificata. Vista la sua situazione, si stabilì che la cosa migliore per lei fosse accoglierla presso la Struttura di Assistenza Temporanea (TCF) di Damnok Toek, dove avrebbe trovato un posto sicuro in cui vivere, cibo sano e regolare, istruzione e assistenza psicologica oltre a tutti gli altri servizi necessari.

Parlando dei cambiamenti del suo ambiente di vita, Chanthavy dice “Adesso posso imparare, frequentare lezioni, ho abiti buoni, buon materiale da usare, ho abbastanza da mangiare e un buon posto in cui stare. Ho un posto per giocare e quando abbiamo una cerimonia (Capodanno Khmer, Pchum Ben) abbiamo un sacco di buon cibo.”

Chanthavy è timida, ma si illumina quando parla dei suoi hobby preferiti: giardinaggio e danze tradizionali Khmer, che il personale della Struttura insegna ai ragazzi. Prima del Covid, lei e gli altri ragazzi si divertivano ad andare in gita nella provincia a visitare pagode o altre città. Ora che le restrizioni del Covid si sono allentate in Cambogia, il personale ha potuto finalmente progettare una nuova gita a Siem Reap, la prima in due anni, che ha suscitato l’entusiasmo di tutti.

Chanthavy danza assieme alle sue compagne e educatrici

Chanthavy si concentra molto nello studio. È una studentessa brillante ed è stata velocemente promossa nella classe 4 frequentata presso la Struttura di Assistenza Temporanea e ora frequenta la classe 5. “Mi piacciono veramente matematica e lingua Khmer” dice.

Il programma di Educazione Non-formale arriva solo fino alla classe 6, dopo di che i ragazzi possono iscriversi a una scuola privata o fare domanda presso una scuola secondaria gestita da un’altra organizzazione, cosa a cui Chanthavy è molto interessata. “Ho in programma di fare domanda e continuare i miei studi.”, racconta.

Alla domanda sui suoi progetti per il futuro, dice che vuole lavorare al casinò.

Poipet è una città piena di casinò che pagano anche alti stipendi e molti ragazzi sono ammagliati dal loro fascino, di cui sentivano parlare fin da quando vivevano per strada. Nonostante gli insegnanti e gli assistenti di Damnok Toek cerchino di proteggerli da questi luoghi insegnando loro i pericoli che si nascondono, molti ragazzi sono ancora convinti che i casinò siano il loro lasciapassare per un futuro migliore.

Nella Struttura di Assistenza Temporanea il personale lavora sodo per tenere i ragazzi al sicuro nella speranza di riuscire a rompere il ciclo di povertà nel quale sono nati. Phattana suggerisce a Chanthavy che, poiché le piace moltissimo la matematica ed è ancora tanto giovane, la ragazza ha ancora tempo per imparare di più sia sulla realtà del lavoro al casinò sia su altre possibili professioni.

Chanthavy è molto intelligente e ha molti interessi e, con un accesso costante a un’istruzione di qualità, un posto sicuro in cui vivere, un ambiente stimolante per esplorare i suoi interessi, ora ha tutte le opportunità per aspirare a un futuro meraviglioso.

* Il nome della bambina è stato cambiato per proteggerne l’identità.

Benin: I bambini e le bambine che non possono andare a scuola

In alcuni comuni dell’Atacora, in Benin, ogni anno 30 bambini su 100 in media abbandonano la scuola. Questo grave fenomeno ha subito un ulteriore incremento a causa dell’impoverimento generato dalla pandemia. Di seguito le testimonianze dei direttori scolastici e di due ex bambine costrette ad abbandonare la scuola.

In Benin, secondo la legge, l’istruzione primaria è obbligatoria. Tuttavia il diritto all’istruzione non è ancora garantito a tutti i bambini e le bambine. Nel dipartimento dell’Atacora, uno dei più poveri del Paese, dove Mani Tese combatte la povertà e la fame da oltre 40 anni, molti bambini in età scolare vengono spesso tenuti a casa anziché andare a scuola. Diverse località rurali, in particolare, sono colpite dalla piaga dell’abbandono scolastico.

Secondo i dati raccolti nel 2020 grazie a un progetto precedentemente sviluppato da Mani Tese nella regione, in nove scuole primarie pubbliche del dipartimento dell’Atacora, in media 30 bambini su 100 abbandonano la scuola ogni anno nei comuni di Natitingou, Toucountouna e Kouandé. In queste zone Mani Tese dal 2018 ha intrapreso diversi progetti per sensibilizzare le comunità sull’importanza del diritto all’istruzione e ridurre in modo significativo la piaga dell’abbandono scolastico. Tuttavia nel dipartimento di Atacora permangono sfide importanti a cui Mani Tese sta rispondendo con il progetto ‘‘Promozione dei diritti dei bambini nell’Atacora”  sostenuto con i fondi Otto per Mille della Chiesa Valdese.

“Dobbiamo continuare a sensibilizzare la popolazione sull’importanza e l’impatto positivo della scuola” ha dichiarato Wanta Sammadori, direttore della Scuola Primaria Pubblica di Tampègré “La missione della scuola non è per nulla conosciuta dai genitori, soprattutto da quelli che non l’ hanno potuta frequentare. Per loro la scuola di oggi forma solo disoccupati ed è meglio mandare i bambini nei campi. Eppure la missione della scuola è innanzitutto quella di fornire un’istruzione completa combattendo l’analfabetismo, che aggrava la povertà”.

Le famiglie che sostengono di tenere i figli a casa per mancanza di mezzi finanziari spesso usano questa scusa come giustificazione per lo sfruttamento dei bambini. Anche per questo l’attività di sensibilizzazione di Mani Tese con le famiglie sull’importanza della scolarizzazione è molto importante.Frequentavo la sesta classe quando mio padre mi ha comunicato che non avrei potuto continuare la scuola” racconta Nèkito, 19 anni. “Mi disse che ero già grande e che la mia formazione scolastica non era più utile. Gli dissi che volevo andare a scuola e almeno ottenere il certificato di scuola primaria per poi imparare un mestiere, ma lui non mi volle ascoltare. Da quel momento in poi mio padre non si occupò più della mia istruzione scolastica. Non mi dava più i soldi per la colazione a scuola e non mi comprava il materiale scolastico necessario. Alla fine dell’anno, a causa di tutte le sofferenze che avevo passato, decisi di interrompere gli studi. Andai con mia madre a lavorare nel campo e l’anno successivo incontrai un giovane uomo con cui oggi sono sposata da due anni. Rimpiango però amaramente di non aver potuto continuare gli studi. Se avessi almeno terminato la scuola primaria, avrei imparato un mestiere e la mia vita oggi sarebbe diversa”.

Nèkito con suo figlio
Nèkito con suo figlio

A Tectibayaou, un villaggio situato a una decina di chilometri dal capoluogo del comune di Toucountouna, oltre alla situazione di abbandono scolastico, lo sfruttamento dei bambini è una seria preoccupazione per il preside della scuola, il signor TANTOUKOUTE Evariste.

Ogni anno assistiamo impotenti allo spostamento dei bambini nella regione del cotone di Alibori, dove vengono sfruttati per attività di produzione agricola” dichiara il preside “A volte si tratta di bambini di 6 e 7 anni che vengono trasportati su moto che viaggiano a tutta velocità. Vengono reclutati a Tampègré, Toucountouna, Boribansifa, Tchakalakou, Tampatou, Tectibayaou, e inoltre a Wabou, Kouarfa, Kouba, Maka, Tansé, Kabaré e altri villaggi. Quest’anno, con il sostegno dei membri del comitato che Mani Tese ci ha aiutato a creare, ho organizzato delle sessioni di sensibilizzazione per spiegare ai genitori i rischi che corrono lasciando andar via i loro figli in questo modo. Diversi genitori che volevano mandare i loro figli lontani a lavorare ci hanno rinunciato, ma altri non ci hanno dato ascolto. Di conseguenza anche quest’anno abbiamo purtroppo registrato diversi casi di abbandono”.

A Kouba, sempre nel comune di Toucountouna, oltre al problema dell’abbandono scolastico, si registra anche un basso tasso di scolarizzazione dei bambini e delle bambine.

Secondo BIAOU Antoine, direttore della scuola locale, “per un villaggio che conta più di 500 bambini in età scolare, solo il 20% è iscritto a scuola. Stiamo sensibilizzando i genitori affinché i loro figli vengano iscritti, ma molti di loro non hanno ancora capito che nessun bambino può avere successo nella vita di oggi se non va a scuola”. 

La situazione è comune a diversi villaggi rurali del dipartimento di Atacora. In seguito agli effetti della pandemia di Covid-19 che hanno impoverito le comunità, inoltre, c’è da temere che il fenomeno dell’abbandono scolastico si aggravi negli anni a venire se non si attuano azioni concrete per arginarlo. Ecco perché è fondamentale proseguire con l’attività di promozione dell’istruzione e di protezione dell’infanzia.

“Non sono andata a scuola perché i miei genitori non ne capivano l’utilità. Solo ora l’hanno compresa, ma per me è troppo tardi.” racconta Kassapé, 24 anni Incoraggio tutti i bambini e le bambine ad andare a scuola, in modo che non restino al buio come me. Io ho quattro figli e i primi due stanno già andando a scuola”.

Kassapé con suo figlio
Kassapé con uno dei suoi figli più piccoli

Sostieni i nostri progetti e aiutaci a mandare i bambini e le bambine a scuola sottraendoli dalla povertà e dallo sfruttamento!