Mani Tese si schiera a fianco delle organizzazioni che richiedono il diritto di ogni essere umano di muoversi tra un paese e l’altro

Impedire a degli esseri umani di sbarcare a terra è contrario alla nostra Costituzione, alle leggi italiane, alla legge del mare e certamente a qualunque legislazione internazionale di protezione dei Diritti Umani. Classificare le persone apre un enorme problema etico con cui dovremo tutti e tutte confrontarci.

Mani Tese è da sempre impegnata, in Africa, in Asia e in America Latina, nel cercare di contrastare le cause che costringono gli esseri umani ad abbandonare i loro luoghi di nascita per cercare un futuro migliore. Molteplici sono, infatti, i progetti realizzati che mirano a rafforzare le comunità locali e l’autodeterminazione dei popoli.

Il fenomeno migratorio coinvolge milioni di persone in tutto il mondo, ma balza alle cronache solamente in modo strumentale e confuso, quando un governo decide di opporsi allo sbarco di centinaia di esseri umani, per poterli palesemente sfruttare a livello mediatico e di consenso elettorale.

Le misure normative adottate in Italia si sono dimostrate inutili nell’ostacolare un fenomeno di portata mondiale. Si dimostrano invece perfette nello sviare l’attenzione dell’opinione pubblica dai molteplici e gravosi problemi attuali, dalle guerre allo sfruttamento nel mondo del lavoro, dalla crisi energetica fino all’indiscutibile surriscaldamento globale, alla fame e alla povertà. Sfide queste che, ignorate sistematicamente, sappiamo tutti e tutte essere alle radici delle migrazioni.

Impedire a degli esseri umani di sbarcare a terra è contrario alla nostra Costituzione, alle leggi italiane, alla legge del mare e certamente a qualunque legislazione internazionale di protezione dei Diritti Umani.  Le dichiarazioni degli ultimi giorni, come richiedere che le navi delle Organizzazioni Non Governative vadano nei porti di cui battono bandiera, denotano oltre alla superficialità, alla malafede e a un’ignoranza geografica, una posizione populista e strumentale, atta ancora una volta a instillare una percezione sbagliata e pericolosa, creando il ruolo di vittima del territorio italiano.

Oggi sentiamo parlare di “sbarchi selettivi”, di “selezione dei fragili” e questi uomini, donne e bambini sono stati definiti “carico residuale”: sono dichiarazioni abominevoli, ci riportano immediatamente ad altre dichiarazioni del passato recente, quando altri uomini e donne in stato di bisogno venivano classificati come “indecorosi” per le città. Classificare le persone apre un enorme problema etico con cui dovremo tutti e tutte confrontarci. Interpella l’educazione come la più grande barriera all’ignoranza e alla meschinità umana. Incrocia il tema sociale della reale integrazione tra le persone, resa sempre più difficile dalla carenza di alloggi disponibili, da un’assistenza sanitaria che fatica a dare risposte onnicomprensive e da un sistema di accoglienza palesemente deficitario.

Mani Tese si schiera a fianco delle organizzazioni che richiedono il diritto di ogni essere umano di muoversi tra un paese e l’altro per i motivi più diversi, e concretamente rafforza le proprie attività sul territorio italiano atte all’inclusione di ogni singolo essere umano, senza distinzioni di provenienza, credo religioso e genere.

Conservazione, uso sostenibile dell’agrobiodiversità e diritti degli agricoltori

Come integrare gli strumenti del Trattato FAO nell’azione della società civile? Se ne parla a Firenze l’11 novembre 2022, insieme a Mani Tese.

L’11 novembre a Firenze, nell’ambito del ventennale del Social Forum di Firenze, promuoveremo come Azione Terrae, Coalizione per la transizione agroecologica in Africa Occidentale di cui fa parte anche Mani Tese, un laboratorio dedicato al mattino alla cooperazione allo sviluppo e al pomeriggio alle azioni in Europa, con l’obiettivo di aumentare il livello di conoscenza della società civile su queste tematiche e di arrivare a proporre una nuova agenda per la Sovranità Alimentare che rimetta al centro l’Agrobiodiversità.

L’evento si terrà alla Casa dell’Agrobiodiversità con possibilità di collegarsi su zoom.

Di seguito la locandina con il programma dell’evento:

Agroecologia e sostenibilità ambientale in Mozambico

Il progetto WONA, di Mani Tese, intende raggiungere la sicurezza alimentare attraverso la lotta e l’adattamento al cambiamento climatico, la riforestazione e la rigenerazione del verde urbano in una prospettiva partecipata.

Il progetto “WONA: orti e vivai urbani e politiche comunali per promuovere la sicurezza alimentare e la sostenibilità ambientale a Quelimane“, finanziato dalla Regione Emilia-Romagna, è un intervento sinergico che si inserisce in un programma che Mani Tese, insieme all’UPC-Z, al Comune di Quelimane e all’E35, ha contribuito a implementare negli ultimi anni.

Questo programma ha come pilastri lo sviluppo rurale legato alla rigenerazione urbana, l’agricoltura agroecologica e sostenibile per garantire la qualità e la sicurezza alimentare, la promozione di politiche di lotta e adattamento al cambiamento climatico attraverso la riforestazione e la rigenerazione del verde urbano in una prospettiva partecipativa di comunità e istituzioni. Il progetto viene attuato nella città e nel distretto di Quelimane e promuove anche la sicurezza alimentare.

L’Associazione dei Giovani Agricoltori di Quelimane (AJAQ) è stata selezionata dal progetto come beneficiaria e ha usufruito di una formazione tecnica sulla produzione agro-ecologica e di una serra per la produzione di ortaggi dotata di vassoi isoprop, che consentono la produzione anche fuori stagione.  Alexandre Chico, membro dell’AJAQ, sostiene che, grazie a questa opportunità, quest’anno il gruppo ha avuto un tasso di produzione superiore rispetto agli anni precedenti nonostante  le varie difficoltà come il gelo, la mancanza di acqua per l’irrigazione e le difficoltà di trasporto. “Con il progetto c’è stato un maggiore successo nella produzione” ha affermato Alexandre

Oltre ad AJAQ, sono stati formati altri 2 gruppi di beneficiari per creare orti urbani e periurbani nelle comunità di Namuinho e Marrabo. Qui sono stati realizzati anche campi di produzione di ortaggi a km 0. Per i beneficiari di entrambi i gruppi si è trattato di un’esperienza nuova dato che non avevano mai lavorato prima nell’orticoltura. “Siamo riusciti a ottenere prodotti in grandi quantità e di notevole qualità, anche secondo i nostri clienti” ha dichiarato Nélia Acácio, presidente del gruppo Marrabo,

Un altro pilastro del progetto “WONA” è l’intervento nella lotta per la resilienza al cambiamento climatico nella città di Quelimane. In coordinamento con il Consiglio Autarchico della Città di Quelimane (CACQ), sono state infatti realizzate attività di riforestazione urbana nella città e nei quartieri, oltre che nelle scuole.

Dopo la distruzione della prima serra a causa dei cicloni che si sono abbattuti sulla zona tra gennaio e febbraio, il progetto ha finanziato la costruzione di un nuovo vivaio per la produzione di piantine, dotato di vassoi in legno e tubetti di plastica in cui vengono fatte germogliare le piantine durante le prime fasi di crescita.

Il progetto WONA ha anche migliorato alcune attività quotidiane come il trasporto di piante e materiali all’interno e all’esterno del vivaio comunale e del centro di compostaggio grazie alla dotazione di una cargo-bike.

 

Inoltre, attraverso la costruzione di sistemi di raccolta d’acqua piovana dal tetto, è aumentata la disponibilità di acqua all’interno del vivaio. Con il progetto Wona si è infine favorito il contatto  tra il vivaio e le scuole, coinvolgendo 10 istituti della città in sessioni di educazione ambientale sui rischi legati ai cambiamenti climatici, sull’importanza degli alberi e sul valore del verde in città.

Secondo Baridjane Francisco, Direttore dell’assessorato di riforestazione, dei giardini e spazi pubblici del CACQ, “Questa sinergia ha aumentato il livello di produzione di piantine nel vivaio comunale, dando anche un nuovo approccio e una visione a lungo termine. La produzione in tubetti si è rivelata molto efficiente e sostenibile, dato che prima si produceva in sacchi di plastica usa e getta. “Il progetto WONA ha dato più dinamismo al nostro centro”, continua il Direttore, “aumentando anche la diversificazione delle specie all’interno del vivaio comunale, come gli alberi da frutto”.

Il progetto WONA prevede anche lo scambio di esperienze e buone pratiche sia all’interno del Mozambico che tra il Mozambico e l’Italia. Tra il 12 e il 15 ottobre la Fondazione E-35, basata a Pemba, è venuta in visita di scambio a Quelimane per conoscere le realtà in cui Mani Tese lavora e l’impatto che il progetto ha avuto. Sono stati visitati i gruppi di beneficiari che svolgono attività di orticoltura, il vivaio comunale, il centro di compostaggio, alcune delle scuole beneficiarie delle attività di educazione ambientale, le zone riforestate e i forum di quartiere che il progetto ha creato per favorire il senso di ownership nei confronti degli alberi piantati dal progetto. La visita si è conclusa con un seminario per lo scambio di esperienze tra le due città.

 

Nell’ambito dello scambio tra Mozambico e Italia, il 7 ottobre si è inoltre svolto un workshop online su due temi: “La riforestazione urbana come azione chiave per la mitigazione dei cambiamenti climatici” e “Come le politiche pubbliche partecipative possono contribuire allo sviluppo e alla gestione del verde urbano”. Vi hanno partecipato, oltra a Mani Tese e la Fondazione E-35, anche il Municipio di Quelimane, il Municipio di Pemba, il Comune di Reggio Emilia e la Regione Emilia-Romagna.

Ecologia e giustizia nel futuro dell’Europa

Le sfide attuali, l’impegno per il cambiamento e il coraggio di sperare: Firenze, 10 e 11 novembre 2022

Firenze 2002-2022: a 20 anni dal primo Forum Sociale Europeo, Mani Tese organizza un evento per parlare del futuro dell’Europa. Una due giorni ricca di eventi e di dibattiti.

Di seguito la locandina col programma dell’evento:

Locandina dell’evento

Un motocoltivatore per lo sviluppo del Burkina Faso

Realizzato da imprenditori locali con materiali di recupero utilizzando e adattando il motore di un moto-triciclo, questo motocoltivatore è stato adottato da Mani Tese per aiutare gli agricoltori nel loro sviluppo agroecologico.

“Potevamo comprarci una casa grande, potevo prendermi una bella moto o una macchina per andare in giro a farmi vedere, ma non l’ho fatto. Mio padre e io abbiamo preferito investire i soldi per lo sviluppo del nostro Paese – racconta Abdoulaye Ouedraogo, giovane imprenditore 26enne che insieme al padre, dopo cinque anni di lavoro, ha creato la versione definitiva di un motocoltivatore totalmente burkinabé, costruito con materiali di recupero e utilizzando il motore di un modello di moto-triciclo largamente diffuso in tutta l’area Saheliana.

Nel movimentato quartiere di Kouritenga, a Ouagadougou, si trova la casa-magazzino di Hamidou Ouedraogo, il padre, 61enne e pieno di iniziativa, di Adboulaye.

Hamidou faceva il commerciante ma ha sempre avuto una grande inventiva. Da circa dieci anni, infatti, lavora con il ferro e con materiali di recupero per creare nuovi attrezzi e macchinari utili soprattutto per l’agricoltura. “Cinque anni fa ho fatto una scelta – racconta Hamidou – ho iniziato ad investire e a lavorare alla creazione di qualcosa che potesse aiutare la gente dei villaggi che lavora la terra: un motocoltivatore burkinabé. Sul mercato ce ne sono diversi ma sono tutti importati e quando si rompono è difficile aggiustarli perché non ci sono pezzi di ricambio disponibili. Il prototipo a cui ho lavorato con mio figlio, invece, è più resistente degli altri, va a benzina e non a diesel, quindi meno delicato e soprattutto è facile da sistemare perché costruito con materiale reperibile sul mercato locale”.

Ci sono voluti più di 10milioni di FCFA per riuscire ad arrivare alla produzione di questo nuovo modello e le perdite nel corso degli anni sono state tante. “Siamo partiti da zero – spiega Abdoulaye – e in Burkina Faso non è semplice fare impresa, ma ciò che ci spinge è l’amore per il nostro Paese e la volontà di contribuire direttamente al suo sviluppo, che secondo noi parte proprio dall’agricoltura.”

“Ho iniziato studiando ingegneria civile – continua Abdoulaye mentre si mette alla guida del suo motocoltivatore. – ma poi ho lasciato gli studi per aiutare mio padre con il suo progetto. Ora faccio l’imprenditore e il mio sogno è di aprire la più grande azienda del Burkina Faso”.

Dopo anni di lavoro, per Abdoulaye e Hamidou è giunto il momento di lanciarsi sul mercato. Mani Tese è stata la prima ONG a voler sperimentare questo mezzo e ad acquistare la versione definitiva del motocoltivatore.

Eugenio, il nostro rappresentante Paese Mani Tese in Burkina Faso, e Hamidou, davanti al motocoltivatore
Eugenio, il nostro rappresentante Paese Mani Tese in Burkina Faso, e Hamidou
Giulia, della squadra Mani Tese, mentre intervista Hamidou e suo figlio Adboulaye.
Giulia, della squadra Mani Tese, mentre intervista Hamidou e suo figlio Adboulaye.

Mercoledì 12 ottobre il giovane Abdoulaye si è recato con il motocoltivatore a Ouahigouya per tenere una formazione sul suo uso agli agricoltori del villaggio di Noodin, coinvolti nel nostro progetto SEmInA – superare l’emergenza incentivando l’agricoltura, finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione Internazionale allo Sviluppo. Il mezzo ha subito ricevuto l’apprezzamento dei contadini per via della sua potenza, robustezza e per la facile reperibilità dei pezzi di ricambio.

Padre e figlio si augurano che la popolazione, attraverso l’acquisto del loro strumento, e il governo, tramite sovvenzioni, li appoggeranno nello sviluppo della loro impresa così che possano migliorare sempre di più e diventare promotori dello sviluppo del Paese. “C’è un proverbio in mòoré – racconta Adboulaye – che dice: BII-YAM DAADA A M’AM SAMSA e significa Il bambino intelligente compra il cibo da sua madre, così che il guadagno, in un secondo momento, vada a lui”.

Alcuni uomini del villaggio mentre visionano il motocoltivatore
Alcuni uomini del villaggio mentre visionano il motocoltivatore

Grazie al motocoltivatore, Mani Tese ha potuto, da un lato, fornire un mezzo più performante e durevole alle comunità destinatarie del progetto e, dall’altro, sostenere una piccola impresa locale che ha lavorato con grande perseveranza.

Cosa si intende per sovranità alimentare?

Facciamo un po’ di chiarezza sull’espressione a seguito dell’istituzione di un Ministero che si richiama alla Sovranità Alimentare.

Mani Tese saluta con favore l’istituzione di un Ministero che si richiama alla Sovranità Alimentare.

È un concetto alto formulato dal 2007 da La Via Campesina, la più grande associazione contadina del mondo, che la nostra associazione ha fatto proprio da oltre quindici anni, sia nel suo lavoro di cooperazione allo sviluppo nel Sud del mondo che in quello di educazione e advocacy in Italia ed Europa.

Per Mani Tese la Sovranità Alimentare è il diritto dei popoli ad alimenti nutritivi e culturalmente adeguati, accessibili, prodotti in forma sostenibile ed ecologica, ed anche il diritto di poter decidere il proprio sistema alimentare e produttivo. Un sistema alimentare e produttivo che invece negli anni si è andato omologando tra una nazione e un’altra e che ha visto un pugno di multinazionali di settore concentrare sempre più potere, arrivando a controllare i mercati delle sementi, dei fertilizzanti, dei pesticidi ma anche della trasformazione industriale e della grande distribuzione organizzata.

La Sovranità Alimentare è dunque un concetto politico che mira a ristabilire una piena democrazia del cibo, superando l’insostenibilità del modello agro-alimentare convenzionale basato su chimica, petrolio, finanza e biotecnologie. Per farlo occorre rivoluzionare le politiche pubbliche – a partire dalla PAC, la politica agricola comunitaria – affinché sostengano un approccio alla produzione, trasformazione, distribuzione e consumo di cibo che sia rispettoso degli ecosistemi e della dignità delle persone.

In questo momento non siamo in grado di dire se le linee di indirizzo del nuovo Ministero abbracceranno questa visione. L’auspicio è che la scelta delle parole sia foriera di azioni coerenti.

Cerchiamo 2000 volontari e volontarie

Mani Tese, in collaborazione con laFeltrinelli, è alla ricerca di volontari/e per impacchettare regali e sostenere i suoi progetti a favore dell’indipendenza delle donne in Benin, Burkina Faso e Guinea-Bissau.

Torna la grande campagna di raccolta fondi natalizia di Mani Tese “Molto più di un pacchetto regalo!” in collaborazione con laFeltrinelli.

Per realizzarla, Mani Tese cerca 2000 volontari e volontarie che vogliano dedicare qualche ora del proprio tempo per impacchettare regali presso le Librerie Feltrinelli di 35 città dal 2 al 24 dicembre 2022 e sostenere così i progetti dell’ONG a favore dell’emancipazione delle donne in Benin, Burkina Faso e Guinea-Bissau.

Donne al centro

Molto più di un pacchetto regalo! è un’iniziativa di sensibilizzazione e di raccolta fondi di Mani Tese realizzata in collaborazione con laFeltrinelli, che ogni anno, nel periodo prenatalizio, raccoglie fondi per realizzare progetti di sviluppo nel Sud del mondo.

Donne al centro” è il nome della campagna 2022, giunta ormai alla sua XV edizione, che quest’anno sosterrà i progetti di Mani Tese per favorire l’emancipazione delle donne in Africa Occidentale contrastando la violenza di genere, l’abbandono scolastico delle ragazze e favorendo l’autonomia economica delle donne in tre Paesi dell’Africa Occidentale: Benin, Burkina Faso e Guinea-Bissau.

La campagna interesserà 35 città e 45 librerie in tutta Italia.

Il potenziale inespresso delle donne africane

In Africa troppe donne non possono decidere del proprio futuro. Su di loro pesa ancora il carico della famiglia – 1/3 delle donne ha un figlio prima dei 18 anni – che faticano a sostenere a causa della loro scarsa scolarizzazione e delle difficoltà ad accedere a opportunità lavorative.

Il 51% delle donne in ambito rurale, inoltre, vive all’interno di un nucleo familiare dove il marito prende tutte le decisioni.

L’impegno di emancipazione delle donne di Mani Tese inizia dalle più piccole, in Benin, dove l’abbandono scolastico è elevato soprattutto tra le ragazze e nelle zone rurali e rappresenta una delle prime cause dell’aumento del traffico di minori. Secondo un rapporto dell’Unicef del 2020, un/a bambino/a su due (52,2%) è coinvolto nel lavoro minorile, e quasi 4 su 10 lavorano in condizioni pericolose. L’intervento di Mani Tese coinvolge 600 ragazze nel dipartimento dell’Atacora, uno dei meno avanzati economicamente del Paese, attraverso seminari e incontri di sensibilizzazione per garantire la scolarizzazione delle bambine.

Rendere economicamente autonome le donne è un altro passo importante per permettere loro di far valere i propri diritti. Per raggiungere questo obiettivo, sempre in Benin Mani Tese è impegnata nel potenziamento delle capacità produttive e di trasformazione dei prodotti della tradizione locale coinvolgendo 562 contadine in un percorso di conoscenza dell’agroecologia e accompagnando altre 527 donne nell’avvio della produzione di pomodori, okra, cavolo, fagioli, piselli e melanzane.

In Burkina Faso, Paese a basso reddito dove l’economia si basa in gran parte sull’agricoltura ma la cui produzione non soddisfa il fabbisogno delle persone, Mani Tese è impegnata da anni nel rafforzamento dell’imprenditoria femminile, attualmente nell’ambito della filiera del riso con l’avvio di 10 centri dedicati, ma anche nella produzione di pomodoro e cipolla. È inoltre impegnata nel coinvolgimento di 70 donne in un importante processo di transizione agroecologica delle loro attività agricole.

In Guinea-Bissau Mani Tese è invece impegnata nel supporto alle vittime di violenza di genere. Su 978 donne intervistate da Mani Tese che hanno indicato di avere o aver avuto un partner, 613 hanno dichiarato di aver subito violenza. Oltre al lavoro di coordinamento e sensibilizzazione con gli attori chiave per creare un contesto di prevenzione della violenza sulle donne, Mani Tese è qui impegnata a fornire assistenza educativa, psicosociale e legale alle donne ospitate in due centri di accoglienza per vittime di violenza di genere e a favorirne il loro reinserimento sociale attraverso percorsi di formazione (in sartoria e panificazione) per poterne garantire l’indipendenza economica.

A questo lavoro si affianca anche la creazione di nuove opportunità economiche per le donne, in particolare giovani e con disabilità, attraverso attività di formazione professionale, borse di studio, tirocini, apprendistati e il sostegno di microimprese femminili.

Come partecipare alla campagna

Per partecipare a Molto più di un pacchetto regalo! è sufficiente avere 16 anni compiuti e almeno 4 ore di tempo da dedicare all’attività di volontariato.

Sul sito www.manitese.it, nella pagina dedicata alla campagna, è possibile visionare la lista di tutti i punti vendita interessati dall’iniziativa e scegliere quello più vicino a sé.

A proposito di Mani Tese

Mani Tese è un’Organizzazione Non Governativa che da oltre cinquant’anni si batte per la giustizia sociale, economica e ambientale nel mondo. Opera in Africa, Asia e America Latina con progetti di cooperazione internazionale. In Italia promuove progetti, campi di volontariato e stili di vita improntati alla solidarietà e alla sostenibilità attraverso migliaia di volontari attivi sul territorio. Realizza inoltre percorsi e laboratori di Educazione alla Cittadinanza Globale.

A proposito di Librerie Feltrinelli

Sono da sempre luoghi di scambio e divulgazione del sapere, con una forte attenzione per il libro a larga diffusione e dedicati a tutte le persone che sono alla ricerca di nuove idee, stimoli, visioni. Hanno una presenza capillare sul territorio nazionale, che conta oltre 100 punti vendita totali. Le librerie Feltrinelli organizzano ogni anno oltre 3.000 eventi culturali e hanno un’offerta di più di 200.000 titoli. Sono leader in Italia nei settori del libro, della musica e dell’home video.

Visita alla casa di accoglienza di Sao Domingos

In Guinea- Bissau Mani Tese ha accolto una delegazione dell’ambasciata degli Stati Uniti e della Taft Foundation presso la casa di accoglienza per donne vittime di violenza di genere recentemente ristrutturata.

Nell’ambito del progetto “SALUTE E SICUREZZA PER LE VITTIME DI VIOLENZA DI GENERE” in Guinea-Bissau, finanziato da JULIA TAFT FUND REFUGEE, il mese scorso abbiamo ricevuto una visita della delegazione dell’Ambasciata degli Stati Uniti a Dakar e di un rappresentante della Taft Foundation a Sao Domingos, cittadina nella regione di Cacheu, presso la Casa di accoglienza per le vittime di violenza di genere (Casa Laranja Jorge Benante) gestita dall’Associazione locale Embobuerere.

Il progetto, infatti, prevede la ristrutturazione, l’ampliamento, l’arredo e la destinazione del centro di accoglienza per le donne vittime di violenza. Il progetto prevede inoltre che le ospiti beneficino di un kit di prima accoglienza, di cure mediche, di assistenza psico-sociale e di percorsi di formazione professionalizzante.

Alla visita hanno partecipato la rappresentante legale di Mani Tese in Guinea-Bissau Martina Pizzolato, il coordinatore locale Issa Indjai, la specialista in protezione Ione Gisela, l’Associazione locale Embobuerere, la Congregazione delle Suore Cattoliche da “Imaculada Coinceição de Castre” e il gruppo di microcredito e risparmio femminile VSL.

Dopo la presentazione generale di Mani Tese, da parte di Martina Pizzolato, in merito al lavoro svolto in questi anni in Guinea-Bissau, in particolare ai progetti legati ai diritti umani e alla protezione e assistenza a donne e ragazze vittime di violenza di genere, il coordinatore locale ha illustrato nel dettaglio l’importanza della casa di accoglienza, inaugurata a ottobre 2021, che oggi riceve e dà assistenza a diverse donne.

Sono stati inoltre presentati alcuni oggetti e prodotti realizzati dalle ospiti del centro grazie alla formazione ricevuta, come il sapone artigianale, le pappe per bambini e i panni colorati con tecnica batik.

Molto interessante è stata anche la spiegazione di come funziona un comitato VSL e sulla gestione di una cassa di risparmio e di microcredito che permetta alle donne di avere un’autonomia economica di base e un piccolo reddito con cui poter essere indipendenti dal marito.

La giornata si è infine conclusa con la visita a un orto comunitario dotato di sistema di irrigazione a pannelli solari, nel villaggio di Barraca Biro, zona di S. Domingos, alla quale era presente anche il comitato di protezione e di gestione dello stesso orto.

 

La delegazione è stato molto soddisfatta dei risultati raggiunti da Mani Tese e dell’impegno della Associazione Embo Buerer. Ha infatti deciso di stanziare un fondo addizionale a copertura delle attrezzatture per la produzione di alimenti per neonati e bambini che comprendono un piccolo mulino per la triturazione e uno stock iniziale di cereali di varie tipologie.