Un motocoltivatore per lo sviluppo del Burkina Faso

Realizzato da imprenditori locali con materiali di recupero utilizzando e adattando il motore di un moto-triciclo, questo motocoltivatore è stato adottato da Mani Tese per aiutare gli agricoltori nel loro sviluppo agroecologico.

“Potevamo comprarci una casa grande, potevo prendermi una bella moto o una macchina per andare in giro a farmi vedere, ma non l’ho fatto. Mio padre e io abbiamo preferito investire i soldi per lo sviluppo del nostro Paese – racconta Abdoulaye Ouedraogo, giovane imprenditore 26enne che insieme al padre, dopo cinque anni di lavoro, ha creato la versione definitiva di un motocoltivatore totalmente burkinabé, costruito con materiali di recupero e utilizzando il motore di un modello di moto-triciclo largamente diffuso in tutta l’area Saheliana.

Nel movimentato quartiere di Kouritenga, a Ouagadougou, si trova la casa-magazzino di Hamidou Ouedraogo, il padre, 61enne e pieno di iniziativa, di Adboulaye.

Hamidou faceva il commerciante ma ha sempre avuto una grande inventiva. Da circa dieci anni, infatti, lavora con il ferro e con materiali di recupero per creare nuovi attrezzi e macchinari utili soprattutto per l’agricoltura. “Cinque anni fa ho fatto una scelta – racconta Hamidou – ho iniziato ad investire e a lavorare alla creazione di qualcosa che potesse aiutare la gente dei villaggi che lavora la terra: un motocoltivatore burkinabé. Sul mercato ce ne sono diversi ma sono tutti importati e quando si rompono è difficile aggiustarli perché non ci sono pezzi di ricambio disponibili. Il prototipo a cui ho lavorato con mio figlio, invece, è più resistente degli altri, va a benzina e non a diesel, quindi meno delicato e soprattutto è facile da sistemare perché costruito con materiale reperibile sul mercato locale”.

Ci sono voluti più di 10milioni di FCFA per riuscire ad arrivare alla produzione di questo nuovo modello e le perdite nel corso degli anni sono state tante. “Siamo partiti da zero – spiega Abdoulaye – e in Burkina Faso non è semplice fare impresa, ma ciò che ci spinge è l’amore per il nostro Paese e la volontà di contribuire direttamente al suo sviluppo, che secondo noi parte proprio dall’agricoltura.”

“Ho iniziato studiando ingegneria civile – continua Abdoulaye mentre si mette alla guida del suo motocoltivatore. – ma poi ho lasciato gli studi per aiutare mio padre con il suo progetto. Ora faccio l’imprenditore e il mio sogno è di aprire la più grande azienda del Burkina Faso”.

Dopo anni di lavoro, per Abdoulaye e Hamidou è giunto il momento di lanciarsi sul mercato. Mani Tese è stata la prima ONG a voler sperimentare questo mezzo e ad acquistare la versione definitiva del motocoltivatore.

Eugenio, il nostro rappresentante Paese Mani Tese in Burkina Faso, e Hamidou, davanti al motocoltivatore
Eugenio, il nostro rappresentante Paese Mani Tese in Burkina Faso, e Hamidou
Giulia, della squadra Mani Tese, mentre intervista Hamidou e suo figlio Adboulaye.
Giulia, della squadra Mani Tese, mentre intervista Hamidou e suo figlio Adboulaye.

Mercoledì 12 ottobre il giovane Abdoulaye si è recato con il motocoltivatore a Ouahigouya per tenere una formazione sul suo uso agli agricoltori del villaggio di Noodin, coinvolti nel nostro progetto SEmInA – superare l’emergenza incentivando l’agricoltura, finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione Internazionale allo Sviluppo. Il mezzo ha subito ricevuto l’apprezzamento dei contadini per via della sua potenza, robustezza e per la facile reperibilità dei pezzi di ricambio.

Padre e figlio si augurano che la popolazione, attraverso l’acquisto del loro strumento, e il governo, tramite sovvenzioni, li appoggeranno nello sviluppo della loro impresa così che possano migliorare sempre di più e diventare promotori dello sviluppo del Paese. “C’è un proverbio in mòoré – racconta Adboulaye – che dice: BII-YAM DAADA A M’AM SAMSA e significa Il bambino intelligente compra il cibo da sua madre, così che il guadagno, in un secondo momento, vada a lui”.

Alcuni uomini del villaggio mentre visionano il motocoltivatore
Alcuni uomini del villaggio mentre visionano il motocoltivatore

Grazie al motocoltivatore, Mani Tese ha potuto, da un lato, fornire un mezzo più performante e durevole alle comunità destinatarie del progetto e, dall’altro, sostenere una piccola impresa locale che ha lavorato con grande perseveranza.

Cosa si intende per sovranità alimentare?

Facciamo un po’ di chiarezza sull’espressione a seguito dell’istituzione di un Ministero che si richiama alla Sovranità Alimentare.

Mani Tese saluta con favore l’istituzione di un Ministero che si richiama alla Sovranità Alimentare.

È un concetto alto formulato dal 2007 da La Via Campesina, la più grande associazione contadina del mondo, che la nostra associazione ha fatto proprio da oltre quindici anni, sia nel suo lavoro di cooperazione allo sviluppo nel Sud del mondo che in quello di educazione e advocacy in Italia ed Europa.

Per Mani Tese la Sovranità Alimentare è il diritto dei popoli ad alimenti nutritivi e culturalmente adeguati, accessibili, prodotti in forma sostenibile ed ecologica, ed anche il diritto di poter decidere il proprio sistema alimentare e produttivo. Un sistema alimentare e produttivo che invece negli anni si è andato omologando tra una nazione e un’altra e che ha visto un pugno di multinazionali di settore concentrare sempre più potere, arrivando a controllare i mercati delle sementi, dei fertilizzanti, dei pesticidi ma anche della trasformazione industriale e della grande distribuzione organizzata.

La Sovranità Alimentare è dunque un concetto politico che mira a ristabilire una piena democrazia del cibo, superando l’insostenibilità del modello agro-alimentare convenzionale basato su chimica, petrolio, finanza e biotecnologie. Per farlo occorre rivoluzionare le politiche pubbliche – a partire dalla PAC, la politica agricola comunitaria – affinché sostengano un approccio alla produzione, trasformazione, distribuzione e consumo di cibo che sia rispettoso degli ecosistemi e della dignità delle persone.

In questo momento non siamo in grado di dire se le linee di indirizzo del nuovo Ministero abbracceranno questa visione. L’auspicio è che la scelta delle parole sia foriera di azioni coerenti.

Cerchiamo 2000 volontari e volontarie

Mani Tese, in collaborazione con laFeltrinelli, è alla ricerca di volontari/e per impacchettare regali e sostenere i suoi progetti a favore dell’indipendenza delle donne in Benin, Burkina Faso e Guinea-Bissau.

Torna la grande campagna di raccolta fondi natalizia di Mani Tese “Molto più di un pacchetto regalo!” in collaborazione con laFeltrinelli.

Per realizzarla, Mani Tese cerca 2000 volontari e volontarie che vogliano dedicare qualche ora del proprio tempo per impacchettare regali presso le Librerie Feltrinelli di 35 città dal 2 al 24 dicembre 2022 e sostenere così i progetti dell’ONG a favore dell’emancipazione delle donne in Benin, Burkina Faso e Guinea-Bissau.

Donne al centro

Molto più di un pacchetto regalo! è un’iniziativa di sensibilizzazione e di raccolta fondi di Mani Tese realizzata in collaborazione con laFeltrinelli, che ogni anno, nel periodo prenatalizio, raccoglie fondi per realizzare progetti di sviluppo nel Sud del mondo.

Donne al centro” è il nome della campagna 2022, giunta ormai alla sua XV edizione, che quest’anno sosterrà i progetti di Mani Tese per favorire l’emancipazione delle donne in Africa Occidentale contrastando la violenza di genere, l’abbandono scolastico delle ragazze e favorendo l’autonomia economica delle donne in tre Paesi dell’Africa Occidentale: Benin, Burkina Faso e Guinea-Bissau.

La campagna interesserà 35 città e 45 librerie in tutta Italia.

Il potenziale inespresso delle donne africane

In Africa troppe donne non possono decidere del proprio futuro. Su di loro pesa ancora il carico della famiglia – 1/3 delle donne ha un figlio prima dei 18 anni – che faticano a sostenere a causa della loro scarsa scolarizzazione e delle difficoltà ad accedere a opportunità lavorative.

Il 51% delle donne in ambito rurale, inoltre, vive all’interno di un nucleo familiare dove il marito prende tutte le decisioni.

L’impegno di emancipazione delle donne di Mani Tese inizia dalle più piccole, in Benin, dove l’abbandono scolastico è elevato soprattutto tra le ragazze e nelle zone rurali e rappresenta una delle prime cause dell’aumento del traffico di minori. Secondo un rapporto dell’Unicef del 2020, un/a bambino/a su due (52,2%) è coinvolto nel lavoro minorile, e quasi 4 su 10 lavorano in condizioni pericolose. L’intervento di Mani Tese coinvolge 600 ragazze nel dipartimento dell’Atacora, uno dei meno avanzati economicamente del Paese, attraverso seminari e incontri di sensibilizzazione per garantire la scolarizzazione delle bambine.

Rendere economicamente autonome le donne è un altro passo importante per permettere loro di far valere i propri diritti. Per raggiungere questo obiettivo, sempre in Benin Mani Tese è impegnata nel potenziamento delle capacità produttive e di trasformazione dei prodotti della tradizione locale coinvolgendo 562 contadine in un percorso di conoscenza dell’agroecologia e accompagnando altre 527 donne nell’avvio della produzione di pomodori, okra, cavolo, fagioli, piselli e melanzane.

In Burkina Faso, Paese a basso reddito dove l’economia si basa in gran parte sull’agricoltura ma la cui produzione non soddisfa il fabbisogno delle persone, Mani Tese è impegnata da anni nel rafforzamento dell’imprenditoria femminile, attualmente nell’ambito della filiera del riso con l’avvio di 10 centri dedicati, ma anche nella produzione di pomodoro e cipolla. È inoltre impegnata nel coinvolgimento di 70 donne in un importante processo di transizione agroecologica delle loro attività agricole.

In Guinea-Bissau Mani Tese è invece impegnata nel supporto alle vittime di violenza di genere. Su 978 donne intervistate da Mani Tese che hanno indicato di avere o aver avuto un partner, 613 hanno dichiarato di aver subito violenza. Oltre al lavoro di coordinamento e sensibilizzazione con gli attori chiave per creare un contesto di prevenzione della violenza sulle donne, Mani Tese è qui impegnata a fornire assistenza educativa, psicosociale e legale alle donne ospitate in due centri di accoglienza per vittime di violenza di genere e a favorirne il loro reinserimento sociale attraverso percorsi di formazione (in sartoria e panificazione) per poterne garantire l’indipendenza economica.

A questo lavoro si affianca anche la creazione di nuove opportunità economiche per le donne, in particolare giovani e con disabilità, attraverso attività di formazione professionale, borse di studio, tirocini, apprendistati e il sostegno di microimprese femminili.

Come partecipare alla campagna

Per partecipare a Molto più di un pacchetto regalo! è sufficiente avere 16 anni compiuti e almeno 4 ore di tempo da dedicare all’attività di volontariato.

Sul sito www.manitese.it, nella pagina dedicata alla campagna, è possibile visionare la lista di tutti i punti vendita interessati dall’iniziativa e scegliere quello più vicino a sé.

A proposito di Mani Tese

Mani Tese è un’Organizzazione Non Governativa che da oltre cinquant’anni si batte per la giustizia sociale, economica e ambientale nel mondo. Opera in Africa, Asia e America Latina con progetti di cooperazione internazionale. In Italia promuove progetti, campi di volontariato e stili di vita improntati alla solidarietà e alla sostenibilità attraverso migliaia di volontari attivi sul territorio. Realizza inoltre percorsi e laboratori di Educazione alla Cittadinanza Globale.

A proposito di Librerie Feltrinelli

Sono da sempre luoghi di scambio e divulgazione del sapere, con una forte attenzione per il libro a larga diffusione e dedicati a tutte le persone che sono alla ricerca di nuove idee, stimoli, visioni. Hanno una presenza capillare sul territorio nazionale, che conta oltre 100 punti vendita totali. Le librerie Feltrinelli organizzano ogni anno oltre 3.000 eventi culturali e hanno un’offerta di più di 200.000 titoli. Sono leader in Italia nei settori del libro, della musica e dell’home video.

Visita alla casa di accoglienza di Sao Domingos

In Guinea- Bissau Mani Tese ha accolto una delegazione dell’ambasciata degli Stati Uniti e della Taft Foundation presso la casa di accoglienza per donne vittime di violenza di genere recentemente ristrutturata.

Nell’ambito del progetto “SALUTE E SICUREZZA PER LE VITTIME DI VIOLENZA DI GENERE” in Guinea-Bissau, finanziato da JULIA TAFT FUND REFUGEE, il mese scorso abbiamo ricevuto una visita della delegazione dell’Ambasciata degli Stati Uniti a Dakar e di un rappresentante della Taft Foundation a Sao Domingos, cittadina nella regione di Cacheu, presso la Casa di accoglienza per le vittime di violenza di genere (Casa Laranja Jorge Benante) gestita dall’Associazione locale Embobuerere.

Il progetto, infatti, prevede la ristrutturazione, l’ampliamento, l’arredo e la destinazione del centro di accoglienza per le donne vittime di violenza. Il progetto prevede inoltre che le ospiti beneficino di un kit di prima accoglienza, di cure mediche, di assistenza psico-sociale e di percorsi di formazione professionalizzante.

Alla visita hanno partecipato la rappresentante legale di Mani Tese in Guinea-Bissau Martina Pizzolato, il coordinatore locale Issa Indjai, la specialista in protezione Ione Gisela, l’Associazione locale Embobuerere, la Congregazione delle Suore Cattoliche da “Imaculada Coinceição de Castre” e il gruppo di microcredito e risparmio femminile VSL.

Dopo la presentazione generale di Mani Tese, da parte di Martina Pizzolato, in merito al lavoro svolto in questi anni in Guinea-Bissau, in particolare ai progetti legati ai diritti umani e alla protezione e assistenza a donne e ragazze vittime di violenza di genere, il coordinatore locale ha illustrato nel dettaglio l’importanza della casa di accoglienza, inaugurata a ottobre 2021, che oggi riceve e dà assistenza a diverse donne.

Sono stati inoltre presentati alcuni oggetti e prodotti realizzati dalle ospiti del centro grazie alla formazione ricevuta, come il sapone artigianale, le pappe per bambini e i panni colorati con tecnica batik.

Molto interessante è stata anche la spiegazione di come funziona un comitato VSL e sulla gestione di una cassa di risparmio e di microcredito che permetta alle donne di avere un’autonomia economica di base e un piccolo reddito con cui poter essere indipendenti dal marito.

La giornata si è infine conclusa con la visita a un orto comunitario dotato di sistema di irrigazione a pannelli solari, nel villaggio di Barraca Biro, zona di S. Domingos, alla quale era presente anche il comitato di protezione e di gestione dello stesso orto.

 

La delegazione è stato molto soddisfatta dei risultati raggiunti da Mani Tese e dell’impegno della Associazione Embo Buerer. Ha infatti deciso di stanziare un fondo addizionale a copertura delle attrezzatture per la produzione di alimenti per neonati e bambini che comprendono un piccolo mulino per la triturazione e uno stock iniziale di cereali di varie tipologie.

Ethaka, resilienza a cambiamenti climatici e guerra in Mozambico

Il Mozambico è un Paese sempre più interessato da calamità climatiche, conflitti e malnutrizione, aggravata anche dagli effetti della guerra in Ucraina. Il progetto ETHAKA (seme, in lingua Lomwe), cofinanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS), prevede il sostegno alle comunità rurali e urbane attraverso l’agroecologia, la riforestazione e l’educazione ambientale e nutrizionale.

Di Francesco Bucci, Project Manager di Mani Tese in Mozambico

L’ultimo periodo storico ci ha insegnato come i cambiamenti stiano diventando sempre più imprevedibili, drastici e frequenti. Il Mozambico, in particolare, soprattutto lungo tutta la sua costa di quasi 2.500 km, è uno dei Paesi più vulnerabili dal punto di vista climatico. Secche, cicloni e tempeste improvvise sono solo alcuni esempi di episodi che ormai si ripetono ogni anno, colpendo e distruggendo infrastrutture, case e famiglie e compromettendo il raccolto agricolo.

Secondo studi della FAO e del Ministero dell’agricoltura del Mozambico, l’agricoltura è una componente fondamentale per il Paese con oltre l’80% della popolazione impiegata, di cui il 90% donne. Tuttavia, è un settore caratterizzato da bassi livelli di produzione e produttività a causa di numerose problematiche come gli impatti negativi dei cambiamenti climatici, la mancanza di disponibilità e accesso a tecnologie di qualità, il degrado e l’erosione del suolo e la scarsa capacità di controllo di parassiti e malattie. Tutto ciò influisce in particolar modo sui gruppi più vulnerabili, come le donne e i bambini.

Oltre all’emergenza climatica, bisogna tenere in considerazione inoltre la crisi energetica globale e un aumento generale dei prezzi senza precedenti: il tasso di inflazione annuo è aumentato dal 10,8% di giugno 2022 all’11,8% di luglio 2022 e si sta registrando un aumento dei prezzi dei beni primari tra il 15 e il 30%. Si tratta di una situazione che sta esponendo numerose famiglie a gravi situazioni di insicurezza, disoccupazione e indebitamento.

Ci sono infine gli scontri nelle province del nord del Mozambico, causati da anni di sistematiche assenze da parte delle Istituzioni e del governo, che hanno portato numerosi giovani a unirsi a gruppi ribelli che attaccano e distruggono interi villaggi e famiglie. Si tratta di un conflitto poco conosciuto, che negli ultimi mesi sta interessando, oltre alla provincia di Cabo Delgado, anche le provincie di Niassa e Nampula, dove Mani Tese opererà per i prossimi 3 anni.

Mani Tese è in Mozambico ormai da diversi anni, lavorando insieme alle comunità locali del centro-nord del per migliorare la loro sicurezza alimentare. Da allora sono state tante le iniziative realizzate che hanno contribuito a incrementare la resistenza di queste comunità.

Proprio sulla base di questa esperienza e alla profonda conoscenza del contesto locale, Mani Tese, insieme al capofila ICEI – Istituto Cooperazione Economica Internazionale e ad altri soggetti locali[1] ed internazionali[2], dal mese di giugno 2022 sta implementando un nuovo progetto chiamato ETHAKA – Un modello di produzione agricola e consumo sostenibile per la resilienza climatica e la sicurezza alimentare e nutrizionale”, cofinanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS). I nostri interventi, in particolare, si concentreranno nelle province della Zambezia e di Nampula, le due province più popolose del Mozambico, nei distretti di Namacurra, Maganja da Costa, Memba e Mossuril, e nelle città di Quelimane, Nampula e Nacala.

Nelle province della Zambezia e di Nampula, più del 60% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà nonostante molte aree di queste due province siano tra le più fertili e con un ottimo potenziale agricolo.

Le sfide saranno numerose: le previsioni per la prossima campagna agricola (ottobre 2022 e gennaio 2023) nei distretti dove lavoreremo stimano che non ci sarà abbastanza cibo per tutta la popolazione a causa degli shock climatici e, più in generale, della guerra tra Russia e Ucraina, due paesi fondamentali per l’esportazione di grano[3] e input agricoli a vari Paesi africani.

Nell’ambito del progetto Ethaka, insieme ai già citati partner locali ed internazionali, ci occuperemo di numerose attività volte alla protezione ambientale, al miglioramento della produzione agricola attraverso l’agricoltura sostenibile, al miglioramento delle condizioni nutrizionali e alla prevenzione della malnutrizione nelle comunità locali.

In particolare, Mani Tese sosterrà i produttori di riso e gli allevatori nei distretti di Namacurra e Maganja da Costa, dove costruiremo dei centri che possano permettere ai produttori non solo di stoccare i propri prodotti, ma anche di trasformarli e poterli rivendere sul mercato con un valore aggiunto. Supporteremo inoltre il comune di Quelimane attraverso piani di riforestazione di mangrovie per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici, lavoreremo con i produttori delle zone agricole urbane e periurbane per implementare l’agroecologia e collaboreremo con le scuole di Quelimane e Namacurra per promuovere programmi di igiene e salute e l’adozione di una dieta sana ed equilibrata tramite la produzione e il consumo di prodotti agricoli locali.

L’obiettivo, ambizioso, è quello di supportare direttamente più di 2.000 persone.

Il nostro apporto proseguirà con lo sviluppo di programmi di formazione affinché il sapere possa essere replicato e diffuso il più possibile. Perché non esiste miglior forma di indipendenza se non attraverso la conoscenza.

Parlando di conoscenza, la parola “Ethaka”, in lingua Lomwe, una lingua locale comune alle due province, significa “seme”, perché questo progetto possa creare le basi per garantire competenze e sicurezza alimentare a tutte le persone e le comunità destinatarie.


[1] Universidade Lurio; Direcção Provincial de Agricultura e Pesca de Nampula; Serviço Provincial de Ambiente da Zambezia; Faculdade de Engenharia Agronomica e Florestal – Universidade Zambeze

[2]Istituto Oikos; Helvetas – Swiss Intercooperation; Comune di Milano.

[3] Il Mozambico importava il 40% del proprio grano da questi due paesi.

Secondo colpo di stato in un anno in Burkina Faso

La popolazione scende in piazza e chiede maggiore sicurezza in Burkina Faso a seguito del secondo colpo di stato in un anno. Proseguono comunque i progetti di sviluppo di Mani Tese per favorire la coesione sociale, più che mai necessaria.

Di Giulia Tringali, Cooperante Mani Tese in Burkina Faso ed Eugenio Attard, Responsabile Paese Mani Tese in Burkina Faso

Sono stati giorni molto confusi quelli da poco trascorsi in Burkina Faso, che potevano portare a un’escalation di violenza.

Venerdì 30 settembre alle prime ore del mattino il corpo speciale COBRA, guidato dal Capitano Ibrahim Traoré, fa irruzione nelle caserme militari della capitale. Si sentono spari durante tutta la notte. La mattina i media parlano di colpo di stato.

Nel pomeriggio le sparatorie ricominciano e scatta il coprifuoco. L’esercito chiede le dimissioni di Damiba, salito al potere a gennaio a sua volta con un colpo di stato.

Sabato 1 ottobre la tensione si alza a seguito di un comunicato di Traoré che, dopo aver fatto circolare informazioni su Damiba rifugiatosi in una base francese a Kamboinsin, invita i civili a scendere in piazza per sostenere la sua presa di potere. Il coprifuoco è finito.

La manifestazione dilaga e la capitale si riempie di persone che esprimono un sentimento anti-francese. Si creano assembramenti violenti di fronte all’ambasciata francese, alcuni riescono ad appiccare il fuoco in alcune parti esterne dell’edificio. Intanto sul web girano diversi video che amplificano quanto accade.

La gente per le strade sventola bandiere russe. Si accusa Damiba di aver tradito la sua promessa di scacciare i terroristi dal Burkina e di essersi piegato al volere della vecchia madrepatria.

Grazie alla mediazione delle autorità coutumière tradizionali e religiose, Damiba e Traoré arrivano a un accordo domenica 2 ottobre e il primo si dimette cedendo il potere a determinate condizioni. Nel pomeriggio Ibrahim Traoré convoca le segreterie dei vari ministeri e sancisce la riapertura degli uffici e delle scuole per il giorno seguente. In contemporanea, viene impartito l’ordine di fare rapidamente un censimento degli automezzi Pick-Up in panne a disposizione dei vari uffici, affinché possano essere riparati e integrati con quelli già a disposizione dei militari nella lotta contro le milizie anti-governative jihadiste presenti in diverse regioni del Paese.

Anche la Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale CEDEAO accoglie con favore l’avvenuto accordo organizzando una visita della delegazione.  Al termine dell’incontro di martedì con la delegazione dell’ECOWAS, uno dei suoi membri, l’ex presidente nigeriano Mahamadou Issoufou, dichiara di partire “fiducioso” per quanto riguarda gli impegni già presi da Damiba e in particolare in merito alle elezioni per il ritorno dei civili al potere entro luglio 2024.

La libertà di movimento viene ripristinata nella capitale, ma l’allerta rimane. La popolazione è stanca di vivere in uno stato di insicurezza costante. Le milizie antigovernative controllano gli assi principali che mettono in comunicazione il Paese. I confini a Nord con il Mali, a Est con il Niger, a sud con Benin e Togo e a Ovest con la Costa d’Avorio sono in mano ai jihadisti.

I principali gruppi radicalizzati che si stanno espandendo in Burkina Faso fanno parte del JNIM (Jama’at Nusrat al-Islam wal Muslimeen), rete di matrice quaedista guidata da Iyad ag Ghali, il cui gruppo più consistente è Ansarul Islam, presente principalmente nel nord del Paese. L’altro gruppo molto influente è l’État Islamique du Sahel che funge da prolungamento nell’area saheliana di ISWAP (Islamique State West Africa Province) e ha un obiettivo simile allo Stato Islamico costituitosi a cavallo tra Siria e Iraq nel 2014.

Il nuovo governo si dovrà far carico di ristabilire una maggior sicurezza nel Paese e con chi sceglierà di farlo, se Francia, Russia o nuovi partner, lo scopriremo a breve. Tuttavia, per garantire una pace duratura l’approccio securitario non basta, occorre innanzitutto ristabilire una forte coesione sociale, investire molto nello sviluppo economico e sociale del Paese, ridurre il tasso di disoccupazione e il tasso di povertà, mitigare il cambiamento climatico e avviare una buona governance delle risorse. Un passaggio molto importante è atteso a metà mese dove per il 14-15 Ottobre è stata fissata la data per la nomina del nuovo presidente della transizione. Traoré si è auto escluso dichiarando testualmente che avrebbe portato avanti solo gli “affari correnti” fino alla designazione di un nuovo presidente di transizione – civile o militare – da parte di una “Assemblea nazionale” costituita con la più ampia partecipazione di rappresentanti delle forze politiche, sociali e della società civile.

Nonostante il contesto di grande instabilità, Mani Tese continua con i suoi progetti a stare a fianco della popolazione, per favorire uno sviluppo sostenibile e comunitario, che promuova la pace e la cura delle risorse naturali attraverso un approccio agroecologico e di empowerment delle donne.

Sostieni i nostri progetti in Burkina Faso a fianco delle comunità: dona online a questo LINK con carta di credito o PayPal inserendo nel campo NOTE la dicitura “Insieme per il Burkina Faso”, oppure usa le stesse parole nella causale del tuo bonifico bancario.

Aggiornamento al 21 ottobre 2022 

La sera del 14 ottobre il Capitano Ibrahim Traoré è stato eletto presidente, quasi all’unanimità, dall’Assemblea Nazionale. Il 15 ottobre ha iniziato il suo mandato recandosi al monumento di Thomas Sankara, commemorando i 35 anni dalla sua morte. Per i due giorni di Assise erano previste nuove manifestazioni, che sono però state contenute in alcune zone della capitale. Venerdì 21 ottobre alle 10.00 ha prestato giuramento presso la sala delle udienze del Consiglio costituzionale ed è diventato ufficialmente il Presidente della Transizione. 


Facciamo la pace, seminiamo giustizia

Un breve resoconto e alcune immagini dai campi estivi di Mani Tese 2022

di Tariku Rossi

Ho avuto il piacere di partecipare ai campi estivi di Mani Tese in qualità di servizio civilista di Mani Tese da Milano.

I due campi a cui ho partecipato sono stati svolti in due sedi diverse della ONG, specificatamente: Mani tese Verbania (sul lago maggiore, Piemonte) e Mani tese Firenze (Scandicci, Toscana).

Con l’obiettivo comune di acquisire conoscenze e buone pratiche sulla giustizia ambientale, economica e sociale, abbiamo sperimentato attività pratiche e incontri di approfondimento per una durata complessiva di due settimane.

In queste settimane abbiamo imparato a riciclare ovvero a saper individuare le diverse tipologie di oggetti e le loro caratteristiche principali; rivalutare i materiali ancora utilizzabili e rivenderli alimentando così l’economia circolare; abbiamo imparato a raccontare ai cittadini le nostre attività per renderli parte attiva di questa trasformazione.

Gli incontri di formazione e di approfondimento sono stati sulle tematiche della Pace e della Nonviolenza e sono stati svolti da associazioni che si occupano proprio di sensibilizzare i cittadini su questi temi. Abbiamo dialogato con esperti nel settore sociale, svolto laboratori di teatro e di arte.

Quello che mi ha reso felice e che mi ha dato ancora più fiducia nel futuro è stato proprio il legame tra le altre persone e le associazioni territoriali. In questa relazione ho visto la ricchezza e il superpotere per cambiare le cose partendo dal basso.

Quello che trovo straordinario nel fare volontariato è sperimentare uno stile di vita comunitario all’insegna della sobrietà e del lavoro comune a sostegno dei progetti di sviluppo nel Sud del mondo.

Di seguito alcune foto dei campi estivi scattate da Tariku Rossi:

Lotta per la resilienza ai cambiamenti climatici

Venerdì 7 ottobre 2022 organizzeremo il workshop pubblico “Lotta per la resilienza ai cambiamenti climatici” nel quadro del progetto di Mani Tese “WONA: orti e vivai urbani e politiche cittadine per promuovere la sostenibilità alimentare ed ambientale di Quelimane” cofinanziato da Regione Emilia Romagna. Si tratta di un intervento che Mani Tese, insieme a UPC-Z, […]

Venerdì 7 ottobre 2022 organizzeremo il workshop pubblico “Lotta per la resilienza ai cambiamenti climatici” nel quadro del progetto di Mani Tese “WONA: orti e vivai urbani e politiche cittadine per promuovere la sostenibilità alimentare ed ambientale di Quelimane” cofinanziato da Regione Emilia Romagna.

Si tratta di un intervento che Mani Tese, insieme a UPC-Z, al municipio di Quelimane e alla Fondazione E35, in collaborazione con la Regione Emilia Romagna, sta attuando nella Provincia della Zambezia in Mozambico. 

“Wona” in Machuabo, lingua bantu del distretto di Quelimane, significa “visione”. Il progetto intende infatti promuovere una visione per un futuro sostenibile che, per i partner, si basa su tre pilastri: lo sviluppo rurale connesso alla rigenerazione urbana, l’agricoltura agroecologica e sostenibile a garanzia di qualità e sicurezza alimentare, la promozione di politiche di lotta e di adattamento ai cambiamenti climatici attraverso la riforestazione e la rigenerazione verde urbana in ottica partecipativa delle comunità.

Il workshop si terrà on line venerdì 7 ottobre dalle 10.00 alle 13.00. È possibile partecipare all’incontro collegandosi al link https://bit.ly/3S7fjFU*

L’evento vuole rappresentare una finestra di scambio di buone pratiche tra le Istituzioni del Comune di Quelimane e di Pemba in Mozambico, e del Comune di Reggio Emilia e della Regione Emilia Romagna in Italia, affrontando in modo particolare il tema della rigenerazione verde urbana.

*Nota: L’incontro si terrà in lingua portoghese.