NICARAGUA: STOP ALLE VIOLENZE PER PROMUOVERE LA PIENA DEMOCRAZIA
Con il peggiorare della situazione e in seguito a gravi minacce ricevute, siamo costretti a sospendere temporaneamente il nostro progetto in Nicaragua.
E’solo di pochi giorni fa la notizia che i violenti scontri nel Paese avevano reso difficoltose alcune attività del nostro progetto”Cura e prevenzione dell’insufficienza renale cronica nei lavoratori della canna da zucchero“, che comunque stava proseguendo. Con il peggiorare della situazione e in seguito a gravi minacce ricevute, lo staff si trova nell’impossibilità di svolgere qualsiasi spostamento o attività, e siamo dunque costretti a sospendere temporaneamente il progetto. Esprimiamo la massima solidarietà e vicinanza al nostro partner e allo staff di progetto, e condividiamo il comunicato di AOI, Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale di cui Mani Tese fa parte, sulla situazione in Nicaragua.
“Oltre 100 sono le persone morte, 1000 i feriti e sconosciuto è il numero degli scomparsi sino ad oggi in Nicaragua in seguito alla violentissima repressione governativa contro le manifestazioni pacifiche di protesta iniziate il 18 aprile scorso. La gran parte delle vittime sono manifestanti, ma dal momento in cui si è acuito lo scontro si contano morti anche nelle forze di polizia e nei gruppi filo-governativi.
L’AOI, insieme ad altre reti di Ong a livello internazionale, esprime forte preoccupazione per questo clima di scontri violenti in Nicaragua e teme che ciò inneschi una spirale che potrebbe riportare il Paese ai periodi più tragici del suo passato.
Il rapporto “Sparare per uccidere“, diffuso nei giorni scorsi da Amnesty International, parla di “una strategia repressiva nei confronti delle manifestazioni basata sull’uso eccessivo della forza, esecuzioni sommarie, controllo dei mezzi d’informazione e impiego di gruppi armati filo-governativi“. A sua volta, la Commissione Interamericana per i Diritti Umani dell’Organizzazione degli Stati Americani ha espresso giudizi molto duri verso il governo che a suo avviso non ha vigilato sul rispetto dei diritti umani, denunciando “l’uso eccessivo della forza” da parte della polizia.
La grande, pacifica protesta che attraversa il Paese ha preso le mosse dalle università contro la riforma del sistema previdenziale, ma ha continuato a estendersi anche dopo il ritiro della riforma. Si tratta dell’emersione di un profondo malessere cresciuto negli anni, legato al disagio sociale, al malcontento per la bassa qualità dei servizi e alla mancanza di politiche strategiche in termini di welfare e lotta alla povertà, di un forte dissenso per una gestione delle risorse naturali considerata predatoria, di un’opposizione di comunità contadine e indigene all’esproprio di terre con l’argomento della futura costruzione di un canale inter-oceanico.
In Nicaragua nella popolazione è largamente diffusa la convinzione che stiano venendo a mancare reali garanzie democratiche, con un Parlamento dominato dal Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale (FSLN), che ha messo di fatto fuori legge i principali partiti di opposizione.
Il “dialogo” promosso dalla Conferenza Episcopale e dall’Organizzazione degli Stati Americani si è subito rivelato molto difficile per la forte distanza fra il governo nicaraguense e i movimenti popolari.
La partecipazione democratica e l’ascolto delle rivendicazioni di tutti i settori è una condizione indispensabile per eliminare la povertà e l’esclusione sociale e costruire una società pienamente democratica e partecipe di processi di autosviluppo. La storia, in particolare per le fragili democrazie latino americane, ha sempre dimostrato che il baratto “meno povertà in cambio di più autoritarismo” produce solo lutti, violenze e maggiore radicamento della povertà.
AOI, unendosi alle voci dei movimenti e delle reti di Ong che si sono espresse nel mondo, chiede l’impegno della comunità politica internazionale a sostegno delle istanze che stanno lavorando per promuovere il pieno sviluppo democratico e sociale del Nicaragua.