Con le mani nella terra
Dalla Puglia all’Africa passando per il Sud America: l’attività in prima linea contro i cambiamenti climatici per uno sviluppo sostenibile nel sud del mondo.
DALLA PUGLIA ALL’AFRICA PASSANDO PER IL SUD AMERICA: L’ATTIVITÀ’ “IN PRIMA LINEA” CONTRO I CAMBIAMENTI CLIMATICI PER UNO SVILUPPO SOSTENIBILE NEL SUD DEL MONDO.
In trent’anni compiuti da poco, Matteo Anaclerio, agronomo, dal paese di Valenzano, in provincia di Bari, di strada (in senso letterale) negli ultimi anni ne ha fatta parecchia.
In questi giorni ci sentiamo spesso per via della situazione di emergenza in Mozambico, dove Matteo lavora come cooperante per Mani Tese. Nel Paese il ciclone Idai e le incessanti piogge hanno messo in ginocchio l’attività agricola e lo staff di Mani Tese sta lavorando per scongiurare la crisi alimentare. “Vedere molti dei nostri beneficiari perdere la propria abitazione o i propri pochi beni è stata una delle esperienze più dure della mia vita” racconta Matteo. Eppure quando parla del suo lavoro, non ha perso il suo entusiasmo: “Lavorare nel campo dello sviluppo agricolo nei Paesi del Sud del mondo, insieme ai tecnici locali, è un’esperienza unica e fantastica”, dice. Ed è proprio dal suo lavoro che inizia la nostra intervista.
Matteo, quando hai deciso di diventare un cooperante?
“Non ho mai voluto fare il cooperante in quanto tale, diciamo che ho sempre avuto una forte passione per la natura e l’ambiente e sono sempre stato curioso di vivere esperienze diverse per arricchirmi. Molte delle scelte che ho compiuto sono frutto della mia esperienza con gli scout, dai quali ho imparato che il nostro impegno quotidiano è quello di ‘lasciare il mondo migliore di come l’abbiamo trovato’.
Ricordo un’escursione in Molise, in cui un anziano mi disse che il giorno in cui l’uomo avrebbe abbandonato la terra e la montagna per trasferirsi in città, avremmo perso la bellezza della natura e non avremmo dato più peso a quello che mangiamo. Mi misi in testa che avrei accettato la sua sfida, molto simile a quella di mio nonno, che mi ha insegnato l’importanza della terra e la necessità di ridarle il suo valore, più volte calpestato”.
Come è iniziato il tuo lavoro a contatto con la terra?
“Dopo il liceo, mi sono iscritto ad agraria. Mentre ero ancora studente ho iniziato a lavorare nell’ambito dell’agricoltura sociale producendo, prima, erbe aromatiche con pazienti psichiatrici e gestendo poi un terreno confiscato. Attirato dalla sacralità della Terra del Sud America, ho preso il volo per svolgere il servizio civile in Bolivia, dove mi sono occupato di coltivazione agro ecologica. Quest’esperienza mi ha fatto capire che il mio ruolo di tecnico poteva essere importante anche all’interno di progetti di sviluppo rurale nel Sud del Mondo. Con Mani Tese ho avuto la fortuna di diventare un agronomo cooperante in Guinea Bissau, in Burkina Faso e ora in Mozambico”.
Nella tua esperienza, avrai di certo avuto modo di vivere sulla tua pelle gli effetti dei cambiamenti climatici…
“I cambiamenti climatici sono evidenti in tutto il mondo. In Puglia, la mia terra, alcuni ciliegi iniziano ad avere due fioriture, di cui una precoce e rischiosa a novembre. I mandorli anche a gennaio. Le gelate sono sempre più frequenti e dannose, compromettendo intere campagne agricole.
In Mozambico e nei climi tropicali, ma anche in quelli sub-tropicali e desertici in cui ho avuto modo di lavorare, i fenomeni piovosi sono sempre più intensi. Magari la quantità di pioggia annua non muta, ma la sua intensità fa sì che in pochi giorni cada quello che dovrebbe cadere in un anno. Succede così che la quantità di acqua eccessiva non venga assorbita dal terreno e non diventi disponibile per la crescita delle piante. Anzi, in molti casi crei ristagni idrici e morte delle piante stesse.
Per non parlare dei disastri legati all’innalzamento dei livelli dei fiumi, esondazioni, alluvioni, erosione dei suoli…Questa alterata frequenza di piogge è inoltre dannosa per i cicli delle piante. Ti faccio un esempio: saremmo capaci di bere i famosi 2 litri di acqua necessari in un giorno in 10 minuti e non berne per le restanti 23 ore e 50 minuti?
Questa estremizzazione dei climi fa sì che le piogge si concentrino in poco tempo aumentando la siccità nel resto dell’anno. A Maquival (località nel di stretto di Quelimane, in Mozambico), da quattro anni non riescono a produrre riso. Ci sono riusciti quest’anno paradossalmente grazie all’alluvione legata al Ciclone Idai (anche se con scarsa produzione perché le piogge sono iniziate tardi) ma il mais è marcito del tutto.
Del resto basta parlare con un anziano, in qualsiasi parte del mondo, e ti dirà che i tempi di semina sono cambiati e che la produzione agricola è sempre più rischiosa. Nei paesi del Sud del Mondo, dove l’agricoltura di sussistenza e familiare garantisce cibo per buona parte della popolazione, possiamo solo immaginare i danni per la sicurezza alimentare di migliaia di famiglie”.
Quali sono le azioni che con Mani Tese stai intraprendendo per contrastare i cambiamenti climatici?
“La nostra organizzazione in tutti i Paesi in cui opera cerca sempre di attuare politiche di sostenibilità ambientale, a cominciare da quelle di sviluppo agricolo. I nostri progetti prevedono produzioni agricole sostenibili con l’uso di tecniche agro-ecologiche. Inoltre lavoriamo con le comunità locali per rafforzare alcune tecniche tradizionali integrate con le nostre tecnologie. Qui in Mozambico, per esempio, promuoviamo tecniche di agricoltura sintropica, che prevede un’altissima concentrazione di piante forestali, da frutto, leguminose, cereali e ortaggi in un ettaro. Un modello che garantisce non solo di ottimizzare lo spazio ma anche di aumentare la fertilità dei suoli e la biodiversità per diminuire i trattamenti per la difesa delle colture e aumentare la quantità di prodotti per ettaro, producendo anche una diversificazione della dieta nelle famiglie”.
Che cosa bisognerebbe fare, secondo te, per contrastare i cambiamenti climatici?
“Contrastare i cambiamenti climatici significa prenderne conoscenza e fare coscienza ciascuno facendo la propria parte. Occorre cambiare stile di vita. Ora. Totalmente. Come piccolo produttore e agronomo, è importante sostenere prodotti ed economie locali e prendere coscienza che tutto ciò che mangiamo ha un impatto e il tipo di agricoltura che lo produce anche. Pensiamo all’Africa. Dovremmo passare dal miliardo e 194 milioni di persone del 2015 ai 4 miliardi e 467 milioni del 2100. Una crescita che costringe a fare una riflessione globale e offrire soluzioni alternative ai nostri modelli, che si sono rivelati totalmente inadatti e insostenibili”.
Offrire soluzioni alternative è proprio quello che stai facendo tu come cooperante di Mani Tese…
“Esatto. Penso che davvero non si possa capire la bellezza di questo mestiere, sempre più complesso e esigente, ma che consente di unire la passione per il lavoro con l’impegno civile. La parola cooperazione mi piace molto perché intrinsecamente ha un valore legato allo scambio, e scambio è sinonimo di ricchezza e di miglioramento vicendevole”.
Articolo pubblicato sul numero di Giugno 2019 del Giornale di Mani Tese.