Le nostre ragazze
“In occasione di Terra Madre Giovani 2015, Mani Tese si è offerta di ospitare le giovani donne del Burkina Faso. Le “nostre ragazze”, così ci siamo abituate a chiamarle, sono arrivate a Milano il 2 ottobre insieme a centinaia di colleghi e colleghe provenienti da tutto il mondo per partecipare all’evento organizzato da Slow Food […]
“In occasione di Terra Madre Giovani 2015, Mani Tese si è offerta di ospitare le giovani donne del Burkina Faso. Le “nostre ragazze”, così ci siamo abituate a chiamarle, sono arrivate a Milano il 2 ottobre insieme a centinaia di colleghi e colleghe provenienti da tutto il mondo per partecipare all’evento organizzato da Slow Food e Slow Food Youth Network: “Terra Madre Giovani – We Feed The Planet. L’occasione ha dato modo ai giovani e alle giovani di incontrarsi, discutere e confrontarsi per dar voce alla necessità di ridare valore al cibo, nel rispetto di chi produce, in armonia con ambiente ed ecosistemi, grazie ai saperi di cui sono custodi territori e tradizioni locali.
Clemence Ouedrago, Balkissa Thiombiano, Mano Ouali, Nadine Coulidiati, Rachelle Zoungrana, Pagnan Ilboudoche. Questi i nomi delle Burkinabè che da anni lavorano con le associazioni femminili per Fondazioni 4 Africa, Mani Tese, Lvia ed Acra in diverse zone del Burkina Faso.
Nonostante le difficoltà che il Burkina Faso sta attraversando in questa turbolenta fase politica, queste giovani donne hanno deciso di affrontare un lungo viaggio per testimoniare l’importanza della cooperazione e dei progetti per i quali quotidianamente si impegnano con centinaia di altre donne.
Non appena giunta la conferma del loro arrivo, la prima preoccupazione è stata quella di assicurarci che ciascuna di loro potesse riconoscere in Mani Tese una famiglia ed una casa accogliente. Con l’aiuto di Giovanni Sartor, responsabile area cooperazione, Allison ed io, in veste di volontarie del servizio civilie di Mani Tese, abbiamo ben presto rotto il ghiaccio osservandoci, studiandoci, senza immaginare che da lì a pochi giorni saremo finite, tutte insieme, a trascorrere lunghe serate tra chiacchiere, doni e danze. Le giornate, sin da subito intense, hanno avuto inizio con l’inaugurazione dell’evento, il 3 ottobre. Il giorno seguente ha invece avuto luogo la conferenza “Donne e Agricoltura” per la quale abbiamo avuto il piacere di osservarle in una preparazione attenta, meticolosa e appassionata che ha portato a grandissima soddisfazione.
Accompagnarle nell’esperienza di Terra Madre Giovani è stata per noi un’esperienza forte e indimenticabile: abbiamo chiesto a ciascuna di loro di lasciarci una frase che potesse essere rappresentativa dei desideri che ciascuna nutre rispetto al proprio futuro e a quello del loro paese.
Mano, 28 anni, animatrice a Diapagà, “Ho imparato molto sulla produzione dei cereali condividendo il mio lavoro con le altre produttrici di tutto il mondo, sono grata di aver avuto questa possibilità e ringrazio Mani Tese per averci accolte così bene, penso di poter riassumere il mio desiderio con queste parole; creer un reseau des jeunes puor slow food dans mon pays”. Così anche Rachel, 24 anni, beneficiaria del progetto di Mani Tese e produttrice di burro di Karitè: “Ho avuto la chance di partire, giungere fin qui, ho addirittura moderato un tavolo di lavoro presso la conferenza donne e agricoltura, è stata una grande occasione per me, ringrazio di cuore Mani Tese, voglio lasciarvi con queste parole: creons un enveronnement saint puor les generation future.
La felicità e la soddisfazione di vedere queste donne prendere parte alle conferenze con grande coraggio e determinazione è stata impagabile. Insieme abbiamo trascorso momenti intensi, alcuni dei quali meno “istituzionali” come quando alcune di loro hanno assaggiato il gelato per la prima volta. Molti sono i doni che ci siamo scambiate: bracciali, foulard, fotografie, numeri di telefono tuttavia, il dono più grande, insieme alla promessa di rivedersi un giorno, resta quello di esserci confrontate con delle donne meravigliose che ogni giorno lavorano unite per realizzare concretamente la sovranità alimentare del loro paese e un giorno, chissà, forse del mondo”.
Di Martina Valetto