L’avocado è sostenibile?
Mani Tese pubblica un dossier sulla filiera dell’avocado in Colombia condotto nell’ambito del progetto Food Wave
Il caso studio di Mani Tese
Milano, xx maggio 2023 – L’avocado diventerà entro il 2030 il frutto tropicale più venduto al mondo con 12 milioni di tonnellate prodotte e quasi 4 destinate all’esportazione, secondo le stime di OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) e FAO (Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura delle Nazioni Unite).
Per verificare gli impatti ambientali e sociali di uno degli alimenti più trendy tra i giovani europei (e non solo), a inizio febbraio 2023 Mani Tese ha svolto una missione investigativa sulla filiera dell’avocado in Colombia che ha portato alla realizzazione di un caso studio ora disponibile sul sito della Ong.
In Colombia l’investimento sulla varietà di avocado “hass” sta facendo segnare record su record. Nel giro di pochi anni il Paese è infatti diventato il secondo produttore mondiale (dopo il Messico) e il secondo esportatore verso l’Unione Europea (dopo il Perù), passando dalle 500 tonnellate esportate nel 2013 alle 85 mila (+17.000%) del 2021.
La realizzazione del caso studio rientra nell’ambito del progetto “Food Wave – Empowering Urban Youth for Climate Action”, finanziato dalla Commissione Europea e coordinato dal Comune di Milano, di cui Mani Tese è uno dei partner.
“Per Mani Tese la realizzazione della sovranità alimentare passa dalla rivoluzione dei sistemi agroalimentari globali” sostiene Giuseppe Stanganello, Presidente di Mani Tese “Uno dei capi saldi di questa rivoluzione riguarda la piena consapevolezza che certi consumi in Europa determinano impatti inimmaginabili sugli ecosistemi e sui diritti in moltissimi Paesi poveri e in via di sviluppo”.
“In Colombia, nella filiera dell’avocado, tali impatti sono meno eclatanti che altrove” aggiunge Giosuè De Salvo, Responsabile del progetto “Food Wave” per Mani Tese “Ma è proprio per questo, per la possibilità cioè di poter ancora intervenire per non far precipitare le cose, che abbiamo deciso di realizzare questa indagine. Da qui si può partire per proporre a ognuno, cittadini, imprese e legislatori, di fare la propria parte in questa rivoluzione. Che non è una rivoluzione di parte ma di tutti”.
L’inchiesta di Mani Tese
La missione svolta da Mani Tese si è focalizzata nel dipartimento del Quindío. Durante i dieci giorni in loco, preceduti da un intenso lavoro di ricerca da desk, il team di investigazione ha incontrato i rappresentanti di diversi gruppi di interesse per cercare di raccogliere tutti i punti di vista, in modo da tratteggiare un quadro il più esaustivo possibile e una serie di domande aperte su cui riflettere.
L’area della Colombia in cui si sta sviluppando la produzione è prevalentemente occupata dal bosque andino, un eco-sistema tropicale ricco di biodiversità che ha un ruolo importante nella mitigazione del riscaldamento globale. Non ci sono ancora statistiche ufficiali, ma il semplice dato visivo mostra come intere aree di bosque andino siano state deforestate per fare spazio alle piantagioni di avocado.
Secondo le accuse degli ambientalisti e dei piccoli produttori agricoli, le grandi ditte straniere hanno invaso aree protette, deviato fiumi per ottenere l’acqua necessaria alle coltivazioni, costruito strade senza permesso e piantato alberi in zone proibite. In conseguenza di ciò, i campensinos emigrano nelle città dove finiscono spesso per svolgere lavoretti informali, andando a ingrossare le fila del sottoproletariato urbano.
La necessità di avere frutti perfetti destinati all’esportazione, inoltre, richiede un ampio uso di pesticidi chimici, causa principale anche della moria delle api. Negli ultimi anni, nel Quindío si sono persi 44 mila alveari.
Secondo invece i produttori e gli esportatori su larga scala, che si auspicano un miglioramento delle infrastrutture e una revisione delle norme in chiave più attuale, l’abuso di agro-farmaci non è considerato reale e, se esiste, è da ricondursi ad altre tipologie di colture, come le banane o l’avocado non da esportazione.
Per saperne di più, il caso studio, di cui un estratto è stato pubblicato nei giorni scorsi sulla testata Internazionale, è ora disponibile integralmente sul sito di Mani Tese.
Sempre sul sito di Mani Tese è inoltre disponibile l’ultimo numero del giornale della Ong dedicato al tema cibo e sostenibilità dal titolo “IL FUTURO DEL CIBO Sovranità alimentare e agroecologia per nutrire il pianeta”
Per ulteriori informazioni:
Giorgia Vezzoli
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