La via per l’emancipazione socio-economica delle “manjaca”
Reportage dalla Guinea Bissau: ecco come Mani Tese punta su micro-credito e nuovi gruppi di risparmio al femminile, nell’ambito del progetto “Coinvolgiamo tuttə per costruire il nostro futuro”, co-finanziato da AICS
Frontiere politiche, barriere culturali
Nei primi anni Novanta, l’intensificarsi degli scontri armati tra l’esercito senegalese e gli indipendentisti della provincia della Casamance, al confine tra Senegal e Guinea Bissau, ha portato all’abbandono di molti villaggi del lato senegalese, la cui popolazione si è rifugiata in Guinea-Bissau.
Situato a 3 chilometri da São Domingos, a nord della Guinea-Bissau, Beguingue 2 è un villaggio fondato nel 1994 da rifugiati senegalesi sulle terre di Beguingue 1, con il sostegno dell’UNHCR e del governo guineano. Oggi, il villaggio è abitato principalmente dal gruppo etnico manjaco proveniente dal villaggio di Nhafena, in Casamance, ma in realtà originario della stessa Guinea-Bissau.
Quello manjaco è un gruppo etnico caratterizzato da forti valori religioso-tradizionali, che presenta una società patriarcale, nella quale le donne permangono in un rapporto di subordinazione e dipendenza. Per esempio, le donne manjaca non hanno il diritto di ereditare né dal padre né dal marito. In via eccezionale, una figlia può ereditare alcune delle proprietà acquisite dalla madre nel corso della sua vita.
Solo recentemente, le manjaca hanno acquisito il diritto all’istruzione, ma continuano a essere relegate alle faccende domestiche e ai lavori agricoli, dedicandosi al piccolo commercio o altre attività generatrice di reddito che devono però essere approvate dal marito.
L’emancipazione socio-culturale passa da quella economica. In questo senso, l’intervento di Mani Tese nel territorio di São Domingos, regione di Cacheu, mira a creare 10 nuovi gruppi di risparmio e (micro)credito – in inglese Village Savings and Loaning Groups (VSLG) – grazie al progetto Coinvolgiamo tuttə per costruire il nostro futuro: Politiche, formazione e lavoro per un business inclusivo!, co-finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS).

Un libretto per l’emancipazione economica
I gruppi VSL costituiscono una sorta di cassa di risparmio comunitaria, di solito composti a maggioranza da donne che possono così gestire in autonomia i propri guadagni e richiedere prestiti per svolgere delle attività generatrici di reddito senza dover ricorrere all’approvazione dei propri mariti, padri o fratelli.
Dallo scorso febbraio, Mani Tese sta formando i nuovi gruppi che riceveranno un fondo dal progetto per attivare il meccanismo di risparmio/prestiti, garantendo quindi l’autoalimentarsi della cassa del gruppo e la sua sostenibilità.
Nella comunità di Biguinge 2, la formazione si svolge, come di consueto, all’ombra di un grande mango, in prossimità della lingua d’asfalto rosicchiata e piena di buche che conduce fino alla frontiera con il Senegal e la Casamance. Nell’afa del primo pomeriggio, le donne manjaca del gruppo VSL denominato “No djubi” (letteralmente “vediamo”, nel senso di “vediamo come va l’esperienza…”), un po’ assonnate e provate dalla mattinata di lavoro nei campi o al mercato, ascoltano l’animatrice di Mani Tese, mama Zanda, che illustra il funzionamento della cassa, lo statuto del gruppo e il ruolo dei membri del comitato di gestione.
Per rendere la formazione più dinamica, l’animatrice fa degli esempi pratici mostrando il kit che ogni gruppo VSL ha ricevuto in dotazione: una cassaforte portatile, libretti di risparmio, sacchetti di stoffa (per i diversi “fondi” della cassa), calcolatrice, quaderni e timbri.
La pila di libretti gialli si erge sul tavolino al centro del cerchio di vesti e copricapi colorati delle manjaca. Ognuna riceverà un libretto sul quale saranno timbrate le “azioni” corrispondenti ai franchi depositati. Un timbro per ogni 500 franchi. Più timbri significano più azioni, ovvero una fetta di guadagno maggiore all’apertura della cassa di fine anno, quando verranno ripartiti i tassi di interesse (juros) accumulati dal gruppo. Ma risparmiare di più permette anche di richiedere prestiti più alti, secondo la proporzione 1:3. Per esempio, se risparmi 10.000 franchi, puoi chiedere un prestito di 30.000 franchi.
L’attenzione generale si ridesta quando si passa alla prova del risparmio. Una per una, le manjaca del “No djubi” vengono chiamate per depositare i loro risparmi della settimana nella ciotolina preposta. Gli animi si scaldano, il tono delle voci si alza, causando un po’ di confusione tra le due contabili incaricate di ricevere i franchi, contarli e annunciarli al resto del gruppo. Mama Zanda è brava a riportare l’ordine, servendosi di qualche barzelletta che fa scuotere dalle risate le donne più corpulente.
L’importo minimo da depositare è di 500 franchi, ma non è sempre obbligatorio risparmiare, dipende dalla disponibilità del momento. Per cominciare a richiedere prestiti, invece, bisognerà attendere l’erogazione del fondo da parte di Mani Tese, al termine del ciclo di formazioni.

Tre donne e una cassaforte
“Sono figlia di questa comunità”, afferma con orgoglio Aminata Mendes, 24 anni, riferendosi a Beguingue 2. Non è ancora sposata ed è una delle poche ragazze della sua comunità iscritta al dodicesimo anno di scuola, equivalente al nostro ultimo anno di superiori. “Nella comunità non tutte le ragazze frequentano la scuola, a volte i genitori non le lasciano andare anche a causa della povertà.” Per il suo livello di istruzione e le sue capacità – durante la formazione era una delle più partecipi e ricettive – il gruppo “No djubi” l’ha scelta come una delle due contabili.
Aminata è determinata a studiare medicina, risparmiando i soldi che guadagna lavorando la terra durante la stagione delle piogge e chiedendo prestiti dalla cassa del gruppo per pagarsi gli studi a Bissau. “Sento la vocazione dentro di me, voglio dedicare la mia vita per questo.” A differenza di molti giovani della sua età, lei non intende emigrare. “Sono orgogliosa di restare a lavorare nella mia terra.” Quando sarà un medico affermato, desidera aiutare la sua gente costruendo una scuola nella comunità.

La leader e presidente del gruppo “No djubi”, Eli Mendes, 42 anni, è sposata e ha 6 figli. Come la maggior parte delle donne del gruppo, anche lei lavora la terra e vende i suoi prodotti al mercato di São Domingos. Con suo marito, divide un campo di anacardi. “Lui è contento che io faccia parte di questo gruppo. Avevo sentito da altre comunità vicine che già avevano una cassa di risparmio così, allora ho manifestato il nostro interesse a Mani Tese.” Con i soldi che riuscirà a risparmiare, Eli vuole comprarsi delle cose per sé, dei terreni da lasciare alla figlia che secondo la tradizione manjaca potrà ereditare solamente quanto appartenuto alla madre.

Isaura Gomes, 30 anni, è originaria di Caio, nella regione di Cacheu. Nel 1997, tre anni dopo la fondazione del villaggio Beguingue 2, dove sono stati reinsediati i rifugiati senegalesi in Guinea Bissau, la piccola Isaura ha raggiunto la zia che già viveva nel villaggio. In seguito, ha sposato un giovane manjaco con cui ha avuto 5 figli.
L’anno scorso, suo marito è morto dopo una lunga malattia. Faceva l’autista del trasporto pubblico. L’auto che usava nel suo lavoro è stata venduta dai fratelli del marito, teoricamente per sostenere le spese di Isaura e dei suoi figli, rimasti orfani di padre.
In precedenza, suo marito aveva ereditato un campo di anacardi dal padre e ne aveva un altro che condivideva con suo fratello. Al momento, però, sono i fratelli e la famiglia del suo defunto marito a gestire questi campi. Isaura non può rivendicare alcun diritto di eredità e resta esclusa dalla gestione dei campi. Durante la raccolta degli anacardi, viene impiegata come semplice raccoglitrice e viene pagata in percentuale sulla quantità raccolta.
“Continuerò a lottare per la mia sopravvivenza e quella dei miei figli, per questo mi sono iscritta al programma di risparmio e micro-credito della comunità, in modo da avere l’opportunità di beneficiare di finanziamenti per le attività agricole e per la piccola impresa di prodotti locali che intendo avviare”, dichiara Isaura. “Questo mi aiuterà a non perdere la mia dignità e ad affermarmi tra le donne di Beguingue 2.”