Kenya: gli apicoltori di milano incontrano gli apicoltori Rabai
Con il progetto “Agrichange: piccole imprese grandi opportunità” aiutiamo i piccoli apicoltori della contea di Baringo, in Kenya, ad allevare api e produrre miele sostenibile, lottando contro i cambiamenti climatici.
“Il miele non si mangia come il cibo, e non si beve come l’acqua, ma si lecca”. Questa è una frase ricorrente in Kenya, che invita la gente a mangiare il miele con moderazione e non avidamente a grossi pezzi, coi quali potrebbero strozzarsi o essere colpiti da disidratazione.
Quando gli apicoltori di Rabai hanno accolto due nuovi ospiti apicoltori venuti dall’Italia, si aspettavano che un mistero sulle api venisse loro svelato, per poi capire che l’apicoltura è, in fondo, simile ovunque. Quello che cambia è soprattutto il calendario delle fioriture e ciò di cui le api si nutrono. Daniele e Luciano dell’Associazione dei Produttori Apistici della Provincia di Milano (APAM), recentemente hanno infatti visitato gli apicoltori di Rabai nella contea di Baringo nell’ambito del progetto “
AGRICHANGE: PICCOLE IMPRESE, GRANDI OPPORTUNITÀ. Sviluppo di filiere agro-alimentari nel bacino del Fiume Molo.” co-finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo e di cui APAM è uno dei partner.
Gli apicoltori sono stati accolti da John Ngugi, il capo progetto, Lilian Kurui, la responsabile della raffineria del miele e Carolyne Kimeto, una formatrice che lavora con gli apicoltori.
La zona qui è secca, con temperature che arrivano fino a 37 gradi. I cespugli sono spinosi e raramente qualcuno tocca una pianta senza pungersi. Le piante più diffuse sono Acacia, Prosopis e altri cespugli. Per un visitatore è stato affascinante vedere persone che lavorano attivamente durante la giornata nonostante le vampate di calore.
Baringo è infatti orgogliosamente associato alla produzione di miele di qualità. Per proteggere questa attività, quasi nessuna altra coltura qui viene praticata. Sono presenti solo alcuni progetti di irrigazione su larga scala come quelli di Perkerra, Eldume ed Endau.
Negli ultimi tre anni, in questa zona le piogge sono state scarse e una delle idee condivise da Luciano e Daniele è stata quella di intervenire attraverso la nutrizione delle api, un po’ come si fa in Europa durante l’inverno. L’apiario della raffineria di Rabai aveva una colonia molto debole ma, dopo aver nutrito le api con una miscela di zucchero e sciroppo di acido acetico e acido citrico, esse si sono riattivate. Una visita all’apicoltore Signor Jackson di Chepnyorgin ha confermato l’importanza di nutrire efficacemente le api. Nonostante la siccità, il suo apiario ha infatti un buon tasso di colonizzazione. Il signor Jackson ha spiegato che la conoscenza tradizionale, unita a moderne tecniche di apicoltura, gli hanno permesso di restare a galla e mantenere una parte della sua colonia. Jackson si assicura sempre di appendere gli alveari a tre metri di altezza per evitare che il calore riflesso dal terreno li raggiunga. Inoltre ha identificato alcuni alberi che non perdono le foglie durante la stagione secca, come il Likwonde (Boscia angustifolia) che offre ombra anche in questa stagione critica. Bagna, infine, gli alveari con una spugna intrisa d’acqua in modo che le api possano bere.
Daniele e Luciano usano gli alveari Langstroth nella loro attività di apicoltori, che sono adatti per la zona di Milano, dove hanno oltre 800 alveari. La principale stagione di fioritura per loro è in primavera fra aprile e maggio quando si assiste al massimo della produzione del miele.
Gli apicoltori di Rabai usano sia gli alveari Langstroth, sia gli alveari Kenya Top Bar sia quelli tradizionali con un tronco scavato e migliorati con il sistema di esclusione della regina. Si è notato che le api preferiscono gli alveari Kenya Top bar e gli alveari tradizionali, a causa del loro ambiente, ma con una buona gestione, è possibile ottenere anche buone percentuali di colonizzazione dagli alveari Langstroth, grazie all’introduzione di strati di cera nei favi per far sì che le api li riconoscano, e grazie all’installazione di materiali isolanti.
Per aumentare la produzione di miele, inoltre, è importante assicurarsi che gli alveari siano colonizzati. Questo argomento, che riguarda la divisione della colonia e l’allevamento della regina, è stato molto discusso. Si tratta di una cosa possibile in Italia, che rimane un punto di domanda in Kenya a causa del tipo di alveari utilizzati. Ora però, con la pratica e le nuove metodologie apprese, la raffineria di Rabai potrebbe moltiplicare la sua colonizzazione nel giro di un anno.
Si tratta di un risultato molto importante vista la carenza di produzione di miele a livello globale e in Kenya in particolare, a causa della perdita di colonie negli ultimi tre anni causata dall’invasione di cavallette, che ha costretto il governo a un uso indiscriminato di antiparassitari che hanno sterminato le colonie di api.