ANTULA: INTRECCIARE STORIE, CUCIRE RAPPORTI
A un anno dall’apertura, la sartoria di Antula in Guinea-Bissau cresce e accoglie anche gli ex detenuti.
Vi ricordate della sartoria del quartiere di Antula a Bissau, creata nell’ambito del progetto “Antula è giovane“?
Oggi Neusa, una delle giovani sarte, ci racconta cosa è successo in questo primo anno di funzionamento:
“La sartoria, ormai, è diventata un punto di aggregazione per i giovani del quartiere. Io faccio parte della associazione giovanile OJUBAP, che ospita la sartoria. L’anno scorso abbiamo accettato la sfida di imparare a cucire e diventare sarti grazie a Mani Tese.
Oggi posso considerarmi sarta. Non cucio solamente vestiti per me e i miei figli, ma ho iniziato a vendere borsette, vestiti, camicie. Nella sartoria accogliamo tutti i giovani di buona volontà che vogliono venire a imparare. L’importante è essere creativi.
L’anno scorso, Mani Tese è tornata a bussare alla nostra porta, e ci ha presentato l’associazione RENASCER (ndr: l’organizzazione di ex detenuti creata di recente in Guinea Bissau all’interno del progetto “Prisioneiro tene balur“). Ivaldinho e i suoi colleghi ci hanno proposto la loro idea: creare una sartoria per dare un nuovo futuro a quei giovani che hanno avuto un passato un po’ turbolento. Stavano parlando di ex detenuti.
Io non mi sono spaventata: noi siamo quasi tutte ragazze, ma abbiamo aperto la porta della sartoria a tutti i giovani. Quindi, anche gli ex detenuti sono i benvenuti. In più, abbiamo scoperto il talento di Ivaldinho: è un grande sarto e conosce le tecniche per dipingere i tessuti.
La cosa bella è che in sartoria si incontrano e si intrecciano storie: c’è chi racconta la propria esperienza di migrante, chi il proprio vissuto nelle carceri, chi i propri problemi famigliari. Ma ci facciamo forza a vicenda. Stiamo iniziando a vendere, e abbiamo grandi progetti futuri!
La nostra idea è lanciare la nostra marca di vestiti fatti con tessuti dipinti. Speriamo di farcela!”