Gli effetti del miglioramento della sicurezza alimentare in Burkina Faso
In Burkina Faso si è concluso il primo anno del progetto “Miglioramento della sicurezza alimentare e promozione dello sviluppo rurale nel Boulgou”: la valutazione di Neerbewendin Sawadogo che ci racconta il significato dei dati raccolti.
Neerbewendin SAWADOGO, fondatrice e direttrice della società di consulenza EffiDev, esperta di economia agraria e gestione aziendale, ha dedicato la sua intera carriera a sostenere le PMI, le donne e i giovani e a promuovere la sicurezza alimentare in Burkina Faso.
Per Mani Tese ha svolto il ruolo di valutatrice esterna del nostro progetto Miglioramento della sicurezza alimentare e promozione dello sviluppo rurale nel Boulgou, provincia della regione del Centro Est del Burkina Faso, co-finanziato da 8×1000 irpef a gestione statale.
Il lavoro di Neerbewendin SAWADOGO (detta Nere, per gli amici e per le amiche) ci ha permesso di capire meglio qual era la situazione di partenza e come sta cambiando, a conclusione del primo anno di progetto.
“L’obiettivo del progetto è quello di fornire una risposta al problema dell’insicurezza alimentare in quattro villaggi nella regione attraverso tre strumenti: la produzione di riso e prodotti orticoli (in particolare pomodori e cipolle), il loro consumo e l’organizzazione degli attori che ruotano intorno alla produzione” afferma Nere “Alla luce dei risultati dello studio, possiamo aspettarci un forte impatto sulla vita delle comunità, soprattutto perché gli obiettivi del progetto sono perfettamente in linea con le esigenze dei beneficiari”.
La zona interessata è difficile da coltivare se non si conoscono le tecniche adatte a quel tipo di terreno e se i produttori non sono ben organizzati tra loro. Oltre il 40% delle famiglie soffre per questo di insicurezza alimentare per quasi la metà dell’anno. Produce infatti riso in quantità ridotte e non sufficienti per il proprio fabbisogno.
Nere ci racconta che le comunità protagoniste del progetto ora stanno inserendo riso, cipolle e pomodori nelle loro abitudini alimentari e produttive e che più dell’80% parla dei benefici che ne sono derivati a livello di salute.
“Il progetto sta impattando sulla vita di queste comunità in molteplici modi” spiega Nere “Ho registrato un miglioramento della produttività, in termini di quantità e qualità, a seguito della formazione sulle tecniche agroecologiche e della fornitura di sementi migliorate. Inoltre oggi c’è una maggiore disponibilità di cipolle e pomodori durante tutto l’anno grazie alla formazione sulla trasformazione seguita dalle donne”.
La maggior presenza di cibo sano nell’area è fondamentale soprattutto in questo periodo di forte insicurezza che rende difficili gli spostamenti verso le città, i mercati e riduce al minimo le importazioni per via dei numerosi furti ai convogli con le derrate alimentari.
“Durante le interviste ho potuto constatare come stia migliorando la qualità della vita di queste persone grazie a una dieta sana e al reddito generato dalla vendita di parte della produzione. L’autosufficienza alimentare ed economica è molto importante per queste comunità, che sono isolate a causa della crisi securitaria. In più, in molti hanno sottolineato quanto importante sia stato per loro creare dei gruppi di produttori riconosciuti formalmente. Questo ha permesso di ritrovare il legame sociale perduto e di sentirsi più uniti in questi tempi difficili”.
Nere ci ha raccontato che è stato molto importante per lei sviluppare questo studio sul progetto. Lavorare sui dati, le statistiche e raccogliere le testimonianze dei suoi concittadini è infatti il suo modo di contribuire allo sviluppo del Paese.
“Questo progetto è una leva per migliorare le condizioni di vita della popolazione. Ciò che sarà importante per amplificarne l’impatto è la creazione di una vera sinergia tra tutti gli attori, ponendo al centro la comunicazione” conclude Nere.