MANI TESE E IL WORLD FOOD PROGRAMME INSIEME PER L’EMERGENZA CIBO DOPO IL CICLONE IDAI
Il 4 marzo del 2019, a largo della costa orientale del Mozambico, una depressione tropicale in pochi giorni provocò quello che oggi può essere definito come il più grave disastro ambientale dell’emisfero meridionale. Il ciclone IDAI colpì più di 2 milioni e mezzo di persone in Mozambico, Zimbabwe, Malawi e Madagascar e provocò oltre 1000 […]
Il 4 marzo del 2019, a largo della costa orientale del Mozambico, una depressione tropicale in pochi giorni provocò quello che oggi può essere definito come il più grave disastro ambientale dell’emisfero meridionale. Il ciclone IDAI colpì più di 2 milioni e mezzo di persone in Mozambico, Zimbabwe, Malawi e Madagascar e provocò oltre 1000 vittime, di cui almeno 600 in Mozambico.
In questo Paese, le zone più colpite sono state, oltre alla Zambezia, le province di Sofala, Manica e Inhambane. Più di 700.000 ettari di coltivazioni sono stati spazzati via mettendo a rischio la sicurezza alimentare delle popolazioni colpite, dal momento che la distruzione è avvenuta proprio durante il periodo della raccolta.
Nel distretto di Chinde, che si trova sulla foce del fiume Zambezi, il ciclone IDAI è stato particolarmente violento e ha portato forti piogge e numerosi allagamenti, distruggendo abitazioni, infrastrutture e coltivazioni.
Il distretto sta ora affrontando la delicata fase di ripresa post-emergenza, ed è proprio qui che si colloca il programma del World Food Programme “Assistenza alimentare in cambio di beni strumentali” (Food Assistance for Assets – FFA) in cui Mani Tese partecipa come partner.
Obiettivo principale dell’intervento è quello di migliorare le condizioni di vita della popolazione colpita dal ciclone, fornendo alimenti di prima necessità e, al tempo stesso, rilanciando attività produttive come la costruzione di pozzi, latrine e strade di collegamento.
Ogni mese, e per cinque mesi, saranno distribuiti 40 kg di cereali, 6 kg di fagioli e 5 litri di olio a 4.000 famiglie, per un totale di circa 20.000 persone, che verranno coinvolte in attività in grado di ridurre il rischio e l’impatto di shock climatici, aumentando la produttività alimentare e rafforzando la resilienza ai disastri naturali.
Non ci resta che augurare buon anno e buon lavoro ai nostri operatori e ai destinatari del progetto, nella speranza che a Chinde e in tutte le zone colpite dal ciclone la situazione si ristabilizzi prima possibile.