Una finanza di valore
Nuove regole, investimenti indirizzati verso la sostenibilità, scelte di etiche e “reputazione”: un mix di azioni che possono cambiare i meccanismi della finanza orientata al solo profitto.
NUOVE REGOLE, INVESTIMENTI INDIRIZZATI VERSO LA SOSTENIBILITÀ, SCELTE DI ETICHE E “REPUTAZIONE”: UN MIX DI AZIONI CHE POSSONO CAMBIARE I MECCANISMI DELLA FINANZA ORIENTATA AL SOLO PROFITTO.
Ugo Biggeri è presidente di Etica Sgr. Già presidente di Banca Etica, è anche docente universitario. Dal 2017, inoltre, è consigliere della Global Alliance for Banking on Values e dal 2018 è vice presidente di Sharholders for Change, la rete di investitori istituzionali europei che promuove l’azionariato attivo. A lui abbiamo chiesto quale ruolo può giocare la Finanza Etica nel definire la finanza del futuro: attenta agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) e rispettosa dei diritti umani e dell’ambiente.
Sei stato presidente di Banca Etica e attualmente sei presidente di Etica Sgr. Due realtà di “finanza etica” che propongono un modello di business differente. Su quali valori si fondano? Come funzionano?
“La finanza etica in Italia nasce negli anni ‘90 come evoluzione del consumo critico nel campo finanziario: Mani Tese è stata una delle 20 organizzazioni promotrici e fondatori della cooperativa verso la Banca Etica. In particolare la finanza etica considera il profitto come un sano vincolo, ma non come unico obiettivo degli attori economici, si fa quindi domande sulle conseguenze non economiche delle azioni economiche. Con questo ridimensionamento del valore esclusivo del profitto monetario individuale cerca di massimizzare gli impatti sociali ed ambientali positivi e di minimizzare quelli negativi. Questo implica definire degli obiettivi socio-ambientali strategici che vanno valutati, misurati, controllati: un’attività professionale che si integra nella gestione economica e presuppone coerenza nei comportamenti, nei prodotti e nell’assetto proprietario. Banca Etica è una cooperativa con oltre 40 mila soci che opera in Italia e Spagna e garantisce che il risparmio sia indirizzato a progetti di utilità sociale e ambientale che misura e mostra pubblicamente. È quindi molto vicina all’economia locale ed ai bisogni del no profit, delle piccole imprese e delle persone. È una banca con tutti i servizi, anche online. Ha un miliardo di euro di finanziamenti in corso. È da sempre attiva anche nel settore del microcredito sia in Italia che nel Sud del mondo con qualche decina di milioni di euro investiti. Etica Sgr è una società controllata da Banca Etica. Applica la finanza etica al settore degli investimenti (in cui il risparmiatore accetta un rischio maggiore rispetto ai depositi in banca) e in particolare con i fondi comuni di investimento, che hanno la caratteristica di poter essere rivenduti in qualunque momento e l’obiettivo di dare un rendimento. I fondi di Etica Sgr operano delle scelte etiche sui titoli azionari quotati e sui titoli emessi dagli stati di tutto il mondo secondo un processo ben strutturato e pubblico. Etica Sgr attualmente gestisce oltre 4 miliardi di euro. I suoi fondi sono distribuiti anche da molte altre banche (tra cui il credito cooperativo)”.
Come si relaziona Etica Sgr con gli SDGs?
“Etica Sgr seleziona con criteri sociali, ambientali, di governance e di rispetto dei diritti umani le realtà in cui investe, e questo lo fa da quasi 20 anni quindi ben prima della definizione degli SDGs. Abbiamo comunque ridefinito il modo di presentare i nostri fondi valorizzando la corrispondenza con tali obiettivi. Misuriamo l’impatto di CO2 dei fondi, l’impatto sociale e il rispetto dei diritti umani, mostrando performance molto migliori del resto del mercato e anche buoni rendimenti. Oltre all’attività di un’attività di selezione e ricerca dei fondi coerenti con gli SDGs, riteniamo molto importante fare “azionariato critico” con le imprese formulando richieste in senso etico alle società in cui investiamo (ad esempio contenendo gli stipendi dei manager e legandoli ad obiettivi sociali ed ambientali coerenti con gli SDGs). Attraverso la rete Shareholder for Change e la Fondazione Finanza Etica di cui siamo soci, viene fatto azionariato critico anche in realtà in cui non investiamo: è il caso di H&M con la campagna Abiti Puliti, a cui Mani Tese aderisce”.
Quale ruolo può giocare la finanza in una visione di economia del futuro, ovvero un’economia che persegua gli Obiettivi di Sviluppo sostenibile (SDGs) e risponda alle sfide del cambiamento climatico?
“La finanza gioca e giocherà comunque un ruolo cruciale su questi temi. Gestisce volumi di scambi finanziari che sono decine di volte il PIL mondiale e quindi determina le scelte di fondo dell’economia mondiale. Fino a oggi è stata incapace di governare i necessari processi di riduzione dei cambiamenti climatici e delle disuguaglianze crescenti. Questo non cambierà in futuro se non si avrà il coraggio di imporre regole nuove, come la Tobin Tax, che limitino le pratiche speculative e soprattutto se non si metteranno in atto incentivi e disincentivi fiscali, normativi e regolamentari per indirizzare l’efficienza della finanza verso il raggiungimento degli SDGs. Il volontarismo o gli appelli non bastano. I prodotti social o green di cui viene inondato il mercato sono un segno interessante di una domanda da parte dei cittadini, ma non intaccano il business as usual: dalla Conferenza sul Clima di Parigi del 2015 si sono investiti 50 miliardi di euro nelle ricerche di nuovi giacimenti petroliferi”.
Qual è la tua visione rispetto al futuro della finanza?
“Nonostante tutto credo ci siano grandi opportunità per tutti se prenderemo sul serio la riconversione ecologica e sociale. Contrariamente a una falsa narrativa molto diffusa, per cui abbandonare il petrolio implica tornare alla candela di cera d’api, disincentivare le fonti fossili (ad esempio con una Carbon Tax) sposterà investimenti verso un nuovo modello energetico, genererà innovazione, posti di lavoro, economia locale. Analogamente una visione di lungo periodo sulle disuguaglianze (che tra l’altro generano migrazioni) ci potrebbe far riflettere sul fatto che le forze giovani e produttive del futuro e le necessità di investimenti strutturali non saranno più in Europa, ma in Africa e in molti paesi del Sud del mondo. Zone del pianeta in cui sarebbe possibile ipotizzare uno sviluppo economico importante e più sostenibile (quindi anche più competitivo) di quello che ha avuto il Nord del mondo”.
Ci sono degli esempi che possono indicare la via ed essere citati come best practices?
“Ovviamente il gruppo Banca Etica. Più in generale la Global Alliance for Banking on Values rappresenta un insieme interessante di oltre 50 banche di microcredito del Sud del mondo e banche sostenibili del Nord del mondo che stanno intrecciando le loro buone pratiche. Considero un buon esempio anche l’attenzione crescente che le persone giovani hanno per il consumo critico e le scelte etiche in campo economico: sono convinto che questo rafforzerà le buone pratiche esistenti e ne favorirà di nuove perché il mondo digitale, pur con tutti i suoi difetti premierà molto più che in passato la coerenza e la buona reputazione degli operatori economici”.
Articolo pubblicato sul numero di Dicembre 2019 del Giornale di Mani Tese.