Pacchetto Omnibus: Dietro il Sipario della Semplificazione Legislativa

Una revisione che mette a rischio i diritti umani, l’ambiente e la trasparenza normativa

A pochi mesi dall’approvazione della Direttiva sulla Due Diligence delle Imprese in materia di sostenibilità (CS3D), pubblicata nella Gazzetta Europea il 5 luglio 2024, i suoi principi fondamentali sono già messi in discussione. Ieri, 26 febbraio, il Commissario per l’Economia e la Produttività, nonché per l’Attuazione e la Semplificazione, Vladis Dombrovskis, ha annunciato il tanto atteso pacchetto Omnibus, già anticipato dalla Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, nel novembre 2024.

Il pacchetto Omnibus, che punta alla semplificazione normativa per le imprese con l’obiettivo dichiarato di migliorare l’efficienza procedurale e ridurre gli oneri economici, in realtà mina l’efficacia delle normative sulla responsabilità d’impresa.

Ad esempio, nel contesto delle filiere produttive, mentre la CS3D garantiva un monitoraggio su tutta la catena del valore per prevenire violazioni dei diritti umani e danni ambientali, la proposta Omnibus limita l’obbligatorietà della due diligence alle sole operazioni dei partner diretti. Questo approccio esclude dal controllo le violazioni più gravi, che spesso si verificano nelle fasi più profonde delle filiere, dove si registrano abusi e atti discriminatori.

Noi di Mani Tese, in qualità di co-coordinatori della Campagna Impresa 2030 – una coalizione italiana di organizzazioni della società civile impegnate nella difesa dei diritti umani e ambientali – esprimiamo un forte disappunto per questo provvedimento. La modifica proposta dal pacchetto Omnibus svuota la Direttiva sulla Due Diligence dai suoi principi chiave, mettendo a rischio anche gli investimenti di quelle imprese che avevano accolto la direttiva come un’opportunità per una regolamentazione più chiara e coerente.

Questo provvedimento frena il progresso verso un mondo più giusto e sostenibile, compromettendo la possibilità di migliorare le condizioni di lavoro, specialmente nei Paesi del Global South. Proprio in questi contesti, dove Mani Tese opera da oltre 60 anni, le parti più vulnerabili della catena del valore sono quelle più esposte a violazioni dei diritti dei lavoratori.

I punti più allarmanti della proposta

  1. Minaccia al processo democratico che ha portato all’approvazione della legge.
  2. Falsa semplificazione, che non affronta i problemi reali e riduce gli obblighi delle aziende, lasciando in sospeso gli impegni climatici nell’ambito dell’Accordo di Parigi.
  3. Limitazione della due diligence ai soli partner commerciali diretti, trascurando le violazioni più gravi che avvengono nelle fasi più profonde delle filiere.
  4. Riduzione del monitoraggio delle politiche aziendali, che passerebbe da un controllo annuale a uno ogni cinque anni.
  5. Eliminazione di meccanismi essenziali di applicazione, come il diritto di accesso alla giustizia per le vittime di abusi, rendendolo più difficile da esercitare.

Queste modifiche riducono l’efficacia della direttiva e la pongono in contrasto con gli standard internazionali di responsabilità aziendale. Il rischio è di trasformarla in un mero esercizio burocratico, lontano dall’obiettivo di una vera sostenibilità d’impresa e con gravi conseguenze per l’ambiente e per i diritti delle persone coinvolte nelle filiere produttive.

Il pacchetto Omnibus non solo compromette la giustizia sociale e ambientale, ma mina anche la stabilità economica e l’efficacia degli interventi a lungo termine. La Cocoa Coalition, ad esempio, ha avvertito in una dichiarazione del 20 gennaio 2025 che modificare la CSDDD potrebbe portare a una frammentazione normativa tra gli Stati membri, aumentando i costi di conformità senza generare benefici concreti.

Un attacco al sistema democratico decisionale

La riapertura della Direttiva sulla Due Diligence attraverso il pacchetto Omnibus rappresenta un attacco al sistema democratico per diversi motivi:

  • Minaccia al processo legislativo partecipativo: La direttiva è stata il risultato di un lungo processo che ha coinvolto il Parlamento Europeo, il Consiglio dell’Unione Europea e numerosi stakeholder, inclusi gruppi della società civile, sindacati e imprese. Riaprirla senza un adeguato coinvolgimento delle stesse parti rischia di escludere voci cruciali e compromettere la legittimità del processo decisionale.
  • Sottrazione di trasparenza e responsabilità: L’approvazione della direttiva ha seguito un iter chiaro e pubblico, con ampie consultazioni. La revisione, invece, rischia di avvenire senza il necessario scrutinio pubblico, riducendo la trasparenza e la responsabilità politica.
  • Incoerenza con il principio di co-creazione delle politiche: La direttiva è stata elaborata in un contesto di cooperazione tra istituzioni europee e stakeholder, garantendo regole chiare e condivise. Il pacchetto Omnibus ignora questo processo collaborativo e mette a rischio la coerenza normativa europea.
  • Indebolimento dei diritti e delle protezioni: Le modifiche che riducono gli obblighi aziendali in termini di trasparenza e responsabilità verso i diritti umani e l’ambiente rischiano di svuotare la legge dei suoi principi fondamentali. Limitare la due diligence ai soli partner commerciali diretti o ridurre i meccanismi di monitoraggio significa minare la protezione delle persone e dell’ambiente.

Questo provvedimento mantiene un modello di business che ignora le emergenze climatiche e sociali, rifiutando ogni azione coraggiosa per affrontare la crisi, esprimendo un’Europa debole, che dimostra incoerenza e una preoccupante vulnerabilità ad influenze esterne.