LA RINASCITA DELLA CINTURA VERDE A OUAGADOUGOU

In Burkina Faso abbiamo concluso la realizzazione delle infrastrutture che coinvolgono 15 ettari di perimetri orticoli della cintura verde della capitale.

Grazie al progetto “Nutrire la città: agricoltura urbana e promozione del cibo sano e locale per lo sviluppo di un sistema agroalimentare sostenibile e inclusivo”, co-finanziato da AICS e coordinato da ACRA con Mani Tese, Gnucoop, Etifor, Ital Watinoma, Association Watinoma, Ke du Burkinabè e il Comune di Ouagadougou, stiamo riabilitando la cintura verde di Ouagadougou in Burkina Faso, preservandola dall’urbanizzazione. 

Nel mese di maggio abbiamo finalmente concluso i lavori per la creazione dei sistemi di irrigazione sui 15 ettari di perimetri. Un risultato che rappresenta per Mani Tese un grande successo e che ci avvicina sempre di più al raggiungimento di una sfida importante: contribuire alla rinascita della cintura verde per gli agricoltori locali. Questa rinascita è legata infatti a due fattori importanti e imprescindibili: la messa in sicurezza degli orti dalla divagazione degli animali e la disponibilità di acqua.  

Tutto è iniziato dall’identificazione dei 15 ettari di terreno, divisi in tre perimetri, che dovevano essere riabilitati insieme ai tecnici del comune. In questi mesi l’equipe di Mani Tese ha incontrato la popolazione locale e stretto delle relazioni di fiducia che hanno permesso di creare dei gruppi strutturati e di avere l’appoggio della comunità per procedere alla delicata operazione di delimitazione e riabilitazione dei perimetri. 

Pamoussa SAAWADOGO, coordinatore di progetto, racconta: “Quando abbiamo iniziato, c’era molto scetticismo attorno al progetto. Gli agricoltori avevano paura che in qualche modo la terra potesse essere loro “espropriata”. Ci è voluto del tempo per guadagnare la loro fiducia e averne l’approvazione.”  

Mani Tese ha quindi intrapreso la realizzazione di una delimitazione dei perimetri con una rete in ferro riciclato costruita sul posto da artigiani locali. Questa soluzione è stata bene accolta, perché l’utilizzo del ferro riciclato previene i furti del materiale. Ancora oggi, infatti, gli spazi della cintura verde riabilitati, sebbene di giorno siano resi vivi da centinaia di uomini e donne che coltivano, la notte rimangono al buio ed è quindi facile che si verifichino dei furti di materiali. 

Conclusa la recinzione è poi iniziata la sfida dell’acqua.  

Racconta Eugenio L.L. ATTARD, Rappresentante Paese di Mani Tese in Burkina Faso: “Inizialmente il progetto prevedeva la realizzazione di 60 pozzi freatici di superficie. Dopo varie e attente valutazioni, abbiamo rivisto questo approccio optando per la realizzazione di 15 pozzi di profondità, ognuno corredato da 4 bacini di irrigazione, che possano garantire a lungo la presenza di acqua non inquinata, e che non si prosciughino durante la stagione secca, ormai inesorabile a causa del cambiamento climatico”. 

La realizzazione dei pozzi è stato un processo molto lungo, sia per la complessità delle procedure amministrative sia dal punto di vista tecnico. 

Un altro elemento fondamentale per buona riuscita dei lavori è stata la scelta di avere un terzo attore esterno che si incaricasse del monitoraggio dei lavori. Abbiamo così chiaramente separato i ruoli di controllo e di esecuzione” aggiunge ancora Eugenio L.L. ATTARD. 

Grazie a questa strategia, per ogni ettaro abbiamo ottenuto quello che tecnicamente viene definito una “perforazione positiva” ovvero una portata d’ acqua superiore ai 5mq, che è stimata essere la portata minima utile all’irrigazione di un perimetro di 1 ettaro di superficie. 

Martedì 30 aprile, finalmente e con gioia, si è tenuta la cerimonia ufficiale del termine dei lavori per i primi ettari di terreno, alla presenza anche dei colleghi dell’Ong capofila di progetto ACRA e dei servizi Tecnici del comune di Ouagadougu, oltre che degli agricoltori beneficiari del progetto. 

15 ettari di terra sono stati così salvati dall’urbanizzazione selvaggia di una città in continua espansione e affidati alle mani degli agricoltori, oggi certamente più consapevoli del valore e dell’importanza della terra.