L’industria tessile è una delle più inquinanti al mondo. Produce 1,2 miliardi di tonnellate all’anno di gas serra (più dei trasporti marittimi e aerei internazionali), sfrutta 38 milioni di ettari di terra (una superficie maggiore di quella dell’Italia) e per produrre una sola t-shirt si sprecano 3.900 litri d’acqua (quanta ne beve in media una persona in 5 anni).
Il problema si è acuito negli ultimi decenni, con i grandi marchi della moda che inondano i negozi di miliardi di vestiti a basso prezzo, che indossiamo pochissime volte e poi buttiamo via. Si chiama fast fashion: una moda usa e getta che tutt’altro che sostenibile.
Quella del tessile, inoltre, è la seconda industria più esposta al rischio di forme di schiavitù moderna, in particolare di donne e bambini. Lavoro forzato, orari estenuanti, salari bassissimi, ambienti di lavoro non sicuri e molestie sono la norma per milioni di lavoratori.
Un passo nella giusta direzione è quello di sfruttare tutta la creatività della moda per rinnovarla, per rallentarne i ritmi di produzione e di acquisto, per privilegiare la durevolezza del prodotto, la buona qualità e il rispetto dei diritti umani e dell’ambiente. La “Slow Fashion” è, appunto, l’espressione di questo cambiamento in atto.
Per renderlo concreto, è necessario far accrescere la consapevolezza delle persone e diffondere il più possibile un’informazione corretta e trasparente sul reale impatto dell’industria della moda, per poter guidare i consumatori verso scelte sostenibili e rispettose dei diritti e della dignità dei lavoratori e delle lavoratrici del settore; nonché innescare processi virtuosi legati a buone pratiche di riutilizzo e riciclaggio degli abiti, per ridurre al minimo lo spreco di risorse.
Cruciale, in questo senso, è la pressione sulle aziende della moda perché siano trasparenti rispetto ad ogni fase del processo produttivo da loro controllato direttamente o indirettamente, in modo che rendano accessibili informazioni riguardo alla composizione della loro filiera come la lista completa dei fornitori, le materie prime utilizzate e il modo in cui queste vengono prodotte.
Un mondo migliore è possibile solo grazie al contributo di tutti. Se ti stai chiedendo da dove cominciare noi possiamo suggerirti di metterti in gioco facendo il primo passo.
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